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Gennaio 2024

Senza categoria

L’artista Matteo Mandelli all’Art Dubai Digital dal 1 al 3 marzo

 L’ArteCheMiPiace – Segnalazione Eventi 





L’artista Matteo Mandelli all’Art Dubai Digital 

dal 1 al 3
marzo

 

Per rendere unica l’esperienza del visitatore, l’arte deve
trasformarsi nella dimensione 
Phygital, accompagnando il fruitore in un viaggio unico,
intuitivo e immersivo; è 
questa l’idea che è alla base del progetto artistico di
Matteo Mandelli, che dal 1 al 3 
marzo 2024 sarà presente all’ Art Dubai con la galleria Holy
con la sua tecnica 
distintiva.

Matteo Mandelli è un artista performativo Lombardo, tra i
maggiori esponenti del 
movimento phygital in Italia. La sua serie “The
Contact
” presentata presso la 
Fabbrica del Vapore a Milano nel 2023, incorpora una fusione
di tradizione e 
innovazione, evidenziata dalla sua abilità
nell’ usare uno schermo come tela e un 
flessibile da taglio come pennello contemporaneo.

Giunta alla sua terza edizione, la sezione Art Dubai Digital
esplora l’ intersezione tra 
l’ arte dei nuovi media e le tecnologie al fine di
ampliare la nostra comprensione della 
cultura contemporanea. Nel 2024 la sezione è curata da
Auronda Scalera e Alfredo 
Cramerotti, co-direttori di IAM-Infinity Art Museum nel
metaverso
e della 
piattaforma curatoriale ed editoriale Multiplicity-XXnft.

L’evento rappresenterà l’occasione per riflettere sul futuro
delle opere d’ arte nell’ era 
della riproduzione digitale: quali implicazioni potrebbe
avere la phygital art, a metà 
tra il fisico reale e il digitale, per i musei?

La tecnologia diventa un potente abilitatore nella phygital,
in quanto permette di 
fruire dell’esperienza artistico-culturale, senza richiedere
una particolare competenza 
tecnica al fruitore. L’Arte per tutti, accessibile a tutti,
così come dovrebbe essere per 
garantirne la massima socializzazione e diffusione
capillare, in applicazione dei 
principi costituzionali.

 

Collaborazione con Cinello

 

Cinello, azienda di arte digitale, sarà parte integrante
della performance, attraverso la 
propria tecnologia DAW®. Questa tecnologia crea opere
digitali certificate e uniche, 
offrendo una nuova prospettiva per la fruizione
dell’ arte digitale.

Sarà protagonista a Dubai anche con una selezione di
ritratti femminili. Incantevoli 
protagoniste della storia dell’arte, dal Rinascimento al
Novecento. Si potranno 
ammirare, nella loro versione digitale 1:1, certificata e
autorizzata dai musei detentori 
degli originali, capolavori di Leonardo Da Vinci, Raffaello,
Bronzino, Amedeo 
Modigliani.

Cinello ha siglato accordi con i maggiori musei italiani, e
devolve una percentuale dei 
suoi ricavi per sostenere il patrimonio artistico. Nel
biennio 2022/2023 ha retrocesso 
ai musei partner 300.000 euro, frutto delle vendite di
queste edizioni digitali, che 
stanno creando un vero e proprio mercato di appassionati. I
collezionisti sono arrivati 
da tutti i paesi: dagli Stati Uniti all’Europa, ma anche
Medio Oriente.

 

L’ Esperienza Art Dubai Digital

 

Curato da Auronda Scalera e Alfredo Cramerotti, Art Dubai
Digital esplora 
l’ intersezione tra l’ arte new media e le
nuove tecnologie. Il 2024 promette di 
presentare una visione espansa delle tendenze artistiche,
con una varietà di media tra 
cui video digitale, realtà aumentata, intelligenza
artificiale, NFT e molto altro.

 

Art Dubai Digital è una celebrazione della creatività umana
e un’ ode al nostro 
incessante desiderio di conoscenza.

 

Partecipanti dell’ Evento

 

Oltre a Matteo Mandelli, altri partecipanti notevoli
includono una vasta gamma di 
gallerie internazionali.

 

– Organizzatori: Art Dubai 2024

– Tecnologia in Evidenza: Tecnologia DAW® di Cinello

– Curatori dell’ Evento: Auronda Scalera e Alfredo
Cramerotti

– Data: 1-3 Marzo 2024

– Location: Galleria Holy Club, Art Dubai




 

Per maggiori info:


https://www.youartist.it/ 



Contatti

https://www.youartist.it/contact-8

https://www.artdubai.ae/galleries-2024/


Evento segnalato da Anna Lina Grasso























©L’ArteCheMiPiace – Blog Arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia 



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IL POETA E GIORNALISTA DOTT. MUJË BUÇPAPAJ CON I SUOI VERSI IN ITALIANO

 L’ArteCheMiPiace – Divagazioni sull’arte 










IL POETA E GIORNALISTA DOTT. MUJË BUÇPAPAJ CON I SUOI VERSI IN ITALIANO 





di Angela Kosta |26|Gennaio|2024|


Dr. Mujë Buçpapaj è nato a Tropojë di Albania nel 1962. Buçpapaj si è laureato presso la Facoltà di Lingua e Letteratura Albanese dell’Università di Tirana (1986). Nel 1991-1992 ha studiato per due anni per sceneggiature di film presso il Kinostudio “Nuova Albania” (Tirana), oggi “Albafilmi” (considerati come studi postmaster), e ha conseguito molte altre qualifiche dello spettro culturale nel paese e all’estero. Mujë Buçpapaj è Dottore di Scienze Letterarie con una tesi sulla sopravvivenza della poesia albanese durante la censura comunista, presso l’Istituto di Linguistica e Letteratura dell’Accademia delle Scienze della Repubblica d’Albania. Buçpapaj è uno dei fondatori del pluralismo politico e della libertà di stampa in Albania (1990) e giornalista per molti anni nei più famosi giornali di Tirana. Attualmente è Direttore del giornale “Nacional”, della Casa Editrice “Nacional” e dell’Istituto di Studi e Progetti Nazionali. Dal 1991 al 2005 è stato co-fondatore e giornalista del primo giornale di opposizione del paese dopo 50 anni di dittatura comunista, “Rinascimento Democratico”, e fondatore del giornale “Tribuna Democratica”. Dal 2005 al 2009 è stato Direttore del Centro Culturale Internazionale di Tirana, mentre dal 2010 al 2014 Direttore dell’Ufficio Albanese dei diritti d’autore a Tirana. Dopo il 2014 e in seguito è stato l’editore della casa editrice “Nacional.” Attualmente Buçpapaj è docente all’Università “Luarasi” a Tirana, dove insegna Scrittura Accademica. Buçpapaj è uno dei più importanti esponenti della poesia albanese contemporanea con il più grande successo nazionale e internazionale, pubblicato rispettivamente in diverse lingue straniere e onorato con diversi prestigiosi premi internazionali dalla Grecia agli Stati Uniti e uno dei più importanti manager culturali del paese. È anche un politico culturale, organizzatore e Presidente di numerose conferenze internazionali tenuti a Tirana per problemi di arte, letteratura e diritto d’autore. Buçpapaj è autore di numerosi libri di letteratura e di studi poetici, ma anche di centinaia di scritti pubblicistici, critiche, saggi, studi tra cui quelli sui problemi regionali, sulla sicurezza nazionale e per la gestione dell’arte nelle condizioni di mercato, sulle politiche – culturali e sulla strategia culturale nazionale. Buçpapaj è riconosciuto come uno dei più importanti opinionisti pubblici sui problemi della transizione albanese, degli sviluppi politici regionali e della democrazia nel suo complesso. Il giornale settimanale “Nacional”, diretto da Buçpapaj ha un tiraggio di 10.000 copie e si distribuisce in parecchi paesi di Balcanio. Attualmente Buçpapaj lavora a Tirana, insieme alla moglie e alle due figlie.


