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Febbraio 2023

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DA DOMANI Per la prima volta a Milano, un’imperdibile mostra dedicata al genio della videoarte: BILL VIOLA

L’ArteCheMiPiace – Segnalazione Eventi

DA DOMANI
Per la prima volta a Milano,
un’imperdibile mostra dedicata al genio
della videoarte:
BILL VIOLA







Palazzo Reale, Milano
24 febbraio – 25 giugno 2023



di Redazione |23|Febbraio|2023|


Dal 24 febbraio al 25 giugno 2023 Palazzo Reale di Milano presenta un’importante esposizione dedicata a quello che è considerato già dagli anni Settanta il maestro indiscusso della videoarte: BILL VIOLA.


La mostra BILL VIOLA, promossa dal Comune di Milano-Cultura, è prodotta e organizzata da Palazzo Reale e Arthemisia con la collaborazione del Bill Viola Studioe ripercorre l’intera carriera artistica di Viola, presentando al pubblico quindici capolavori all’interno delle sale di Palazzo Reale.


Nato a New York nel 1951, di origini italo-americane, Bill Viola è riconosciuto a livello internazionale come l’artista che, attraverso la sperimentazione della videoarte, ha realizzato opere uniche, considerate a tutti gli effetti dei capolavori dell’arte contemporanea.

Partendo dallo studio della musica elettronica, dalle potenzialità della performance art e dai film sperimentali, da oltre 40 anni Viola realizza lavori che, attraverso un nuovo linguaggio artistico, si rivolgono costantemente alla vita, alla morte e al viaggio intermedio, per poter indagare una più profonda conoscenza dell’uomo e il suo rapporto con l’ambiente, le influenze della filosofia orientale e occidentale, l’importanza iconica del mondo naturale e molte altre tematiche.

L’esperienza del viaggio, per Viola, è fondamentale nello sviluppo del suo lavoro. Prendendo spunto dalle realtà che incontra nei suoi viaggi in giro per il mondo con la moglie Kira Perov, tra gli anni Settanta e Ottanta, Viola delinea il suo percorso artistico e giunge alla creazione di opere che avvolgono l’osservatore con composizioni e suoni, cercando di rappresentare le infinite possibilità della psiche e dell’animo umano.

Tra questi, fondamentali tappe sono i 18 mesi trascorsi a Firenze, dove incontra per la prima volta l’arte rinascimentale. Nel 1997, durante un progetto di ricerca del Getty, ha continuato a esplorare l’iconografia cristiana antica, con particolare attenzione all’immaginario medievale, rinascimentale e manierista in un dialogo continuo con pale d’altare, polittici e dipinti votivi di artisti antichi. Viola ha poi proposto una nuova composizione dell’immagine attraverso la costruzione di elaborate scene teatrali ispirate alla tradizione storico-artistica occidentale, cinematografica nel vero senso della parola, con ambientazioni, attori, scenografie, disegno luci, fotografia – e anche un regista.

Fuoco e acqua – elementi simbolici per il passaggio dalla vita alla morte, così come da questa vita all’altra; il mondo digitale; un mondo visivo immateriale; un’esistenza dipendente da impulsi di elettricità: tutto richiama alla mente la fragilità e la fugacità della natura umana.


La mostra milanese offre ai visitatori un percorso in cui ritrovarsi a contemplare le profonde questioni che Bill esplora con immagini al rallentatore in cui luce, colore e suono possono creare momenti di profonda introspezione. Emozioni, meditazioni e passioni possono emergere dai suoi video, accompagnando lo spettatore in un viaggio interiore.

Questa dimensione emerge, ad esempio, nella serie dei suoi video Passions (opere di chiaro richiamo al Rinascimento italiano) che al rallentatore catturano ed estendono dettagli di emozioni umane impossibili da vedere in tempo reale, o in Ocean Without a Shore (2007), opera nata a Venezia nella chiesetta sconsacrata di San Gallo che descrive una soglia metaforica del momento di transizione in cui la vita diventa morte.

Insieme a questi, anche l’incontro virtuale tra uomo e donna in The Veiling (1995); il diluvio improvviso e terrificante al centro di The Raft (maggio 2004), installazione che ricorda l’importanza della collaborazione umana per poter sopravvivere a catastrofi naturali o crisi inaspettate; la serie Martyrs (2014) nella coraggiosa lotta di quattro protagonisti nella morsa dei quattro elementi naturali, man mano che riescono ad accettare il loro inevitabile destino.

E ancora il video-dittico di proiezioni su lastre di granito nero Man Searching for Immortality/Woman Searching for Eternity (2013) e opere, parte della serie Tristan (2005), che raffigurano l’intensità visiva e uditiva della trasfigurazione del fuoco e dell’acqua accanto a opere raramente esposte in territorio italiano come The Quintet of the Silent (2000), permettendo così al grande pubblico di godere di vari contenuti esclusivi.


Con la sapiente cura di Kira Perov, moglie dell’artista e direttore esecutivo del Bill Viola Studio, opere che coprono trent’anni di lavoro sono esposte attraverso un’accurata selezione di lavori, andando a definire un evento unico per concedersi la possibilità di riflettere sulla vita, intraprendere il proprio viaggio interiore e immergersi in un mondo alternativo, del tutto diverso da quello che si è lasciato all’ingresso.


La mostra è accompagnata da un catalogo, edito da Skira, a cura di Valentino Catricalà e Kira Perov, che non si presenta solamente come documentazione della mostra, ma vuole rappresentare un vero e proprio materiale di studio per future generazioni.


L’evento vede come media partner Urban Vision e come mobility partner Frecciarossa Treno Ufficiale.


La mostra è parte di Milano Art Week (11 – 16 aprile 2023), la manifestazione diffusa coordinata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano, in collaborazione con miart, che mette in rete le principali istituzioni pubbliche e le fondazioni private della città che si occupano di arte moderna e contemporanea, con una programmazione dedicata di mostre e attività.







