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Settembre 2022

Senza categoria

LEOPOLD MUSEUM – Egon Schiele

 L’ArteCheMiPiace – Favourites
















LEOPOLD MUSEUM

Egon Schiele







di Giuseppina Irene Groccia |30|Settembre |2022|





Il Leopold Museum si trova nel MuseumsQuartier di Vienna ed è uno dei musei più importanti d’Europa. Qui si trova la più grande collezione d’arte di Egon Schiele esistente al mondo.

Al suo interno è ospitata la collezione di Rudolf Leopold (1925-2010), che ha raccolto insieme alla moglie Elisabeth, più di 5400 opere d’arte dai primi anni ’50 fino agli anni ’90. 


La più grande collezione d’arte di Egon Schiele esistente al mondo nell' affascinante collezione Wien 1900 presso il Leopold Museum di Vienna su L'ArteCheMiPiace a cura di Giuseppina Irene Groccia



Già all’età di 25 anni, il collezionista riconobbe l’importanza superiore di Egon Schiele, così che nel giorno della sua laurea in oftalmologia rifiutò un Maggiolino VolksWagen offertogli da sua madre, preferendo come regalo l’acquisto del suo primo Schiele dal titolo “ The Hermits”.


La più grande collezione d’arte di Egon Schiele esistente al mondo nell' affascinante collezione Wien 1900 presso il Leopold Museum di Vienna su L'ArteCheMiPiace a cura di Giuseppina Irene Groccia



Quello che iniziò con il primo
acquisto di un dipinto da parte dello studente di medicina, si sviluppò in una
vera e propria passione per l’arte.

Nei decenni successivi raccolse
centinaia di opere di Schiele che andarono a formare il nucleo della sua
collezione, lavorando instancabilmente per far sì che il genio di questo artista fosse
riconosciuto con successo  nel mondo
dell’arte internazionale.

Nel 1994, la sua collezione di
5400 opere è stata raccolta al Leopold Museum trovando il posto definitivo nel
più grande e più visitato museo tra quelli presenti nel Museum Quartier di
Vienna


La più grande collezione d’arte di Egon Schiele esistente al mondo nell' affascinante collezione Wien 1900 presso il Leopold Museum di Vienna su L'ArteCheMiPiace a cura di Giuseppina Irene Groccia

Foto: Giuseppina Irene Groccia

La struttura museale progettata
da Ortner & Ortner, già artefici dell’intero Museumsquartier viennese,
dispone anche della più importante collezione privata dei principali artisti
del XX secolo
. Si tratta di collezioni speciali che danno una visione unica della
produzione artistica viennese intorno al 1900 con capolavori di Klimt, Moser e
Hoffmann, e dell’espressionismo austriaco come appunto Schiele, Kokoschka e
Gerstl, tutti presenti nella esposizione permanente denominata “Wien 1900Aufbruch in die Moderne”. Oltre ai dipinti e alla grafica, il museo mostra
anche l’artigianato e i mobili di design della Wiener Werkstätte.


La più grande collezione d’arte di Egon Schiele esistente al mondo nell' affascinante collezione Wien 1900 presso il Leopold Museum di Vienna su L'ArteCheMiPiace a cura di Giuseppina Irene Groccia


Foto: Giuseppina Irene Groccia

La spettacolare collezione dedicata ad Egon Schiele offre una concentrazione unica delle principali opere dell’artista austriaco. Questa presenta opere di tutti i periodi creativi dell’artista e permette una visione speciale del suo genio artistico e della sua ricerca della linea e del colore.

La più grande collezione d’arte di Egon Schiele esistente al mondo nell' affascinante collezione Wien 1900 presso il Leopold Museum di Vienna su L'ArteCheMiPiace a cura di Giuseppina Irene Groccia



Foto: Giuseppina Irene Groccia

La mostra propone una panoramica
degli argomenti più importanti del lavoro del pittore e poeta nato in Bassa
Austria nel 1890. Schiele era un espressionista radicale. Durante i suoi studi
all’Accademia di Belle Arti di Vienna, rifiutò presto gli stili classici. Da un
punto di vista personale era schivo ed introverso, non amava idealizzare esseri
e oggetti ma riusciva con successo ad esprimere la vita interiore dei suoi
soggetti.

La più grande collezione d’arte di Egon Schiele esistente al mondo nell' affascinante collezione Wien 1900 presso il Leopold Museum di Vienna su L'ArteCheMiPiace a cura di Giuseppina Irene Groccia

Foto: Giuseppina Irene Groccia

I suoi dipinti esprimono tratti
crudi della vita, della morte, della rinascita, dell’erotismo, del sesso e
della maternità. Tante delle sue opere sono espressione di una psiche
tormentata, ben visibile nei suoi autoritratti come anche nella rappresentazione
di figure umane, soprattutto nei ritratti e nei nudi femminili che appaiono
distorti  e pieni di angoscia.


La più grande collezione d’arte di Egon Schiele esistente al mondo nell' affascinante collezione Wien 1900 presso il Leopold Museum di Vienna su L'ArteCheMiPiace a cura di Giuseppina Irene Groccia



Schiele fu uno dei più importanti pittori figurativi del 20° secolo creò più di 3.000 opere su carta e circa 300 dipinti, spesso considerati scioccanti e offensivi a causa del loro erotismo esplicito e senza compromessi. Le sue linee inclinate e le sue combinazioni di colori lo segnano come il primo rappresentante dell’espressionismo austriaco, che rifiutò l’ideale tradizionale di bellezza introducendo distorsioni figurali e il disprezzo certo di tutte le norme di grazia e splendore.


La più grande collezione d’arte di Egon Schiele esistente al mondo nell' affascinante collezione Wien 1900 presso il Leopold Museum di Vienna su L'ArteCheMiPiace a cura di Giuseppina Irene Groccia



Foto: Giuseppina Irene Groccia

Se l’atto accademico, ben
proporzionato, era stato considerato la base dell’arte, che doveva essere
implementata in modo naturalistico fin dal Rinascimento, Schiele decise di
staccarsi dall’Art Nouveau, ancora tanto in voga nella fine del primo decennio
influenzato dalla Belle Èpoque, mettendo in discussione la visione dell’atto
pittorico con immagini del corpo in modo radicale e rivolgendo il suo sguardo
ai corpi nudi ed alla loro esistenzialità. Con una linea sicura, il giovane
artista analizzò la fisicità e la transitorietà esposte in centinaia di fogli e
di tele.


La più grande collezione d’arte di Egon Schiele esistente al mondo nell' affascinante collezione Wien 1900 presso il Leopold Museum di Vienna su L'ArteCheMiPiace a cura di Giuseppina Irene Groccia



Foto: Giuseppina Irene Groccia

Oggi le sue immagini raggiungono prezzi esorbitanti. Ma cosa rende questo artista così affascinante e desiderato? Uno sguardo alla sua biografia aiuta a sviluppare una migliore comprensione della sua arte, dei corpi esausti e troppo allungati, dei suoi disegni di ragazze nude e quelli di giovani donne in momenti intimi che adorava dipingere.


La più grande collezione d’arte di Egon Schiele esistente al mondo nell' affascinante collezione Wien 1900 presso il Leopold Museum di Vienna su L'ArteCheMiPiace a cura di Giuseppina Irene Groccia


Schiele è famoso non solo per le sue opere spiritualmente ed eroticamente cariche, ma anche per la sua tormentata storia personale: il suo modo di vivere lascivo, caratterizzato da problemi giudiziari con capi d’accusa come il rapimento della minorenne Tatjana von Mossig ed esposizione di materiale pornografico in un luogo accessibile ai minori, divenne una questione che entrò nella storia dell’arte viennese come il cosiddetto “Neulengbach-Affäre”, si concluse con il proscioglimento dall’accusa più pesante del presunto abuso e la condanna a 3 giorni di carcere per la presentazione di disegni immorali in pubblico e non dopo una permanenza in carcere di 24 giorni. Tutto questo suscitò gravi polemiche da parte degli ambienti conservatori portando Egon Schiele a non raggiungere mai un vero successo in vita.


La più grande collezione d’arte di Egon Schiele esistente al mondo nell' affascinante collezione Wien 1900 presso il Leopold Museum di Vienna su L'ArteCheMiPiace a cura di Giuseppina Irene Groccia




All’età di 17 anni Egon Schiele incontra il 45enne Gustav Klimt. La loro differenza di età non impedirà loro di diventare ottimi amici e di sviluppare un’ammirazione reciproca l’uno per l’altro. 

I due diventeranno i più grandi esponenti del modernismo viennese e pionieri dell’arte moderna.

Il significato fondamentale del disegno per entrambi gli artisti è inteso come “espressione di nuove idee sulla modernità, la soggettività e l’erotismo”. Entrambi si sono concentrati sull’esplorazione non convenzionale del corpo umano. 