Potete contattarlo ai seguenti recapiti:

E-mail: bucpapaj@yahoo.com

Mob: +355 6820 74 316



Mentre leggiamo i versi di Mujë Buçpapaj ci troviamo in un’era tanto lontano dal nostro tempo vissuto, quanto contemporaneamente vicina. Con grande maestria, l’autore riporta ai lettori l’oblio di un sereno passato durante l’infanzia nel suo paese nativo Tplan. Descrivendolo alla perfezione, leggendo i versi pieni e ricchi di allegorie, metafore e retoriche il lettore viene invaso da particolari emozioni che lo riportano in un bel prato in mezzo alle novelle spose sullo sfondo del suono del tamburellino, istrumento quasi sconosciuto ai giovani d’oggi. Sullo sfondo di tabloid, i cavalli bianchi completano “il dipinto” di questa lirica quale viene finalizzata da un senso di tristezza per l’abbandono totale del suo paese, una volta così vivace, mentre oggi, le strade e i prati rimangono deserte, senza le novelle fanciulle. 
Colpisce molto il modo in cui il poeta Buçpapaj presenta ed esprime ai lettori i versi d’amore e, appunto la perdita di questo grande amore. Percorrendo questi versi con una penna letteralmente fluida, il lettore percepisce e assorbe ritrovandosi interamente in ogni singolo metafora, con le quali l’autore verseggia la stessa melanconia. Ti avevo persa / prima dell’arrivo della tramontana, evidenzia i sentimenti in subbuglio, di un amore forse non corrisposto, quanto una scelta dolorosa e sbagliata con l’altro uomo “narratore di favole.” Ciò mette in chiaro il carattere mendace dell’altro che con inganno la portò via non facendola più ritornare. 
Nella poesia “Le porte del mondo” Buçpapaj apre il sipario del mondo in caos, dove “sotto il cielo rotola la preghiera”, metafora assai potente come un pugno di ferro per dare fine alla “guerra nascosta dagli uomini.” 
“E la libertà di nuovo fluisce/ come il sangue/ alla grande finestra del mondo” postula ed evoca la grande speranza che forse ancora esiste e non è andata persa. Buçpapaj porta ai lettori, un altro aspetto terrificante e importante nella storia, condivisa dolorosamente e convissuta dai nostri fratelli kosovari: La guerra di Koshare. Arrivando a Tropojë, per quanto inermi, i Martiri di Gjakova rivolgevano il loro sguardo verso la Patria, rinascendo ogni tal volta morivano. Con ciò, l’autore vorrebbe cancellare quel periodo scuro, assai sanguinoso, riportando “vivo” nella memoria chi regalò i suoi miglior anni per tenere sempre alta la bandiera di un paese senza usurpatori di cui barbaramente calpestarono i sogni, i diritti e la dignità di un popolo intero. 


LA FINE DI TPLAN 


Fu
Campo con ferri di cavallo 
Metalli, ai giardini selvaggi
A fine di Tplan
Il ritmo delle fanciulle ballava il tamburellino
Impazienti dalla 
Chiamata   
Degli alberi che portavano sotto le onde 
La pioggia 
Nel tempo asciutto d’estate 
Sulla strada avvolta dai desideri 
Andava il vento del destino 
Sopra d’agosto 
Per accompagnare le spose luminose
Sulla strada del campo solitario 
Senza le ragazze rimaneva il campo 
E, tutto il mondo
Calava la notte in campagna 
Dei sogni spenti
I cavalli bianchi  
Come in luto, sull’albero di salice. 
Fermi
Sulle tombe dei nonni
Nitrivano
Fino alla vista della sera
Dove si nascondeva
L’ultimo mazzetto d’erba 
Senza il suo aspetto 
All’aria densa dei fogli
Si perdevano i giardini. 

(Tplani, paese natale del poeta)

CESTI SELVATICI  


La stima della perdita era

La tua caduta senza angoli 

In quel ruotare degli alberi 

Delle foglie  

Dove i bambini scuotevano le favole 

Dagli occhi d’erba. 

I bambini che dormivano 

Sulla corteccia 

Della quercia

Dalla mezzanotte divorati

Io ti avevo persa

Prima dell’arrivo della tramontana 

Quando profondamente ti rannicchiavi 

nelle parole scure

Del narratore delle favole

Che via con sé a cena ti portò 

E non ti fecce più tornare

Su quel disteso giallastro 

Dove le lingue del vento sradicavano 

Come corde di cesti 

Selvaggi  

I TRENI DEL SUD  


Andiamo treni

abbandonati 

A nessuno scrolleremo le ossa

Dominati

Dal sonno mostruoso  

Del sud

Andiamo via lontano

In questa fredda passarella

Della faccia rumorosa

Della città.

O non si muove il tuo schermo

Pesante 

Della trasparenza dei campi

Di là altrui

Colui che cantava per il suono 

tuo nero 

Disegna il cammino sul vetro spaccato 

Del respiro dell’uomo 

E si perde in solitudine 

Portatemi con voi

O treni abbandonati.

Riconciliamo i morti 

Che sotto la pioggia piangono. 

IO SARÒ LÌ   


Senza nessuna voglia ti rialzo

Dominio giallo del cielo

Nell’alfabeto dei bambini di giocattoli

Che nell’aria oscillano

Le dita sottili

Degli alberi

Io ci sarò là 

Sulla scura pianura 

Dei Morti 

Dalla vita di troppo. 

