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Aprile 2021

Senza categoria

RETURN TO THE INNOCENCE di SERGIO ANGELI

 L’ArteCheMiPiace – Artisti

RETURN TO THE INNOCENCE 

di SERGIO ANGELI


di Giuseppina Irene Groccia  |27|Aprile|2021|


Dal 21 Dicembre al 10 Maggio 2021 è in corso il progetto itinerante installativo site specific “Return to the Innocence” di Sergio Angeli, artista contemporaneo da sempre attivo nell’ambito della pittura, installazioni, videoinstallazioni e poesia.

Il concept è curato da Sveva Manfredi Zavaglia, Curatrice indipendente e progettista culturale di eventi e mostre legate all’arte contemporanea.

Durante la pandemia la creatività non si è fermata. In questo caso si è trasferita nella Riserva Naturale dell’Aniene a Roma, dove questa idea originale ha preso forma riuscendo a declinare il senso del fruire l’arte in modi nuovi, sperimentando percorsi inediti e riuscendo così ad ottenere risultati inaspettati.

Return to the Innocence è un progetto che apre nuove riflessioni sulle modalità di interazione tra l’uomo e la natura nella condivisione di uno spazio naturalistico adibito ad area espositiva.

Sergio Angeli sceglie questa riserva naturale per realizzare un percorso espositivo itinerante, rendendo il rapporto tra arte e spazio davvero indissolubile, sottolineando, con questa installazione site specific, le difficoltà che tutto il mondo artistico sta attraversando in questo difficile periodo. 

In questo contesto ambientale nascono esperienze artistiche che vertono sul rapporto arte-paesaggio e che coinvolgono lo spazio naturale.

L’artista riesce infatti a creare un interazione interessante attraverso gli elementi  naturalistici del sito, egli gioca con la luce naturale, guida il flusso dei visitatori attraverso l’aiuto dei social, Instagram e Facebook, gestendo così le modalità di fruizione.

Il successo di questo progetto è sicuramente da attribuire al tipo di esperienza artistica che vive lo spettatore, il quale riesce a cogliere l’estro creativo dell’artista, responsabile di una trasformazione evocativa del contesto ambientale su cui interviene.



di Sveva Manfredi Zavaglia


Sergio Angeli, l’artista che regala emozioni

 

Provate a passeggiare in un bosco e meravigliatevi della
natura che ci circonda ammirandola. Provate a guardare negli occhi un cane, un
gatto, un cerbiatto, a guardare una tartaruga che cammina piano piano, o a
guardare degli uccelli che giocano con e contro vento divertendosi, sono felici
malgrado questo tempo, si fanno domande e hanno cose da scordare anche loro. Le
meduse, invece, esistono da 650 milioni di anni senza cervello, una speranza ed
un insegnamento per tutti noi…

 

Provate a dire che tutto ciò non ha un’anima.  Circondati dalla natura e dagli animali pure
noi rinasciamo a modo nostrio. Probabilmente lo facciamo. Rinasciamo immersi
nella natura e con essa, in una esperienza unica installativa creata da Sergio
Angeli nel parco naturale dell’Aniene a Roma, un modo semplice per ritornare
alle nostre origini.

 

Sergio Angeli è un artista che punta alla serenità
dell’essere, la vita semplice dell’atto creativo senza complessi e
frustrazioni, nella purezza dei suoi gesti. Dal suo lavoro ne deriva una
tecnica tutta personale che richiama alla traccia, o alla trama di un tessuto,
come quelli dove spesso dipinge. I colori accostati fra di loro sembrano
casuali ma in realtà studiati e lavorati al 
momento in cui vengono applicati sulla tela, come virgole, cerchi a
tratti liberi, ma precisi. Non è tanto fondamentale la forma usata nei gesti di
colore ma lo è la divisione e la scelta dei colori e della materia. Sarà il
colore ad esprimere gioia, serenità o dolore e il nostro occhio a percepirlo.
La luce si irradia partendo dalla parte centrale dell’opera, cattura
l’osservatore e lo guida sugli elementi astratti presi dalla natura, pian piano
ci porta ad immaginare e ci regala emozioni.

 

Da sempre unito e in dialogo con la natura, le opere di
Sergio Angeli ci parlano di gesti presi e ricreati dalla natura, e come un
ritornare ad essa, oggi presenti nella Riserva. 
Sceglie di dipingere con il colore, a volte accostato al proprio
complementare o monocolore per ottenere un maggiore effetto luminoso. Il nostro
occhio percepisce cosi l’opera che realizza nel suo insieme di colori e
materia, come in un mondo fatato pieno di piccoli personaggi, immortalati a
suon di libere espressioni con tanta vivacità. 

 

Ecco che ogni immagine varia al nostro sguardo in base alle
condizioni atmosferiche e di luce e ombre. Opere realizzate su carta da
spolvero, concepiti con stencil formati da rami secchi, foglie e  terra raccolta nel parco. Lavori realizzati e
poi installati sospesi tra i rami e le sterpaglie della Riserva naturale
dell’Aniene, luogo dove Sergio Angeli ama rifugiarsi e passeggiare da anni, una
sorta di manifesto del nuovo modo di creare un’opera: un racconto di una bella
domenica pomeriggio nella riserva dell’Aniene con la sua storia, i suoi animali
e l’arte che dialoga con essi. Tutto ciò che vediamo è meticolosamente
calcolato, non solo i rapporti dei colori abbinati, ma anche la disposizione
delle figure, della luce e delle ombre. L’artista si è recato spesso nella
riserva per compiere i suoi studi, osservare la luce e i colori ed analizzare
ogni visione. Non c’è nulla di improvviso ma tutto è emozionante.

 

Una mappa artistica-naturalistica con cui l’artista ci
consegnerà il suo lavoro  che possiamo
scoprire pian piano grazie ad essa e che ci farà riscoprire quell’ambiente
perso attraverso le sue opere. Come una caccia al tesoro, la mappa guiderà così
il pubblico che pian piano potrà scoprire e cogliere quei frutti del lavoro di
anni.

 

Attraverso i suoi intensi studi e ricerche, in questa
occasione, Sergio Angeli ci lascia aperta una nuova strada da percorrere.
Rinascere, magari, ritrovando qualcosa del passato e della nostra innocenza,
nella complessità dei sentimenti e dei ragionamenti.  Il tutto predica la necessità della
consapevolezza, la quale si ottiene solo attraverso la cultura.

 

 



L’artista “consegna” il proprio lavoro alla natura, mappando
passo dopo passo i luoghi delle installazioni, invitando il publico a cercare i
lavori nel parco lasciandosi guidare da google maps che l’artista stesso via
via indicherà mediante post sui social. Le persone saranno libere di prendersi
l’opera nel parco oppure lasciarla che si logori e consumi tra la natura. Ogni
azione sarà documentata con foto e video, passo dopo passo l’artista restituirà
l’innocenza del gesto alla natura, una serie di lavori semplici e immediati,
viscerali e senza fronzoli, un ritorno all’innocenza appunto.



L’iinteresse che ha suscitato il concept è stato molto, l’interazione e il coinvolgimento del pubblico che di volta in volta è andato nella riserva naturale dell’Aniene a cercare ed ammirare le opere installate e ‘inserite’ in maniera suggestiva nella natura.


Una sorta di ‘caccia al tesoro’ innescata passo passo dall’artista mediante indizi, mappe e tracce lasciate nel parco.  Il tutto utilizzando i social, Instagram e Facebook su tutti, con foto, video e preview.

Quest’ultima fase infatti vedrà il costante utilizzo di dirette sui Social sopra citati, ogni volta che l’artista installerà nella riserva naturale,  il pubblico potrà assistere sul web a interviste,  curiosità e la messa in opera dei lavori installativi.

Il progetto installativo itinerante concepito da
Sergio Angeli ed iniziato a dicembre a ridosso delle festività natalizie proseguirà fino al 10 Maggio 2021.



Guarda il Video del progetto 

“Return to the Innocence” di Sergio Angeli





Contatti dell’artista

Email angelintro@gmail.com

Sergio Angeli su Facebook

Sergio Angeli su Instagram






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POETI DI STRADA – Raccolta di poesie

 L’ArteCheMiPiace – Libri da leggere

POETI DI STRADA  – Raccolta di Poesie

di Giuseppina Irene Groccia  |27|Aprile|2021|



A circa due mesi dalla prima edizione, Poeti di Strada torna con una nuova e intensa raccolta che, come la precedente, abbraccia l’universo dei sentimenti e delle visioni personali di sedici autori.

Questa seconda esperienza editoriale si arricchisce di ulteriori “penne”, aggiungendo e ampliando forma e sostanza ad un format vincente, già consolidato.

L’evoluzione e l’ottimizzazione è presente in questi componimenti, attraverso stili diversi, chiaramente, ma tutti uniti, dall’intraprendenza e dalla voglia di attualizzare un processo di nascita e rinascita mediante una forza trascinante, unica e travolgente.


È una raccolta di 60 poesie più un racconto fiabesco, con il quale Enzo Iapichino inaugura un nuovo genere letterario definito “Pedagogia della Strada”,  che per mezzo di  una nuova e intensa silloge poetica, fissano vari momenti  di vita, ben prestandosi nel contempo, pur nella loro estrema brevità, a trasmettere emozioni che rivelano una forte e intensa compenetrazione tra l’animo degli autori e il loro mondo esteriore.


È un filo sottile che unisce le anime, i versi diventano “corpi da abbracciare” e in poche pagine ci si sente trasportati in un mondo di bellezza, di levità, di letizia, oppure a tratti anche in aspetti di inquietudine, tristezza e malinconia.

Tutto il percorso congiunto assume la forma di una dolce e profonda poetica, che trova residenza intima nella nostalgia.


Gli autori ci regalano un universo di sentimenti personali, intimi, dalla visione aperta diventando scrigno letterario del lettore più sensibile.


Perché forse è proprio questo il vero compito di chi si adopera a scrivere le intime riflessioni del proprio sentire.




Conosciamo meglio gli autori di questa nuova raccolta


Patrizia Arcidiacone 


Sono Patrizia, anima fragile che si è attrezzata di coraggio.

Nella vita faccio l’avvocato.

Ogni tanto alcuni pensieri mi frullano in testa con l’impellenza di essere messi su carta per divenire quelle che io chiamo “fotografie”.

Vi lascio con una frase di Mahatma Gandhi…

…che sia di ispirazione:

“La vita non è aspettare che passi la tempesta, ma imparare a ballare sotto la pioggia.”






Margherita Belgrado Biondi 


Sono Margherita, la diversamente giovane del gruppo, ma ben lieta di farne parte.

Con i miei amici di penna, e non solo, sto percorrendo questo pezzo di strada dai bordi fioriti, che inevitabilmente, mi richiamano alla memoria la canzone-poesia di De Andrè “Via del Campo”: “…dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”.

Per quanto riguarda me: poetessa io?! Nooo, mai: “non lo sei e non lo puoi”, ma “m’è dolce il naufragar” insieme a voi






Angela Campana

Sono Angela Campana.. I miei pensieri si perdono in questo blu.. E riemergono nella mia vita. Amo il mio lavoro, di cui non mi sono innamorata al primo sguardo. Insegnare ai bambini è un elisir. Scrivere poi è un balsamo per me. I versi celano sempre un universo, che ogni lettura diventa diverso.

 



Maria Curatolo

Felicemente, dopo essermi dedicata nella mia professione alla Riabilitazione Neuropsicomotoria, continuo a dare la mia voce in diverse associazioni socio-culturali della città di Corigliano-Rossano.

Amo sentirmi sempre in cammino e la scrittura, in prosa e in versi, è il mio viaggio interiore.

‘I racconti dell’anima’ (Informazione&Comunicazione, 2019) è la mia prima silloge di racconti e poesie. 





Giovanna Curia

I profumi  evaporano col tempo.

Di essi rimane il ricordo delle percezioni del cuore.

Spero  di poter instillare in te, un’ emozione.



Lina Felicetti

Ho condotto studi umanistici presso l’istituto magistrale S. Pio x di Rossano e già a vent’anni ho iniziato la mia carriera di educatrice nella scuola primaria. Durante i quarant’anni di lavoro sono stata artefice di numerosi progetti didattici nel campo dell’educazione ambientale e della legalità, servendomi a tal fine dell’arte poetica e recitativa. La mia passione per la poesia è stata irrorata dalla lettura di autori classici e moderni. Ho scritto più di cento liriche in lingua italiana e più di venti in vernacolò. Ho pubblicato con la casa editrice “Pagine”nella collana “Navigare”, nella collana “Colori” e nell’agenda del poeta con venti liriche presenti anche nel canale YouTube.




Domenico Godino

Nasce a Corigliano Calabro il 14 giugno del 1980.

Ha collaborato con la casa editrice ‘Pagine srl” di Roma, partecipando a tre collane

“Le tue parole, Emozioni, Note”.

Nel dicembre del 2020 esce la sua prima raccolta “io sono meco” e nello stesso anno entra nell’enciclopedia della “Aletti editore” con la poesia Autismonello, dedicata al figlio.

Nel 2021 rivisita la stessa poesia trasformandola in un testo di una canzone, partecipando al Tour Music Fest (festival europeo, sezione autori, selezione capitanata da Mogol e Francesco Gazzè) arrivato in semifinale che si terrà dopo l’estate.

Quando per scrivere usi il cuore, anziché la penna, le parole battono narrando emozioni.