Informazioni e prenotazioni
T +39 02 892 99 21
www.palazzorealemilano.it
www.arthemisia.it


Biglietti
Intero € 15,00
Ridotto € 13,00






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ANDREA GALLO Tra Pittura e spazio scenico

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Le opere di Andrea Gallo rappresentano una sapiente quanto concettuale figurazione

ANDREA GALLO Tra Pittura e spazio scenico

per L’ArteCheMiPiace a cura di Giuseppina Irene Groccia.




ANDREA GALLO

Tra Pittura e spazio scenico




di Giuseppina Irene Groccia |21|Febbraio|2023|


Le opere di Andrea Gallo rappresentano una sapiente quanto concettuale figurazione, arricchita da elementi che sembrano attraversare le tele in apparizioni fantasmagoriche, alludendo forse a inquiete riflessioni in uno scambio reciproco tra realtà e immaginazione. 



Gallo è protagonista, senza ombra di dubbio, di una erudizione visiva in grado di offrirci inedite realtà dell’ordinario: trasfigurazioni, oniriche apparizioni, visioni della realtà. Nella corporeità sfrontata dei suoi soggetti troviamo un approccio intellettuale verso una nudità che è capace di annodare e trasformare nuovi rapporti di pensiero con gli osservatori, in un’atmosfera allusiva frutto di un’efficace iconografia fantastica.



L’artista è interprete consapevole del linguaggio delle forme umane, tradotte in icone, in una dimensione pittorica in cui lascia posto ad una componente plastica sempre in movimento. È così che egli abbandona il concetto del nudo canonico per dare spazio a un suo linguaggio più persuasivo e personale, dove niente s’interpone tra lui e il soggetto in un rapporto di osmosi artistica e umana. In questa comunicazione perfetta dove realtà e fantasia si fondono e si integrano, la rappresentazione corporea diventa involucro enigmatico dei sentimenti. 




Per capire l’arte, la comunicazione alla stregua di archetipi e sembianze, Gallo ci invita all’abbandono al fine di immedesimarsi in una dimensione dalle atmosfere magiche e favolistiche. Lo spazio scenico è rappresentato con sapienza e organizzazione, non disdegnando di invitarci ad abitarlo. 




L’importante è non fermarsi alle prime apparenze ma assimilare, pian piano, l’opera. È in questo modo che l’artista raggiunge il risultato di far coincidere, con il nostro immaginario, la sua rappresentazione. Ciò che appare è una metafora cosciente di vizi e difetti dell’uomo contemporaneo, costruita per esplorare e sottolineare l’emblematica interiorità dei protagonisti all’interno delle contingenze quotidiane. Il tutto è narrato sullo sfondo di una concezione surrealista, attraverso un processo di astrazione della realtà. 




Andrea Gallo vivifica, in queste modalità artistiche e linguistiche, una originale forma d’espressione capace di sfruttare il fascino del potere surreale e concettuale degli interpreti del suo tempo, in un ricercato equilibrio compositivo fatto di forme e colori. L’eleganza e l’estetica di questa narrazione rende visibile il desiderio alienato e persuasivo di un artista profondamente coinvolto nella realtà del proprio tempo, dotato di grande abilità nel restituirci, con riflessioni più o meno esplicite, pratiche estetiche innovatrici e dal libero fluire.


Contatti dell’artista

Sito Web Andrea Gallo
Facebook Andrea Gallo

Andrea Gallo nasce a Cosenza nel 1975. Nel 1993 si iscrive alla
facoltà di Architettura dell’Università di Reggio Calabria, nel 2005 si
trasferisce a Firenze dove consegue nel 2007 il diploma in Entertainment
Design presso l’Accademia delle Arti Digitali. Varie opere sono presenti
in collezioni museali, ha partecipato a diverse residenze artistiche e ha
all’attivo numerose mostre in Italia e all’estero. Attualmente in corso “Le
bambine coi capelli rossi”, a Palazzo de’ Bianchi in occasione di Artcity
Bologna.

 



STATEMENT

Il mio lavoro gioca sulle possibilità di evocazione messe a
disposizione dalla pittura. Tramite la raffigurazione abbozzo storie che non
ricercano un effetto di senso o di verosimiglianza e non si sviluppano in una
concatenazione logica. Nelle mie tele affianco, sovrappongo e ricombino scene
che sono parte dell’esistenza quotidiana ma che provengono da spazi e tempi
diversi. I soggetti e gli eventi che rappresento derivano da immagini attinte
da archivi fotografici privati, cartacei e digitali, riviste e giornali
d’epoca. Immagini insieme anonime e confidenziali. Il risultato di questa
ricombinazione è una sorta di enigma visivo che chiunque guarda può
interpretare e risolvere liberamente
.”
















 




©L’ArteCheMiPiace – Blog Arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia 








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Oskar Kokoschka. Un ribelle di Vienna

L’ArteCheMiPiace – Segnalazione Eventi

Oskar Kokoschka. Un ribelle di Vienna


03.17.2023 – 09.03.2023

In collaborazione con il Musée d’Art Moderne de Paris, il Guggenheim Museum Bilbao dedica una grande retrospettiva all’artista austriaco Oskar Kokoschka. La sua opera copre l’intero XX secolo a partire da Vienna prima della prima guerra mondiale. Ispirati all’atmosfera vibrante della città, i primi capolavori di Kokoschka sono radicali nei loro motivi ed esperimenti con il colore. Abbandona sempre più lo stile decorativo dell’Art Nouveau viennese a favore di linee angolari affilate che conferiscono ai corpi la loro straordinaria qualità. L’impatto di questo nuovo stile si riflette nell’influenza che ha avuto su colleghi come


Egon Schiele e le reazioni del pubblico viennese scioccato. Dopo il 1908, e grazie ad Adolf Loos, uno dei suoi primi mecenati, il giovane artista ricevette molte commissioni di ritratti. Nel periodo successivo, Kokoschka ebbe un rapporto breve ma intenso con Alma Mahler, combatté nella prima guerra mondiale e si trasferì a Dresda nel 1916.