LE PORTE DEL MONDO 

Respira pesantemente 

La Porta  del mondo 

Della quercia aperta sopra il vento
Dei cimiteri in campagna 
Del fiume 
Erano i mucchi  
Di carta accesa.
Del cielo dei caduti
Della libertà dell’annuncio selvaggio  
Degli spiriti  
Inspiegabili della vita in parola
E sotto il cielo rotolava
La preghiera 
Come nei sogni. 
Si cucinava 
La guerra nascosta dell’uomo
Della nebbia
Una montagna non ci separa, ma 
Né ci unisce 
Nel dolore udito  
E la libertà di nuovo fluisce 
Come il sangue 
Alla finestra aperta del mondo. 

NOTIZIE DALLA GUERRA DI KOSHARE 


Venivano a Tropoja

I soldati uccisi a Koshare  

Nella Terra di pace

Dai capelli luminosi

Il deserto disteso

Negli occhi non spenti 

Con il volto dalla Patria

Rinascevano

I soldati uccisi sul fronte del Sud 

Alla vista della Patria

A Koshare, del Kosovo

I soldati dell’UCK

Tutti caduti secondo la fila 

In trincea di terra scoperta

Nei dintorni della città di Gjakova 

Fino

Alle colline delle tombe alzate

Sotto la luna di ferite spente. 

Qualcuno sarebbe venuto

e avrebbe alzato la bandiera 

Sfortunatamente  al destino dell’uomo 

Fino alla sera 

Quando il turno si ripeteva. 

(Tropojë, aprile 1999)


Angela Kosta è nata in Albania nel 1973 e vive in Italia dal 1995. Lei è  traduttrice, saggista, critica letteraria e promotrice. Ha pubblicato 11 libri: romanzi, poesie e fiabe in albanese, italiano e inglese. Le sue pubblicazioni sono apparse su diverse riviste e giornali letterari in: Albania, Kosovo, Italia, USA, Inghilterra, Cina, Russia, Germania, Arabia Saudita, Libano, Algeria, Polonia, Australia, Egitto, Grecia, Tagikistan, Corea del Sud, Ungheria, Spagna e Polonia. Angela Kosta traduce e scrive articoli e interviste per il quotidiano “Calabria Live”, rivista Saturno, il giornale “Le Radici”, rivista internazionale “Orfeu”, rivista Alessandria Today, il giornale  Nacional, la Gazeta Destinacioni, la Rivista Perqasje Italo – Shqiptare, la rivista internazionale Atunis – Belgio,  inoltre collabora con riviste in Libano, USA e Marocco. Angela Kosta è Ambasciatrice di Cultura e Pace in: Bangladesh, Libano, Polonia, Marocco, Canada, Algeria ed Egitto. Angela Kosta è stata tradotta e pubblicata in 24 lingue e paesi stranieri. Solo nel secondo semestre del 2023,   è stata autrice su 78 giornali e riviste nazionali e internazionali con: poesie, articoli, interviste e saggi.


Clicca sull’immagine per leggere tutti gli articoli di Angela






























©L’ArteCheMiPiace – Blog Arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia 




La Rubrica Divagazioni sull’Arte ospita articoli redatti da autorevoli amici e sostenitori del Blog L’ArteCheMiPiace, i quali ci offrono la possibilità di attingere ad emozioni e conoscenze, attraverso la condivisione di pensieri e approfondimenti.




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Il sole ardente di giugno di Frederic Leighton, 1895

 L’ArteCheMiPiace – Uno sguardo sull’opera


Il sole ardente di giugno di Frederic Leighton, 1895






di Giuseppina Irene Groccia |24|Gennaio|2024|




Dipinta da Lord Frederic Leighton verso la fine della sua vita, questa opera rappresenta il culmine della sua abilità artistica. L’artista cattura un ideale estetico nell’iconica figura di una donna voluttuosa che dorme, avvolta dalle carezze del sole mediterraneo. La figura femminile, collocata in un ambiente lussureggiante, è impreziosita da dettagli di piante e fiori che emergono in primo piano. Lo sfondo luminoso e azzurro completa l’opera, trasportando lo spettatore in un suggestivo equilibrio tra classicismo e natura.

Le tonalità brillanti utilizzate da Leighton catturano l’intensità solare, conferendo alla figura femminile un’aura eterea e quasi divina. Quest’opera fonde con abile attenzione la bellezza della cultura classica con il fascino vittoriano per la natura e la luce, creando un’esperienza visiva avvolgente. L’abile utilizzo del colore e della luce ha valso elogi e apprezzamenti particolari per quest’opera raffinata.





Leighton, seguace di una tradizione figurativa che affonda le radici nel Rinascimento e nell’antichità classica, si distingue anche come eccezionale interprete della filosofia radicale dell'”arte per l’arte”, permettendo al colore e alla linea di agire come puri agenti di forma astratta.

Nel dipinto, l’artista dirige con grazia i toni arancioni dell’abito trasparente della modella, che fluisce in pieghe accese fino ai confini del quadro. Nonostante la posa contorta, la giovane donna appare totalmente rilassata, testimoniando la destrezza di Leighton nella rappresentazione delle forme del corpo. Nell’arte vittoriana, la figura della donna addormentata è un motivo ricorrente che allude all’inconscio e all’evasione dalla realtà. Qui, il mondo interiore impenetrabile della dormiente funge da difesa contro lo sguardo voyeurista dello spettatore.





Nel paesaggio dipinto, si osserva la linea dell’orizzonte del mare, blu e brillante grazie al riflesso del sole, un cielo limpido e alcune montagne in lontananza. La scena potrebbe svolgersi al mattino o nel primo pomeriggio, quando il sole è forte e la ragazza, in preda al caldo, potrebbe concedersi un riposo all’ombra di una terrazza.

All’interno di questa opera suggestiva, una scoperta sottile aggiunge un livello inquietante alla composizione. Nascosta nell’angolo, quasi trascurata, si staglia un’oleandro in fiore, il cui aspetto incantevole cela un segreto sinistro, in quanto i suoi fiori sono intrisi di veleno.







Questo dettaglio introduce un’atmosfera misteriosa, sottolineando il contrasto tra la bellezza apparente e il pericolo sottostante. Mentre la giovane donna giace in un sonno apparentemente placido sull’armoniosa panchina di marmo, l’oleandro intreccia il suo mistero tossico nell’idillio della scena. La sua presenza suscita dubbi sulla tranquillità della ragazza, mettendo in discussione la purezza della sua quiete.

In questo dipinto, Leighton sembra giocare con il dualismo tra l’aspetto attraente della natura e la sua realtà più oscura. L’oleandro, con i suoi fiori velenosi, funge da catalizzatore di suspense, costringendo gli osservatori a interrogarsi sulla narrazione implicita dietro ad una scena idilliaca.

La grazia di “Sole ardente di giugno” potrebbe risiedere proprio nel regalare al pubblico la libertà di interpretare, nel lasciarci immersi nel mistero senza svelare completamente le sue sfumature. La suggestione di significati multipli conferisce all’opera una profondità misteriosa, trasformandola in una sorta di enigma visivo che continua a stimolare la riflessione anche dopo aver distolto lo sguardo. In questo modo, Leighton regala al suo pubblico un dipinto dalla sfida intellettuale avvincente e da una  bellezza artistica intrigante. 