Giuseppina Irene Groccia 

Mi chiamo Giuseppina Irene Groccia.

L’ispirazione artistica mi accompagna fin da sempre, ed è sempre stata la spinta che ha alimentato la mia attività creativa.

Nel mio percorso, fatto di ricerca e sperimentazioni, ho approfondito molteplici tecniche espressive, tra cui la pittura, l’arte digitale e la fotografia.

Parallelamente a questo, capita a volte di dedicarmi ai miei “pensieri scritti”, non amo definirle poesie, sono pensieri che imprimo su carta, senza pensare troppo alla forma e alla metrica. Sono scritti legati alle emozioni e ai sentimenti, sono messaggi che sanno di storia, nostalgia e memoria. Credo che queste composizioni riescano a sfociare sempre di più in un intimo confronto con me stessa. Alcune sono presenti in pubblicazioni e raccolte editoriali.

Ho curato come Redattrice editoriale, il progetto della rivista d’arte “XartMagazine”.

Sono autrice del Blog “L’ArteCheMiPiace”, dove pubblico periodicamente articoli, interviste e progetti dedicati all’arte e alla cultura.





Vincenzo Iapichino 

Vincenzo Iapichino esercita la professione di avvocato. E’ vissuto nel sociale facendo molte esperienze: e’ stato docente di Diritto, giudice onorario reggente una Pretura, V. Presidente del Consiglio Comunale di Rossano. E’ stato uno dei primi a curare siti in Italiano .Ha fatto molte battaglie politiche e sociali. Da un po’ di tempo si diletta a scrivere poesie. Tutto ciò gli ha permesso di conoscere a fondo quello che è il vivere in mezzo alla gente e quindi conoscere gli anfratti della città con i loro misteri ma soprattutto i loro tesori bistrattati





Ornella Mamone Capria 

Ornella Mamone Capria è docente di chimica agraria. “ Vincerete sempre” della casa editrice Aletti con prefazione di Giovanni Sapia è stata la sua opera prima, classificata al primo posto nel Premio Letterario Nazionale “Un libro amico per linverno”2015. Hanno scritto recensioni sulla sua poetica Angela Costanzo in Capoverso edizioni Orizzonti Meridionali e Pino Veltri sulla rivista Mezzoeuro ; Si è classificata al primo posto in vari premi letterari, è stata vincitrice assoluta per uninstallazione poetica al festival creative dimpresa Km0 a Rende (CS) e al terzo posto alla biennale di arte contemporanea tenutasi a Paola(CS). Ha fatto parte della giuria di alcuni eventi letterari calabresi e in Sicilia .Il prof Daniele Giancane è suo maestro di poesia negli ultimi tempi.






Ida Proto 

Nulla ho potuto 

Ho disegnato un sorriso 

Indossato un costume 

E vivo


Marinella Pucci 


Marinella Pucci è un’artista di ampio respiro: coreografa, ballerina, insegnante di danza, organizzatrice, tango DJ, operatrice Olistica; amante dell’arte in tutte le sue forme e rappresentazioni.

Marinella da sempre studia e si dedica ad ampliare le sue conoscenze nel panorama artistico.

Fin da piccola ha frequentato corsi di danza in vari stili conseguendo diplomi d’insegnate di danza e coreografa.

Partecipa attivamente e in differenti vesti, in spettacoli e rappresentazioni teatrali prima in Italia e poi in Olanda dove attualmente risiede.

Marinella esplora continuamente nuovi modi su come il suo estro creativo si integra e contribuisce al suo sviluppo personale e alla società.

Con la sua selezione di poesie vuole condividere un suo pensiero, frutto di momenti di riflessione intima che potrebbe essere condivisa o meno dal lettore ma pur sempre un’opportunità di mettersi a nudo senza barriere e filtri.

Il suo motto e’: Sogna, Osa, Realizza.




Nora Ornella Pujia 

A 90 anni dalla sua nascita (21 Marzo 1931), dedico questo spazio alla grande e immensa

Alda Merini

 

A te Alda.

forte e fragile donna

salda nelle tue debolezze.

Disseminata e marcita

come humus di umanità feconda.

Calda nelle tue passioni

forti e prorompenti

come il sangue acceso

di un puledro senza briglie.

Spavalda nel tuo metterti a nudo con la crudezza della verità

senza veli e senza ipocrisie. Omaggio a te, valida musa

essenza di Vita che diventa poesia.

 

Grazie per tutte le emozioni che ci hai regalato!

Norella Pujia





Pierluigi Rizzo 


Hai mai guardato negli occhi un randagio?

Hai mai visto la sua dignità nella sofferenza?

Hai mai visto la sua delusione? La rassegnazione?

Il suo evitare l’Uomo?






Marinella Scigliano

Mi chiamo Marinella Scigliano, sono nata a Rossano il 03.03.1965, cittadina alla quale sono profondamente legata per la sua straordinaria storia artistica e culturale. Mi sono avvicinata all’arte poetica dopo aver a lungo meditato su un fatto doloroso che ha segnato per sempre i confini della mia vita. Nel mentre ho avuto la possibilità di conoscere persone magnifiche che mi hanno fatto amare il mondo della poesia. Da allora non ho più smesso di scrivere.






Luigi Visciglia 

Il Gattopardismo sociale, coltivando il seme del clientelismo e del servilismo, offuscando e distruggendo il valore della Democrazia, farà germogliare i fiori spinosi dellingiustizia e della tirannia,riducendo la vita sociale ad un motto oligarchico :

“CAMBIARE TUTTO PER NON CAMBIARE NIENTE “






Clicca sulla copertina per sfogliare il libro online



Grafica di copertina a cura di Giuseppina Irene Groccia 













Qui puoi leggere qualcosa sulla prima edizione di Poeti di strada 


Clicca sulla copertina 







Si ringrazia Antonello Triglia per la collaborazione 


Finito di stampare Aprile 2021 presso Tipografia Gambero – Corigliano Rossano (CS)



Per richiedere copie del libro scrivere a: gigroart23@gmail.com




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LA POETICA INTIMISTA NELLE SCULTURE DI RABARAMA – INTERVISTA

 L’ArteCheMiPiace – Interviste

©Rabarama

LA POETICA INTIMISTA 
NELLE SCULTURE DI RABARAMA

INTERVISTA


di Giuseppina Irene Groccia  |24|Aprile|2021|



Artista di eccezionale talento, Rabarama, all’anagrafe Paola Epifani, è tra le figure artistiche più note, a livello internazionale, per quanto riguarda l’arte contemporanea italiana.


Ho sempre pensato alla sua scultura come essenza viva, autentica e palpitante che non necessita di elogi. 

Le sue opere si muovono nello spazio, in una sinuosità di vuoti e di pieni, rappresentando la trasformazione della materia in spiritualità.


Opere Co-stell-azione, Trans-lettera, Labirintide  – Reggio Calabria


In occasione di una mia visita a Reggio Calabria, ho avuto modo di vedere dal vivo le sue meravigliose opere, si tratta di tre sculture, dalla straordinaria bellezza, posizionate sul tratto del lungomare Falcomatà, chiamato anche il più bel km di Italia.

Trovo sia un dono meraviglioso, quello di assicurare a tutti la possibilità di fruire di queste bellissime  opere d’arte, nel nostro capoluogo.

























Poterle toccare, osservare da vicino è stata per me una indescrivibile emozione. 

Ci si rende subito conto di quanto lo scopo principale di un artista sia quello di esprimere se stesso e trasmettere la sua anima al prossimo.






















Paola ci riesce pienamente, diventando universale e grandiosa nell’interpretare la sua tridimensionalità scultorea. Riesce ad unire la sintassi e l’oggettiva ripetitività  del corpo umano, alla molteplicità di pattern e disegni utilizzati per la decorazione delle superficie.

Questo suo eccezionale transito creativo, sospeso tra scultura e pittura, riesce a regalarci una intenzionalità intrisa di poetica astrazione, che dà ordine e senso alla proiezione emozionale del suo Io.























Appassionata sin da giovanissima alla scultura, che ritiene immediatamente il medium più vicino alla propria sensibilità, si interessa alla sperimentazione di tale declinazione artistica.


Le sue opere disegnano un percorso contrassegnato da vibrazioni umane, attraverso una dinamicità di torsioni che segnano in modo struggente le sensazioni di ogni osservatore, evocando memorie di sentimenti intrecciati, attese, lontananze, abbracci e assenze.




















Opera Tantra 2015 – Bronzo dipinto



Associando il culto del bello e della raffinatezza al suo forte talento, l’artista riesce a liberare la forza e l’intenzione necessaria per imprimere alla materia, le proprie idee e determinazioni.

Le sue creazioni diventano “corpi viventi”, e assumendo una forma spirituale riescono ad andare oltre la loro statuaria apparenza.

























Opera Switch 2013 – Bronzo dipinto


La sua dirompente creatività coniuga l’imprevedibilità del divenire con la perennità della materia. Le sue sono figure decorate con tessere di mosaico, alfabeto, geroglifici, puzzle, nidi d’ape, labirinti e simboli del genoma, questo insieme espressivo genera un dinamismo in grado di rappresentare emozioni con cui è facile e spontaneo entrare in connessione.




La grande abilità creativa di Paola Epifani, alias Rabarama, va di pari passo con la sua gentilezza e la sua disponibilità, dimostrata nel concedermi l’opportunità di un interessante scambio e confronto artistico, attraverso questa intervista.


Grazie Paola!







HO voluto approfondire con lei l’autenticità del suo cammino interiore, del suo percorso artistico E Dei suoi progetti futuri.



 

 

Quanto è stato determinante il contesto della tua famiglia nel portarti a intraprendere il mestiere dell’artista?

 

In realtà, anche se cresciuta in una famiglia di artisti, non sono mai stata sforzata ad intraprendere questa strada, è stata una scelta personale; sicuramente ho potuto anticipare alcuni passi, grazie alla disponibilità dei materiali e delle conoscenze, tuttavia ho sempre avuto libertà di scegliere il mio futuro, che è poi coinciso con la scultura.

 






Foto di Annamaria Bortolozzo – annamariabortolozzo.com




Come e quando ti sei avvicinata alla scultura e perché, tra le diverse forme

artistiche, hai scelto proprio questa?

 

Mi sono avvicinata sin da piccola a questa forma d’espressione, amavo ed amo tuttora plasmare la materia; è stato l’istinto a condurmi alla scultura, sentivo che era la forma di comunicazione più adatta al mio essere. 





Opera Chimera 2020 – Bronzo dipinto



Qual è l’approccio mentale che hai con la materia per arrivare agli aspetti contenutistici e concettuali delle tue sculture?

 

La mia idea è che la materia trasformi i contenuti e le emozioni da intangibili a tridimensionali. Inizio quindi la realizzazione del prototipo approcciandomi alla materia plasmandola fino a quando non raggiunge la forma definitiva, ricca di contenuti e significato. 







































Opera Mantis 2015 – Acrilico su tela




Nelle tue opere troviamo varie interpretazioni del sistema comunicativo. C’è un tuo linguaggio ben preciso nelle forme e nelle pose che assumono le tue figure, come anche nei segni che decidi di incidere su tutta la loro superficie. Spiegaci questo tuo messaggio non verbale…

 

Trovo che i simboli siano un linguaggio perfetto per comunicare messaggi complessi, e che possano raggiungere anche differenti culture (cerco infatti di utilizzare iconografie riconosciute o riconoscibili, rifacendomi ad antiche tradizioni). Il mio obiettivo è diffondere un concetto in maniera universale, ed il modo più semplice per farlo senza utilizzare la parola trovo sia quello di utilizzare mezzi visivi comprensibili ed immediatamente fruibili.

 














Opera A-Mors 2019 – Bronzo Dipinto



Le tue sono sculture pensanti e spesso rappresentate in pose riflessive. Puoi svelarci qualcosa su questa caratteristica?

 

Attraverso la mia arte sono alla continua ricerca del senso della vita, che penso sia raggiungibile tramite una profonda riflessione interiore. Le pose che assumono le mie creature sono connesse a questo momento intimo di ricerca all’interno di ognuno di noi. Mi piace inoltre enfatizzare quelle linee energetiche che percorrono il nostro corpo e che sono utili per potenziare il linguaggio non verbale di quest’ultimo.





Opera Othila 2012 – Bronzo




Puoi descriverci il processo creativo della tua scultura, dal bozzetto alla creazione?

 

Tutto inizia con la ricerca di contenuti, a cui do la priorità, e che verranno poi trasposti sulla scultura; per fare ciò, mi lascio ispirare dal mio vissuto ed approfondisco tramite degli studi mirati su svariati temi. A volte eseguo qualche bozzetto su carta e prendo appunti, anche se più spesso inizio realizzando direttamente il prototipo dall’argilla. Nella mia mente riesco a visualizzare il risultato che voglio ottenere e da lì modello la materia finché non sono soddisfatta. Il corpo delle mie creature non è altro che la tela o la mappa che racconta e trasmette un messaggio, in modo tale che possa suggerire al fruitore un percorso da intraprendere attraverso le incisioni, le pose e, per alcune, la dipintura.



Opera Poezie 2017 – Bronzo
 

Contrariamente alla predilezione dell’arte contemporanea per le cose poco belle

tu punti molto su una forte tensione estetica. Ci spieghi perché?

