Luigi Le Piane - Un regista silenzioso della cultura

 












Luigi Le Piane


Un regista silenzioso della cultura






di Giuseppina Irene Groccia |03|Ottobre|2025|



A pensarci bene, Luigi Le Piane non è un artista nel senso tradizionale del termine, eppure il suo operato ha qualcosa di autenticamente creativo. La sua abilità non si misura in tele o sculture, ma nel modo in cui riesce a trasformare un’idea in un’esperienza condivisa, unendo persone, energie e linguaggi diversi. È come se avesse scelto la regia invisibile, quella che non appare mai in scena, ma senza la quale la scena stessa non avrebbe vita.

Cosenza lo conosce bene come PR, capace di animare la città con serate, eventi musicali e momenti di intrattenimento. Ma il cuore del suo impegno rimane Geni Comuni, il progetto che ha dato respiro nazionale alla sua visione culturale. Non un semplice evento, ma un laboratorio di possibilità, un ponte tra professionisti affermati e nuove generazioni, tra territorio e mondo, tra arte e comunità.

In fondo, la cifra più vera di Luigi sta in questo: non accontentarsi di organizzare, ma cercare il senso di ciò che propone. Nei suoi progetti c’è sempre l’idea che la cultura non debba essere un lusso, ma un bene comune, capace di avvicinare chi solitamente resta ai margini. È un modo di fare che richiede passione, ma anche coraggio e coerenza.

Si potrebbe dire che il suo lavoro non costruisce soltanto eventi, ma possibilità. Egli apre spazi, crea dialoghi, rende accessibile ciò che spesso sembra distante. E in questo c’è la sua vera arte. Una forma silenziosa ma essenziale di creatività, che non si misura con gli applausi, ma con la traccia che lascia nelle persone e nel territorio.





Da queste riflessioni nasce l’intervista che segue, un dialogo capace di restituire non solo il percorso professionale, ma soprattutto la visione e la passione che guidano ogni suo progetto





Luigi, tu sei un organizzatore culturale molto attivo e riconosciuto, ma non sei un artista in senso stretto. Da dove nasce la tua passione per l’arte?

È vero, non sono un artista. La mia passione per l’arte è nata lavorando per tanti anni all’interno del Museo del Presente. Vivendo quotidianamente quel luogo e quell’atmosfera, era inevitabile che qualcosa scattasse.


Ricordi un episodio o un incontro che ti ha fatto capire che l’arte sarebbe diventata parte centrale della tua vita?

Sì, ricordo bene. Anni fa, molti artisti mi chiedevano: “Come faccio a esporre in questa bellissima struttura? Cosa devo fare?”. Da lì è nata l’idea di creare un format che desse spazio sia ad artisti professionisti sia a talenti emergenti, anche a chi non aveva ancora un curriculum importante ma meritava una possibilità di entrare in un museo e confrontarsi con un contesto di qualità.





Quanto la tua formazione e il tuo vissuto a Cosenza e in Calabria hanno influenzato il tuo modo di vedere e proporre cultura?

Moltissimo. I miei studi letterari, uniti alla passione per gli eventi, mi hanno portato fin da giovane a organizzare attività culturali e non solo. È stato un percorso naturale che mi ha sempre accompagnato.


Organizzare eventi di successo non è solo questione di logistica. Quali sono, secondo te, gli elementi chiave per creare un evento culturale che lasci il segno?

L’elemento principale è la passione. Se pensi di creare un evento soltanto per un tornaconto economico, hai già fallito. Poi, certo, servono attitudine, capacità, esperienza e serietà: tutti fattori che fanno da cornice.


Nel tuo lavoro riesci a coniugare estetica, contenuto e innovazione. Come orienti le tue scelte, ad esempio nella selezione degli artisti o degli ospiti?

Credo sia fondamentale saper leggere il tempo presente. Un evento deve stimolare la curiosità dei visitatori, proporre idee innovative, parlare ai giovani che rappresentano la contemporaneità. Bisogna quindi adeguarsi ai tempi e, allo stesso tempo, creare occasioni che lascino un segno.






Cosa significa per te “contemporaneità” in un contesto artistico, e come cerchi di tradurla nei tuoi progetti?

Per me la contemporaneità è proprio questa capacità di parlare al presente e alle nuove generazioni, senza dimenticare la qualità. Ogni progetto deve essere uno stimolo e un’occasione di confronto.