Nato a Scarborough, nello Yorkshire, nel 1830, Frederic Leighton fu uno degli artisti più rinomati dell’era vittoriana, sia come pittore che come scultore. Ha ricoperto un ruolo centrale nel mondo dell’arte, fungendo a lungo da presidente della Royal Academy. Il suo percorso artistico, un mix tra classicismo accademico e avanguardia, lo distinse. Destinatario di numerose onorificenze, fu l’unico artista britannico ad essere elevato al titolo nobiliare di Lord Leighton, Barone Stretton, nell’anno della sua morte. Tuttavia, la sua impressionante produzione fu in gran parte dimenticata nel corso del 20° secolo, poiché la sua tecnica virtuosa e il tema intellettuale delle opere risultarono obsoleti per la generazione educata all’impressionismo.
















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Emozioni in Scena al Palateatro “G. Carrisi” di Mirto Crosia: “Filumena Marturano” sotto la Regia di Miriam Crivaro

 L’ArteCheMiPiace – Segnalazione Eventi 














Emozioni in Scena al Palateatro 

“G. Carrisi” di Mirto Crosia:

“Filumena Marturano” sotto la Regia di Miriam Crivaro” 





La compagnia teatrale Arte e Spettacolo di Cariati, intitolata a Nella Ciccopiedi, in collaborazione con il Circolo Culturale Zanotti Bianco di Mirto Crosia (CS) presenterà la commedia in tre atti di Edoardo De Filippo, “Filumena Marturano,” il prossimo giovedì 25 gennaio alle ore 20:30 presso il Palateatro di Mirto. La regia sarà curata dalla bravissima Miriam Crivaro.

Il palcoscenico si animerà con un cast eclettico, composto da artisti dotati di caratterizzazioni uniche, promettendo uno spettacolo coinvolgente per questa prestigiosa rassegna teatrale. La partecipazione di illustri professionisti contribuirà a rendere memorabile questa rappresentazione di un classico di De Filippo.


“Filumena Marturano” si erge come la commedia italiana del dopoguerra più rinomata e internazionalmente rappresentata, occupando un ruolo centrale nella vasta produzione di Eduardo De Filippo. Inserita tra i primi lavori della “Cantata dei giorni dispari,” questa opera si distingue per affrontare le complesse e problematiche sfide che caratterizzano la Napoli postbellica. Attraverso il dramma di Filumena, che astutamente nasconde l’identità del padre tra i suoi tre figli, De Filippo crea un’opera carica di simbolismo, offrendo un’alegoria della società italiana lacerata e moralmente impoverita. La trama si trasforma in un riflesso dei drammi, delle ansie e delle speranze di un Paese e di un popolo segnati profondamente dalla guerra, mentre il drammaturgo intende proiettarne la dignità e la volontà di riscatto.







Prevendita biglietti: gigroart23@gmail.com



































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Prima BIENNALE D’ARTE di VIGEVANO 2024, presso il Castello Sforzesco

L’ArteCheMiPiace – Segnalazione Eventi 













Prima BIENNALE D’ARTE di VIGEVANO 2024, presso il Castello Sforzesco  







di Giuseppina Irene Groccia  |15|Gennaio|2024|



Nel cuore dell’Italia settentrionale, la città di Vigevano si sta preparando per un evento senza precedenti, pronto a coniugare antichità e avanguardia, tramandando tradizioni e abbracciando l’innovazione, con l’obiettivo di affermarsi come un polo culturale di portata globale. La prossima Biennale d’Arte di Vigevano, in programma  dall’8 aprile al 31 maggio del 2024, sponsorizzata con fierezza da AF-MetaStrategy, avrà luogo tra le mura imponenti del Castello Sforzesco, promettendo di trasformarsi in una straordinaria celebrazione dell’Arte Contemporanea, della Cultura e dell’Innovazione.



Vigevano, terra di storie avvincenti e testimonianze del passato, si erige come un epicentro dove l’innovazione si fonde con l’antichità. Dai suoi monumenti storici come il Palazzo Ducale, capolavoro rinascimentale, alla suggestiva Chiesa di San Francesco di stampo romanico, fino alla maestosa Cattedrale di Sant’Ambrogio, la città si trasforma in un caleidoscopio all’aperto, narrando le vicende culturali che hanno ispirato figure come il Bramante e Leonardo da Vinci.




La Biennale d’Arte di Vigevano non si limita a offrire uno sguardo su opere d’arte contemporanea di fama internazionale; essa costituisce altresì un’occasione unica per imparare, condividere esperienze e favorire la crescita. Gli obiettivi di questo straordinario evento abbracciano una vasta gamma di dimensioni, tra cui la promozione della cultura, lo stimolo dello sviluppo economico e la promozione dell’istruzione.


L’evento si distingue per un approccio aperto e inclusivo, manifestando questa filosofia sin dalla seconda fase della sua organizzazione. Attraverso una chiamata aperta, verranno selezionati artisti aggiuntivi, oltre a quelli già impegnati per l’esposizione. Allo stesso modo, sono benvenuti partner provenienti da svariati settori e chiunque desideri sfruttare l’incantevole scenario del Castello Sforzesco di Vigevano per comunicare il proprio messaggio.


Per ottenere maggiori dettagli sull’interazione con la Biennale d’Arte di Vigevano 2024, è sufficiente inviare una mail alla produzione all’indirizzo biennalevigevano2024@af-metastrategy.it.


Questo progetto ambizioso sta appena prendendo forma e sarà rivelato gradualmente. Per restare informati sul suo sviluppo, seguite il canale Instagram @biennale_vigevano.


























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Perfect days – Wim Wenders 2023

 L’ArteCheMiPiace – Cinema

Perfect days – Wim Wenders 2023




di Pier Paolo Tralli  |13|Gennaio|2024|


Hyraiama è un uomo di mezza età, ogni giorno segue un rituale consolidato negli anni, che scandisce il suo vivere quotidiano e pare donargli equilibrio tra il lavoro ed i piccoli svaghi che la giornata gli offre.
Wenders torna a girare a Tokyo dopo quasi 40 anni (“Tokyo ga” 1985 omaggio al maestro Ozu) restituendoci l’ immagine di una metropoli per nulla fagocitante, anzi, il quartiere dove risiede il protagonista pare mantenere un suo fascino intimistico, nonostante il traffico invada le sopraelevate a più corsie.