 

Personalmente penso sia importante dare un messaggio positivo, e che sia possibilmente piacevole oltre che per gli occhi anche per l’anima. Nella vita possono capitare eventi drammatici o difficili, dai quali però è possibile uscirne rafforzati, trovandone un senso a noi utile per il futuroin tal modo sarà possibile andare avanti ricercando la luce e la bellezza che è in noi oltre che nell’Universo. Con le mie opere voglio suggerire questo a chi le osserva.




Opera 2-Second, Flusso Vitale 2014 – Bronzo




Qual è l’ispirazione o il concetto che hai colto maggiormente della cultura e della filosofia orientale?

 

Mentre nella cultura occidentale vediamo spesso alla vita come un percorso con un inizio ed una fine, nella cultura orientale è presente una visione circolare, dove l’anima si reincarna più volte. Questo permette di vivere più vite ed accumulare più esperienze, oltre a far fluire costantemente l’energia.

 




















































Opera 31 L’influsso 2011 – Bronzo dipinto



Il tuo percorso artistico ti ha portato in giro per il mondo, avendo avuto modo di acquisire competenze e possibilità di confronto nella scena artistica internazionale. Qual è oggi, secondo te, la situazione dell’arte e della scultura nel mondo e come la rapporti al nostro paese?

 

L’essere umano sente dall’alba dei tempi la necessità di comunicare con il mondo che lo circonda e questo si realizza attraverso differenti linguaggi tra i quali è presente anche l’arte. Credo che nel corso del tempo si sia sperimentato moltissimo sia tecnicamente che espressivamente. Sicuramente chi ha modo di esprimere se stesso in maniera pulita ed onesta trova il modo di risaltare e comunicare attraverso le sue creazioni. 


 



















Foto di Hikari Kesho – hikarikesho.com




Hai dei modelli, degli artisti di riferimento che riconosci come decisivi per la loro influenza nel tuo lavoro?


Louise Bourgeois e Lucian Freud, le cui opere mi coinvolgono moltissimo a livello interiore e per i contenuti che trasmettono.


 

Opera Tadashii 2011 – Marmo bianco di Carrara




Quali sono gli aspetti che oggi stimolano di più la tua creatività?

 

Qualsiasi cosa può stimolare la creatività, che sia della musica, un libro, una chiacchierata La mia arte trae origine dalla mia vita e dalle mie esperienze, motivo per cui ogni fatto può scatenare una riflessione che mi porta a realizzare una nuova opera. Gli stimoli che riceve il mio cuore, il mio ventre e quindi la mia anima (irrazionale) vengono poi rielaborati nella mia mente (razionale) e tramite la mia ricerca personale ogni opera diverrà espressione unica e originale del mio essere, quindi essenza.


Opera Psychè 2018 – Bronzo dipinto



La tua passione è un insieme di ricerca e profonda conoscenza dei diversi materiali. 

Quali prediligi utilizzare e perché?

 

Prediligo l’argilla semi refrattaria rosa in quanto mi permette di modellarla a mio piacimento. Mi ha sempre affascinato l’idea di poter realizzare una scultura semplicemente con le mani, senza l’ausilio di strumenti, e poterne ammirare rapidamente la nascita. Sento mente e cuore che si collegano in un flusso di energia che passa attraverso le mie mani per raggiungere la materia stessa.


Opera Alicante 2007 – Bronzo Patinato 


C’è un opera o un progetto a cui sei particolarmente legata? Perché?

 

Certamente, si tratta dell’opera Trans-mutazione che ho realizzato agli esordi della mia carriera e riprodotta anche in versione monumentale, utilizzata per un mio famoso scatto legato al body painting ed in collaborazione con il fotografo Hikari Kesho (al secolo Alberto Lisi). Di quest’opera amo la forza della posizione, che ho voluto rappresentasse una concentrazione di linee energetiche, che portano dal ventre, la Grande Madre dalla quale ha origine la vita, nel cui buio è importante perderci per poi ritrovarci. La superficie incisa ad esagoni si collega all’idea del DNA trasposto visivamente, traducendo quelli che sono gli elementi della vita stessa che ci rendono unici e irripetibili; tanto le cellule sono una piccola parte che compongono il nostro corpo, tanto il nostro corpo diviene cellula pulsante dell’Universo di cui siamo parte. Trans-mutazione vuole essere una sintesi di tutti i temi che tratto nella mia arte, esposti con semplicità, ma che trasmettono grande energia.

 

















Foto di Hikari Kesho – hikarikesho.com




Hai affrontato esperienze che ti hanno trasmesso la voglia di comunicare temi particolari attraverso le tue opere d’arte?

 

In realtà è ciò che faccio tutti i giorni con la mia arte: ogni opera è frutto della mia esperienza di vita, delle risposte che trovo dentro di me e che, trasponendo nelle mie creature, cerco di rendere universali. In questo modo, spero che il fruitore possa intraprendere un percorso di riflessione interiore e ricerca, stimolato dai messaggi che invio attraverso le simbologie.





Opera Chimera 2020 – Bronzo dipinto

 

Il tuo umore creativo è stato influenzato e cambiato da questo momento difficile che stiamo vivendo?

 

Non particolarmente; la riflessione su questo momento storico è diventata però motivo per suggerire ai fruitori della mia arte di trovare del tempo per stare con se stessi e riflettere sul proprio IO interiore. La frenesia della contemporaneità ci stava facendo estraniare dalla comprensione del nostro essere, perseguendo ideali materiali, tuttavia credo sia importante di tanto in tanto fermarsi ed interrogarsi riguardo temi spirituali, cercando di capirci al fine di rispettarci ed amarci un po’ di più.





Foto di Annamaria Bortolozzo – annamariabortolozzo.com



La tua carriera artistica è ricca di esperienze e di importanti riconoscimenti internazionali. Qual è l’esperienza che ricordi con maggior piacere? 

 

Non riesco ad identificare una sola esperienza, ce ne sono state tante, tutte diverse ed uniche, maognuna mi ha lasciato emozioni tanto forti quanto importanti. Sicuramente le esposizioni pubbliche dove le opere monumentali si incontrano casualmente con persone dai backgound molto diversi fra loro, ma soprattutto con un contesto ogni volta differente, sono quelle che mi hanno dato maggiore soddisfazione e da cui ho tratto sensazioni intense. Ogni esperienza entra a far parte della vita e rimane in me per sempre.




 Foto di Hikari Kesho – hikarikesho.com



Numerose ed importanti sono le acquisizioni delle tue opere da parte di importanti istituzioni pubbliche e private. Ce ne è una che porti in modo particolare nel cuore?

 

Senza dubbio l’acquisizione da parte del Governo Cinese di un’opera ora posizionata allo Shanghai Sculpture Space. L’esperienza in sé, dove ero entrata in contatto con questa cultura millenaria così diversa dalla nostra, era stata molto forte; sapere che una mia creatura rimarrà lì negli anni a venire è per me un traguardo importante senza ovviamente nulla togliere alle acquisizioni da parte di altri luoghi di prestigio, che mi hanno donato altresì grandi soddisfazioni.



 


Shanghai Sculpture Space – China




Come si rapporta oggi, chi come te si occupa di scultura, con l’epoca del virtuale?

 

Si creano spesso delle sinergie, integrando la scultura con le nuove tecnologie, come era stato per me la collaborazione con Drawlight, dove una mia creazione ha “preso vita” mutando la pelle in modo camaleontico grazie a delle proiezioni. Inoltre, grazie alla stampa 3D ed alla realtà virtuale è più semplice entrare in contatto con il pubblico e mostrare la scultura in tutta la sua volumetria e tridimensionalità, superando il limite della fotografia. In ultimo, per quanto riguarda alcuni procedimenti, le nuove tecnologie hanno aiutato a velocizzare alcuni lavori (come ad esempio la sbozzatura di opere in marmo); l’importante è rimanere fedeli a se stessi e non farsi inghiottire da questo processo di tecnologizzazione, a meno che non si utilizzi questo tipo di linguaggio che è parte integrante del proprio tempo storico e della propria ricerca artistica.





Opera Bozzolo 2012 – Scultura con 3D Mapping.   In collaborazione con Drawlight



Quale opera ti ha dato più soddisfazione?

 

Come spiegato prima, Trans-mutazione. Facendo invece riferimento ad un’opera realizzata in questi ultimi anni, direi Shiva: questa scultura mi ha permesso di trasformare l’idea di luce interiore, rispetto a come la rappresentavo prima in simboli, inessenza vera.




Opera Shiva 2017 – Bronzo dipinto




Da quali spunti riflessivi pensi di ripartire per i tuoi nuovi progetti?

 

Vorrei raccontare un percorso verso l’equilibrio e la libertà. Se prima vedevo l’uomo ingabbiato a causa di costrutti interni ed esterni, come possono essere la genetica, l’ambiente in cui viviamo, le tradizioni e gli insegnamenti, ora sento giunto il momento di intraprendere un viaggio che partendo dalla consapevolezza del nostro essere interiore, e quindi dalla nostra essenza vera, ci fornisca la possibilità di interagire liberamente con il mondo che ci circonda. Le risposte possiamo trovarle solo dentro noi stessi, attraverso l’auto consapevolezza e l’equilibrio interiore.



Opera Omael 2011 – Marmo bianco di Carrara



Mi piacerebbe chiudere questa nostra conversazione con una tua massima…

 

Perdersi in un labirinto emozionale. Con ciò, intendo invitare il fruitore a trovare la parte istintuale di sé, a perdersi nella sua anima e nelle sue emozioni, giungendo a vedere la propria bellezza interiore ed accettarsi; solo così, si raggiunge la libertà.




Opera Alone 2013 – Bronzo dipinto 









Intervista a cura di Giuseppina Irene Groccia 





BIOGRAFIA


Paola Epifani, alias Rabarama, è nata a Roma nel 1969. Vive e lavora a Padova.

Figlia d’arte, fin da piccola mostra un innato talento per la scultura. Inizia la sua formazione artistica presso il Liceo Artistico di Treviso, proseguendo poi all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Si laurea con il massimo dei voti nel 1991 ed inizia immediatamente a prendere parte a un gran numero di concorsi nazionali e internazionali di scultura, ottenendo sempre più consensi sia dalla critica che dal pubblico in generale.

Rabarama crea sculture e dipinti con uomini, donne o creature ibride, spesso passando per l’eccentrico. La pelle del soggetto creato dall’artista è sempre decorata con simboli, lettere, geroglifici e altre figure in una varietà di forme. La “membrana”, il “mantello” che sembra avvolgere queste figure è in continua evoluzione, aggiungendo sempre nuovi segni, simboli e metafore. L’alfabeto indica la restrizione interna del linguaggio e la nostra entità singolare-plurale (secondo la concezione del filosofo Jean-Luc Nancy): geroglifici, puzzle e favi sono la visualizzazione del genoma, le infinite combinazioni e le possibili varietà inerenti all’umanità, visualizzato nei labirinti mentali dove si materializza la complessità sfaccettata dell’Io. Spesso le mostre delle opere di Rabarama sono presentate in collaborazione con altri artisti (body painting, ballerini, acrobati) e sono arricchite da video proiezioni e suoni. Il suo lavoro è considerato suggestivo ed eccitante, descrive tutti i dolori e le gioie dell’essere umano, dalla schiavitù alla libertà, attraverso il codice genetico dei sogni.

“L’arte di Rabarama è spesso molto aggressiva, non solo per il pubblico, ma anche per il creatore”, ha detto George S. Bolge, direttore esecutivo del Museum of Art di Boca Raton, Miami, Stati Uniti d’America, sulle opere dell’artista.

Questo lungo percorso, costellato di successi, l’ha portata a presentare nel 2011 alla 54° Biennale di Venezia l’opera monumentale Abbandono, realizzata interamente in marmo di Carrara.

 Oltre a questo riconoscimento fondamentale, le sue opere sono state esposte nelle principali capitali mondiali della scena artistica come, tra gli altri, Parigi, Firenze, Cannes, Miami, Shanghai.

Numerose e importanti sono anche le acquisizioni delle sue opere di importanti istituzioni pubbliche e private come il Museo d’arte della Biennale di Pechino, lo Shanghai Sculpture Space e il Copelouzos Museum di Atene, per non parlare delle tre opere monumentali acquistate dal Comune di Reggio Calabria ed esposte sul lungomare di Falcomatà. Nel 2014 è madrina e ispiratrice del Skin Art Festival, che si tiene a Merano, collaborando con Kryolan. Nel 2015, Rabarama ha vinto il concorso internazionale tenuto dal Comune di Vallo della Lucania (SA). A seguito di questa vittoria è stato creato Leud, il più grande marmo mai creato prima dall’artista, ora esposto nel caratteristico centro storico.

 Indimenticabile è anche l’intesa artistica e la collaborazione con il Cirque du Soleil.

Grazie al suo talento versatile, Rabarama sperimenta e realizza nel tempo opere in terracotta, bronzi classici ben noti, affascinanti pezzi unici di marmo, vetro e pietre rare, inclusioni in resina, monotipi in resina siliconica, preziosi gioielli d’artista e, naturalmente, i meravigliosi dipinti e serigrafie.

 Rabarama attualmente vive e lavora a Padova, gestisce la propria carriera e collabora a livello internazionale con importanti gallerie d’arte in Francia, Olanda, Belgio, Inghilterra, Turchia, Svizzera e Stati Uniti.





Contatti


Sito Web www.rabarama.com

Rabarama su Facebook 

Rabarama su Instagram







ESPOSIZIONI



1990

MetepecOxaca-Guadalajara-Città del Messico: selected as italian representative at the international contest of wooden sculpture, Città del MEssico, Mexico.