I dipinti di questo periodo si distinguono per i colori intensi e rapidamente applicati, che sono abilmente giustapposti per aumentare la loro intensità. Durante gli anni successivi, Kokoschka viaggiò ampiamente, grazie al suo gallerista Paul Cassirer, creando un’eccezionale serie di dipinti di paesaggi che catturano l’atmosfera di ogni luogo che visitò.


A causa dei disordini prevalenti nella sua patria, Kokoschka va a Praga nel 1934. I dipinti che ora ha creato mostrano le persone in paesaggi bucolici e quindi sembrano una fuga dalla realtà. Kokoschka sviluppò ulteriormente questo approccio allegorico in Inghilterra, dove era fuggito dopo l’annessione dell’Austria da parte dei nazionalsocialisti. In esilio, l’impegno politico dell’artista, che era stato classificato come “degenerato” dai nazisti, si intensificò.


Dopo la guerra, Kokoschka e sua moglie Olda si trasferirono in Svizzera. Ora è diventato uno dei più ardenti sostenitori di un’Europa unita. Nelle sue opere, tornò alla immediatezza radicale dei suoi primi giorni come enfant terrible del mondo dell’arte viennese. Anche se il suo ultimo periodo di creazione è stato spesso trascurato, ha ispirato un’intera generazione di artisti desiderosi di riscoprire il potere della pittura.


La retrospettiva del Guggenheim Bilbao ripercorre la produzione di Kokoschka in parallelo con i grandi eventi del XX secolo: dagli esordi nella Vienna dello Jugendstil, sostenuto da Gustav Klimt, allo sviluppo di un proprio linguaggio pittorico in contrasto al rigido decorativismo della Secessione viennese. 

Da padre del modernismo, Kokoschka cominciò a manifestare uno stile nitido e spigoloso, espressione di una vulcanica creatività, che suscitò grande scalpore e gli valse la fama di artista ribelle. 

Alcuni pittori però trovarono nella nuova pittura concepita da Kokoschka una fonte d’ispirazione, come accadde a Egon Schiele, anch’egli maestro dell’Espressionismo. Dopo aver preso parte alla Grande Guerra e dopo un lungo soggiorno a Dresda, Kokoschka ebbe l’opportunità di viaggiare in tutta Europa, in Nord Africa e nel Levante grazie al gallerista Paul Cassirer. Ne scaturì il desiderio di ritrarre i paesaggi con una potente pittura espressiva di pennellate veloci e colori intensi, sapientemente accostati, che ne rafforzavano il vigore. Negli anni Trenta Kokoschka fece della sua arte uno strumento per la resistenza contro il nazismo, realizzando dipinti che divennero allegorici. 


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Banksy arriva nell’ex biglietteria di Genova Principe

L’ArteCheMiPiace – Segnalazione Eventi

Banksy arriva nell’ex biglietteria di Genova Principe


Esperienza immersiva con oltre 100 opere e murales

    VENERDÌ
 3
  MARZO
   2023 

     DOMENICA
16
LUGLIO
2023

Dopo aver attratto oltre 450 mila spettatori nelle stazioni di Milano Centrale, Torino Porta Nuova, Verona Porta Nuova e Roma Tiburtina, The World of Banksy – The Immersive Experience sceglie Genova Piazza Principe come prossima fermata, proseguendo nel suo intento di portare la cultura all’interno di luoghi insoliti, per offrire alle persone di tutte le età uno spunto di riflessione.

Le opere dell’artista britannico faranno rivivere la sala dell’ex biglietteria chiusa da tempo all’interno della stazione di Genova Piazza Principe, rendendola la nuova casa di questa meravigliosa mostra immersiva dal 3 marzo al 16 luglio 2023.

The World of Banksy – The Immersive Experience si differenzia dalle altre mostre dedicate all’artista ed è unica nel suo genere. Il percorso, infatti, è incentrato sul racconto più spontaneo e originale dell’artista, con l’obiettivo di stupire e colpire lo spettatore come se stesse facendo il giro del mondo e trovasse, girando l’angolo, un murales a grandezza naturale. Il tutto è reso ancora più immersivo grazie allo studio di giovani street artist internazionali e locali, che hanno ricreato il contesto originale, partendo dalla tipologia di muro su cui Banksy ha dato vita ai graffiti fino alle installazioni che rendono le opere tridimensionali. Ne sono un esempio La cicatrice di Betlemme e La bambina con l’hula hoop. 


    
Il percorso propone oltre 100 opere, murales e oggetti dell’artista di Bristol, che ripercorrono tutta la sua produzione, dai dipinti della primissima fase della sua carriera fino agli ultimi anni, dalle opere realizzate con la tecnica dei graffiti a mano fino a quelle realizzate con lo stencil. A fianco al racconto espositivo tradizionale, la mostra presenta i-Banksy, una sezione virtuale dove per la prima volta le opere d’arte più iconiche del misterioso street artist diventano animate grazie a brevi video che narrano la storia e la critica sociale che si celano dietro ai murales presenti in tutto il mondo, come Police Riot Van della serie Dismaland.


























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Georg Baselitz entra in dialogo con i Vecchi Maestri

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Georg Baselitz entra in dialogo con i Vecchi Maestri 






di Giuseppina Irene Groccia  |18|Febbraio|2023|





In occasione dell’85° compleanno di Georg Baselitz, musei e istituzioni di tutto il mondo stanno dedicando mostre a vari aspetti dell’opera ad ampio raggio dell’artista.