Hyraiama svolge il suo lavoro di pulizia dei bagni pubblici con grande dedizione e precisione: si può trarre piacere dal compiere bene anche il più umile dei mestieri. Lo sguardo di Wenders accarezza nostalgico le passioni del protagonista, (che sono anche le sue): la cura meticolosa delle piantine di acero, la fotografia, un buon libro prima di dormire e soprattutto la musica, le mitiche audiocassette che ascolta nel vecchio furgone mentre si reca al lavoro, che contengono magici brani anni 70/80 di Lou Reed, Patti Smith, Animals ed altri.
Niente PC,  cellulare usato solo con scopo telefonico e la bicicletta che rimanda ulteriormente ad una vita semplice, introspettiva, silenziosa, in effetti il protagonista è quasi muto pur comunicando benissimo in altri modi.

Durante la giornata Hyraiama incontra strani personaggi che sembrano usciti da un libro di Murakami e nei loro confronti mantiene una gentilezza inscalfibile, sebbene si intuisca che grandi dolori abbiano attraversato la sua vita. 
Delicate e bellissime le immagini dei sogni del protagonista rigorosamente in bianco e nero, frammenti del passato intrecciati ai rami degli alberi, sua grande passione fotografica.

Film riuscito questo Perfect days, più profondo di quanto sembri. 


Hyraiama è un uomo felice? La risposta è nel suo primo piano di 5 minuti nella scena finale, dove la bravura di Kosji Yakusho riesce a rendere bene il senso del film: la sua espressione passa da felice a pensierosa a triste e tormentata in rapida successione.
Questa è la vita, esiste il giorno perfetto? No, esistono solo tanti frammenti che si intersecano e rendono la vita degna di essere vissuta, ogni giorno è perfetto ed imperfetto allo stesso tempo, godere delle piccole grandi cose aiuta e l’ arte è sempre salvifica.



























Esplorando l'Essenza  - La Fotografia di Pier Paolo Tralli

Pier Paolo Tralli 


Imprenditore nel campo del commercio, appassionato di cinema e fotografia. Sue opere sono state selezionate in vari siti web e gruppi fotografici. Ha partecipato a diverse mostre collettive e pubblicazioni di volumi cartacei. Ha all’ attivo un libro fotopoetico in collaborazione con lo scrittore Claudio Strano. Pensa che l’ arte nelle sue varie forme sia un regalo che rende più leggera l’ esistenza.




























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Esplorando l’Essenza – La Fotografia di Pier Paolo Tralli

 L’ArteCheMiPiace – Interviste



Esplorando l'Essenza  - La Fotografia di Pier Paolo Tralli


Esplorando l’Essenza

La Fotografia di Pier Paolo Tralli








di Giuseppina Irene Groccia |12|Gennaio|2024|


In certe occasioni, ci interroghiamo sulla misura in cui un artista debba fungere da interprete del suo tempo, riflettendo sulla convinzione che i modelli del passato – a tal riguardo – non impongano alcun limite.

Nella nostra contemporaneità, Pier Paolo Tralli emerge grazie alla sua straordinaria capacità di immortalare l’essenza di un paesaggio sospeso tra realtà e immaginazione. La sua predilezione per la natura si manifesta in ogni scatto come un racconto unico, intriso di forza e passione, catturando un panorama affascinante composto da una sequenza mirabile di piani che si estendono fino all’orizzonte.


La sua ricerca e sperimentazione testimoniano un impegno profondo nel perseguire nuove prospettive visive, delineando così la figura di un fotografo peculiare, dotato di una forte sensibilità. Egli si rivela come un sapiente interprete di un mondo visionario che danza con eleganza sul confine sottile che separa il concreto dall’illusorio.

Guidato da un approccio più mentale che amatoriale, Pier Paolo Tralli si inserisce in modo coeso nella corrente della Fotografia Transfigurativa. Questa scelta artistica non è solo uno stile, ma esprime una forte volontà di sondare l’immagine fotografica con sensibilità e profondità onirica. Il suo percorso visivo diventa una sorta di analisi metafisica, dove l’atto fotografico assume le sembianze di un rituale, trasformando il quotidiano in qualcosa di straordinario, senza alcun intervento esterno, ma solo attraverso una sottile elaborazione mentale e percettiva, mediante lo sguardo attento e contemplativo dell’artista o del fruitore.


Le sue composizioni, raffinate e giocate con i chiaroscuri, testimoniano un’intelligenza e una abilità fotografica che arricchiscono notevolmente l’esperienza visiva.

La sua prospettiva si presenta talvolta in modo schietto, altre volte si avvolge in velature oniriche, offrendoci un viaggio suggestivo guidato da una linea artistica morbida ma incisiva, che ci conduce con decisione verso l’introspezione.


Questa sua capacità di generare emozioni e sensazioni che ogni spettatore può interpretare in maniera distinta e personale trova terreno fertile nei suoi scatti dai tratti minimali e dal bianco e nero estremo. Tralli, senza timore, riduce l’inquadratura e gli elementi di una scena alla loro essenza, ottenendo risultati pieni di semplicità e grazia. Il suo lavoro dona una pace necessaria alla complessità della mente avvicinandosi, in tal modo, ai principi della filosofia zen attraverso la fotografia artistica. L’aspetto minimal, parte integrante del suo concetto artistico, si riflette in uno stile pulito, semplice ed essenziale, dove la mancanza di elementi di distrazione è fondamentale per evidenziare il potere evocativo delle sue accurate composizioni.


Attraverso le sue immagini, il fotografo restituisce senza filtri la realtà circostante, diffondendola in frammenti sinceri e immediati. Sembrerebbe una ricerca incessante di sé stesso attraverso il mondo che lo circonda, una sorta di analisi visiva che riflette tutta la sua sensibilità. A volte, sembra anche fungere come una forma di cura, considerando la forza terapeutica che può derivare dall’atto fotografico quando praticato con profonda dedizione.


Il suo è un approccio alla fotografia permeato da una vena artistica interiore, una sorta di impulso poetico che trova forma espressiva attraverso l’obiettivo della sua fotocamera. Tutto, pertanto, diventa incantesimo percettivo, espressione olistica in cui occhio e mente, percezione ed intuizione non sono separati, ma congiunti nella potenza evocativa e alchemica di pensiero e cuore.


La sua pratica fotografica non ha bisogno di una narrazione, in quanto rappresenta un’esperienza interiore capace di comunicare esclusivamente attraverso i “silenzi” immortalati. Ogni singolo fotogramma diventa un “luogo” in cui risiedono vibrazioni sensoriali, risultato di una costante indagine spirituale.

La sua fotografia è caratterizzata dall’abilità di cogliere non solo l’immagine, ma anche l’essenza silenziosa e profonda che risiede in essa. L’immagine si trasforma in un percorso emotivo che dimostra, attraverso il  costante impegno dell’artista, come ogni scatto sia capace, autonomamente, di trasmettere esperienze dirette, evitando la necessità di essere raccontate.






Esplorando l'Essenza  - La Fotografia di Pier Paolo Tralli
Proviamo a conoscerlo meglio, approfondendo i suoi argomenti, le sue tecniche e il suo pensiero.