In termini di contenuto, Schiele si è concentrato sulle donne e sull’erotismo in modo simile al suo mentore e amico Gustav Klimt. 


La più grande collezione d’arte di Egon Schiele esistente al mondo nell' affascinante collezione Wien 1900 presso il Leopold Museum di Vienna su L'ArteCheMiPiace a cura di Giuseppina Irene Groccia




Il pittore adulto e famoso e il giovane Egon Schiele condividevano un insaziabile appetito sessuale che influenzò fortemente la loro arte. In contrasto con le superfici scintillanti e colorate di Klimt e le rappresentazioni sofisticate delle forme femminili che avevano plasmato in modo significativo l’Art Nouveau europeo, Schiele, più emotivamente inesperto, cercò con grande zelo metodi pittorici per spiegare il funzionamento interno dei suoi ritratti. Queste intuizioni spesso inquietanti e intense sull’anima divennero il suo idioma espressionista


La più grande collezione d’arte di Egon Schiele esistente al mondo nell' affascinante collezione Wien 1900 presso il Leopold Museum di Vienna su L'ArteCheMiPiace a cura di Giuseppina Irene Groccia


Le immagini intime si presentano come allegorie sull’esistenza umana. Più di tremila disegni testimoniano l’ambizione di Schiele di catturare ed esaminare in modo unico la sessualità umana e le profondità della psiche nei suoi ritratti e nelle sue pitture.

La più grande collezione d’arte di Egon Schiele esistente al mondo nell' affascinante collezione Wien 1900 presso il Leopold Museum di Vienna su L'ArteCheMiPiace a cura di Giuseppina Irene Groccia


Schiele viene spesso paragonato al padre della psicanalisi, perché nello stesso periodo storico, Sigmund Freud sviluppò la sua teoria della libido e come lui  “scoprì” la sessualità dei corpi e diede vita, attraverso l’analisi delle espressioni e dei gesti dei soggetti, ad una profonda indagine dell’Io.


La più grande collezione d’arte di Egon Schiele esistente al mondo nell' affascinante collezione Wien 1900 presso il Leopold Museum di Vienna su L'ArteCheMiPiace a cura di Giuseppina Irene Groccia

Foto: Giuseppina Irene Groccia

Come uno dei principali pittori dell’espressionismo austriaco, Schiele crea un collegamento tra emozioni profonde e rappresentazione artistica, usando il corpo  come mezzo per rappresentare drammaticamente il disagio umano e i suoi relativi stati d’animo.

Questi dipinti carichi eroticamente e psicologicamente sono tra le opere d’arte più insolite dei primi anni ’20.


La più grande collezione d’arte di Egon Schiele esistente al mondo nell' affascinante collezione Wien 1900 presso il Leopold Museum di Vienna su L'ArteCheMiPiace a cura di Giuseppina Irene Groccia



Egon Schiele ha lasciato una ricchezza di immagini notevole che sono testimonianza della partenza artistica verso la modernità. L’erotismo spietato e voyeuristico delle sue opere ha ancora oggi un’attrazione incomparabile per la sua stessa sostanza provocatoria.


La più grande collezione d’arte di Egon Schiele esistente al mondo nell' affascinante collezione Wien 1900 presso il Leopold Museum di Vienna su L'ArteCheMiPiace a cura di Giuseppina Irene Groccia

Con la collezione Wien 1900, il Leopold Museum, rende omaggio alla figura di Schiele e ad un epoca ricca di fervore culturale meglio noto come Modernismo, che fece di Vienna, dal 1900 ai primi anni Trenta, una delle capitali mondiali dell’arte moderna, del design, della letteratura e dell’architettura.




La più grande collezione d’arte di Egon Schiele esistente al mondo nell' affascinante collezione Wien 1900 presso il Leopold Museum di Vienna su L'ArteCheMiPiace a cura di Giuseppina Irene Groccia
Foto: Giuseppina Irene Groccia
Guarda il video dell’esposizione 

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La più grande collezione d’arte di Egon Schiele esistente al mondo nell' affascinante collezione Wien 1900 presso il Leopold Museum di Vienna su L'ArteCheMiPiace a cura di Giuseppina Irene Groccia

“Ho in me risorse immediate per condurre la mia

ricerca, per poter inventare, per scoprire, con
mezzi che sento nel mio intimo, che da soli hanno
la forza di incendiare, di bruciare, di splendere.
Così sento incessantemente qualcosa in più,
qualcosa d’altro, una luce che dal mio intimo brilla
all’infinito. Sono talmente ricco da essere costretto
a dilapidare ciò che è in me.” 




Così, nel settembre del 1911, in pieno conflitto mondiale, Egon Schiele scrive all’amico Oskar Reichel. 
















©L’ArteCheMiPiace – Blog Arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia 








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Jean-Michel Basquiat Retrospettiva “Di Simboli e Segni”

 L’ArteCheMiPiace – Favourites

Jean-Michel Basquiat Retrospettiva Di Simboli e Segni presso Albertina Museum Vienna su L’ArteCheMiPiace a cura di Giuseppina Irene Groccia
Jean-Michel Basquiat
Di Simboli e Segni 




di Giuseppina Irene Groccia  |26|Settembre|2022|




L’Albertina è un museo artistico situato nel centro storico di Vienna. L’edificio in stile barocco unisce fascino imperiale e straordinari capolavori artistici di risonanza internazionale. 

Con le sue collezioni permanenti dedicate ai Grandi Maestri della pittura del Novecento esso rappresenta una meta obbligata per tutti coloro che amano le città d’arte e sono avidi di cultura.


Jean-Michel Basquiat Retrospettiva Di Simboli e Segni presso Albertina Museum Vienna su L’ArteCheMiPiace a cura di Giuseppina Irene Groccia

Per chi passa da Vienna in questo periodo, la retrospettiva  Di Simboli e Segni dell’artista Jean-Michel Basquiat è sicuramente un appuntamento imperdibile che mi sento di consigliare. 

Io ho colto questa occasione non perdendomi questa mostra dedicata ad uno tra i più importanti esponenti del graffitismo e del neo espressionismo, un movimento artistico che riafferma il primato della figura umana nell’arte contemporanea.

In questo articolo proporrò alcuni scatti effettuati in questa occasione.


Jean-Michel Basquiat Retrospettiva Di Simboli e Segni presso Albertina Museum Vienna su L’ArteCheMiPiace a cura di Giuseppina Irene Groccia



La retrospettiva presenta uno degli artisti più straordinari del 20° secolo, per la prima volta in una esposizione museale completa in Austria.

Circa 50 opere tra le principali dell’artista, morto nel 1988, raccolte da rinomate collezioni pubbliche e private in tutto il mondo, si possono vedere fino a gennaio 2023 nella Bastei-Halle, il seminterrato dell’Albertina e vogliono da un lato fornire approfondimenti sullo straordinario linguaggio visivo di Basquiat e, dall’altro, decifrare le sue idee artistiche spesso complesse che attingono da diversi codici culturali.


 

Jean-Michel Basquiat Retrospettiva Di Simboli e Segni presso Albertina Museum Vienna su L’ArteCheMiPiace a cura di Giuseppina Irene Groccia
Jean-Michel Basquiat era radicale nella sua arte. Nel suo stile unico ritroviamo questioni di identità, diaspora, ingiustizia sociale, schiavitù, capitalismo di consumo e razzismo quotidiano che gli hanno permesso di collegare il passato con il suo presente, fino ad arrivare ai nostri tempi.


Jean-Michel Basquiat Retrospettiva Di Simboli e Segni presso Albertina Museum Vienna su L’ArteCheMiPiace a cura di Giuseppina Irene Groccia
Nel suo breve periodo creativo egli mette fine al minimalismo e all’arte concettuale in un colpo solo con poesia concreta e il suo linguaggio pittorico, influenzato da graffiti e disegni. 


Jean-Michel Basquiat Retrospettiva Di Simboli e Segni presso Albertina Museum Vienna su L’ArteCheMiPiace a cura di Giuseppina Irene Groccia
Basquiat registra ciò che incontra per le strade di New York: nomi e segni, personaggi e immagini, spazzando via tutto ciò che nell’arte è meticolosamente organizzato e pianificato. 

Una sua chiara critica all’ordine sociale esistente, la sua arte è arrabbiata, simbolica, altamente complessa e profondamente politica.


Jean-Michel Basquiat Retrospettiva Di Simboli e Segni presso Albertina Museum Vienna su L’ArteCheMiPiace a cura di Giuseppina Irene Groccia
Jean-Michel è stato pittore, acrobata di parole e prodigio della scena artistica di New York della fine degli anni 1970 e 1980. Figlio di un haitiano e di una portoricana, nato a Brooklyn nel 1960, non ha mai frequentato un’accademia d’arte. 