Invitato dal Kunsthistorisches Museum di Vienna, l’acclamato pittore e scultore tedesco si impegna in una conversazione visiva. Lo stesso Baselitz ha curato questa selezione di opere, concentrandosi esclusivamente sulla pittura di nudo. Sia la mostra che il catalogo ruotano attorno a questo stato umano elementare e al suo ruolo fondamentale nell’arte europea. 



Fin dall’inizio della sua carriera, il lavoro di Baselitz è stato informato da una pronunciata consapevolezza della storia dell’arte, soprattutto è stato ispirato dalla rottura del manierismo con le regole classiche. Approfondimenti sulla storia della pittura nuda, così come sull’attualità della pittura stessa, emergono da questo incontro delle opere di Baselitz con dipinti storici di una bellezza idealizzata del Kunsthistorisches Museum. Le giustapposizioni scelte con cura aprono uno spazio in cui si può riflettere e sperimentare di nuovo l’essenza della pittura.



GEORG BASELITZ (*1938, Deutschbaselitz) è senza dubbio uno dei pittori e scultori più influenti del nostro tempo. Il suo lavoro sfugge alla facile categorizzazione, ma è continuamente tornato alla sua ricerca di un nuovo approccio all’aggiornamento della classica pittura figurativa. In un celebre punto di svolta nel 1969, ha letteralmente capovolto i suoi dipinti e quindi ha invecchiato l’uomo per cambiare le abitudini di visione del pubblico e per affinare le loro percezioni.



Le opere di Baselitz presentate nella mostra tracciano una linea dai primi anni ’70 all’immediato presente. Le opere sono state prestate, tra l’altro, dal Museo Stedelijk di Amsterdam; il Museo di Arte Moderna della Louisiana in Danimarca; la Kunsthalle di Kiel; l’Albertina di Vienna; il Museo Städel di Francoforte sul Meno; la Staatsgalerie di Stoccarda, il Museo Frieder Burda di BadenBaden; il Centre Georges Pompidou di Parigi e collezioni private.




Esposizione

Museo Kunsthistorisches di Vienna, Vienna

7 marzo – 25 giugno 2023
























Georg Hans Kern adotta in parte il nome della sua città natale, Deutschbaselitz, quando arriva a Berlino-Ovest. Baselitz nasce nel 1938. Intraprende i suoi studi presso la Scuola Superiore delle Arti (Berlino Est) nel 1956-1957, per proseguirli poi dal 1958 al 1964, a Berlino Ovest presso Hann Trier. Scopre gli scritti di Lautréamont, di Artaud, la pittura espressionista-astratta. Redige un primo manifesto nel 1961, poi un secondo l’anno successivo, in cui esprime una volontà di rottura con l’estetica astratta. 

La sua prima esposizione, nel 1963 (Galleria Werner e Katz, Berlino) suscita scandalo, due delle sue tele infatti vengono giudicate oscene. Nel 1966, in occasione di un’esposizione a Berlino, pubblica un altro manifesto intitolatao “Les Grands Amis” (“I Grandi Amici”). Il suo lavoro si diversifica gradatamente ; Baselitz non solo dipinge, ma disegna, incide e scolpisce. 
Nel 1977, viene nominato professore presso l’Accademia d’Arte di Karlsruhe e più tardi, dal 1983 al 1988, presso la Scuola Superiore di Arti Applicate di Berlino. Baselitz fa parte della generazione di pittori tedeschi che ha fatto propria l’eredità tedesca ferita dal nazismo. Alla ricerca dell’identità nazionale attingendo nel più profondo delle loro radici germaniche, questi artisti hanno creato un linguaggio pittorico nazionale che sarà battezzato “neo-espressionismo”. Baselitz studierà in un contesto fortemente influenzato dell’astrazione americana e da quella della Scuola di Parigi. Indubbiamente legato al suo bisogno di affermazione, i suoi primi dipinti sono provocatori. Il lavoro di Baselitz è caratterizzato da un’evoluzione rapida e frammentata; la sua prima maniera, piuttosto informale, dall’impasto pesante e spesso, viene presto abbandonata. 
E’ verso il 1965 che appaiono i dipinti detti degli “héros” ( gli eroi), uomini posti sempre nell’impossibilità di comunicare con il mondo che li circonda. Nel 1967, i motivi dei quadri sono a brandelli. Nel 1969 Baselitz crea i dipinti dai motivi invertiti ; tutti i soggetti del suo repertorio personale sono rovesciati (personaggi, alberi, case, etc.), l’artista dichiara di aver ritrovato attraverso tale angolazione la libertà di affrontare finalmente i problemi pittorici. Baselitz è uno dei piu’ grandi incisori del XX° secolo ; dal 1963, la sua opera grafica occupa un posto importante nel suo lavoro, acque-forti ed incisioni su legno si moltiplicano. Baselitz realizza anche delle incisioni monumentali su linoleum. 
A partire dal 1976, la sua incisione fa riferimento ai quadri. L’opera tormentata di Baselitz sorprende per la violenza, per la radicalità delle intenzioni, essa rappresenta il mondo come l’artista lo percepisce : “un mondo al contrario, come in effetti è”.









































 



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LA FACITRICE Ilda Tripodi

L’ArteCheMiPiace – Libri da leggere


LA FACITRICE 
Ilda Tripodi




di Anila Dahriu  |15|Febbraio|2023|






La poesia di Ilda Tripodi si fa amare subito, perché non nasconde nulla, non si rifugia in allusioni, ma va dritta all’essenza delle cose e del sentimento e riesce a trasmettere, con estrema franchezza, palpiti nuovi, momenti di felicità dovuti non solo a ciò che afferma, ma anche, e forse soprattutto al linguaggio, pulito, essenziale e sintetico.