Ciao Pier Paolo, innanzitutto potresti spiegare come hai iniziato a interessarti all’arte fotografica? Qual è il tuo ricordo del primo istante con una macchina fotografica tra le mani?


Papà era un appassionato di fotografia, aveva diverse fotocamere tra cui una Zeiss Ikon che mi ha sempre affascinato. Ricordo che avevo 16 anni e un gufo in pieno giorno si posò sui rami del salice piangente della casa al mare e rimase lì a guardarmi. Fu una grande emozione, presi la fotocamera, salii sulla scala per fotografarlo da vicino, ma il risultato fu pessimo, in quanto il gufo, con i suoi occhioni gialli, occupava una parte minima del formato. Da lì l’inizio di una passione parallela. fotografia-natura, che non mi avrebbe più abbandonato. Mi iscrissi alla Lipu (lega italiana protezione uccelli)  comprai una Pentax con 300 mm, ovviamente analogica e cominciai a praticare quella che era definita caccia fotografica, spesso con appostamenti nei capanni immersi nella natura.

Esplorando l'Essenza  - La Fotografia di Pier Paolo Tralli

Come hai acquisito la tua competenza tecnica? Hai iniziato la tua formazione nel campo analogico?


Per quanto riguarda la competenza tecnica ho studiato autonomamente su libri e riviste di settore e spesso nella sede di Ferrara della LIPU si organizzavano serate con proiezioni di diapositive dei più bravi fotografi naturalistici dell’ epoca. Ovviamente in quel periodo si fotografava in analogico con la pellicola e ogni scatto andava pensato attentamente, molto più di ciò che in generale accade oggi con il digitale.


Esplorando l'Essenza  - La Fotografia di Pier Paolo Tralli



Quali motivazioni ti hanno spinto a intraprendere questa passione?


Senza dubbio una vena artistica interiore che voleva uscire in qualche modo, una insofferenza poetica che necessitava di una via d’uscita, una malinconia di fondo che mi ha sempre accompagnato ed ha incrementato una certa sensibilità.


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Quale artista del passato ha influenzato maggiormente il tuo lavoro?


Gli artisti che mi hanno influenzato fin dall’inizio, più che fotografi, sono registi cinematografici: primo fra tutti il mio concittadino Michelangelo Antonioni, poi il nuovo cinema tedesco di fine anni 70: Fassbinder, Herzog e il primo Wenders. Registi che associavano immagine e poesia e che riuscivano ad esprimere un linguaggio cinematograficamente nuovo.

Poesia, cinema e fotografia hanno sempre nutrito la parte più profonda di me nonostante gli studi mi abbiano condotto dapprima all’istituto tecnico e in seguito a giurisprudenza. In seguito mi hanno colpito ed influenzato  Cartier Bresson, Mario Giacomelli, Robert Capa, Michael Kenna e più recentemente  Francesca Woodmann


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Qual è stato il processo attraverso cui hai scelto il genere fotografico che attualmente pratichi?


Partendo in gioventù da una fotografia naturalistica a colori, il passaggio più o meno recente (15 anni  fa circa) ad un tipo di fotografia più intimista, protesa a raccontare per immagini uno stato d’animo mio o altrui e renderlo poeticamente in un solo scatto immediato, irripetibile, è stato spontaneo e naturale e questo ha coinvolto anche l’ uso del bw.


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Qual è la motivazione dietro la tua predilezione per l’uso del bianco e nero nel tuo percorso fotografico?


Immaginare ad esempio un film come “il cielo sopra Berlino” a colori sarebbe quasi blasfemo: il bianco e nero conferisce una grande forza all’immagine e ne aumenta la potenza, utilizzando la profondità dei neri, la lucentezza ed il candore dei bianchi, insieme con tutta la scala infinita dei grigi.


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Le tue opere fotografiche hanno l’abilità di stimolare l’immaginazione e la ricerca profonda di pensiero, invitando il fruitore ad esplorare mondi interiori. Qual è il significato intimo che conferisci alle tue creazioni?


Adoro fotografare in quel territorio situato tra la realtà e l’oltre, lo sento profondamente mio, ciò deriva da una sensibilità di fondo cresciuta nel tempo ed evolutasi tramite una ricerca continua in una sorta di spiritualità non prettamente religiosa, ma molto profonda. Per questo esporre le mie fotografie equivale spesso a denudarmi della mia timidezza e mostrare parti molto intime di me.


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Come riesci ad inserire la tua personalità e la tua essenza nelle tue fotografie?


Penso che venga spontaneo inserire la propria essenza quando si fotografa, il soggetto è uno specchio dove riflettere gioie, dolori, amori, tutto il ribollire del proprio animo e come dicevo in precedenza mettersi a nudo. Ci sono giorni che ci si sente vuoti e si mette da parte la fotocamera per quando arriverà l’ ispirazione ed è giusto così…. sperando che arrivi.


Qual è il tuo approccio riguardo a questa tua volontà di “andare oltre”, e come nasce in te questa inclinazione?


Nasce dalla convinzione che esista un universo parallelo a quello che viviamo quotidianamente, raggiungibile durante l’attività onirica oppure tramite una profonda ricerca spirituale e creativa. Questa mia convinzione si è rafforzata dopo un lutto pesantissimo che mi ha colpito 6 anni fa. Per quasi un anno smisi di fotografare, in realtà smisi quasi di vivere. La fotografia mi ha letteralmente salvato, stimolandomi ancora a cercare dentro e fuori me stesso, a vedere con occhi diversi ciò che sembra banale, ad intercettare amate presenze.


Esplorando l'Essenza  - La Fotografia di Pier Paolo Tralli


Da qualche tempo hai iniziato a seguire con entusiasmo le linee guida di una nuova corrente artistica Fotografica. Qual è stata la motivazione principale dietro la tua scelta di porre al centro delle tue ricerche la Fotografia Transfigurativa, tenendo conto che ad essa è attribuita una connessione con il sogno e una funzione al servizio della memoria e del pensiero?


Circa un anno e mezzo fa sono stato invitato da uno degli amministratori del gruppo, Rosita Percacciuolo in questa nuova corrente artistica che non conoscevo e ove ho trovato affinità nel linguaggio  fotografico, oltre che un alto livello delle opere pubblicate. La transfigurativa intesa come ricerca collegata strettamente al sogno si avvicina in maniera naturale al mio modo di pensare e fotografare.


Esplorando l'Essenza  - La Fotografia di Pier Paolo Tralli

Parlando di stile, come definiresti la tua visione artistica? Ci sono elementi distintivi che caratterizzano il tuo lavoro?


Mi piace lavorare per sottrazione, pochi elementi presenti ma per me significativi. Ci sono temi che ricorrono, come la nebbia e luoghi fotografici che amo particolarmente. La strada è un meraviglioso palcoscenico a cielo aperto. Basta osservare e coglierne  le sfumature, l’ armonia.