1991

La Bresse (France): selected as the Italian representative at the Festival de sculpture Camille Claudel, the artist created a wooden sculpture for the event.

Toluca (Mexico)invited and selected for the II Wood Sculpture Competition. The Museum of Modern Art purchases the work created during the competition for the permanent collection.

1992 

Rabarama, Museo d’Arte Moderna, Toluca, Mexico.

1993

Selected for the Alaska Ice Sculpture Contest, Alaska, United States of America.

1995

Rabarama, Galleria Dante Vecchiato, Padova, Italy.

Rabarama, Palazzo Piazzoni Parravicini, Vittorio Veneto (Treviso), Italy.

1996

Arte Fiera, Fiera di Bologna, Bologna, Italy.

1997

Rabarama, Galleria Dante Vecchiato, Vicenza, Italy.

Rabarama, Palazzo Grasselli, Cremona, Italy.

Rabarama, Galleria Arte Segno, Udine, Italy.

Rabarama, Busacca Gallery, Philadelphia, United States of America.

Tentoonstelling Exposition, Galleria Artstudio, Knokke, Belgium.

Arte Fiera, Fiera di Bologna, Bologna, Italy.

Europ’Art, Palexpo, Ginevra, Switzerland.

MiArt, Fiera di Milano, Milano, Italy.

Art Miami, Wynwood Arts District, Miami Beach, United States of America.

Lineart, Flanders Expo Centre, Gent, Belgium.

1998

Rabarama, Galerj JFV, RoeselareBelgium.

Arte Fiera, Fiera di Bologna, Bologna, Italy.

Europ’Art, Palexpo, Ginevra, Switzerland.

MiArt, Fiera di Milano, Milano, Italy.

Art Miami, Wynwood Arts District, Miami Beach, United States of America.

Lineart, Flanders Expo Centre, Gent, Belgium.

1999

Rabarama, Salone delle Terme, Anversa, France.

Arte Fiera, Fiera di Bologna, Bologna, Italy.

Europ’Art, Palexpo, Ginevra, Switzerland.

Art Miami, Wynwood Arts District, Miami Beach, United States of America.

Lineart, Flanders Expo Centre, GentBelgium.

2000

Una scoperta, New Art Gallery, Galleria Dante Vecchiato, Padova, Italy.

Rabarama, Fondazione Mudima, Milano, Italy.

Rabarama, Show Room Telemarket, Palazzo Orsini, Genova, Italy.

Trans-formation, Galerie Enrico Navarra, Parigi, France.

Rabarama, Galleria Dante Vecchiato, Forte dei Marmi (Lucca), Italy.

Rabarama. Colori e Forme (a cura di G. Granzotto), Sant’Ivo alla Sapienza, Roma, Italy.

Italian Bronze Masterpieces in Hong Kong, J. Gallery, Ritz Carlton, Hong Kong.

Arte Fiera, Fiera di Bologna, Bologna, Italy.

Europ’Art, Palexpo, Ginevra, Switzerland.

Art Miami, Wynwood Arts District, Miami Beach, United States of  America.

Lineart, Flanders Expo Centre, Gent, Belgium.

TIAF – Toronto International Art Fair, Metro Toronto Convention Centre, Toronto, Canada.

2001

Rabarama: Dimensione Bronzo, New Art Gallery, Galleria Dante Vecchiato, Padova, Italy.

Rabarama. Sculture Monumentali (a cura di D. Magnetti), Fondazione Palazzo Bricherasio, Torino, Italy.

Rabarama, Palazzo del Senato, Milano, Italy.

Rabarama, Show Room Telemarket, Milano, Italy.

Exposition Itinerante: Mondial (a cura di C. Schreyer), Forum Grimaldi, Monaco, Galerie Enrico Navarra, Parigi, France.

En Voyage, Castello Svevo, Barletta, Italy.

Arte Fiera, Fiera di Bologna, Bologna, Italy.

Art Miami, Wynwood Arts District, Miami Beach, United States of America.

Lineart, Flanders Expo Centre, Gent, Belgium.

Foire International d’Art Contemporain, Luxemburg.

2002

Rabarama: Esculturas Monumentales, Fondazione Dolores Olmedo Patino, Città del Messico, Mexico.

Sculture Monumentali, Museo Fleury, Lodéve (Montpellier), France.

Rabarama, Show Room Caffarelli, Verona, Italy.

Rabarama, Show Room Mercedes, Verona, Italy.

Rabarama, Hotel Hilton, Milano, Italy.

Rabarama, Alessandro S. Carone. Linee Riflesse (a cura di A. S. Carone, G. Perez), Pinacoteca Castello Svevo, Barletta, Italy.

Mondial, Taiwan, Cho Sun Ilbo Art Museum, Galleria Hyundai, Seoul, Yokohama, South Corea.

Open 2002 – “Imaginaire Féminin” – Esposizione Internazionale di Sculture ed Installazioni, (a cura di P. De Grandis, P. Restany), varie sedi, Lido di Venezia, Italy.

Arte Fiera, Fiera di Bologna, Italy.

Lineart, Flanders Expo Centre, Gent, Belgium.

2003

Indecipherable trip, San Giovanni Evangelista, Spazio Badoer, Venezia, Italy.

Rabarama: Corpi Mutanti, varie sedi, Padova, Italy.

Sculture Monumentali, Fiera d’Oltremare, Napoli, Italy.

Sculture Monumentali, varie sedi, Abano Terme (Padova), Italy.

Im-patto (a cura di M. Calvesi, G. Granzotto), Musei di San Salvatore in Lauro, Roma, Italy.

Beijing International, National Art Museum of China, Biennale di Pechino, China.

24 artisti a confronto, Castel Brando, Cison di Valmarino (Treviso), Italy.

Arte Fiera, Fiera di Bologna, Italy.

LineartFlanders Expo Centre, Gent, Belgium.

Beijing International (a cura di V. Sanfo), Premio per la ricerca artistica, National Art Museum of China, Biennale di Pechino, China.

2004

Rabarama, Show-Room Telemarket, Roma, Italy.

Sculture Monumentali, varie sedi, Brescia, Italy.

Rabarama (a cura di C. Zanetti), Galleria Marchina Arte Contemporanea, Brescia, Italy.

Sculture Monumentali, Caselle Torinese, Torino, Italy.

Antropos (a cura di F. Di Leo), Casa del Cima, Conegliano (Treviso), Italy.

Sculpture Exhibition of Rabarama, Museo d’Arte Contemporanea Millennium Monument, Pechino, Museo d’Arte di He Xiangning, Shenzhen, Sculpture Space, Shangai, Jinan, China.

Oisterwijk Sculptuur 2004, Etienne Gallery, Oisterwijk, The Netherlands.

2005

Rabarama, Villa Remmert, Cirié (Torino), Italy.

Rabarama. Il Mistero dell’identità (a cura di N. D. Angerame, L. Caprile), Ex Chiesa Anglicana, Alasso (Savona), Italy.

Rabarama, Fundaciòn Sebastian, Città del Messico, Mexico.

Trans-calare, Delegacion Miguel Hidalgo, Città del Messico, Mexico.

Sculture monumentali, varie sedi, Città del Messico, Mexico.

Le sculture di Rabarama, Giardini del Centro Culturale La Estancia, Caracas, Venezuela.

Rabarama & Frans Molenaar, Etienne Gallery, Oisterwijk, The Netherlands.

Rabarama, Etienne Gallery, Osterwijk, The Netherlands.

Quando il gioiello diventa arte (con Leo Pizzo), Palazzo Braga Valmarana, Vicenza, Italy.

Anima-ta-mente, Show-room Telemarket, Brescia, Italy.

Open 2005. Mostra Internazionale di Sculture e Installazioni, (a cura di P. De Grandis, V. Sanfo, C. Tong-zung, M. Vescovo), varie sedi, Lido di Venezia, Italy.

SEG-Menti Contemporanei (a cura di F. Melengé), 1000 Bolle Arte Contemporanea, Amantea (Cosenza), Italy.

Collettiva (a cura di L. Ramonio), Galleria Le Tele Tolte, Calcata (Viterbo), Italy.

Novecento. Pittura e scultura (a cura di R. Bossaglia), Galleria D’Arte Cinquantasei, Bologna, Italy.

2006

Anima-ta-mente, Show-room Telemarket, Milano, Italy.

Rabarama, Etienne Gallery, Oisterwijk, The Netherlands.

Rabarama. Art in the city, piazza Torino, Jesolo (Venezia), Italy.

In-Formale (a cura di F. Amendola), 1000 Bolle Arte Contemporanea, Amantea (Cosenza).

Etienne Gallery, Oisterwijk, The Netherlands.

Sculture monumentali, Mostra dell’artigianato, Rovereto (Trento), Italy.

Reggio Emilia: vincitrice del premio Profilo Donna come migliore artista dell’anno.

MiArt 2006, Fiera di Milano, Milano, Italy.

2007

Anime, Show-room Telemarket, Milano, Italy.

Rabarama a Ginevra, maestoso connubio, Castello Franck Muller, Ginevra, Switzerland.

Rabarama. Identità (a cura di C. Alampi, D. Quattrone), Villa Genovese Zerbi, Reggio Calabria, Italy.

Rabarama. Oper-azioni, Galleria Achrome Arte Contemporanea, San Benedetto del Tronto, Italy.

Rabarama. Dreams of Transformation, Vecchiato New Art Galleries, Padova, Italy.

Surreal Metafisic’ Art, Galleria Profumo D’Arte, Roma, Italy.

Biennale FreeArte 2007 (a cura di L. Garbuglia), Galleria Il Canovaccio – Studio Antonio Canova, Roma, Italy.

Cornice Art Fair, Isola dei Tronchetto, Venezia, Italy.

MiArt 2007, Fiera di Milano, Milano, Italy.

ArtVerona 2007, Fiera di Verona, Verona, Italy.

 

 

2008

Rabarama a Cortina, Galleria Corbelli & Arte, esposizione di sculture monumentali lungo Corso Italia, Cortina d’Ampezzo (Belluno).

Rabarama – Mutazioni dell’animo, Show-room Telemarket, Bologna.

Rabarama. Peintures et Sculptures, La Galery Fine Arts, Saint Paul de Vence.

Rabarama. Gli spazi dell’arte, installazione di sculture monumentali lungo le strade cittadine in occasione di Catania Arte Fiera 2008, Catania.

Rabarama. Presenze (a cura di S. Arfelli), Galleria Comune Ex Peschiera, Piazza del Popolo e Centro Storico, Cesena, Galleria Comunale Leonardo da Vinci, Piazza Andrea Costa e percorso urbano, Cesenatico (Forlì-Cesena).

Rabarama à Paris (a cura di V. Sanfo), installazione di sculture monumentali tra Place de la Sorbonne, Rue Soufflot e Place du Pantheon, Parigi.

Rabarama. Italian Shape, AnniArt Gallery 798, Pechino.

Rabarama, Boca Raton Museum, Miami, United States of America.

MiArt 2008, Fiera di Milano, Milano, Italy.

Beijing Art Salon, Fiera di Pechino.

PAN Amsterdam, Fiera di Amsterdam.

2009

Rabarama dans la presqu’ile de Saint Tropez, installation of monumental sculptures along streets and public beaches, with Francesca Donà Gallery, Saint Tropez, France.

Rabarama – comes to life, Etienne Gallery, Oisterwijk, The Netherlands.

Rabarama, Serata di presentazione del catalogo ragionato “Riflessioni” a Palazzo della Gran Guardia, Padova, Italy.

Corpi Speciali, Milano, Italy.

2010

Rabarama sur la Croisette, installation of marble monumental sculptures along city streets and in the Garden of the Grand Hotel, Cannes, France.

Rabarama a Ortissima Percorsidorta 2010, installation of monumental sculptures along city streets in Palazzo Penotti Umbertini, Orta San Giulio, NO, Italy.

Rabarama at Moorhouse, London, England.

Rabarama at the Italian Cultural Institute, London, England.

2011

54° Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, Padiglione Italy, Arsenale, Venezia, Italy.

Rabarama “ANTICOnforme” FIRENZE, Piazza Pitti – Giardino di Boboli – Giardino delle Scuderie Reali – Complesso Le Pagliere, Florence, Italy.

2012

Rabarama Solo-show, Van Loon & Simons Gallery and Mary Church, Vught, Netherlands.

In-cinta, marble sculptures in Duomo square, Pietrasanta, Toscana, Italy.

Biennale Brabant, The Netherlands.

Galleria Il Novecento, Poltu Quatu, Sardegna, Italy.

Galleria Bel-Air, Genève, Switzerland.

Galery Wild, Zurich, Switzerland.

2013

Rabarama “Volarearte”, Pisa – Forte dei Marmi – Lucca, Italy.

Rabarama with Cirque du Soleil for “One Night for One Drop”, Las Vegas, USA

Rabarama “Metamorfosi”Cafmeyer Gallery, Belgium.

2014

Rabarama “SkinArt”, public art in Merano, Italy.

Rabarama, public art, La Croisette, Cannes, France.

CI Contemporary Istanbul art fair, Istanbul, Turkey.

Biennale d’arte contemporanea di Salerno, Palazzo Fruscione, Salerno, Italy.

Rabarama a Henley Festival, London, England.

Rabarama, Cafmeyer Gallery, Knokke, Belgium.

Rabarama, Bel Air Gallery, Verbier, Switzerland.

2015

Artist-IQ, Beurs Van Berlage, Amsterdam, The Netherlands.