Non è casuale che Dante Maffia, nella sua Prefazione, ha riportato il discorso di Ilda ai lirici greci, i primi che seppero utilizzare la semplicità per cogliere anche le più complicate situazioni della vita e del tempo, della morte e dell’amore.

Forse però il peso maggiore in questi versi ce l’ha la spiritualità di Ilda che è fragile e forte allo stesso tempo, e anela a cogliere il senso del Mistero perfino nella quotidianità.

Siamo al cospetto di una poesia che sicuramente non è nata in superficie, ma è frutto di uno scavo interiore di grandi fermenti, di inquietudine, perfino di angosce e se il lettore si sofferma con attenzione sentirà una voce lontana che vibra di intenti nati dalla passione e dalle liturgie delle letture che sono seme importante se poi il poeta riesce a farle diventare seme proprio.

Ilda Tripodi ci riesce e così la pagina prende un respiro alto, si fa musica, si fa abbraccio universale che investe le ragioni sottili dell’anima e ferma la corsa dei colori trasformandosi in parole.

Parole, come vedete, che a volte sembrano preghiera, altre volte incanto, altre ancora canto e ancora segnali di una comunione che la poetessa fa con Dio, e con l’intero Universo.

Voglio dire che non si tratta di una sorta di sfogo personale, individuale quello che Ilda Tripodi scrive, ma di una indagine elegante e vibrata di vita che non s’arrende ai guasti, non si piega davanti a nessun muro. Certo, per una donna non è facile che riesca a sfondare il muro, ma Ilda trova la feritoia e oltrepassa le sfere dell’evidenza e si assesta nella zona luminosa della luce vera, nell’essenza in cui tutto diventa emozione.

Per concludere, un libro vero, autentico, un gioiello.




Nessuno


Sei morto Nessuno O continui

Ad essere odiato? Tra le ore negate 

E i patti di pace Tu sei Itaca

o sei il mare?





Andromena


È l’universo ? Un viso tra mani

turbolente.

Continui a non capire le parole Consisti

In queste inversioni di senso

Insisti .

Occorrono cieli molto bui

E mani incatenate

Per capire da dove giunge la luce. Andromeda si avvicina

E tutto il resto si allontana.

Così l’universo resta

L’unico nostro avere per tutta la vita.




Domus mea Mamma


Sai che le comete sono palle di neve che il sole accende

e sviluppano la coda?

Guardo mio figlio

e già mi siedo accanto ad un pupo Col naso di carota

Per esprimere un desiderio.





La facitrice


Via Monte Caccamo. Due luci indicano

La strada verso l’eremo . Ecco i poeti.

Amarli vuol dire

Evitare i loro sguardi

e assolvere le loro visioni.

I poeti hanno il nome delle cose che cantano se cantano.

Hanno la costanza dei singhiozzi.

Accendono e spengono

frammenti di senso.

Sono domande insistenti

e risposte incerte.

Ahimè,io sono un poeta

la facitrice di parole

che ogni giorno

occulta le dita dei Santi

bruciandole a grani nei turibuli

per purificarsi gli occhi.

Ahimè,io sono un corpo

reso rauco dal vento

per il quale il domani

Viene sempre troppo presto.




Puoi acquistare il libro cliccando sulla copertina 


Nata a Reggio Calabria dove ha scelto di vivere come figlia, moglie, madre, insegnante, poeta e giornalista, Ermenegilda Tripodi è laureata in Lettere all’Università degli Studi di Messina e dipendente del Ministero della Pubblica Istruzione.

Giornalista pubblicista iscritta all’Ordine della Calabria dal 1 luglio 2006, conduce il programma culturale Touché, in onda sull’emittente Reggio TV.

È componente di giuria del Premio Inedito Rhegium Julii, del Premio Giovani Rhegium Julii e del Concorso artistico-letterario e multimediale per l’assegnazione di una Borsa di Studio intitolata alla memoria del magistrato calabrese Antonino Scopelliti, concorso patrocinato dal Ministero dell’Istruzione.
Il suo esordio in poesia è avvenuto nel 2007 con la silloge “L’anima gioca” pubblicata, con la prefazione di Walter Mauro, dalla casa editrice Città del Sole di Franco Arcidiaco. La sua ultima fatica letteraria, la raccolta di liriche “La facitrice”, vanta invece la prefazione di Dante Maffia e la postfazione di Corrado Calabrò.
Insieme ad alte professionalità, ha in attivo una collaborazione con l’economista Francesco Magris per la realizzazione di una monografia sulla scuola italiana per i caratteri di Nuova Antologia- Fondazione Spadolini, Le Monnier. 

















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ContempoArte Magazíne

ContempoArte Selezione Marzo 2023

Modulo di Richiesta

Passo 1 di 3

Copertina Flessibile
Prezzo: 18,00 €

Gli artisti con contributi rilevanti che desiderano più copie del magazine possono richiederle via email (info@lartechemipiace.com), beneficiando di una scontistica esclusiva a loro riservata

La nuova Raccolta di ContempoArte si propone come una vetrina, dove ogni artista selezionato ha libertà di manifestare la sua idea, il suo sentire e il suo pensiero attraverso una sua singola opera.Il risultato è un incontro corale, nonostante le apparenti variazioni stilistiche, uno sguardo, un’interrogazione su come si interpreti il concetto che scardina l’importanza del reale per addentrarsi più profondamente a un sentire dell’anima o della mente.
In una armoniosa molteplicità di linguaggi espressivi questa nuova Selezione accoglie e abbraccia il fruitore, rispondendo all’esigenza di bellezza, di nuovi stimoli visivi e intellettivi.
In un gioco gratificante di sottile comunicazione, artisti di diversa provenienza geografica, cultura ed esperienza artistica si trovano a confronto in una serie di arditi e godibili collegamenti.
Tali concetti innescano una reazione che coinvolge lo spettatore in un gioco di rimandi visivi e intellettuali, attraverso un percorso ricco di forme, colori, stili, interpretazioni, linguaggi e significati differenti. Ne scaturisce un viaggio che ci emoziona e che è essenzialmente testimonianza di abile creatività.