Esplorando l'Essenza  - La Fotografia di Pier Paolo Tralli


Quali elementi ritieni fondamentali per catturare l’istante perfetto nella fotografia?


Innanzitutto il tipo di luce e in generale il meteo nel luogo dove si decide di fotografare, nuvole, nebbia, neve, una luce radente sui soggetti. Tutto ciò messo in relazione con la propria predisposizione, il proprio stato d’animo e poi ci vuole anche il fattore fortuna, ovvero il magico allineamento di più elementi, magari un soggetto fotograficamente interessante che attraversa un luogo interessante e passa proprio dove vorremmo e quindi click.


Esplorando l'Essenza  - La Fotografia di Pier Paolo Tralli


In merito alla sperimentazione fotografica durante i viaggi. Quali sono le motivazioni che ti spingono ad esplorare e quale è il primo elemento che cattura la tua attenzione in un luogo nuovo?


La prima cosa che mi colpisce in viaggio è l’ atteggiamento delle persone, il loro modo di vestirsi, le loro abitudini. Tre mesi fa ho visitato il Marocco insieme con mia moglie e due amici in un viaggio fai da te on the road con auto a noleggio e spostamenti continui: proprio le differenze culturali e religiose rispetto alla nostra realtà mi hanno colpito e affascinato  rendendo indimenticabile questo viaggio ed anche alcuni scatti fotografici.


Esplorando l'Essenza  - La Fotografia di Pier Paolo Tralli


Infine, parlando del futuro, hai in mente un progetto a breve termine e uno a lungo termine che desideri realizzare?


Il 2023 è stato per me fotograficamente molto positivo: due mie opere sono state incluse nel prestigiosa raccolta di Fotografia Transfigurativa volume due e una mia opera e’ stata selezionata tra migliaia di proposte ed esposta al Photo Club di Torino. Poi il finale di anno con la selezione graditissima nel Magazine ContempoArte del tuo Blog L’ArteCheMiPiace. 

Nel 2024 mi piacerebbe concretizzare il progetto di una personale nella mia Ferrara,  ci sono già stati contatti con l’ amministrazione comunale per una sede adeguata. Mi piacerebbe anche pubblicare un libro che riassuma gli ultimi anni della mia attività artistica.






















Esplorando l'Essenza  - La Fotografia di Pier Paolo Tralli

Pier Paolo Tralli 


Imprenditore nel campo del commercio, appassionato di cinema e fotografia. Sue opere sono state selezionate in vari siti web e gruppi fotografici. Ha partecipato a diverse mostre collettive e pubblicazioni di volumi cartacei. Ha all’ attivo un libro fotopoetico in collaborazione con lo scrittore Claudio Strano. Pensa che l’ arte nelle sue varie forme sia un regalo che rende più leggera l’ esistenza.

























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Il Blog L’ArteCheMiPiace da l’opportunità ad artisti emergenti ed affermati di usufruire di una vetrina in cui proporre il proprio talento, operando per la promozione e la valorizzazione degli stessi.


Ogni progetto promozionale diffuso sulle pagine di L’ArteCheMiPiace, compreso l’intervista, è soggetto a selezione e comprende approfondimento dei materiali forniti con consulenza, ricerca, redazione e diffusione.



Invia la tua candidatura alla seguente email: gigroart23@gmail.com


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Pomeriggio Letterario con Tommaso Greco e il suo nuovo libro “Curare il mondo con Simone Weil”

  L’ArteCheMiPiace – Segnalazione Eventi 


Pomeriggio Letterario con Tommaso Greco e il suo nuovo libro
Curare il mondo con Simone Weil


Il Comune di Crosia è lieto di ospitare un Pomeriggio Letterario dedicato al nuovo libro di Tommaso Greco, intitolato “Curare il mondo con Simone Weil“. 


L’evento, patrocinato dal Comune di Crosia, si terrà venerdì 19 gennaio alle 17:30 presso la nuovissima Biblioteca Comunale in Piazza del Popolo, nel suggestivo Centro Storico di Crosia.


L’evento di apertura vedrà i saluti di Paola Nigro, Assessore alla Cultura, e Antonio Iapichino, Sociologo e Presidente del Circolo Culturale di Mirto Crosia.

Il Professore Giuseppe De Rosis, protagonista del dialogo con l’autore durante l’evento, offrirà un’ampia serie di riflessioni approfondite, riguardanti i temi affrontati nel volume.


Il pomeriggio letterario sarà inoltre impreziosito dalla lettura di brani accuratamente selezionati dal testo presentato, fornendo un’opportunità supplementare per approfondire la ricchezza concettuale del libro.


In un contesto di intenso pensiero sui diritti umani, sarà citato l’eccezionale riconoscimento attribuito dall’Università di Palermo il 5 dicembre. 

In quell’occasione, Luciana Castellina, insignita del dottorato honoris causa in Diritti Umani, ha sottolineato l’importanza delle parole di Tommaso Greco nel suo ultimo libro dichiarando:  ”chiederei a tutti coloro che si battono per i diritti umani e dell’umanità di tener presente quanto ha scritto Tommaso Greco nel suo ultimo libro

Nel suo discorso, Castellina ha inoltre richiamato il messaggio di Greco:  “La giustizia ha bisogno dello sguardo, e lo sguardo può essere esercitato soltanto se si è allenati alla pratica della facoltà di attenzione. Giusto è chi cerca costantemente il volto di colui che ha bisogno“. 


Curare è attenzione Essere giusti vuol dire essenzialmente questo: spogliarsi di ogni potere, rinunciare alla possibilità di esercitare la forza che possediamo. 


Tommaso Greco, in questo lavoro, sottolinea come la giustizia richiede uno sforzo di attenzione verso l’altro e un passo indietro, anche se parlare di giustizia, nei tempi bui che stiamo vivendo, è impresa da giganti. Unica forza in grado di contrastare la legge della potenza e della prepotenza è la carità, o la mitezza, richiamando un autore molto amato fa Greco, ed è la mitezza che può indicarci nuove strade. 

L’autore ci avverte del fatto che questo libro non è da collocare nelle librerie nella sezione Diritto e nemmeno in quella di Filosofia, ma nella sezione dedicata all’ attualità, perché è il mondo in cui viviamo che dobbiamo curare con Simone Weil.


Non perdete l’opportunità di partecipare a questo incontro culturale significativo che abbraccia i temi centrali dei diritti umani e della cura del mondo. 


Vi aspettiamo numerosi il 19 gennaio per condividere questa preziosa esperienza letteraria nella nuova Biblioteca Comunale di Crosia. 