One Night for One Drop, with Cirque du Soleil, Las Vegas, United States of America.

Visione dell’uomo, exhibition Rabarama and Antonio Tamburro, Galerie Hegemann, Munich, Germany.

Rabarama Expositie, Van Loon Galleries, Vught, The Netherlands.

Cocktail “105 years young”, Cafmeyer Gallery, Knokke-Zoute, Belgium.

Collaboration for Life Style by Caielly e Ferrari, Vergiate (VE), Italy.

Rabarama’s white marble monumental sculpture LEUD in Comune di Vallo della Lucania.

Biënnale Brabant, Van Loon Galleries, Tilburg, The Netherlands.

 

2016

Rabarama, Italian Fine Art Gallery, Positano, SA, Italy.

Rabarama at Il Salotto delle Eccellenze, Caffè Pedrocchi, Padova, Italy.

RabarAMAsolosolo exhibition, in occasion of the Biennale d’Arte di Asolo, Asolo, TV, Italy.

Biennale of Vught, Van Loon Galleries and Mary Church, Vught, The Netherlands.

Narayana, solo exhibition, Porto Cervo, Sardegna, Italy.

MULTICOLORE, exhibition Rabarama, Gerhard Neumaier and Yulia Kasakova, Galerie Hegemann, Munich, Germany.

Gran Galà Arte Cinema Impresa, Rabarama receives the Career award, Fondazione Mazzoleni, Venice, Italy.

Biennale d’arte contemporanea di Salerno, Palazzo Fruscione, Salerno, Italy.

Biennale Veghel, Van Loon Galleries, Veghel, The Netherlands.

Condizio-nata-mentesolo exhibition, Galleria d’Arte Marano, Cosenza, Italy.

2017

Ars omnia vincit, meeting with the artist, FerrowineCastelfranco Veneto (TV), Italy.

Exclusive Art Cocktail, thanks to Luxury Fashion Hotel Ambra Cortina and Galleria d’arte di Luigi Proietti, Cortina d’Ampezzo (BL), Italy.

Rabarama Expositiesolo exhibition, Van Loon Galleries, Vught, The Netherlands.

Biënnale Brabant, Van Loon Galleries, Tilburg, The Netherlands.

2018

Avatar, Fondazione Mazzoleni, Alzano Lombardo (BG), Italy.

First Art Fair, Van Loon Galleries, Amsterdam, The Netherlands.

CONTEMPO, exhibition Rabarama, David Bigbie, Nigel Cox, Frank Fischer, Igor Oleinikov, Ronal A. WesterhuisGalerie Hegemann, Munich, Germany.

Ritratti di donna, Fondazione Mazzoleni, Castello Visconteo di Pagazzano (BG), Italy.

Art Expo New York 2018, Contemply Srl, New York, United States of America.

ReikiMiart Gallery, Milano, Italy.

MiscelàneaP|Art Ibiza, Ibiza, Spain.

Beautiful People Exposition, Van Loon Galleries, Vught, The Netherlands.

MEMENTO, solo exhibition, Canova Arte, Stadio di Domiziano, Roma, Italy.

Biennale Veghel, Van Loon Galleries, Veghel, The Netherlands.

2019

Mana, Galleria d’Arte Malinpensa by La Telaccia, Torino, Italy.

Ciclopica. La grande scultura internazionaleDiffusione Italia International Group SrlSiracuraItaly.

DhyanaContemply Srl, Hotel Melià Milano,MilanoItaly.

Biennale ArteinsiemeMuseo Tattile Statale Omero, Ancona, Italy.

Art Cocktail RabaramaItalian Fine Art Gallery, Piccolo Sant’Andrea Luxury Suite Hotel & SPA, Praiano (SA), Italy.

Armonie di colori e forme di arte contemporanea, Artenate Galleria Arte Contemporanea, Todi (PG), Italy.

Biënnale Brabant, Van Loon Galleries, Tilburg, The Netherlands.

2020

Expositie Rabarama, Van Loon Galleries, Vught, The Netherlands.

 



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Underground di Marco Pesaresi – Riflessione critica di Carlo Riggi

 L’ArteCheMiPiace – Divagazioni sull’arte 

Fotografia di Marco Pesaresi © LONDON, King’s Cross St. Pancras



UNDERGROUND di MARCO PESARESI

di Carlo Riggi  |21|Aprile|2021|




Marco Pesaresi è particolarmente noto per le fotografie di Rimini, la sua città. Il bianconero profondo e implacabile, gli struggenti paesaggi della costa innevata, l’umanità felliniana reinterpretata in chiave neorealista, partecipe, diretta. La potenza delle sue foto è direttamente proporzionale al vuoto che la sua assenza precoce e ingiusta ha lasciato in chiunque abbia assaporato anche una sola delle sue immagini. 

Ma Rimini non è che una piccola porzione della sua proposta visionaria. 

Marco ha dedicato un libro, “Underground” del 1998, alle metropolitane delle maggiori città del mondo. Un lavoro molto diverso dagli altri suoi, eppure così peculiare di questa sua anima dolce e inafferrabile. Le foto di “Underground” sono caratterizzate da un colore tenue, delicato, quasi che il fotografo, fuori dal suo territorio, avesse voluto contattare quel mondo con lo stupore del bambino di fronte a un luna park, con la devozione di un archeologo davanti all’ipogeo di una piramide mai esplorata prima. Una preghiera, più che un libro di reportage.





La foto che ho scelto di commentare è semplicissima nella sua costruzione, fatta di tre elementi: una figura umana, una scala e due palloncini. Come spesso le cose semplici, l’impatto emozionale è dirompente. I tre elementi iconici si combinano insieme, uniti da una perfetta diagonale, avvolti da una coltre color cipria, contrappuntata da piccole tracce luminose: i corrimano, gli scalini, la figura scura dell’uomo, il rosso tenue e spaccacuore dei palloncini.

Basterebbe questa perfetta armonia a scavare un loculo profondo nello spirito, dove custodire per sempre questa immagine di lacerante dolcezza. Ma la configurazione dei tre elementi disegna una trama, una storia della vita. Il tragitto dall’infanzia alla vecchiaia, l’attraversamento del budello, l’aspirazione all’uscita al cielo aperto, un germe di speranza, di rinascita, forse vano, forse destinato a interrompersi a un passo dalla luce. Presagio della fine, ineluttabile come dovette apparire presto a Marco.

Vogliamo pensarlo ancora lì, su quelle scale, dentro una vita vissuta tutta, dall’infanzia alla vecchiaia, con quell’aspirazione di luce che ha arricchito l’immaginario di chi lo ha conosciuto attraverso le sue fotografie. A un sospiro dal mondo, lì dove tutti noi sostiamo, indecisi tra provare a venire fuori, o scegliere di rincantucciarci, nella penombra del nostro angusto ma rassicurante mondo sottotraccia.




Qui puoi trovare il libro:

Underground: un viaggio metropolitano – Marco Pesaresi 


Carlo Riggi, psicoanalista e fotografo, è autore di numerosi libri e articoli di critica fotografica. Ha collaborato con le riviste “Gente di Fotografia”, “Nadir Magazine”, “FC-Fotografia e [è] Cultura”.

Il suo lavoro è rappresentato dalla “GT Art Photo Agency” di Milano. 



La Rubrica Divagazioni sull’Arte ospita articoli redatti da autorevoli amici e sostenitori del Blog L’ArteCheMiPiace, i quali ci offrono la possibilità di attingere ad emozioni e conoscenze, attraverso la condivisione di pensieri e approfondimenti.

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UMBERTO ROMANO – Quando i miei passi non faranno rumore

 


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di UMBERTO ROMANO


di Giuseppina Irene Groccia  |12|Aprile|2021|



Da qualche giorno è uscita la nuova raccolta poetica di Umberto Romano.


Quando i miei passi non faranno rumore” è una raccolta di poesie in cui Umberto Romano delicatamente immerge i suoi sensi nei sentimenti fuggevoli e malinconici dell’essere umano.


Questa raccolta è un viaggio appassionato nelle emozioni dell’autore, sempre così ricche di attenzione e ascolto nei confronti nell’animo umano e del mondo che lo circonda.


La poesia diviene per Umberto un veicolo di riflessione intellettuale nella quale rincorrere un suo peculiare messaggio artistico/poetico, come senso e compimento della sua più profonda aspirazione.


Umberto Romano è poeta, scrittore e pittore calabrese, dotato di una grande sensibilità sia per le tematiche intimistiche esistenziali come anche e soprattutto per le problematiche sociali, tra queste citiamo la lotta d’indipendenza del popolo Saharawi e il triste fenomeno delle migrazioni, da molti anni dedica la maggior parte del suo lavoro alla loro conoscenza, cui ha dedicato numerosi libri, saggi e articoli pubblicati su riviste nazionali ed internazionali 

Appassionato di arte pittorica e letteratura, in particolare pittura astratta e poesia usa con estrema scioltezza sia il pennello che la penna per diffondere quelle che sono le sue idee sulla vita e sulla società.


Il suo è un percorso di ricerca tra pittura e scrittura, le quale entrambe procedono parallelamente nell’itinerario creativo dell’Artista, in modo assolutamente spontaneo, complementare e interattivo.


Umberto riesce a sentire le tematiche trattate sulla propria pelle e percepisce di esserne chiamato a scrivere: per denunciare, per far chiarezza.

Oppure sente di dover approcciare la realtà verso la bellezza, traducendola in scritti, forme, colori e sentimenti.


Ed allora grazie a Umberto per questi versi che giungono in giorni difficili e che si attaccano al cuore del lettore scaldandone l’anima.



Quando i miei passi…


 

Non faranno rumore

foglie secche arrugginite calpestate

da piedi scalzi sollevati nel vuoto,

si sollevano in volo traghettando l’animo alla ricerca

delle cose perdute.

Amori impossibili, non consumati

depositati negli angoli del cuore.

Un tempo in un tempo

che rubava tempo al dolore,

ti ho incontrata con lo sguardo perso

nell’oblio della solitudine

avvolta dalle tue maree,

nascosta tra i  lineamenti

del tuo corpo,

e dalla lunga chioma di capelli

copriva allo sguardo

Il tuo seno da accarezzare.

 

Ci sarà un altro tempo

una nuova emozione

per continuare a sognare

Mentre i nostri passi non faranno

Piu’ rumore.





Con una soave delicatezza,  il Prof. Giuseppe De Rosis e il Dott. Franco Cirò, si aprono a noi lettori e ci decantano la loro personale interpretazione di questa raccolta



Umberto torna con una raccolta poetica intensa e densa, aperta a implicazioni di tipo intimistico- esistenziale e sociale.

Torna la sua vita tra inganni infantili, fughe della giovinezza, contezza della maturità e dell’ incipiente senectus, ma torna la sofferenza dei popoli, le lacrime degli ultimi…

Come sempre alcuni squarci lirici illuminano le pagine con un timbro di originalità indiscussa… 


Giuseppe De Rosis



Non è  solo un passo da scrittore poeta, di letteratura che ti colpisce perché  ti emoziona.

I detrattori, per natura biliosi, magari si glorierebbero di relegare nell’area del decadentismo pagine come queste che richiamano piuttosto il VERISMO VERGHIANO dei MALAVOGLIA. 

Umberto Romano ci porge l’osservazione di un mondo dalla sua esperienza diretta e lancia un grido sociale verso coloro che praticano la cecità degli ottusi egoismi e dell’indifferenza.

Con tutta la mia stima.     


Franco Cirò



Attraverso il seguente link puoi acquistare il libro

Quando i miei passi non faranno rumore



Qui trovi tutte le sue pubblicazioni

Umberto Romano – Bibliografia 



Qui trovi la galleria online dei suoi dipinti

Umberto Romano – Artista Contemporaneo




Umberto Romano nasce a Rossano nel 1952, dove attualmente vive, quando non è in viaggio nei paesi dell’Africa ed attualmente USA.

Nasce artisticamente 20 anni fa come scrittore e poeta, narrando i suoi viaggi nei Diari pubblicati. Tra una pubblicazione e l’altra Imbratta tele. 









Scrivono di lui:

Avere il mal d’Africa e cercare di diffonderlo in Italia e in Europa con libri e quadri, lo fa Umberto Romano, viaggiatore, documeualmententarista calabrese assurto di recente alle cronache d’arte. Portatore sano d’immagini etnical retaggio di una cultura postcoloniale, esotica, quella delle Afriche mediterranee in primis, oggi in primo piano, alimentata dall’ immaginario non proprio immaginato degli sbarchi sulle coste. Ma l’Africa bisogna viverla, come Umberto Romano, da Rossano, artista e scrittore che annette l’arte etnica ad un’azione continua, vocazionale, laica di assistenza concreta sur place, nei luoghi interni del continente che definiamo “nero” ma che in realtà conserva integri tutti i colori del mondo. Romano predilige effetti chiaroscurali monocromi,in specie nella tematica che ci riporta agli anni in cui era intenso l’interesse per “l’ambiente” esotico, più di oggi, quando l’esotismo ha lasciato il passo all’etnical language, meno folk romantico e più documentato e solidale, come quello di Romano. La mano pittorica tendente al racconto d’impressioni, talvolta naife, emerge e si avvertono tutti i solidi elementi descrittivi di chi crede nella pittura d’affetto e nella narrazione emotiva, di primo impatto, con colori nudi e crudi. Insieme ai dipinti, Romano vanta un vasto index di pubblicazioni  sull’ argomento.