 


Artisti di questa Raccolta:


Andrea Gallo – Olivia Mazzola – Giorgio Cerutti – Vincenzo D’Alessandro – Max Callari  – Imma Lavorato – George Androutsos – Damiano Fasso – Katharina Werner – Elisabetta Maistrello – Alessandro Andreuccetti – La Chigi – Erte Belli – Pietro Lo Buglio – Angiolina Marchese – Cristina Castellani – Eija Härkänen – Silvia Bellu – Agostino Maiello – Annalisa Ceolin – Monica Cossu – Anna Maria Colace – Max Sebastiani – Giovanni Paolini – Roberta Manzin – Giuseppina Irene Groccia – Nadia Bianchi – Aurora Iogà – Marinella Pucci – Marzia Ratti – Luisa Greco – Vito Franceschino

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IL CAPOLAVORO di DANTE ALIGHIERI al Metropol di Corigliano.

 L’ArteCheMiPiace – Segnalazione Eventi

IL CAPOLAVORO di DANTE ALIGHIERI al Metropol di Corigliano.


Tutto pronto per lo spettacolo “DIVINA COMMEDIA Il Viaggio“, una produzione teatrale targata MAROS e portata in scena dalla Compagnia delle Arti MAROS in TEATRO che salirà sul palco del Metropol di Corigliano il 18 febbraio 2023, alle ore 21:00, per la regia di Mariarosaria Alessandra Bianco.

La produzione si avvale della preziosa collaborazione della Margherita CSDanza con le coreografie della danzatrice Alice Celestino e anche della Create Danza del coreografo Filippo Stabile.




Lo spettacolo immerge il pubblico nelle tre cantiche della Divina Commedia grazie ad un viaggio compiuto non solo dagli attori in scena, ma dallo stesso pubblico, attraverso il vissuto e le parole taumaturgiche e incantatorie dei personaggi interpretati. È un po’ il viaggio di ciascuno di noi che ad un certo punto della vita può cadere e deve trovare la forza di rialzarsi, accettare i difetti, espiare i peccati per raggiungere la salvezza e tornare a vedere la luce.



Il rispetto che è dovuto nel raccontare una delle opere più importanti, belle, ma allo stesso tempo complesse e la riverenza ad un poeta come Dante, mi hanno portato ad essere il più fedele possibile all’opera” afferma la Bianco “allo stesso tempo però ho voluto dare un taglio interpretativo personale con la scelta di una donna, Lorenza Straface, ad interpretare Virgilio

Scelta che richiama le figure femminili che si incontrano nell’inferno con Simona Beraldo che veste i panni di Francesca da Rimini, nel Purgatorio con Pia dei Tolomei e Sapia Senese, interpretate da Silvia Falvo e Francesca Principe e anche nel paradiso con Piccarda Donati, portata in scena da Benedetta Falcone




Quasi tutte le figure femminili che vengono interpretate sono vittime di violenza, uccisa dal marito geloso, gettata dalla torre, rapita dal convento strappata dal crocifisso. Tutte scomparse, e alcune le ritroviamo all’inferno e al purgatorio nonostante vittime. E allora ho pensato che l’animo femminile, la voce femminile, sono più adatti a raccontare, a pregare, ad affrontare il dolore, a sopportare e a confortare per condurci alla salvezza”.



Non si tratta quindi solo del richiamo, che può risultare immediato, alla violenza di genere, tema sicuramente attuale e presente già prepotentemente ai tempi di Dante, ma anche una rivalsa di chi, uomo o donna, non si arrende e grida anche dall’aldilà per far conoscere la verità e comprendere i fatti.

Una chiave di lettura interessante della regia della Bianco se si pensa anche al dolore e alla sofferenza di personaggi come il conte Ugolino, interpretato da Gabriel Berlingieri Seres o il consigliere di Federico II Pier Della Vigna, portato in scena da Giuseppe Pallone, che a gran voce chiede di essere compreso nella follia del suicidio e riabilitato nell’ onore, da chi, tornando nel mondo terreno, può farsi portavoce della sua storia.


Dante è Carmelo Andrea Foti, accompagnato da Virgilio nell’inferno e nel Purgatorio.

Il maestro di Dante viene poi fermato, in maniera consapevole fin dall’inizio del viaggio, alle porte del Paradiso da 2 anime, Giuseppe Sprovieri e Gaia Grillo, che sottolineano l’addio commovente di Virgilio.

Nel paradiso è protagonista Desirèe Madeo nei panni di una meravigliosa Beatrice.

In scena tutti e tre le cantiche, all’interno delle quali Dante parte dal turbamento dell’animo in un inferno dal forte impatto scenico, per arrivare al bagliore Divino in un paradiso spettacolare e luminoso.

La voce narrante è dell’attore Antonio Iapichino, coregista insieme alla Bianco.

Lucifero è interpretato da una coreografia portata in scena da Elena Mandolito e Alex Rambo Esposito, nel Purgatorio la battaglia di Sapia Senese è a cura degli allievi danzatori di Carola Puglisi, Filippo Stabile ci catapulta nell’atmosfera paradisiaca, mentre nel finale la luce di Dio, che Dante vede alla fine del suo viaggio, è portata in scena, in modo assolutamente originale dalla ballerina Alice Celestino.