Siamo ormai alla dodicesima edizione di Geni Comuni. Ci racconti com’è nato questo progetto e come si è evoluto nel tempo?

Come dicevo, è nato per offrire anche agli appassionati e agli artisti emergenti la possibilità di entrare in un museo e confrontarsi con professionisti. L’idea di mettere insieme generazioni e linguaggi diversi è stata vincente. La cosa più bella è che, se togli le didascalie dalle opere esposte, spesso non riesci a distinguere chi è il giovane e chi è il professionista, perché la qualità selezionata è sempre molto alta.


Geni Comuni è noto per la sua inclusività, mette insieme artisti emergenti e affermati, diversi linguaggi, esperienze e visioni. È una scelta estetica, etica o entrambe?

Direi entrambe. È una scelta che dà valore sia al progetto culturale sia al messaggio che trasmette: tutti meritano una possibilità e il confronto arricchisce tutti.








In merito a Geni Comuni, sin dalle prime edizioni collabori in modo continuativo con due figure fondamentali, il critico d’arte Roberto Sottile e la curatrice Mariateresa Buccieri. Che tipo di dialogo creativo si è instaurato tra voi tre, e in che modo questa sinergia contribuisce alla visione e allo sviluppo del progetto?

Con Mariateresa e Roberto il dialogo è ottimo. Pur essendo un evento nato da una mia idea, lascio a entrambi la libertà di proporre visioni e intuizioni. Questo arricchisce il progetto ogni anno. Io credo molto nel lavoro di squadra: da soli non si va lontano.






L’edizione autunnale 2025 di Geni Comuni è attualmente in corso. Puoi raccontarci qualcosa della sezione speciale della XIII edizione e delle novità che stai portando per il prossimo anno?

Posso solo dire che sto già lavorando a una sezione speciale della XIII edizione, cercando di portare sempre qualcosa di internazionale, come è stato nelle edizioni passate, e di creare nuove sinergie.


Qual è il contributo che Geni Comuni vuole offrire oggi al pubblico calabrese e non solo? Pensi che stia crescendo anche a livello nazionale?

È già cresciuto molto, sia a livello nazionale sia oltre. Ogni anno riceviamo richieste da tutta Italia e anche dall’estero, e sono felice di ospitare gratuitamente gli artisti, perché arricchiscono non solo l’evento ma anche il territorio. La mostra dura un mese e registra oltre 2000 visitatori: numeri che, in una città non turistica come la nostra, sono un motivo di orgoglio.




Cosa sogni per il futuro della scena culturale calabrese? E cosa vorresti continuare a fare tu, personalmente, per coltivarla?

Sogno che cambi l’idea che i musei siano luoghi statici. Sarebbe bello renderli più accoglienti, accessibili, soprattutto per chi non si sente “preparato” culturalmente. Bisogna coinvolgere i giovani, che spesso si tengono lontani dai luoghi di cultura. C’è tanto lavoro da fare, ma i risultati, come quelli di Geni Comuni, dimostrano che è possibile.


Hai altri progetti in cantiere oltre a Geni Comuni?

Certo. Da oltre vent’anni organizzo eventi di vario genere: spettacoli, concerti, teatro, locali. Geni Comuni è un progetto importante, ma non è l’unico.



Se dovessi dare un consiglio a un giovane che sogna di lavorare nel mondo dell’organizzazione culturale, cosa gli diresti?

Gli direi di partire dalla passione, senza scorciatoie. Serve impegno, serietà, capacità di ascolto e di collaborazione. Se mancano queste cose, difficilmente si arriva lontano.









Contatti

Email llpeventi@gmail.com



















𝐋𝐮𝐢𝐠𝐢 𝐋𝐞 𝐏𝐢𝐚𝐧𝐞, laureato in Lettere e Filosofia, lavora presso il Museo del Presente di Rende ed è organizzatore di eventi.
Da oltre vent’anni è impegnato nell’ideazione e nella realizzazione di manifestazioni non solo culturali, ma a 360 gradi: eventi musicali, teatrali, festival e molto altro, ottenendo numerosi successi a livello regionale.

La sua attività è animata dalla passione per il lavoro e dal desiderio di valorizzare il territorio. Il suo punto di forza è la capacità di creare sinergie e fare rete con associazioni, enti locali, collaboratori, sponsor e altri partner.
La collaborazione, infatti, rappresenta per lui un valore fondamentale e il segreto per la perfetta riuscita di ogni evento.









































©L’ArteCheMiPiace - Blog Arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia 









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