All’età di 17 anni esce di casa e vive in parte per le strade di New York, dove inizia a dipingere con lo spray treni della metropolitana e le facciate delle case insieme al suo amico Al Diaz. Con i loro misteriosi messaggi di graffiti sulla cultura quotidiana americana e la loro abbreviazione SAMO (Same Old Shit), fanno scalpore negli anni 70.


Jean-Michel Basquiat Retrospettiva Di Simboli e Segni presso Albertina Museum Vienna su L’ArteCheMiPiace a cura di Giuseppina Irene Groccia
Anche se autodidatta, i più importanti galleristi del suo tempo, come Bruno Bischofberger, riconoscono il suo potenziale, e nel 1982, tra l’altro, diventa finalmente la prima stella nera dell’art system e in seguito della storia dell’arte. Nello stesso anno, all’età di soli 21 anni, partecipa alla rinomata Documenta 7,  la prestigiosa mostra internazionale di arte contemporanea che si tiene ogni cinque anni a Kassel in Germania, come uno dei più giovani artisti. 

Diventa uno dei più importanti esponenti del graffitismo americano e insieme all’amico e rivale Keith Haring riescono a portare questo movimento dalle strade metropolitane alle gallerie d’arte. 


Jean-Michel Basquiat Retrospettiva Di Simboli e Segni presso Albertina Museum Vienna su L’ArteCheMiPiace a cura di Giuseppina Irene Groccia
In una scena artistica dominata dai bianchi, Basquiat vive il disagio e la pressione di essere una persona di colore. In quel periodo incontra Madonna, con la quale intrattiene una breve relazione sentimentale, Keith Haring ed infine Andy Warhol, suo idolo, con il quale inizia un rapporto speciale, di padre, amico e maestro. Un rapporto che stimola intellettualmente la sua creatività e che colma i suoi vuoti affettivi.

Sarà proprio lui, il re della Pop Art, a lanciarlo nell’Olimpo dei grandissimi


Jean-Michel Basquiat Retrospettiva Di Simboli e Segni presso Albertina Museum Vienna su L’ArteCheMiPiace a cura di Giuseppina Irene Groccia



La sua ascesa alla fama a questo punto è rapida, in quanto celebrato per la sua fusione di simboli multiculturali, il suo pungente commento sociale e il suo stile grafico distintivo. Jean-Michel Basquiat è il primo afro-americano a passare da artista underground a superstar internazionale. 




Le sue opere vengono esposte nei grandi musei americani ed europei. Un segno visibile del suo successo è la copertina del New York Times Magazine: un premio assegnato solo a Jackson Pollock tre decenni prima.


Jean-Michel Basquiat Retrospettiva Di Simboli e Segni presso Albertina Museum Vienna su L’ArteCheMiPiace a cura di Giuseppina Irene Groccia



Ma lo Star System è crudele, i critici bollano la sua collaborazione con Warhol e Basquiat viene additato come sua Mascotte, circostanza che tocca la sua sensibilità minando la sua stabilità emotiva, questo porta irrimediabilmente ad una crisi personale e artistica e alla rottura con il suo mentore. 

Da quel momento inizia il declino, aggravato qualche anno dopo dalla morte improvvisa di Warhol. 

Basquiat non riuscirà più a riprendersi, sommergendo in un vortice autodistruttivo che lo porterà alla morte accidentale di overdose all’età di 27 anni.

Il suo percorso sregolato, un po’ sbandato, pronto a tutti gli eccessi, guidato solo dalla voglia di vivere a velocità sfrenata si unisce perfettamente alla fila di quei geni defunti che hanno cambiato radicalmente la loro posterità.


Jean-Michel Basquiat Retrospettiva Di Simboli e Segni presso Albertina Museum Vienna su L’ArteCheMiPiace a cura di Giuseppina Irene Groccia
Le sue quotazioni, pur essendosi sempre mantenute alte, negli ultimi dieci anni sono salite vertiginosamente, esaudendo il desiderio di un artista che più di ogni altra cosa sognava di essere un mito.

Jean-Michel Basquiat Retrospettiva Di Simboli e Segni presso Albertina Museum Vienna su L’ArteCheMiPiace a cura di Giuseppina Irene Groccia
Nel 2017 è stato battuto all’asta da Sotheby’s a New York per la cifra record di 110,5 milioni di dollari, il dipinto del teschio del 1982 che all’epoca fu venduto, per 19mila dollari, dall’allora ventiduenne artista statunitense.


Jean-Michel Basquiat Retrospettiva Di Simboli e Segni presso Albertina Museum Vienna su L’ArteCheMiPiace a cura di Giuseppina Irene Groccia


Dopo 6 anni un altro quadro di Basquiat torna all’asta in cerca di un nuovo record, l’opera venduta da Christie’s al magnate e collezionista giapponese Yusaku Maezawa è stata affidata nel 2022 alla casa d’aste Philips con una stima intorno ai 70 milioni di dollari.

Jean-Michel Basquiat Retrospettiva Di Simboli e Segni presso Albertina Museum Vienna su L’ArteCheMiPiace a cura di Giuseppina Irene Groccia






Sembra che ogni arte abbia i suoi momenti: asimmetrie, oppressione e questioni di identità, che giocano in tutti i settori della nostra vita, sono state spietatamente rivelate da Jean-Michel Basquiat. Come nessun altro, seziona, per così dire al chirurgo, la superficie ingannevole di una società di consumo dannosa, rivelando il suo vero nucleo invisibile. Anche l’arte, l’attività culturale, può aver trascurato molte cose negli ultimi decenni e non essere sempre stata ricettiva ai messaggi, come quelli di Basquiat: Ora, ALBERTINA mostra per la prima volta in Austria l’opera di questo grande che ha senza dubbio rivoluzionato la storia dell’arte”, dice il direttore generale dell’’ ALBERTINA- Klaus-Albrecht Schröder.



Jean-Michel Basquiat Retrospettiva Di Simboli e Segni presso Albertina Museum Vienna su L’ArteCheMiPiace a cura di Giuseppina Irene Groccia



Jean-Michel Basquiat Retrospettiva Di Simboli e Segni presso Albertina Museum Vienna su L’ArteCheMiPiace a cura di Giuseppina Irene Groccia
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Atmosfere tenui e poetiche – Gisella Biondani

  L’ArteCheMiPiace – Interviste

Atmosfere tenui e poetiche  - Intervista a Gisella Biondani a cura di Giuseppina Irene Groccia per L’ArteCheMiPiace

Atmosfere tenui e poetiche


Gisella Biondani




di Giuseppina Irene Groccia |25|Settembre |2022|




Gisella Biondani è un’artista di profonde sensazioni, intuizioni che affiorano nei suoi temi e nelle equilibrate armonie dei suoi acquerelli.


Evanescenti, delicati, quasi sfuggenti nelle forme e nei colori, gli acquerelli dell’artista Gisella Biondani confermano l’appartenenza di questa tecnica ad un genere di nicchia.


In una tecnica pittorica difficilissima dove non è possibile commettere errori Gisella si muove con abilità riuscendo ad esprimersi con sicurezza e personalità.


Nei suoi lavori tutto si intreccia in un racconto che va a comporsi di diversi elementi, quali la scelta dei colori, la composizione e il pensiero creativo da cui tutto ha inizio.


Un talento sincero che attiva vibrazioni profonde e che smuove “aria”, teneramente liquida, che trasfigura i soggetti in intime epifanie che risalgono in superficie.


Grazie allo studio della calligrafia il suo linguaggio espressivo si accosta ad un concetto molto simile alla poesia. Questa contaminazione l’ha portata ad acquisire una maggiore padronanza nell’ accostare il colore al segno.


Il suo linguaggio grafico sceglie la via dell’ improvvisazione, storie a cui affida flussi di vita, di sogni che trasformano le opere in diari di poesia dipinta.


Nei suoi soggetti floreali si mescolano echi di pura astrazione e un’indiscussa sapienza decorativa. I segni d’inchiostro raccolgono alfabeti immaginari che alludono all’ombra del linguaggio in una scrittura ai confini dell’immaginario.


Il suo è un percorso di ricerca fatto di passione e tanta pratica che l’ha portata a diventare padrona del colore, delle linee e dei segni.

Questo suo bagaglio artistico ama metterlo a disposizione attraverso i vari workshop che tiene periodicamente con lo scopo di far emergere voce e stile di questa affascinante tecnica pittorica.


Oggi nelle sue opere ritroviamo, ancora più rafforzata, la ricercatezza nel cogliere il particolare il quale diventa punto di partenza e occasione per dar vita ad una propria esplorazione su carta, seguendo il fluire di colori e segni e delle emozioni che da essi una pennellata dopo l’altra ne scaturiscono.