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Controversia Artistica: Come l’IA Ha Alterato e Contestato il Significato di un Dipinto di Keith Haring sulla Crisi dell’AIDS

 L’ArteCheMiPiace – Artisti




Controversia Artistica: Come l’IA Ha Alterato e Contestato il Significato di un Dipinto di Keith Haring sulla Crisi dell’AIDS





di Giuseppina Irene Groccia |10|Gennaio|2024|



Nel 1989, Keith Haring creò “Unfinished Painting,” un’opera intrisa della tragedia della crisi dell’AIDS negli anni Ottanta. L’artista, famoso per i graffiti e il suo impegno sociale, concepì intenzionalmente la tela in modo da comunicare un senso di incompletezza, nonostante la sua dichiarata completezza. La parte bianca della tela e le colature di colore discendenti verticalmente fino alla base del riquadro rappresentano la vita improvvisamente troncata di Haring, che, affetto da AIDS, si spense nel 1990.






Il dipinto incompleto di Keith Haring del 1989 ha subito una trasformazione significativa grazie all’intervento dell’intelligenza artificiale. Il 31 dicembre scorso, l’utente @DonnellVillager ha preso l’iniziativa di rimuovere la parte bianca del dipinto e ha chiesto all’IA di riempirla. Successivamente, ha condiviso l’immagine risultante su X con la didascalia: “La storia dietro questo dipinto è così triste! Ora, sfruttando l’IA, possiamo completare ciò che lui non è stato in grado di finire!” 



L’utilizzo dell’intelligenza artificiale per completare l’opera di un artista deceduto ha scatenato un acceso dibattito sui social. Molti utenti hanno argomentato che ciò non è etico, mentre per altri rappresenta un evidente affronto non solo a Keith Haring, ma anche alle migliaia di vittime della malattia che lo ha portato via.

Nel dicembre scorso, è emerso un database di artisti utilizzati per addestrare Midjourney, un generatore di intelligenza artificiale. Haring figurava tra i nomi presenti in questa lista, che comprendeva anche Salvador Dalí, Cy Twombly, David Hockney, Yayoi Kusama, Modigliani, Picasso e Van Gogh. L’uso di tali figure per alimentare l’intelligenza artificiale ha sollevato ulteriori dubbi sull’etica di questo approccio.













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Venezia:”Le Quinte dell’Anima” residenza d’Artista di David Berkovitz

 



Venezia:”Le Quinte dell’Anima” residenza d’Artista di David Berkovitz






Dal 13 al 25 Gennaio, promosso dalla Fondazione Dona’ dalle Rose in collaborazione con l’Art Curator Alessio Musella



Venezia, Gennaio 2024 – La Fondazione Donà dalle Rose dà il via alla stagione culturale di Venezia salutando il nuovo anno con la Residenza d’Artista di David BerkovitzLe quinte dell’Anima”, che sarà ospitata dal 13 al 25 Gennaio 2024 nelle sale dello storico androne di Palazzo Dona’ dalle Rose.



Ambizioso progetto artistico di matrice internazionale, realizzato in collaborazione con l’art curator Alessio Musella, “Le quinte dell’Anima” è una particolarissima Residenza d’Artista ideata da Chiara Modìca Donà dalle Rose con l’intento di focalizzare l’attenzione di critica, collezionisti, amanti dell’arte in particolare e grande pubblico in generale sulla poliedrica figura di David Berkovitz, artista italiano di origini bolognesi la cui poetica rimanda al neo spazialismo

Berkovitz – che ha fatto il suo debutto sulla scena artistica nel 2011 – porta a Venezia il suo estro e il suo spirito al tempo stesso introspettivo, impegnandosi durante il suo soggiorno artistico in Laguna nella creazione di una capsule collection ispirata a Venezia, ai suoi colori e alla sua essenza più autentica. 

La vasta e variegata produzione di questo ingegnoso artista spazia da opere in carta a opere realizzate con tecnica mista sino alle più recenti in oro.




In concomitanza con la Residenza d’Artista, ben tre opere della serie Divaricazioni del Bianco verranno esposte in esclusiva presso la Fondazione Donà dalle Rose e sarà inoltre possibile ammirare dal vivo anche altre opere realizzate nel corso del 2023 da Berkovitz “artista complesso, a volte difficile da comprendere in prima istanza ma sicuramente capace di creare opere fuori dal comune, articolate, coinvolgenti e di grande impatto visivo” afferma Chiara Donà dalle Rose, Presidente dell’omonima Fondazione, che prosegue: “Ho scelto di sostenere la sua Residenza in pieno accordo con i principi della Fondazione Donà dalle Rose che da tantissimi anni è impegnata in prima linea a promuovere giovani talenti, figure eclettiche e personaggi affermati del panorama artistico-culturale italiano e non solo.Sono orgogliosa di poter proporre a una città raffinata come Venezia un artista a sua volta così elegante e delicato, introspettivo e profondo”.




La modalità che caratterizza l’intervento di Berkovitz sulla materia appare come un graffio: tra i suoi segni distintivi troviamo i tagli che rappresentano un modo e un mezzo attraverso cui l’artista imprime sui suoi lavori una sorta di cicatrice per ricordare.

Come sottolinea l’art curator Alessio Musella “La scelta di utilizzare il nome di un serial killer non è casuale. Berkovitz è il lato oscuro di ognuno di noi. La scelta del nome nasce da un momento di profonda e intensa riflessione dell’artista sull’essere ciò che in realtà non si dice e non si lascia trapelate di se stessi poiché l’uomo è abituato costantemente ad indossare una maschera di pirandelliana memoria. In quest’ottica Berkovitz viene ad essere un anti eroe che si ribella al sistema. Nelle sue opere ritroviamo inoltre una precisione maniacale, tagli perfetti che si susseguono creando una sorta di quinta teatrale della vita e celando un mondo ‘altro’ che ognuno può immaginare a proprio modo. “Il suo creare non vuole andare oltre, ma volutamente si ferma dopo i tagli, solo all’apparenza simili ma mai uguali. E’ come se Berkovitz tagliasse l’anima dell’uomo separando in essa da un lato ciò che è puro (il bianco) e dall’altro ciò che è in ombra in ognuno di noi (il nero) dando cosi voce anche all’effimero che rischia di trasformare l’essere in un mero apparire (l’oro)”, conclude Musella.



VERNISSAGE APERTO AL PUBBLICO


Sabato 13 Gennaio dalle ore 17.00 Palazzo Donà dalle Rose aprirà le porte al vernissage inaugurale della Residenza di Berkovitz, con ingresso gratuito per il pubblico che potrà cosi conoscere di persona questo sublime artista per la prima volta in assoluto in Laguna.










































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La sezione Segnalazione Eventi propone informazioni su manifestazioni dedicate ad arte e cultura. Gli interessati alla pubblicazione degli eventi culturali in questa sezione, potranno inviare relativo comunicato stampa, locandina e altro materiale informativo alla seguente email: gigroart23@gmail.com






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