“È stato per noi un piacere collaborare a questa produzione” dichiara Margherita Mingrone, direttrice della Margherita CSDanza, “Desidero ringraziare chi ci ha coinvolto in questa meravigliosa avventura artistica, avventura che in questi mesi di inteso lavoro si è trasformata in una piacevole collaborazione producendo una sinergia unica. Insegnanti,  allievi e professionisti hanno dato il meglio di sé, ci si è supportati l’un l’altro con grande stima, segno che la collaborazione professionale è ancora uno dei modi per creare, nel rispetto di tutti e di tutti i ruoli, tanta bellezza e di cimentare rapporti e legami artisti e personali, riuscendo a dare ai più giovani un grande esempio e una grande opportunità di confronto e di crescita”.

Non ci resta che acquistare gli ultimi biglietti ancora disponibili presso la farmacia Taverna in via Salerno, 31 a Schiavonea area urbana Corigliano e alla Tabaccheria Galati in via Galeno 6 – 8 area urbana Rossano e immergerci in questo affascinante viaggio dell’animo umano.



























 




















©L’ArteCheMiPiace – Blog Arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia 








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Fregio Di Beethoven Klimt

  L’ArteCheMiPiace – Favourites

Fregio DI Beethoven 

Klimt 



di Giuseppina Irene Groccia  |12|Febbraio|2023|




Der Zeit ihre Kunst, der Kunst ihre Freiheit
 
A ogni epoca la sua arte, all’arte la sua libertà 


La mia “esperienza chiamata Klimt” non poteva che concludersi con la visita al suo capolavoro più grandioso ospitato nel Palazzo della Secessione.

Ho chiamato così il ciclo di articoli, che puoi approfondire qui e qui, dedicati a questa emozionante esperienza vissuta in occasione di un mio recente viaggio nella sua Vienna, città meravigliosa in cui sono andata alla sua completa scoperta, con un personale itinerario artistico.


Il Palazzo della Secessione Viennese non passa sicuramente inosservato. La sua struttura è un’autentica meraviglia architettonica. Un elemento che lascia di stucco è la sua cupola sferica e traforata, un globo dorato composto da infinite foglie di alloro intrecciate.

Questo è il palazzo viennese che più rappresenta Klimt perché è il simbolo della nascita di una grande corrente artistica: la Secessione Viennese.


A ogni epoca la sua arte, all’arte la sua libertà: si legge ancora oggi all’entrata dell’imponente struttura.


L’edificio in stile Liberty fu costruito come sede del movimento artistico composto da 20 artisti d’avanguardia che si riconoscevano nello Jugendstil e di cui Gustav Klimt era il presidente.

I secessionisti furono artisti rivoluzionari che cambiarono per sempre l’arte del loro momento storico e dei secoli a venire. 


Questo spazio espositivo è sempre stato il luogo più rappresentativo per gli artisti dell’omonimo movimento. Ed è qui che Klimt decise di realizzare una delle sue più belle e conosciute opere. Il Fregio di Beethoven è senza dubbio il tesoro più prezioso di Klimt ed è custodito tra queste mura.



Si tratta di un’opera che potremmo definire site specific, in quanto creata appositamente per il contesto in cui venne ambientata.

Nel 1902, in occasione della quattordicesima esposizione della Secessione, Klimt dipinse Il Fregio lungo le pareti del Palazzo della Secessione, dove tutt’oggi si trova.

Quella Edizione della mostra celebrava la Musica, in qualità di regina tra tutte le arti, e Ludwig van Beethoven come Genio artistico rappresentativo.

Klimt riprodusse la celebre Nona Sinfonia del compositore nel ciclo pittorico Il Fregio che si estendeva su 3 pareti per una lunghezza di 34 metri e due di altezza.




Nel Fregio diede vita alla composizione sinfonica considerata come “l’esaltazione dell’amore e dell’abnegazione che possono redimere l’uomo” trasformando così il Palazzo della Secessione in un tempio laico dedicato al grande compositore tedesco. 

L’opera è divisa in tre sequenze tra loro connesse: il fregio inizia nella parete sinistra con L’anelito alla felicità, prosegue in quella centrale con le Forze ostili e finisce a destra con l‘Inno alla gioia, si tratta dei tre movimenti della celebre sinfonia di Beethoven.



L’opera di Klimt rappresenta il trionfo dell’arte sulle avversità ma è anche metafora del cammino faticoso dell’uomo verso l’elevazione spirituale.

Con una visione allegorica l’artista sviluppa, in una narrazione a fascia lungo le tre pareti, il tentativo di mettere in risalto uno dei desideri più profondi dell’essere umano: la ricerca della felicità appagata dall’amore e dall’arte.






Il tema è rappresentato attraverso una pittura lineare e piatta con astratti richiami all’arte greca ed egizia.

Il Fregio ci accompagna in un intrigante viaggio interiore tra misteriosi personaggi che rappresentano la Morte, la Pazzia e la Gioia.

La rappresentazione allegorica è articolata con temi ispirati alla Nona Sinfonia, eseguita in occasione dell’inaugurazione da un arrangiamento di Gustav Mahler.




L’esperienza che si presentò ai visitatori in quella esposizione del 1902 fu di tipo sinestetico. Musica, pittura e scultura riuscirono ad esprimersi in un unico evento, sancendo l’ambizione dei secessionisti che erano a favore di una creazione totale dell’opera d’arte.

Al termine della mostra Il Fregio sarebbe dovuto essere asportato, in quanto non era stato concepito come un’opera permanente. 

Fortunatamente non fu così, l’opera rimase nella sua sede nonostante lo scarso apprezzamento e le numerose critiche per via della rappresentazione di alcune figure, tra cui le allegorie del male, ritenute ripugnanti.

Accuse ad oggi ovviamente prive di fondamento, in quanto l’opera risulta tra le più ammirate e apprezzate dell’artista.



L’opera venne acquistata in seguito dal collezionista Carl Reininghaus, che la fece tagliare in diversi segmenti per poterla staccare più facilmente dalla parete.