Donat Conenna (Critico d’Arte)




L’esperienza dello scrittore-poeta Umberto Romano, e la capacità di cogliere in versi e prosa le emozioni, la rabbia, i bisogni della gente, manifestando l’affetto fraterno verso il popolo sahrawi, mi toccano nel profondo dell’animo. La testimonianza di solidarietà espressa nelle sue opere nei confronti del nostro popolo, che lui ha conosciuto direttamente nei suoi viaggi, grazie alla sua sensibilità artistica, fanno conoscere la nostra storia, troppe volte dimenticata. 

Nel presentare l’opera alla platea Europea, la speranza è che sempre più le nostre culture possano incontrarsi e comunicare, al fine di contribuire alla libertà dei popoli oppressi.


Mohammed Sidati- 

(Ministro Sahrawi Resp. Europa)








Contatti dell’artista 


Email roro3@libero.it

Phone 329.2345941


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DAVIDE GUALTIERI – Dobbiamo fare tesoro del sogno, qualsiasi sia il terrore

 L’ArteCheMiPiace – Artisti

Dobbiamo fare tesoro del sogno, qualsiasi sia il terrore


DAVIDE GUALTIERI


di Giuseppina Irene Groccia  |08|Aprile|2021|

Questo progetto fotografico di Davide Gualtieri, si sviluppa in una dimensione onirica permeata di un’accentuata e tormentata spiritualità, che si esprime attraverso assonanze e dissonanze sconosciute, che definiscono l’immaginario fantastico e surreale dell’Artista.


Non è un approccio romantico quello di Davide, quanto più invece uno sguardo che legge intorno a sè, attraversando un luogo non luogo, molto spesso sconosciuto al nostro trascorrere quotidiano, ma legato all’analisi di una realtà percettiva, la quale si perde sino a diventare narrazione utopica.


Sfaldare e decontestualizzare.. cambiare prospettiva alla sofferenza, al sogno e alla fantasia. Le sue sono idee che si materializzano, introducendo ombre che come geniali invenzioni mostrano il vero ruolo del suo processo creativo.


Egli fa della sua meticolosa visione del particolare, una profonda ricerca poetica, utilizzando la fotografia come strumento di un ambizioso processo di immaginazione e interpretazione mentale.





Le immagini diventano un percorso narrativo, nella quale la presenza umana, preda di particolari sempre più indistinti e dispersivi, si perde sino a diventare assenza.




Contatti dell’artista 

▪️Phone 3401486357

▪️Web Site Davide Gualtieri 

▪️Davide Gualtieri su Instagram 

▪️Davide Gualtieri su Facebook 


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Mark Longbottom – A Creative Networker

 L’ArteCheMiPiace – Interviste

Mark  Longbottom

A Creative Networker


di Giuseppina Irene Groccia  |06|Aprile|2021|


Ho conosciuto Mark Longbottom un pò di anni fà, poiché era ed è amministratore di uno dei più interessanti gruppi Facebook dedicati all’arte contemporanea.


Mark è un artista inglese veramente straordinario, uno sperimentatore instancabile, con un percorso artistico pregevole e interessante.


Il suo “fare artistico” prende vita nel pieno della scena artistica britannica degli anni 80.

È il florido periodo in cui artisti, musicisti, scrittori e stilisti fanno di Londra la capitale europea dell’arte, animata da giovani catapultati nel nuovo decennio, affascinati dalla cultura underground e animati dall’inquietudine giovanile.


È in questo contesto che Mark, giovanissimo studente, attratto dall’arte e dal design, decide di focalizzare i suoi interessi e le sue energie sui suoi studi artistici, dando forma e vita al suo percorso accademico e a quella che sarebbe stata la sua più grande passione.


La sua ricerca artistica si muove in direzioni divergenti, si nutre di cambiamento e spazia in una produzione incessante e inaspettata, mai uguale a se stessa.


Sostenitore della sinestesia nelle arti, ha contribuito a creare, con il suo corpo, lo scenario di espressioni artistiche da lui performate e chiamate “sculture viventi”.


I tanti mezzi espressivi da lui adottati rispecchiano appieno la sua cultura d’avanguardia. Si è occupato, tra le altre cose, dello sviluppo di idee per opere concettuali, di scrittura subconscia su tela, pittura astratta, collage, fotografia, arte performativa, installazioni artistiche e Mail Art.


Quest’ultima ha avuto grande importanza nel suo percorso, in quanto occuparsi di arte postale ha contribuito a fargli intraprendere la strada del network sociale. Il Networker è la figura di un artista capace di ridefinire un ruolo “diverso” al futuro dell’arte. L’arte marginale, detta comunemente Mail Art, non è un semplice mezzo d’informazione, ma un modo consapevole di produrre arte al di fuori dei principali “canali ufficiali”. In definitiva, la Mail Art per Mark non è stato altro che un “laboratorio planetario” composto da archivi di idee, di sperimentalismo e di ricerca spontanea. 


Con l’integrazione dei materiali all’interno delle tele, Mark produce una rivoluzione nel concetto della sua pittura. Attraverso la tecnica del collage egli scompone la realtà e la ricostruisce secondo un ordine diverso, creando così una nuova e personale armonia che corrisponde al desiderio di dialogare attraverso le sue immagini creativamente scomposte.


Abbracciando ogni tipo di media, Mark affina la sua tecnica realizzando opere oltre l’immagine convenzionale: la sua è un’evoluzione figlia del rapporto tra arte e tecnologia.

La sua è una sperimentazione che porta in sé gli snodi essenziali di un arte contemporanea pronta ad esplodere nella sua più dissacratoria essenza.


La sua innegabile necessità creativa si è sempre espressa con la ricerca di nuovi modi di comunicare. Attraverso la pubblicazione autonoma e indipendente di Fanzine dedicate all’arte, Mark dimostra ancora una volta la sua indole indipendente e la sua forte volontà di promuovere un modo di creare egualitario


Con il progetto Ripple realizza molteplici eventi, tra cui fiere d’arte contemporanea, eventi espositivi di Mail Art e la pubblicazione periodica di FanZines.


Grazie all’innovazione digitale Mark entra in modo virtuoso nel mondo dei social network dell’arte, fondando con grande successo, gruppi e pagine Facebook per la promozione artistica. 

Su Instagram diventa un Supporter d’arte con oltre 10mila follower sul proprio profilo. In questo nuovo contesto nasce Platform58, un gruppo di caratura internazionale, diventato presto risorsa esclusiva e di valore nel panorama dei social network dedicati all’arte contemporanea.

Il gruppo gli offre ampio materiale per creare oltre 100 WebZines.

P58 è tuttora una piattaforma digitale dedicata al supporto degli artisti, dove Mark si adopera quotidianamente per la cura delle divulgazioni online, proposte in seguito ad una sua accurata selezione.


Una caratteristica che ho sempre apprezzato in Mark, e nella quale mi ci rivedo, è la capacità di rivolgere lo sguardo e la sua attenzione, verso le ricerche artistiche di altri artisti contemporanei, senza mai isolarsi o confinarsi esclusivamente nella propria.

Un artista generoso insomma, che ha fatto della sua passione e della sua competenza un percorso di crescita, condivisione e arricchimento.. è di questi creativi che ha bisogno il mondo dell’arte, oggi e in futuro, più di ogni altra cosa! 


I met Mark Longbottom a few years ago, as he was and is the administrator of one of the most interesting Facebook groups dedicated to contemporary art.


Mark is a truly extraordinary English artist, a tireless experimenter, with a valuable and interesting artistic path.


His “artistic making” comes to life in the midst of the British art scene of the 80s.

It is the flourishing period in which artists, musicians, writers and stylists make London the European capital of art, animated by young people catapulted into the new decade, fascinated by underground culture and animated by youthful restlessness.


It is in this context that Mark, a very young student, attracted by art and design, decides to focus his interests and energies on his artistic studies, giving shape and life to his academic career and to what would have been his greatest passion.


His artistic research moves in divergent directions, feeds on change and ranges in an incessant and unexpected production, never equal to itself.


A supporter of synaesthesia in the arts, he helped to create, with his body, the scenario of artistic expressions performed by him and called “living sculptures”.


The many means of expression he adopted fully reflect his avant-garde culture. He has dealt, among other things, with the development of ideas for conceptual works, subconscious writing on canvas, abstract painting, collage, photography, performance art, art installations and Mail Art.


The latter was of great importance in his career, as dealing with postal art helped him take the path of the social network. The Networker is the figure of an artist capable of redefining a “different” role in the future of art. Marginal art, commonly known as Mail Art, is not a simple means of information, but a conscious way of producing art outside the main “official channels”. Ultimately, Mail Art for Mark was nothing more than a “planetary laboratory” made up of archives of ideas, experimentalism and spontaneous research.


With the integration of materials within the canvases, Mark produces a revolution in the concept of his painting. Through the collage technique he breaks down reality and reconstructs it in a different order, thus creating a new and personal harmony that corresponds to the desire to dialogue through his creatively broken images.


Embracing all types of media, Mark refines his technique by creating works beyond the conventional image: his is an evolution resulting from the relationship between art and technology.

His is an experimentation that carries within itself the essential junctions of a contemporary art ready to explode in its most irreverent essence.


His undeniable creative need has always been expressed in the search for new ways of communicating. Through the autonomous and independent publication of Fanzines dedicated to art, Mark demonstrates once again his independent nature and his strong will to promote an egalitarian way of creating.


With the Ripple project, it realizes multiple events, including contemporary art fairs, Mail Art exhibitions and the periodic publication of FanZines.


Thanks to digital innovation, Mark enters the world of art social networks in a virtuous way, successfully founding groups and Facebook pages for artistic promotion.

On Instagram, become an art supporter with over 10 thousand followers on his profile. In this new context, Platform58 was born, a group of international standing, which soon became an exclusive and valuable resource in the panorama of social networks dedicated to contemporary art.

The group offers him extensive material to create over 100 WebZines.

P58 is still a digital platform dedicated to the support of artists, where Mark works daily for the care of online disclosures, proposed following a careful selection.


A characteristic that I have always appreciated in Mark, and in which I see myself again, is the ability to turn his gaze and his attention towards the artistic researches of other contemporary artists, without ever isolating himself or confining himself exclusively to his own.

In short, a generous artist, who has made his passion and expertise a path of growth, sharing and enrichment .. It is these creatives that the world of art needs, today and in the future, more than anything else!



Scambiamo con lui qualche parola per approfondire le sue esperienze creative e il suo lavoro.




Il tuo percorso artistico è ricco di esperienze. Facendo un piccolo passo indietro nel tempo, ricordi il tuo primo approccio all’arte? Ti andrebbe di raccontarcelo?


I primi approcci per me sono arrivati ​​tardi, tra i 17 ei 18 anni, e dopo aver lasciato la scuola esattamente nel 1981/82. 

A scuola facevo le solite lezioni di arte, come facevano tutti, e sebbene interessato, nulla lasciava presagire che fosse mai diventata una grande passione (o almeno così pensavo). 

Guardando indietro nei primi anni ’70, ricordo che amavo disegnare copie di Moomins, i personaggi letterari danesi e facevo altre copie di cartoni animati, ma oltre a questo, nessun vero interesse creativo. Poi intorno al 1980 ho realizzato alcuni schizzi a matita, dei disegni a mano con soggetto David Bowie, per le pareti della stanza di mia sorella.


Non ero sicuro di cosa fare dopo la scuola e non c’era un aiuto per la carriera scolastica, un’amico artista di mia nonna suggerì di diventare un’apprendista tipografo,  purtroppo ero già un po’ troppo grande di età, quindi mi consigliò di fare un corso di Arte e Design al College, in quanto mia nonna intravedeva in me un potenziale creativo. 

Mi sono assicurato di ottenere i necessari risultati degli esami ed ho iniziato questo corso nel 1981.




We exchange a few words with him to deepen his creative experiences and his work.



Your artistic path is full of experiences. Taking a small step back in time, do you remember your first approach to art? Would you like to tell us?


First approaches for me came late or after leaving school aged 17 to 18 in 1981-82. At school I did the usual classes in art as everyone did and although interested it was never a great passion (or so I thought). Looking back in the early 1970s I did used to draw copies of Moomins the Danish literary characters and do some other cartoon copies but no real creative interest and then around 1980 some hand drawn pencil sketch of David Bowie for my sisters wall.


I wasn’t sure what to do after school and no help with careers at school, an artist friend of my grandma suggested being a Printers Apprentice – sadly I was too old so he advised doing an Art and Design course at college as my grandma saw me as being creative – I made sure I got the exam results and started this course in  1981.


Presto divenne chiaro che ero bravo in Graphic Design, questa disciplina mi interessava molto insieme anche alla fotografia. 

Nel progetto di studio finale, ho fuso il mio interesse per la “Campagna per il disarmo nucleare”, creando una serie di poster. 

Il mio tutor mi suggerì di visitare il “Greenham Common Womens Peace Camp” un campo istituito nel 1981 per protestare contro le armi nucleari, e in quell’occasione  potei realizzare un pezzo di fotogiornalismo sulle donne presenti nel campo e sulla loro strategia di protesta. 

Ho iniziato a scrivere su questo argomento nel 1982 e ho fatto visita al campo nel febbraio 1983. 

Queste scritture, che riguardano un impegno sociale molto importante, sono stati i miei primi passi verso il social networking, il quale sarebbe poi diventato il fulcro di tutto ciò che stavo facendo in quel preciso periodo della mia vita, e che continuo a fare tuttora. 