Atmosfere tenui e poetiche  - Intervista a Gisella Biondani a cura di Giuseppina Irene Groccia per L’ArteCheMiPiace

Conosciamola meglio attraverso questa intervista, approfondendo le sue esperienze creative e il suo lavoro


Ciao Gisella! Vorrei sapere prima di tutto com’è nata la tua passione per l’arte e per gli acquerelli.


Nasce dall’osservazione, mi piacciono le cose belle.

Gli oggetti le immagini, gli scorci nei paesaggi, i dettagli delle piccole cose, e con loro i colori. I colori dei tessuti, dei materiali, del cielo, della natura in autunno…

Ho avuto, fin da piccola, la fortuna di viaggiare, di visitare posti con atmosfere e colori differenti, sono fotografie scattate nella mia mente che mi hanno insegnato a guardare, a vedere veramente permettendomi di strutturare il mio senso critico.

Ed è questo senso critico che mi impedisce di accontentarmi, che mi spinge ad andare oltre a fare di più e meglio.


Atmosfere tenui e poetiche  - Intervista a Gisella Biondani a cura di Giuseppina Irene Groccia per L’ArteCheMiPiace




Come si è articolato il tuo percorso nel mondo dell’arte? Che formazione hai avuto?


Gli studi artistici mi hanno introdotto in questo mondo formando le mie basi: liceo artistico, Illustrazione all’ Istituto Europeo di Design a Milano e Graphic design imparata lavorando in uno studio Grafico sempre a Milano.

Ho lavorato molti anni in questi settori seguendo le richieste e le necessità dei clienti, poi ho avuto la necessità di essere libera, di poter decidere autonomamente cosa dire e come rappresentarlo.

Il mio percorso è servito come base, la tecnica e l’occhio per la composizione non si possono improvvisare, quello che ho aggiunto è stato il mio pensiero, il mio modo di interpretare le forme.


Atmosfere tenui e poetiche  - Intervista a Gisella Biondani a cura di Giuseppina Irene Groccia per L’ArteCheMiPiace



Raccontaci del tuo percorso. Sei sempre stata un’ acquerellista oppure hai sperimentato anche altre tecniche pittoriche?


L’acquerello è sempre stato nelle mie mani.

Ho avuto modo di lavorare con altre tecniche, tempera, acrilico e anche olio, ma sono sempre tornata da lui, fedele alla sua delicatezza e alla sua impagabile trasparenza. Negli anni ho utilizzato l’acquerello in modi completamente diversi e questo mi ha permesso di conoscerlo tecnicamente. Fondamentalmente sono un’autodidatta, lavorando con l’acquerello ho deciso cosa volevo ottenere e come ottenerlo, è da questo lavoro che è nato il mio stile.

Oggi un pochino più matura ho voglia di rompere qualche schema e portare quello che so dell’acquerello in altre tecniche.

E’ sempre importante sperimentare e ancora più importante è avere nuove strade da percorrere.


Atmosfere tenui e poetiche  - Intervista a Gisella Biondani a cura di Giuseppina Irene Groccia per L’ArteCheMiPiace

La tecnica pittorica che hai scelto è quella più difficile che non consente errori. Qual è la parte più impegnativa? Quale, invece, la più appagante?


La parte più impegnativa è quella di ottenere il massimo contrasto mantenendo la delicatezza e la trasparenza della pennellata.

Quando questo succede diventa la cosa che appaga di più, sia per me che l’ho realizzato sia per il pubblico che lo guarda.

Come ho detto ci sono diversi modi di utilizzare l’acquerello, quello che ho scelto di fare io è un unico passaggio di asciugatura, tutto deve succedere nello stesso momento.

Questo permette di “pulire” il lavoro da troppi passaggi che rischiano di appesantirlo e irrigidirlo.

Hai ragione non è semplice ma come per tutte le cose bisogna avere le idee chiare in partenza.

E’ il soggetto che fa la differenza, sapere cosa si vuole ottenere, in pratica riprodurre l’immagine che abbiamo creato nella nostra mente.

Per farlo, poi, è solo una questione tecnica, e la tecnica si può tranquillamente imparare!


Atmosfere tenui e poetiche  - Intervista a Gisella Biondani a cura di Giuseppina Irene Groccia per L’ArteCheMiPiace




Chi, tra gli artisti del passato, sono le tue ispirazioni?


Adoro i libri, ho tantissimi volumi con raccolte di acquerelli, carnet di viaggio, libri di decorazioni e arredamento dove si possono trovare piccole perle di artisti sconosciuti… 

In tutte queste pagine trovo sempre un dettaglio differente che cattura la mia attenzione, sono un’ispirazione inesauribile. Volendo fare qualche nome posso dire l’armonia e la leggerezza delle illustrazioni del belga Jean-Michel Folon, le atmosfere suggestive dell’americano Andrew Wyeth, e la sintesi delle composizioni del tedesco Oscar Koller, senza dimenticare la purezza del tratto dell’arte pittorica orientale.


Atmosfere tenui e poetiche  - Intervista a Gisella Biondani a cura di Giuseppina Irene Groccia per L’ArteCheMiPiace


Ami soffermarti esclusivamente sui soggetti floreali. Ci spieghi perché?


E’ una cosa che mi sono spesso chiesta anche io, poi pensandoci ho capito che i fiori o le foglie sono vivi e si muovono nel loro spazio.

Permettono di creare composizioni che spaziano in infinite direzioni e si raccontano con tutti i colori.

Non è necessario descriverli nel dettaglio, al contrario permettono un’interpretazione personale dell’osservatore che ne legge la delicatezza come se fosse un profumo.

E’ molto difficile per me staccarmi da questi soggetti perchè hanno veramente tanto da raccontare.


Atmosfere tenui e poetiche  - Intervista a Gisella Biondani a cura di Giuseppina Irene Groccia per L’ArteCheMiPiace



Che aggettivi useresti per definire il tuo stile?


Spero di trovare una vostra conferma nel descrivere il mio stile come forte, delicato in elegante equilibrio.


Atmosfere tenui e poetiche  - Intervista a Gisella Biondani a cura di Giuseppina Irene Groccia per L’ArteCheMiPiace



Quali sono le fasi preliminari nella realizzazione di una tua opera?


Come prima cosa la ricerca, il progetto.

Come ho detto il soggetto e il suo equilibrio nello spazio sono tutto, quindi molti schizzi a matita, disegno i volumi e definisco gli spazi, trovo il testo e la composizione, il bianco gioca un ruolo fondamentale nel mio lavoro.

Poi seleziono i colori, pochi 2, massimo 3 principali e uno a contrasto e nuovamente altri schizzi fino a quando l’immagine che ho creato nella mia mente si riflette nel foglio e la mia mano ha imparato il gesto.

A questo punto il foglio vuoto non spaventa più e posso fare il lavoro definitivo…


Atmosfere tenui e poetiche  - Intervista a Gisella Biondani a cura di Giuseppina Irene Groccia per L’ArteCheMiPiace


Cosa ti ha avvicinata alla calligrafia?


Sono state più cose:

da bambina più che disegnare amavo scrivere, amavo le penne. Quindi è una passione che mi ha sempre accompagnato, poi con un occhio più matura (ho iniziato a studiare calligrafia nel 2013), ho capito e riconosciuto il tratto, il gesto calligrafico.

Mi ha catturato la sintesi di queste linee, un movimento che si può fare con le dita, il polso, il braccio o con l’intero corpo.

Da subito il mio obbiettivo era la calligrafia gestuale per integrarla ai miei acquerelli perché si completassero a vicenda.

Così ho iniziato a studiare calligrafia formale perché per rompere una regola prima è necessario conoscerla e allo stesso tempo ho fatto la stessa cosa con l’acquerello, ho rotto le regole che mi legavano e sperimentato nuovi tratti.

L’intero mondo della calligrafia è veramente affascinante.


Atmosfere tenui e poetiche  - Intervista a Gisella Biondani a cura di Giuseppina Irene Groccia per L’ArteCheMiPiace



Qual è il tuo rapporto con i materiali e gli strumenti? Tra i diversi tipi di pennelli, penne, carte e inchiostri quali sono quelli che preferisci maggiormente?


Per poter miscelare due tecniche tanto diverse (acquerello e calligrafia) ho dovuto cercare un supporto cartaceo che funzionasse bene per entrambe, questo mi ha permesso di aprirmi a nuove tipologie di carte e strumenti.

Ho cercato dei pennelli che mi permettessero di realizzare un gesto più ampio, il pelo naturale è ancora il mio preferito, così ho optato per il pelo di Vaio, altra novità sul mio tavolo sono i pennelli orientali che utilizzo a supporto dei tradizionali.