Nel 1915 il fregio fu venduto all’industriale ebreo August Lederer, grande sostenitore di Klimt, ma nel 1938 i nazisti confiscarono i suoi beni tra cui anche l’opera di Klimt. 

Nel 1973 Il Fregio rientrò nuovamente in possesso dell’Austria e venne accuratamente restaurato in una decina d’anni per poi essere ricollocato nella sua sede originale.




Oggi, dopo tante vicissitudini, questo raffinato capolavoro di Klimt si trova esposto nel piano interrato del Palazzo della Secessione, dove ho potuto ammirarlo dal vivo, con la possibilità di ascoltare in cuffia  la nuova interpretazione del quarto movimento della Nona Sinfonia di Beethoven; un servizio messo a disposizione dal museo per i visitatori.



Un’approcio sensoriale che consiglio di fare, un incontro emozionale fatto di ricezioni visive e sonore capaci di implicare processi di elaborazione sufficienti a definirla una meravigliosa e intensa esperienza estetica.


Visitare questa straordinaria  opera è stata per me un’esperienza meravigliosa e a tratti commovente. Sicuramente il più coinvolgente incontro avuto con la sua Arte durante l’intero itinerario a lui dedicato.












Video Editing a cura di Giuseppina Irene Groccia 











QUI puoi trovare gli altri articoli dedicati a questo mio itinerario:


▪️ La mia esperienza chiamata KLIMT








Altri articoli sul Blog, da approfondire se ami Klimt:

▪️Kunsthistorisches Museum Uno scrigno di tesori artistici 


▪️Klimt Eros&Psiche

▪️ Grandissimo successo per la mostra “Klimt. L’uomo, l’artista, il suo mondo”












©Tutte le immagini e il video presenti in questo articolo sono di Giuseppina Irene Groccia 




























 



©L’ArteCheMiPiace – Blog Arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia 








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I LIBRI Una sicura possibilità di salvezza

 L’ArteCheMiPiace – Divagazioni sull’Arte

Per il ciclo 

VIAGGIO TRA I DIAMANTI





I LIBRI
Una sicura possibilità di salvezza 




di Giuseppe De Rosis |10|Febbraio|2023|





Fortunatamente ci sono i libri, perché – dice il custode della Biblioteca di Alessandria in un’opera di Dante Maffia – “senza i miei libri ero niente”.

E resta fermo, seduto sui gradini della porta della Biblioteca, lui che ha visto tanti rotoli andare in fumo, migliaia di versi trasformati in una canicola asfissiante, in attesa che gli Dei gli restituiscano ciò che gli è dovuto, i libri, i suoi libri.

Ma vi siete mai chiesti perché, quando trionfano le ideologie irrazionali e demenziali, bruciano non solo gli uomini, ma anche i libri, che pure sono immobili, inoffensivi?




I libri fanno paura, e non a caso Hitler e Stalin vietarono la pubblicazione di libri di fiabe.

Non è un caso che nel XX secolo abbiamo assistito ad una innominabile bibliochestria: biblioteche bombardate, rivoluzione culturale cinese, purghe sovietiche, roghi nazisti, fondamentalismo.




Il giornalista e scrittore spagnolo, Arturo Perez – Reverte, dopo aver assistito all’incendio della Biblioteca Nazionale di Sarajevo nel 1992, scrive: “ Quando un libro brucia, quando un libro vien distrutto, quando un libro muore, qualcosa in tutti noi subisce una mutilazione irreparabile.

Quando un libro brucia, muoiono tutte le vite che lo avevano reso possibile, tutte le vite che quel libro conteneva e tutte le vite a cui, nel futuro, quel libro avrebbe potuto dispensare conoscenza, intelligenza e speranza”.




Quelle braci per tre giorni piovvero su Sarajevo e furono chiamate dagli abitanti “nere farfalle”, ma sono proprio i libri, in tante occasioni, a rivelarsi come strumento di salvezza. Ad Auschwitz, Primo Levi, in quel luogo in cui gli esseri umani hanno utilizzato altri esseri umani come carne viva su cui esercitare tutti i demoni che affiorano dal profondo, ritrova, sull’orlo dell’abisso, nella memoria e in un canto della Comedìa, l’appiglio a cui aggrapparsi. L’ostinato tentativo di rivedere i versi del poema è una forma di resistenza contro l’annientamento.




Oggi non si legge più, perché la lettura richiama Leopardi solitario, abbuia la nostra vita gaudente, è una crepa nel muro… non si legge perché viviamo in una società miope, una incentiva vanità e superficialità, dimenticando che i libri non sono muri, ma mari, cioè aperti.

I libri vanno toccati, vissuti, sognati, odorati per capire l’età. L’esperienza tattile del libro è imparagonabile e solo così la lettura può essere sensuale, erotica.




Specie i grandi libri sono tappeti volanti, ti portano lontano e soprattutto, ti cambiano.

I capolavori sono quelli che producono nel lettore una metanoia, come la Comedìa: dall’ inferno al paradiso, per aspera ad astra, per crucem ad lucem.

E allora contro ogni variante di Covid un libro, che funziona da dose bluster, perché ti immunizza contro la vacuità e l’arroganza.

Tolle lege, tolle lege.  























Il professor Giuseppe De Rosis è un insegnante in pensione, docente per scelta. Instancabile promotore di iniziative culturali. Insieme al suo gruppo “Gli Amici dell’ Arte” è una insostituibile guida di viaggi letterari.

Foto: Francesco Verardi

















©L’ArteCheMiPiace – Blog Arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia 




La Rubrica Divagazioni sull’Arte ospita articoli redatti da autorevoli amici e sostenitori del Blog L’ArteCheMiPiace, i quali ci offrono la possibilità di attingere ad emozioni e conoscenze, attraverso la condivisione di pensieri e approfondimenti.




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