La fiducia e la lealtà, mostratami da queste donne, è stato un momento che mi ha veramente cambiato la vita.


Dopo questa esperienza ho iniziato a capire di più su me stesso, così come anche sulle altre persone, cosa che faccio ancora oggi.


It soon became apparent that I was skilled in Graphic Design this also interested me very much as did photography. In the final project I fused my interest in the Campaign for Nuclear Disarmament creating a series of posters. My tutor suggested I visit the Greenham Common Womens Peace Camp to do a photo journalism piece on the women and what they were doing, I began writing to them in 1982 and visited them in February 1983. These letters of engagement were my first steps in social networking which was to become the core to everything I was doing and am still doing. The trust and loyalty shown to me by these women was a truly life changing moment for me.


I began to understand more about myself after this visit as well as more about other people and still do to this day.



Donne radunate fuori dalla recinzione a Greenham Common nel dicembre 1982 per tenere una manifestazione contro i missili cruise.

Pittura ma non solo. Performance, Fotografia, Collage, Mail Art … insomma, arte a 360 °, qual è il filo che unisce tutte queste tue categorie artistiche?


Il filo che unisce tutto ciò che faccio creativamente o meno è la comunicazione. Ricordo mio padre che diceva che “è possibile imparare qualcosa da tutti, ma dobbiamo parlare con loro e ascoltarli per farlo, sia che si tratti di un milionario o di un mendicante”. Questo ha instillato in me la necessità di comunicare ed essere pronto a comprendere ed apprezzare la differenza, piuttosto che cercare di essere unicamente apprezzato o seguito.


Per tutti gli anni ’80, la mia creatività e tutte altre attività, ruotavano intorno alla comunicazione globale, sia attraverso la rete della Mail Art, sia con il mio lavoro di Performance Art e la Graphic Fine Art.

C’era una costante attenzione di fondo verso la  partecipazione, l’interazione e l’impegno, ritenute secondo me, caratteristiche alquanto rilevanti nel contesto della mia ricerca artistica.


Painting but not only. Performance, Photography, Collage, Mail Art … in short, 360 ° art, what is the thread that unites all these artistic categories of yours?


The thread that unites everything I do creatively or otherwise is communication. I remember my father saying how we can learn something from everyone but we need to talk to them and listen to them to do this whether a millionaire or beggar. This instilled in me the need to communicate and be prepared to understand and appreciate difference rather than looking to be liked or followed.


Throughout the 1980s my creativity and other activities revolved around communication  globally through the Mail Art network and with my Performance Art work, Graphic Fine Art work etc there was a constant underlying focus on participation, interaction and engagement relevant in  context to each.






La tua formazione artistica avviene a metà degli anni ’80, noti come il periodo post-avanguardia e la nascita del Nuovo Futurismo. Quanto ha influenzato questo aspetto il tuo percorso artistico?


Mentre frequentavo il mio corso di laurea in Belle Arti nel 1984/87, non avevamo un supporto specifico per quanto riguarda i tutor, al Politecnico di Leeds il corso era rinomato per essere il paradiso dello sviluppo personale e nell’ultimo anno di questa attività, siamo stati lasciati tutti un po’ abbandonati a noi stessi. Onestamente posso dire che non avevo interesse o conoscenza di questi termini specifici, usati solitamente per etichettare gli artisti del gruppo, ero e continuerò ad essere una persona che non segue la moda, le tendenze o le etichette.


Detto questo, io e altri due studenti siamo stati etichettati da altri studenti d’arte come “Derriere Guarde“, il che aveva il significato dell’andare così lontano che eravamo indietro, o qualcosa del genere.


Sono sempre stato felice di creare e di essere influenzato da ispirazioni inconsce, che possono o meno, portarmi in contatto con altri creativi.


Your artistic training takes place in the middle of the 80s, known as the post-avant-garde period and the birth of the New Futurism. How much has this aspect influenced your artistic path?


While doing my Fine Art degree 1984 – 87 I wasn’t specifically tutored, at Leeds Polytechnic the course was renowned for it being a haven of self development and we were the last year of this activity where we were left to our own devices. I can honestly say I had no interest or knowledge of these specific terms used to group artists, I have and will continue to be someone who does not follow fashion, trends or labels.


That said me and two other students were labelled by some other art students as the ‘Derriere Guarde’ which was something to do with going so far aroud  that we were behind  – or something  like that.


I have always been happy creating and being influenced by subconscious things which may or may not bring me in contact with other known creators.


La tua arte è fortemente ispirata dalla corrente della Mail Art, ci puoi raccontare di questa appartenenza forte e sentita?


Questa esperienza  è iniziata per me nel 1983 quando stavo facendo un corso di Graphic Design che ho abbandonato a metà, in quella occasione avevo incontrato nuovi amici che avevano stili di vita che mi piacevano. Mi hanno introdotto nella rete internazionale di Mail Art – in tutta onestà a 18 anni non avevo mai ricevuto posta e questa nuova iniziativa la trovavo molto eccitante in quanto in passato era capitato di sentirmi spesso anche solo e isolato. Il pensiero di connettersi, interagire e parlare con artisti e altri a livello globale è stato molto eccitante e stimolante.


Nel corso degli anni ’80 ho sviluppato molti rapporti stretti con i mail artist di tutto il mondo, questo si è sviluppato maggiormente dal 1988 in poi con il mio progetto Grass from the Ground, iniziativa con la quale stavo contribuendo a collaborare con artisti internazionali e nel mentre producevo anche le mie fanzine “Ataglance“.


Your art is strongly inspired by the current of Mail Art, can you tell us about this strong and heartfelt belonging?


This began for me in 1983 when I was doing a Graphic Design course which I dropped out of half way through, I had met new friends who had likeminded lifestyles and likes. They introduced me to the international Mail Art network – in all honesty aged 18 I had never received mail and this was very exciting as I was also feeling lonely and isolated. The thought of connecting, interacting and talking to artists and other globally was very exciting and inspiring.


Throughout the 1980sI developed many close relationships over time with mail artist across the globe, this developed more from 1988 with my Grass from the Ground project, initially though I was contributing and collaborating with artists while also producing my ‘ataglance’ fanzines.


L’intento era quello di costruire relazioni e conoscenze con persone in tutto il mondo, imparare a scoprire culture e processi creativi diversi, da persone al di fuori della solita attività di galleria, occasione che poi mi ha anche messo in contatto con artisti di strada e molte altre persone creative.


The strength was building relationships and getting to know people across the globe learning and finding out about different cultures and creative processes from people outside the usual gallery activity which then also got me in contact with street artists and many other varied creative people.


Per quanto riguarda le Fanzine, “Ataglance” è stato il tuo primo progetto, seguito da “Grass from the Ground”, con un aspetto molto più concettuale. Puoi dirci qualcosa su entrambi i progetti?


Ataglance iniziò nel 1983, quando decisi di fare una Fanzine molto minimale, basata sulla musica e la fotografia, era una pubblicazione A5 di 16 pagine con 100 copie stampate e distribuite principalmente nel nord dell’Inghilterra, Londra e alcune inviate a livello globale ai contatti di Mail Art. Ataglance era un progetto gratuito e continuò ad esserlo fino alla 16a edizione nel 1987.


As for the Fanzines, “Ataglance” was your first project, followed by “Grass from the Ground”, with a much more conceptual aspect. Can you tell us something about both projects?


Ataglance began in 1983, when I wanted to do a Fanzine based on music and photography but very minimal, it was a 16 page A5 publication with 100 copies printed and distributed mainly in the North of England, London and some sent globally to Mail Art contacts. It was free and continued to be free until the 16 edition in 1987.


Inizialmente ogni edizione era diversa, tutte stampate su carta, alcune in buste o piccoli sacchetti di carta stampata e tutte con un contenuto minimo. Il numero uno aveva 3 recensioni di concerti, i numeri futuri avevano poesie, storie e alcune solo immagini. Una di queste edizioni consistette nella realizzazione di 1000 shopper con il mio nome e indirizzo su un lato e un disegno sull’altro, un’idea fantastica da regalare ai negozi che potevano poi usarlo o regalarlo di nuovo a loro volta gratuitamente. Ai concerti mi è capitato di vedere altri editori di fanzine, vendere le loro fanzine estraendole dalla mia shopper personalizzata, e questo è stato molto gratificante.


Each edition was different initially all printed on paper, some in envelopes or small printed paper bags and all with minimal content. Number one had 3 word concert reviews future issues had poetry, stories and some just images. One issue consisted of 1000 carrier bags with my name and address on one side and a drawing on the other, this was fantastic to give away to shops who could then use it or give it away again for free, I saw other fanzine publishers at concerts selling their fanzines from my fanzine carrier bag which was rewarding.


La pubblicazione finale è stato un evento, il quale ha rappresentato anche il mio spettacolo di laurea in Belle Arti, ho preso in affitto un famoso nightclub nella città di Leeds chiamato The Warehouse, i biglietti costavano £ 1 o meno e 200/250 persone hanno assistito alla serata. Durante la serata per compensare il prezzo del biglietto ho regalato dischi, registratori, registratori a bobina, radio e molto altro per rendere l’evento una celebrazione di ringraziamento per tutto il supporto che avevo avuto negli ultimi 4 anni. Ho anche eseguito due scenografie per il palco e ho avuto una band che si è esibita durante la sera, tra i DJ che suonavano brani per tutti i quali ballare.


The final publication was an event, this was also my Fine Art degree show, I hired a popular nightclub in the city of Leeds called The Warehouse, the tickets were £1 or less and 200 to 250 people attended the evening. Through the evening to compensate for the ticket price I gave away records, tape recorders, reel to reel recorders, radios and much more to make it a celebration of giving in thanks for all the support I had over the previous 4 years. I also performed two stage sets and had a band playing during the evening  between DJs playing tracks for everyone to dance to.



Ticket d’ingresso di £1 per l’evento collegato alla pubblicazione finale di Ataglance 



Ataglance” era quello che era, inizialmente nato per creare qualcosa che veniva poi buttato via, con il tempo però iniziò ad ispirare, diventando in seguito qualcosa che le persone collezionavano e apprezzavano. Questo progetto mi ha dato un contatto straordinario con il mondo creativo di artisti, musicisti e fan di entrambi i settori.


Ataglance was what it was, initially to create something that was throw away while inspiring becoming something people collected and treasured. It gave me amazing contact with the creative world of artists, musicians and fans of both.


Due pagine tratte da Ataglance Nr 14


Due pagine tratte da Ataglance Nr 3


Grass from the ground” era invece un concetto completamente diverso da Ataglance, mi sono trasferito a vivere a Brighton e ho creato un paio di pubblicazioni simili ad Ataglance, ma volevo fare qualcosa basato sul tempo e che avesse un evento finale. Anche qualcosa che mi avrebbe dato più opportunità di crescita nella mia rete di Mail Art.


Grass from the Ground was a totally different concept to Ataglance, I moved to live in Brighton and created a couple of similar publications to Ataglance but wanted to do something time based that had an end event. Also something that would give me more opportunity to build on my Mail Art network.





L’idea è nata quando un amico è andato a New York, gli ho chiesto se poteva portarmi un piccolo pezzo di prato dal Central Park da sistemare sulla mia mensola del camino, si è dimenticato – quindi ho pensato perché non chiedere alle persone di mandarmi un filo d’erba o più. Tante mostre di Mail Art erano mostre d’arte a tema, volevo creare qualcosa a cui tutti avessero accesso, ma interpretato in un modo unico, che raccontasse più del loro carattere di qualsiasi altra cosa.


The idea came when a friend went to New York, I asked if he could bring me a small square of Central Park for my mantel piece, he forgot – so I though why not ask people to send me one blade of grass or more. So many Mail Art shows were themed art exhibitions, I wanted to create something from something everyone had access to but would interpret in a unique way that told more about their character than anything else.



Così è iniziato, una delle prime risposte è arrivata da parte di un noto artista giapponese dell’epoca e cosi è partito il tutto, ho fissato la scadenza dell’evento a 3 anni per vedere che risultato avrei ottenuto, questo comportava un continuo scambio e la continua interazione verso nuove persone, il che significava che inviavo miei inviti personali e non delle semplici cartoline in giro per il mondo, a un certo punto successe che ero seguito dal KGB sovietico, tutto a causa di una sbagliata interpretazione delle mie domande contenute nella conversazione intercorsa con un artista sovietico, questo insospettitosi e credendomi una spia mi segnalò come persona sospetta e su cui indagare.


So it began, one of the first responses was from at the time a well known Japanese Performance artist and on it went, I set my deadline for 3 years to see how much I would get, this meant new introductions to new people all the time, meaning I sent invites but not printed these were personal invites – which at one point meant I was followed by the Soviet KGB all because of my questions about someone who wasn’t used to friendly open how are you questioning.



Ho avuto contatti con ogni tipologia di persona,  qualcuno proveniente anche da aree dilaniate dalla guerra, come la Jugoslavia, oppure detenuti del carcere di massima sicurezza Sing Sing nello stato di New York, abitanti di piccoli villaggi in Burkino Faso e villaggi e città sparsi in ogni continente.


I had contact with all kinds of people from war torn areas like Yugoslavia, prisoners in Sing Sing Prison New York state, small villages in Burkino Faso and everyday villages and towns on every continent.