Gli acquerelli sono gli stessi da sempre, Extrafini, ma ho triplicato le dimensioni del godet, di ogni colore ho una marca preferita.

Anche per gli inchiostri ho fatto molta ricerca, lavorando sempre con il colore i miei preferiti sono gli stick giapponesi da sciogliere sulla pietra. Pennino quasi uno solo lo Speedball… flessibile e fluido.


Atmosfere tenui e poetiche  - Intervista a Gisella Biondani a cura di Giuseppina Irene Groccia per L’ArteCheMiPiace


Cosa credi abbia portato al tuo stile caratteristico così delicato ma pregnante allo stesso tempo?


Probabilmente perché sono riuscita a trasmettere nel mio lavoro quello che sono, la continua ricerca di me come artista e l’evoluzione come persona. I miei lavori mi somigliano e mi raccontano, il colore, la luce, il gesto sono in grado di esprimere tantissima forza ed energia pur mantenendo la loro natura delicata.


Atmosfere tenui e poetiche  - Intervista a Gisella Biondani a cura di Giuseppina Irene Groccia per L’ArteCheMiPiace


Riassumendo, quali sono le analogie e le differenze tra la pittura ad acquerello e la calligrafia?


Nel mio lavoro non sono due cose separate ma un connubio:

il tratto calligrafico a pennino e il tratto a pennello ad acquerello nascono da un unico gesto, il primo descrive il dettaglio il secondo il volume della forma.

Nel contenuto, la calligrafia gestuale racconta con delle parole (non per forza leggibili) e l’acquerello descrive con la forza del colore. Ma i ruoli si possono anche invertire così la calligrafia realizzata a pennello diventa volume e l’acquerello è la sua ombra.


Atmosfere tenui e poetiche  - Intervista a Gisella Biondani a cura di Giuseppina Irene Groccia per L’ArteCheMiPiace






Credi che la calligrafia unità al linguaggio del colore possa avere un aspetto terapeutico?


Si sicuramente. La fluidità del tratto calligrafico unito all’armonia del colore hanno la capacità di coinvolgere mente e corpo in una danza fluida. Serve molta concentrazione e calma per realizzare questi tratti, questo permette di staccare la mente dai pensieri dai problemi che girano sempre intorno a noi.


Atmosfere tenui e poetiche  - Intervista a Gisella Biondani a cura di Giuseppina Irene Groccia per L’ArteCheMiPiace


Come si è sviluppato il tuo percorso di ricerca negli anni?


Inizialmente è nato come ribellione alla routine lavorativa, poi ha acquisito un significato più profondo, mi piace raccontare e celare nei miei lavori i miei pensieri, le emozioni, frasi che descrivono un momento.

Ora, dopo un anno piuttosto difficile che mi ha lasciato poco spazio da dedicare alle mie opere, ho voglia di fare un passo avanti e sperimentare nuovamente!


Atmosfere tenui e poetiche  - Intervista a Gisella Biondani a cura di Giuseppina Irene Groccia per L’ArteCheMiPiace


Per quanto riguarda i tuoi workshop… come li organizzi e come li gestisci?


I workshop hanno avuto un ruolo importate nello sviluppo del mio lavoro, dovendo insegnare la mia tecnica per poterla spiegare al meglio sono stata costretta a smontare ogni passaggio ogni gesto automatico.

Rendermi conto di ogni ragionamento dare una motivazione ad ogni scelta mi ha reso consapevole e mi ha permesso di migliorare.

Quando insegno trasmetto ai miei studenti il più possibile, il percorso è per gradi di difficoltà, salito un primo gradino c’è il successivo, così alla fine del percorso guardando i primi fogli è evidente il miglioramento ottenuto.

Dopo aver spiegato la parte tecnica non mi limito a dire come fare esattamente una cosa ma chiedo loro di pensare, di riflettere su come risolvere una forma. Il mio intento è di renderli il più possibile autonomi in modo che una volta soli davanti al foglio bianco abbiano un metodo da seguire non una copia da realizzare.

In periodo di pandemia ho deciso di non aderire alla modalità di insegnamento On-line, questo mi ha sicuramente penalizzata ma la mia scelta è dettata dal fatto che a mio parere o quantomeno per insegnare la mia tecnica è necessario vedere, sentire la carta, il colore l’acqua, il peso del pennello e tutte le sfumature che uno schermo non più trasmettere.


Atmosfere tenui e poetiche  - Intervista a Gisella Biondani a cura di Giuseppina Irene Groccia per L’ArteCheMiPiace


Stai lavorando su nuovi progetti?


Si, è mia intenzione buttarmi su nuovi lavori, mi piacerebbe poter fare una mostra personale con acquerelli, inchiostri e anche tele.









Contatti dell’artista 


Email: gisella@biondani.com 

Adress: Monza ITALY

Website: www.gisellabiondani.com 

Instagram: gisellabiondani














Atmosfere tenui e poetiche  - Intervista a Gisella Biondani a cura di Giuseppina Irene Groccia per L’ArteCheMiPiace

Il lavoro di Gisella Biondani bilancia la natura fluida dell’acquerello con l’essenzialità del tratto calligrafico.

Il risultato è un intreccio di forme e volumi che si rincorrono e completano nel dare vita a un’immagine fresca e armonica.

La sua ricerca è volta all’astrazione della forma resa viva dai contrasti tonali dell’acquerello. L’azione calligrafica è gestuale, espressiva; con un significato celato nelle lettere che attraversano la composizione.

La sua grazia spontanea ha profonde radici artistiche, perfezionate in anni di studio e sperimentazione. Si è formata come illustratrice e graphic designer. Gisella ha partecipato a mostre collettive ed è apparsa in pubblicazioni artistiche. Ha un programma di insegnamento attivo e conduce numerosi seminari in Europa e negli Stati Uniti.















 




©L’ArteCheMiPiace – Blog Arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia 










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Ogni progetto promozionale diffuso sulle pagine di L’ArteCheMiPiace, compreso l’intervista, è soggetto a selezione e comprende approfondimento dei materiali forniti con consulenza, ricerca, redazione e diffusione.



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A grande richiesta proroga eccezionalmente Banksy & Friends

 L’ArteCheMiPiace – Segnalazione Eventi

A grande richiesta proroga eccezionalmente

Banksy & Friends



La mostra con le opere più iconiche di alcuni tra i più grandi artisti contemporanei del momento.

Banksy, Mr. Brainwash, TvBoy, Jago, Andrea Ravo Mattoni e Pau saranno, ancora fino al 25 settembre, i protagonisti dell’esposizione alla Chiesa di San Francesco di Udine.






Mr Brainwash – Stay safe


Superata la soglia dei 12mila visitatori per Banksy & Friends nella storica Chiesa di San Francesco di Udine, a grande richiesta la mostra proroga fino al 25 settembre.
Un evento unico che racconta la storia della street art italiana ed internazionale attraverso il dialogo tra il misterioso artista inglese e influenti artisti italiani del momento come Mr. Brainwash, TvBoy, Jago, Andrea Ravo Mattoni e Pau.























Pau – Santa Udine 



Street art ma non solo. Con oltre 40 opere, Banksy & friends, insieme a lavori che sono entrati nell’immaginario collettivo come punte di diamante dell’arte contemporanea di strada, va oltre, presentando al pubblico quelli che sono i nuovi orizzonti della cultura figurativa: saranno esposte, tra le tante opere di Banksy presenti, anche le celebri Girl with Balloon e Bomb Love, oltre a Everyday life e la recente Stay safe di Mr. Brainwash; le reinterpretazioni di Andrea Ravo Mattoni de La nascita di Venere di Botticelli e Ragazzo morso da un ramarro di Caravaggio; Stand for Hope e Love in the time of corona virus di TvBoy; Santa Suerte #2 e Santa Libertà negata (Penso spesso a George Floyd) di Pau e Taste of Liberty di Jago.

Banksy – Girl with Balloon
Un dialogo – suddiviso in 6 sezioni, tra opere fondamentali dell’artista inglese, provenienti dalla prestigiosa collezione di proprietà della Pop House Gallery, e famosissimi artisti italiani selezionati dal curatore Pietro Quattriglia Venneri – che porta il visitatore a cogliere le corrispondenze esistenti tra i diversi orientamenti nell’elaborazione delle tendenze legate alla street art europea che in questo momento diventa un punto di riferimento internazionale.


La mostra, col patrocinio del Comune di Udine, è organizzata da Apapaia e Piuma e vede come main sponsor Ferest Rail, come sponsor BCC Banca di Udine, Moroso, Reale Mutua – Agenzia di Udine e Sky Energy e come partner Pop House Gallery, Profilo Libero Comunicazione & Design, Dusci Gangi, Emily Evans Contemporary Supplies, Idea Spettacolo, Luce Group, Restauri & Costruzioni e Specogna.


Dall’8 luglio è in corso, nella storica Chiesa di San Francesco di Udine,  la mostra Banksy & Friends, un evento unico che racconta la storia della street art
italiana ed 
internazionale attraverso il dialogo tra il misterioso artista inglese e influenti artisti italiani del momento come Mr. BrainwashTvBoyJagoAndrea Ravo Mattoni Pau.

Street art ma non solo. Con oltre 40 opereBanksy & friends, insieme a lavori che sono entrati nell’immaginario collettivo come punte di diamante dell’arte
contemporanea di strada, va oltre, 
presentando al pubblico quelli che sono i nuovi orizzonti
della cultura figurativa: saranno esposte, 
tra le tante opere di Banksy presenti, anche le celebri Girl with Balloon Bomb Love, oltre a Everyday life e la recente Stay safe di Mr. Brainwash; le reinterpretazioni di Andrea Ravo
Mattoni 
de La nascita di Venere di Botticelli e Ragazzo morso da un ramarro di Caravaggio; Stand for Hope Love in the time of corona virus di TvBoy; Santa Suerte #2 e Santa Libertà negata (Penso spesso a George Floyd) di Pau e Taste of Liberty di Jago. Un dialogo – suddiviso in 6 sezioni, tra opere fondamentali dell’artista inglese, provenienti
dalla 
prestigiosa collezione di proprietà della Pop House Gallery, e famosissimi artisti italiani selezionati dal curatore Pietro Quattriglia Venneri

– che porta il visitatore a cogliere le corrispondenze esistenti tra i diversi orientamenti
nell’elaborazione delle tendenze legate alla 
street art europea che in questo momento diventa un punto di
riferimento internazionale.

LA MOSTRA

Prima sezione –

Banksy

Ci vuole coraggio per alzarsi in piedi e sfidare il mondo con le proprie idee, attraverso un velo di vernice fresca. Ci vuole audacia per invocare libertà,
democrazia, giustizia attraverso uno stencil.

È il più grande artista globale dei nostri tempi a compiere
questi gesti eroici: il misterioso, 
irriverente, anglosassone Banksy. È considerato una delle
personalità più influenti nel mondo 
dell’arte e il suo superpotere è l’invisibilità. Ci
sottopone temi attuali, scottanti, freschi e senza filtri 
con la semplicità immediata dell’arte di strada.

Nasce a Bristol attorno al 1970 ed è l’artista vivente che
ha meglio compreso, interiorizzato ed 
interpretato la nostra società contemporanea, sfidando con
sfacciataggine le sue problematiche 
politiche e sociali.

La sua street art si esprime come un’esplicita provocazione
nei confronti del conformismo e del 
mercato dell’arte, toccando temi tanto attuali quanto
perentori: la guerra, l’ambientalismo, la 
globalizzazione, il potere, la politica.

Nessuno conosce la sua identità, ma lui con fermezza si fa
sentire e invade le città. A parlare al 
suo posto sono infatti le sue opere che emanano una straordinaria potenza tematica ed etica.




Seconda sezione –

Brainwash

La strada è il campo da gioco preferito per entrambi gli artisti ed in questo si sostanzia lucidamente quello che è uno degli elementi sui quali si basa la street
art. Le opere di Mr. Brainwash sono 
concepite come opere di strada e per la strada, vogliono
lasciare un messaggio forte ma anche 
educativo. Dalle risse di Banksy, magnificamente espresse da “CND Soldiers” al mondo delle vie e dei muri di Mr Brainwash.



Terza sezione –

Pau

Un “Welcome” scritto su di un tappeto che fa pensare al
benvenuto che siamo (o non siamo) 
capaci di dare alle migliaia di donne migranti che
puntualmente vediamo arrivare sulle nostre 
coste, donne dotate della forza di sante laiche esattamente
al pari di quelle che ci vengono 
proposte, in maniera geniale, dalle creazioni di Pau. In
questa sezione si analizza la volontà 
espressa da entrambi gli artisti di puntualizzare un focus
sulla potenza dirompente della figura

femminile che supera i confini della religione proponendo un
modello di forza che valica confini di 
spazio e tempo, consacrandosi come immortale.



Quarta sezione –

Ravo

Se c’è un animale che fa parte dell’evoluzione storica umana
quello è sicuramente il ratto. Fedele 
compagno dell’uomo attraverso i secoli, talvolta ne ha
rappresentato anche lo strumento di morte.

Basti pensare alle innumerevoli epidemie di peste scoppiate in giro per l’Europa che vedevano proprio il nostro animale come vettore di trasmissione, in
momenti in cui la contiguità tra uomo e 
ratto era molto più quotidiana di quanto non lo sia ad oggi. “Because I’m Worthless” rappresenta la più classica
iconografia di Banksy e questa sua classicità 
si lega in maniera determinante a quella di Andrea Ravo
Mattoni, capace di attualizzare alcune 
delle immagini paradigmatiche del patrimonio artistico e culturale italiano: da Lefebvre a Caravaggio passando per icone come la mitica Gioconda o la
primavera di Botticelli.



Quinta sezione –

Tvboy

Tvboy è sicuramente l’artista italiano che meglio esprime le nuove tendenze del mondo legato alla street art, all’intervento artistico immediato e duraturo
che sfocia nel concetto tutto contemporaneo 
di “artivismo”. Artista capace di cambiare la realtà
attraverso immagini che propongono 
metacollegamenti, si lega in questa sezione ad una delle
opere più iconiche di Banksy, “Love 
bomb”, dove, il concetto dell’immagine proposta vuol e proprio essere quello di un ribaltamento, di un cambiamento di significato.

L’analisi di questa sezione si lega anche, in maniera
indiscutibile, alla tematica della guerra in 
Ucraina, sicuramente il tema più caldo nell’agenda mondiale.



Sesta sezione –

Jago

Il raggiungimento della libertà come ideale umano viene
analizzato in questa sezione dal 
collegamento proposto tra “Girl with Balloon” di Banksy e “Taste of Liberty” di Jago. Le mani che si protendono verso l’alto in questo infinito anelito
rappresentano la tendenza umana alla ricerca di 
una libertà che non sia solo una visione interiore ma che
possa rappresentare un obiettivo comune 
a tutto il genere umano



 





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GENI COMUNI IX EDIZIONE

 L’ArteCheMiPiace – Segnalazione Eventi Espositivi
















GENI COMUNI 

IX EDIZIONE 



Il Museo del Presente si conferma l’istituzione rendese più incline a proporre percorsi espositivi capaci di portare il pubblico del nostro territorio verso nuove destinazioni.

La nuova ed attesa edizione dell’evento GENI COMUNI porta nelle sue sale espositive una collettiva cui prendono parte 60 artisti, appartenenti a diverse generazioni, tra emergenti e quelli riconosciuti a livello nazionale.


Sabato 10 settembre 2022 alle ore 19:00 partirà un’ edizione particolare dedicata alla tecnologia applicata al linguaggio espressivo dell’arte. Insieme ai 60 artisti selezionati per questa nuova edizione, la mostra vedrà la partecipazione di tre importanti aziende che arricchiranno con esperienze immersive questo nuovo appuntamento.


Un insieme di spazi virtuali, realizzati da 𝗡𝗧𝗧 𝗱𝗮𝘁𝗮 – 𝗧𝗿𝗲𝗰𝗰𝗮𝗻𝗶 – 𝗙𝗼𝗿𝗺𝗮, attraverso i quali sarà facile scoprire il 𝗠𝗘𝗧𝗔𝗩𝗘𝗥𝗦𝗢, la 𝗖𝗥𝗬𝗣𝗧𝗢 𝗔𝗥𝗧 𝗲  gli 𝗡𝗙𝗧. Per tutti una possibilità di accesso a luoghi esclusivi e ad una nuova estensione della creatività umana.


L’evento, ideato da Luigi Le Piane, con la curatela affidata a Roberto Sottile e Mariateresa Buccieri, sarà moderato da Giulia Fresca e vedrà la performance dell’artista Napoletana Morena Rossi.


Come ogni anno l’evento è inserito dall’amministrazione Comunale nel prestigioso cartellone storico del “Settembre Rendese”




Le opere saranno in mostra fino al 5 Ottobre


Sarà possibile visitare la mostra dal martedì al sabato nelle fasce orarie 9.00/13.00 e 16.00/20.00.






Museo del Presente

Via Caduti di Nassirya 252 

87036 Rende (COSENZA)



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“Brand New Paint Job” by Jon Rafman

 L’ArteCheMiPiace – Favourites

“Brand New Paint Job” by Jon Rafman Su L’ArteCheMiPiace a cura di Giuseppina Irene Groccia


“Brand New Paint Job” 

by Jon Rafman 







di Giuseppina Irene Groccia |06|Settembre |2022|




Reinventare in chiave “carta da parati” le opere di grandi artisti dell’arte, trasformandole in arredo.

Jon Rafman, digital artist canadese lo fa con un risultato sorprendente prestando la storia dell’arte all’ interior design.

Teatri, scuole, treni, ma anche il presidenziale studio ovale o una sala operatoria diventano tela sulla quale trasferire un fantasioso e colorato mondo immaginato e sognato.


“Brand New Paint Job” by Jon Rafman Su L’ArteCheMiPiace a cura di Giuseppina Irene Groccia




Mentre a prima vista queste stanze potrebbero sembrare delle originali ambientazioni presi dall’ interior design contemporaneo, si rimane invece sorpresi nello scoprire che in realtà fanno parte di un progetto di arte digitale denominato Brand New Paint Job, una serie in cui il noto artista Jon Rafman si appropria delle rinomate opere d’arte di maestri dell’arte contemporanea, come ad esempio Francis Bacon, Jean-Michel Basquiat, Marc Chagall, Jasper Johns, Yves Klein e Willem De Kooning, per convertirli in texture pronte a mappare interni composti utilizzando modelli provenienti dall’archivio di Google 3D Warehouse, noto software di rendering. 

Rafman agisce con abilità tecnica su questi spazi creando un rivestimento globale, un flusso di immagini dettato dal suo estro creativo, pronto ad avvolgere ogni singolo oggetto presente all’interno della stanza.


“Brand New Paint Job” by Jon Rafman Su L’ArteCheMiPiace a cura di Giuseppina Irene Groccia




L’artista con sede a Montreal, in Canada, ci invita a riflettere su cosa significhi la definizione di arte al giorno d’oggi. Gli interni creati per Brand New Paint Job rappresentano un gioco sciccoso di interior design, un interessante matrimonio forzato tra arte e design.

Storicamente, la più grande paura per un pittore era che il suo lavoro potesse diventare oggetto di design. Ora invece è pratica comune che gli artisti contemporanei prendano ispirazione dalla cultura visiva commerciale. Il design è importante per la pratica artistica contemporanea quanto le intense ombre chiare e scure lo erano per la pittura barocca.

Il confine tra arte e design esplora la possibilità per una grande opera di essere riprodotta su una superficie aggiuntiva e oggetti e spazi funzionali possano essere elevati all’ espressività delle opere d’arte.


“Brand New Paint Job” by Jon Rafman Su L’ArteCheMiPiace a cura di Giuseppina Irene Groccia



Il progetto Brand New Paint Job è un progetto interessante in quanto combina il vecchio con il nuovo in modo insolito e avvincente. Il suo senso artistico di indagine  fa riferimento a quelle pratiche ibride che operano come una sorta di collisione e giustapposizione tra tecniche di produzione storiche come scultura e pittura e quelle tecnologiche dell’Alto Modernismo.


“Brand New Paint Job” by Jon Rafman Su L’ArteCheMiPiace a cura di Giuseppina Irene Groccia



Ciò che rende l’approccio di Jon Rafman così unico è il fatto che usa soltanto una singola trama per coprire un’intera stanza. Saper creare una perfetta corrispondenza di ombre, luci e colori all’interno di un ambiente 3D richiede grande competenza, abilità e tempo. 


“Brand New Paint Job” by Jon Rafman Su L’ArteCheMiPiace a cura di Giuseppina Irene Groccia


Questo viaggio nella modellazione 3D ci regala la possibilità di poter essere trasportati in stanze convertite in santuari dedicati ad artisti, dove non troviamo semplicemente quadri incorniciati ed esposti alle pareti ma intere stanze ricoperte completamente della loro arte.





“Brand New Paint Job” by Jon Rafman Su L’ArteCheMiPiace a cura di Giuseppina Irene Groccia
Juan Gris Dream House – Jon Rafman

“Brand New Paint Job” by Jon Rafman Su L’ArteCheMiPiace a cura di Giuseppina Irene Groccia

Jon Rafman (Montreal, 1981) è un artista che si occupa di culture e sottoculture digitali, rivelando desideri, ossessioni e feticismi scaturiti dall’utilizzo dei dispositivi tecnologici. Tra le sue mostre personali più recenti ricordiamo I have ten thousand compound eyes and each is named suffering, Stedelijk Museum, Amsterdam (2016); Jon Rafman, Westfälischer Kunstverein, Münster (2016); Jon Rafman, Zabludowicz Collection, Londra (2015); The end of the end of the end, Contemporary Art Museum St. Louis (2014); Remember Carthage, New Online Art, New Museum, New York (2013); The Nine Eyes of Google Streetview, Saatchi Gallery, Londra (2012); Jon Rafman, online exhibition, Palais de Tokyo, Parigi (2012).

Ha partecipato a numerose mostre collettive tra cui: I was raised on the Internet, Museum of Contemporary Art Chicago (2018); Alone together, Musée d’art contemporain de Montréal (2018); ARS 17: Hello world!, Museum of Contemporary Art Kiasma, Helsinki (2017-2018); Jon Rafman / Stan Vanderbeek, Sprüth Magers, Los Angeles (2017); Manifesta 11, Zurigo (2016); Welcome to the Jungle, KW Institute for Contemporary Art, Berlino (2015); Speculations on Anonymous Materials, Fridericianum, Kassel (2013); Nine Eyes, Moscow Photobienniale (2012); Screenshots, William Benton Museum of Art, University of Connecticut (2012); From Here On, Les Rencontres de la photographie d’Arles, Arles (2011).











©L’ArteCheMiPiace – Blog Arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia 








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“ T H A N A T O S ” – Collettiva Fotografica

 L’ArteCheMiPiace – Segnalazione Eventi

THANATOS 
Collettiva Fotografica 


È partita giovedì 1 Settembre, a Dortmund in Germania, l’attesissima mostra THANATOS, organizzata da Vito Centonze.

La Collettiva Fotografica, allestita presso gli spazi dell’Atelier Alchimia Arte, presenterà le straordinarie opere di dieci artisti della fotografia contemporanea.

L’esposizione sarà fruibile per l’intero mese di Settembre 




Atelier Alchimia Arte – Dortmund

Collettiva settembre 2022

“ T  H  A  N  A  T  O  S  

con

PaolaFrancesca Barone

Barbara Cecchini

Vito Centonze

Anna Maria Colace

Monica Cossu

Giuseppina Irene Groccia

Lolita Mariani

Francesco Mercadante

Andrea Pisano

Adele Quaranta

 

 

01 – 30 settembre 2022





Questa collettiva di settembre 2022 ha il titolo “ T H  A  N  A  T  O  S  e presenta alcuni artisti e fotografi molto speciali per temi e realizzazionidigitali e fotografiche con stili completamente diversi ma con un tema che li accomuna tutti: 

la morte, il memento mori, la riflessione sull´esistenza, la malinconia che ne consegue, la malattia





 

Paola Francesca Barone:

con le sue foto ci ricorda che dopo la morte diventiamo solo ombre o ricordi sfuocati nella mente delle Persone ancora vive  e che  immaginano le anime vaganti fra le nuvole e il cielo. 




 

Barbara Cecchini:

ci presenta nella prima immagine un viso simile ad una maschera funeraria che si usava realizzare come calco alle persone importanti appena defunte, mentre nella seconda immagine il viso in movimento ci ricorda un’ anima in pena, fotografata in un girone dantesco in Attesa di una punizione eterna. 

 


Vito Centonze:

ha realizzato le opere  in piena epidemia che a livello mondiale ha falciato migliaia di vite in pochi mesi e l’ artista si e’ visto come possibile vittima avvolto in un sacco di plastica per non infettare i superstiti prima di essere gettato in una fossa comune a causa del poco spazio nei cimiteri. Un omaggio al Cristo velato dello scultore Giuseppe Sanmartino ma soprattutto un omaggio alle vittime del Covid.




 

Anna Maria Colace:

con le sue immagini ci proietta in una ipotetica scena del delitto con un corpo trovato tra l’ erba alta o con un corpo seppellito sotto fiori immaginari.




 

Monica Cossu:

rappresenta la morte come una donna senz’ occhi con orbite vuote o come un viso perlato da amare e dense lacrime malinconiche.

 


Giuseppina Irene Groccia:

ha una Visione sfuocata dell’ al di la’ e come in un sogno si muovono presenze senza volto, ombre colloidali che strisciano lentamente in un liquido amniotico primordiale in attesa forse di una nuova Vita.

 


Lolita Mariani:

con i suoi lavori ci ricorda l’ immagine delle Parche che nella mitologia greca tessevano le varie esistenze e alla fine tagliavano di netto il filo della Vita. I pesanti panneggi della morte sono un riferimento ai bui tempi della peste nera, ma anche a quelli piu’ recenti del Virus purtroppo ancora attuale.




 

Francesco Mercadante:

in Giro per i cimiteri si possono fare incontri interessanti come presenze bloccate in sculture di pietra che piangono e ricordano gente scomparsa da secoli.




 

Andrea Pisano:

rielabora fotografie d’ epoca che invece di immortalare le persone, ne sottolinea la caducita’, la fragilita’ dell’ esistenza e della materia in continuo disfacimento che Porta inesorabilmente alla morte.




 

Adele Quaranta:

Le sue immagini sono autoritratti interiori che mostrano un’ anima alla continua ricerca di risposte a domande profonde, malinconiche ed esistenziali.





Tutto questo esposto per un mese presso l´ atelier Alchimia Arte a Dortmund in Germania, una vetrina per l´arte e la fotografia internazionale nata durante il lungo periodo di chiusura di gallerie, musei e di tutti gli spazi dedicati alla cultura

L´atelier alchimia arte diventa una rete di collaborazione tra artisti che a turno ospiteranno nei propri atelier o in altri spazi a loro disposizione le varie esposizioni che si susseguiranno ogni mese. 


Dal 01 al 30 settembre 2022 saranno esposte due o piu` opere di formato A4 per ogni artista scelto per l´alta qualita´ dei lavori.

 



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LAGUNA – MOSTRA FOTOGRAFICA DI DOMENICO SUMMA

 


LAGUNA
MOSTRA FOTOGRAFICA DI DOMENICO SUMMA




di Giuseppina Irene Groccia |01|Settembre|2022





La mostra fotografica Laguna si rifà all’impegnativo progetto, molto sentito dall’autore, rivolto ad una specifica linea di ricerca, dove particolarmente interessante è il nesso a volte sottile altre volte più articolato e complesso, che lega le immagini tra loro, in un continuo gioco di evocazioni e corrispondenze oniriche e visionarie.







Sarà l’autore stesso a spiegarci la sua visione come punto di partenza per la comprensione di ogni fotogramma e per l’insieme della sua opera, offrendo anche una riflessione su aspetti intimi e personali, quali la forte appartenenza ai posti dell’anima e il legame verso una natura che conserva emozioni di tempo passato e di nostalgia.









A nessuno mistero allude il titolo della presente mostra fotografica, che non offre una sequenza delineata né un programma, ma delinea un moto del cuore e un moto di stupore che sono le ragioni d’avvio di ogni singolo scatto fotografico,messo a tema nelle suggestioni di uno sguardo. 

Laguna è una selezione di undici foto tratte da un progetto  di ampio respiro che ha preso forma in tempi diversi, ma nel medesimo luogo: la Laguna di Varano. Il luogo in cui sono nato e cresciuto  e che oggi rappresenta la mia isola di quiete, il solo luogo dove mi sento al riparo.





La prima foto nasce da un negativo analogico che porta tutti i segni del tempo,  dei suoi trent’anni trascorsi. Essa si mostra come il giusto tributo alla nostalgia per un passato, a volte irrecuperabile.




Le successive dieci foto sono state raccolte durante i due anni di chiusura, dovuta alla pandemia. In esse aleggia una sorta di misteriosa alchimia che si è impadronita  della natura in quei mesi, mentre l’uomo assaporava l’amarezza del dileguarsi della vitalità. 




La presenza umana, infatti,  si scorge appena nell’undicesima foto, è parte dello sfondo e la sua figura trasmette un’impressione di chiusa fierezza. 





E mentre le barche e le reti conservano il senso di una presenza, gli uccelli nel cielo sono inghiottiti dall’immensa e deserta solitudine. 




E così ogni volta che affido allo scatto un’emozione, ho la sensazione di avvicinarmi a qualcosa che non riesco a definire, ma di cui sento di aver bisogno perché le fotografie sono la storia di ciascuno,il modo di ritrovare un tempo perduto, un’emozione o chi non è più con noi”



Domenico Summa







Fra le mostre fotografiche da visitare in questi giorni non potevo non consigliarvi l’appuntamento con Laguna, che ritengo sia un racconto dal profondo processo conoscitivo e dove il risultato è un incontro che conduce ad un percorso di illuminazione e di esperienza.




La mostra sarà fruibile dal 4 al 9 settembre presso gli spazi dell’ex capitaneria di porto del Comune di Peschici, in Viale 24 Maggio, nei seguenti orari:

Giornalmente dalle ore 18:00 alle ore 19:00







Contatti dell’artista 



Sito Web www.summaphotos.eu 
Email summa74@gmail.om
Email summa@summaphotos.eu




Domenico Summa

Sono nato e vissuto fino a 19 anni sul Gargano, tra il mare e la Laguna di Varano, posti affollati d’estate ma poco frequentati ed affascinanti nella loro solitudine durante la stagione non turistica. Vivere a contatto con la natura di questi luoghi ha influenzato successivamente il mio percorso di studi.

Ho preso infatti una laurea in Biologia e un Phd in Biochimica. In seguito ho intrapreso la carriera accademica di ricercatore, mentalità, quella del ricercatore, che ha influenzato non poco il mio modo di fare fotografia.

Sulla soglia dei quarant’anni ho virato sull’insegnamento nelle scuole dell’obbligo. Questo mi ha pian piano coinvolto dal punto di vista sociale. Il rapporto con le menti non ancora contaminate mi ha spinto ad una ricerca interiore più profonda.


L’interesse per la fotografia si presenta subito. Ricordo infatti la magia dell’immagine che si formava sulle polaroid scattate dai miei genitori.

Durante l’adolescenza, frequentando il fotografo del paese, ho potuto imparare i primi rudimenti di composizione dell’immagine. In seguito ho seguito un corso di fotografia e, con mia gran soddisfazione, ho potuto vedere una mia foto esposta ad una mostra collettiva nella scuola che frequentavo.

Durante gli anni universitari ho comprato la mia prima reflex e fotografato più che potevo.

L’avvento del digitale mi ha portato a qualche anno di pausa e disinteresse, in seguito mi sono approcciato ad una reflex digitale che mi permettesse di conservare memoria delle mie figlie che crescevano.

Nel 2019 con la pandemia ho avuto modo di riprendere a fotografare con continuità. Apprendere come postprodurre ha ridato nuovo interesse e linfa alla mia passione.

Non amo scrivere ma mi piace raccontare storie ed esprimermi con le immagini. Fotograficamente mi sono più volte definito un “cacciavitaro”, termine usato dai fisici teorici per definire i fisici sperimentali: mi piace giungere empiricamente a nuove soluzioni nella composizione e ricercare effetti con espedienti come movimenti e autocostruzioni, ad esempio tappi pinhole e manomissioni dei filtri degli obiettivi.

Quando fotografo non intendo mostrare il mondo così com’è ma filtrarlo attraverso la mia coscienza, la mia introspezione e la ricerca.





Domenico Summa 

I was born and lived for19 years in the Gargano, between the sea and the Varano Lagoon, crowded places in summer but little frequented and fascinating in their solitude during the off season. Living in contact with the nature of these places has subsequently influenced my studies.In fact, I took a degree in Biology and a PhD in Biochemistry. Later I embarked on an academic career as a researcher and developed a mentality which has influenced my way of doing photography.

On the threshold of forty years I turned to teaching in compulsory schools in which I slowly developed a more social point of view. The relationship with the, as yet uncontaminated mind, helped me to explore a deep inner perspective. My interest in photography shows up immediately. In fact, I remember the magic of the image that formed on the polaroids taken by my parents.

During my adolescence, studying the town’s photographer I was able to learn the first rudiments of the composition of the image. Later I followed a photography course and, to my great satisfaction, I could see a photo of myself exposed to a group exhibition in the school I attended. During my university years I bought my first SLR and I took pictures as much as I could.

The advent of digital technology resulted a few years of pause and disinterest, later I approached a digital SLR that would allow me to preserve memories of my daughters who were growing up.

In 2019 with the onset of the pandemic I had the opportunity to resume photography continuously. Learning how to post-produce has created new interest and lymph to my passion.

I don’t like to write but I like to tell stories and express myself with images. Photographically I have repeatedly defined myself as a “life-hunter”, a term used by theoretical physicists to define experimental physicists: I like to empirically arrive at new solutions in the composition and search for effects with expedients such as movement and self-construction, for example pinhole caps and tampering with lens filters.

When I photograph I do not mean to show the world as it is but to filter it through my consciousness, my introspection and research.
















 




©L’ArteCheMiPiace – Blog Arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia 









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