Molte delle relazioni create durano ancora fino ad oggi, alcune sono state conoscenze  fugaci ma sempre oneste e genuine, a volte riscaldavano il cuore e talvolta facevano anche paura, immaginando cosa vivevano le persone in determinati periodi. Nel mentre iniziavo ad avere una completa  visione della vita delle persone, che andavano dai piccoli villaggi africani alle più grandi città americane.


In tutto questo periodo, ho avuto il tempo di campionare l’erba che man mano ricevevo, l’ho etichettata e messa in piccoli sacchetti di plastica con chiusura a zip. 

Era davvero stimolante vedere il modo in cui le persone aderivano al progetto, c’era chi inviava intere balle di fieno, oppure fili d’erba trovati a crescere all’interno delle crepe del muro di Berlino. Ogni corrispondenza che andavo ad aprire era piena di sorpresa, emozione e forte sentimento.


Alla fine ho deciso di non cercare una galleria per creare l’allestimento di tutto il materiale pervenuto, ma di improntare la mostra nel mio appartamento. 

Questa idea mi è venuta in seguito a degli spunti appresi durante i miei viaggi in America, fatti per incontrare gli artisti conosciuti attraverso la Mail Art, in particolare a New York, dove ho conosciuto un artista che organizzava mostre di Mail Art nel suo appartamento al 4° piano a Flushing, a 45 minuti di metropolitana da Manhattan. Ricordo che riceveva visite di 500 persone per ogni serata che organizzava.


La mia serata di apertura ha visto la partecipazione di oltre 100 persone ed è stato un enorme successo, ma in realtà il vero successo è stata l’esperienza intera dei 3 anni precedenti e dei 30 anni successivi. Durante il periodo in cui ho avuto il mio appartamento aperto per l’esposizione, sono stato intervistato  dalla televisione locale, la radio e i giornali nazionali del Regno Unito. Tutti interessati al curioso progetto che in 3 anni mi aveva portato a raccogliere lo spettacolo di oltre 350 campioni di erba di terra, provenienti da 46 paesi diversi.


Many of the relationships created last to this day some were fleeting but all were honest and genuine, heart warming as well as scary at times knowing what people were living though as I began to get such an insight into people’s lives from small African villages to the biggest American cities.


Throughout this time I was getting the grass too which I labelled and put into small zip lock plastic bags, the way people sent the grass or answered the question was truly inspiring, from having a bale of hay sent to me to get a blade of grass that was found growing inside the toppled Berlin Wall envelope I opened was full of feeling and emotion.


In the end I decided not to look for a gallery to have the even but to put the exhibition on  in my apartment, this was after I travelled and met Mail Artists in America and specifically New York as I found someone putting on  Mail Art exhibitions in  his 4th floor apartment in  Flushing a 45 minute subway ride from Manhattan but he would get 500 people visit for open evenings.


My opening night had over 100 people in attendance and was a massive success, but in reality the success was the previous 3 years and the following 30 years. During the time I had my apartment open for viewing I was interviewed for local television, radio and national UK newspapers. All interested in the 3 years when I had collated the show of over 350 samples of grass from the ground from 46 different countries.









Ami definire la tua tecnica pittorica con il termine “scrittura subconscia su tela”. Puoi spiegare questa particolare definizione?


In realtà ho iniziato a scrivere sulle tele mentre mi laureavo, imprimevo sulla tela qualunque cosa avessi in mente, come anche su carta e cartoncino.

Ricordo di aver realizzato un’installazione con questa tecnica, in cui ho scritto sui muri di una stanza quello che avevo in mente o quello che dicevano le persone dietro di me.


Sono fermamente convinto che anche la pittura astratta sia una scrittura subconscia, una tecnica che non riproduce il testo reale ma utilizza segni su carta o altri supporti e che possono essere lette dalle persone come preferiscono.


È molto importante per me non dare molta o nessuna giustificazione a dipinti, collage ecc.. ma lasciarla allo spettatore, in modo che anche loro possano essere creativi e non solo spettatori passivi.

Mi piace il coinvolgimento a tutti i livelli, dalle performance al 2D statico, desidero che lo spettatore pensi e si lasci coinvolgere, leggendo da solo, senza che gli venga detto cosa pensare.


You love to define your painting technique with the term “subconscious writing on canvas”. Can you explain this particular definition?


I actually did write on canvases while doing my degree, this also happened on paper and card too, whereby I would start writing whatever was in my mind onto the canvas. I once did a similar installation where I wrote on the walls of a room whatever was in my mind or whatever people behind me were saying.


I believe too that the way we paint abstractly is a similar subconscious writing just not using actual text but using marks on paper or other surfaces that can be read by people however they like.


It is very important to me not to give much if any justification to paintings, collages etc but to leave that to the viewer so that they too can be creative and not just a passive viewer, I want engagement at all levels from performances to static 2D artwork I like the viewer to think and get involved and reading it for themselves not being told what to think.







La performance artistica è diventata una parte importante della tua ricerca. Messo in pratica con il progetto itinerante di “sculture viventi”, ti ha visto attivo per molto tempo. Quali sono i messaggi umani fondamentali alla base di questa esperienza artistica?


La mia esperienza nella performance art è nata attraverso un processo di tentativi, errori, esperimenti ed esperienze, tutti relativi all’interazione e alla reazione del pubblico. Inconsapevolmente è iniziato tutto quando, a 16 anni, ballavo in un bar con la musica che usciva da un Juke Box, prima di questo ero solito farlo da solo nella mia stanza. In realtà, ballare in pubblico ha portato tutto su un altro livello, in quanto c’era un’interazione, che per una persona, precedentemente timida, può essere un aspetto decisivo o meno per la riuscita dell’esibizione. Prima di essere effettivamente un artista di performance art, ho iniziato a diventare più estroverso ballando nei nightclub, il che era tutto un naturale progresso della mia stessa espressione.



The artistic performance has become an important part of your research. Put into practice with the itinerant project of “living sculptures”, it saw you active for a long time. What are the fundamental human messages underlying this artistic experience?


 

My work in performance art came about through a process of trial, error, experiment and experience all relating to audience interaction and reaction. Unknowingly I had begun this when first dancing in a bar to music on a juke box aged 16, prior to this I often danced to music in my own room. Actually, dancing in public took this to another level as there was an audience, which for a previously shy person can be a make or break aspect of performing. Prior to actually being an active performance artist, I started to become more extrovert when dancing in nightclubs, which was all a natural progression of my own expression.

Nel 1984, durante la laurea in Belle Arti, stavo sperimentando molte sfaccettature della mia creatività espressiva con la fotografia, il collage e la pittura. Dopo aver visto i Test Department in concerto, (gruppo che è stato uno dei più importanti e influenti della prima musica industriale di Londra. Il loro approccio è stato caratterizzato dall’uso di materiale di recupero), attraverso le loro esibizioni sono stato ispirato a prendere alcuni oggetti di metallo dal dipartimento di scultura e poi essere fotografato colpendo questi oggetti: volevo usare le fotografie per creare una serie di dipinti che rappresentavano il movimento. Una volta iniziato, ho notato che stavo attirando l’attenzione dei passanti e così ho deciso di tornare in seguito senza un fotografo per vedere cosa succedeva, nel momento in cui fossi riuscito a coinvolgere un pubblico.


In 1984 while doing my Fine Art degree I was experimenting with many facets of my own creativity and expression with photography, collage and paint. After seeing Test Department in concert, I was inspired to get some metal objects from the sculpture department and then being photographed outside hitting these objects – I intended to use the photographs to create a series of paintings showing movement. Once I began I noticed I was getting the attention of passes by and so decided to come back later without a photographer to see what happened when I had an audience.


Queste performance, pur essendo informative, risultavano a tratti violente, non solo su me stesso ma anche sul pubblico e così ho iniziato a lavorare sull’interazione, la reazione e il comportamento del pubblico. Valutavo il punto in cui li stavo spingendo, quello in cui erano oltraggiati oppure quello in cui non gliene poteva fregare di meno.


A questo punto cominciai a chiedermi cosa sarebbe successo se avessi provato a non indignare il pubblico facendo qualcosa che forse ignorava, creando invece qualcosa che avrebbe provocato ancora più intrigo. È stato allora che mi sono esibito come un manichino statico all’esterno dell’edificio rimanendo immobile per quasi 8 ore. Stranamente questo sembrava essere più provocatorio rispetto a quando lanciavo sbarre di ferro alle persone, mi sono reso conto che certe cose che non erano così ovvie, avrebbero ottenuto più reazioni essendo meno ovvie per il pubblico generale.


These performances developed into being very violent while being informative not only about myself but the audience too and so I began to work on interaction, reaction and behaviour of the audience to. The point where I was pushing them to the point where they were either outraged or couldn’t care less.


At this point I start to wonder what would happen if I wasn’t trying to outrage the audience and instead did something that maybe ignored or create even more intrigue.  It was then that I performed as a static dummy outside the building staying motionless for almost 8 hours. Oddly this seemed to get more abuse than when I was throwing iron bars at people – I came to realise that certain things which were not so obvious would get more reaction by being less obvious for the general audience.

Ero e continuo a essere incuriosito dalla reazione e da ciò che la innesca, quindi interagire di meno sembrava avere più reazioni perché al contrario non creava distacco, il che ha incuriosito alcuni e infastidito altri. 

Mentre mi laureavo ho iniziato a sperimentare sempre di più con quello che stavo facendo e questo è diventato ‘Living Sculpture’.

Ho anche sperimentato vari posti in cui mi esibivo, questo non era solo al di fuori degli studi ma a volte era all’interno di installazioni, mostre o semplicemente agli angoli delle strade. Per spingermi oltre ho deciso di andare in un’altra città e di stabilirmi in una strada a York, con la premessa di scoprire cosa sarebbe successo, nel caso avessi avuto reazioni e abusi simili a quelli avuti al college, con la differenza che in quel caso erano stati evitati in quanto avevo avuto possibilità di ripararmi di corsa all’interno dell’edificio. Stranamente in quel caso non ho avuto di questi  problemi, poiché ho iniziato ad avere un pubblico più ampio e nel complesso reazioni positive, che sono continuate durante la giornata con feedback interessati e di supporto.


I was and am continued to be intrigued by reaction and what triggered this, so doing less seemed to get more reaction due to the fact I wasn’t sign posting what I was going to do which intrigued some and annoyed others. While doing my degree I began to experiment more and more with what I was doing, this became ‘Living Sculpture’ and I also experimented with where I was doing this which was not just outside the studios – sometimes it was within installations, exhibitions or just on street corners. To push myself further I decided to go to another town and set up on a street in York with the premise of finding out what would happen if I was to get similar reactions and abuse as I had what would happen when I didn’t have the college to run back inside. Oddly at this time I never had this problem as I began to get larger audiences and on the whole positive reactions which continued through the day with very interested and supported feedback.




Questo è stato l’inizio del mio lavoro come intrattenitore di stradaLa visibilità acquisita, si traduceva in richieste di esibirmi in modo simile in gallerie d’arte, vetrine, discoteche, hotel, matrimoni, bar mitzvah, centri espositivi fieristici e tutta una serie di luoghi con eventi di vario tipo.


This was the beginning of me working as a street entertainer, this side of the performance work then through being seen would result in. requests to perform similarly in art galleries, shop windows, nightclubs, hotels, a weddings, a barmitzvah, tradeshows exhibition centres and a whole host of different locations, events and venues. 


Durante il mio percorso di laurea, sperimentavo molto sul modo in cui presentarmi, dal costume e trucco più particolare o eccentrico ho deciso di passare alla realtà, avvicinandomi il più possibile al mio abbigliamento quotidiano.

In questo modo mi sarei adattato alla strada o al luogo, e sarei stato parte integrante dell’ambiente e del pubblico, piuttosto che qualcosa che spiccava come ovviamente fuori luogo ed esibizionista nel suo formato.


While still doing my degree I experimented with how I dressed and rather than go to full costume or make up I decided on being as close to reality and everyday dress as possible, with this in mind I would fit into the street or location and be part of the audiences environment rather than something that stuck out as obviously being out of place and exhibitionist in it’s format.



Questo format lo trovavo più vicino al mio pensiero e al mio essere, senza l’esigenza di soddisfare un pubblico ero a mio agio, con gilet ed occhiali scuri, diventati in seguito il mio marchio.

Se fossi stato assunto per essere un personaggio specifico, avrei fatto come richiesto, sia che si trattasse di trucco o costume, ma nel complesso dal 1985 al 2000 mi sono esibito, come me stesso, per le strade di diverse località del Regno Unito.

Principalmente a Brighton, dove ho vissuto dal 1988 al 1998, non avendo una vera concorrenza è stato molto soddisfacente esibirmi in modo fisso nel centro città.

Il pubblico qui era di supporto e il turnover di turisti presente come a York, mi ha permesso di esibirmi 5 giorni a settimana fino a 8 ore al giorno nei momenti di maggiore affluenza.


I found this format to be more akin to the way I thought an so not trying to fit the needs of an audience I was being me, usually suited with waistcoat and with dark glasses which became regulation fitted goggles. If I was employed to be a specific character I would do as requested whether that meant make up or costume but overall from 1985 to the year 2000 I performed as myself on the streets and in many various locations around the UK but mainly in Brighton from 1988 to 1998 as I lived there and had no real competition for the place I wanted to perform within the town centre. The audiences here were supportive and there was enough of a turnover of tourists like York that made it possible for me at the busiest times to perform 5 days a week up to 8 hours a day.


Nonostante alla fine degli anni ’80, l’esibizione in strada, era ancora abbastanza nuova, cominciai a suscitare interesse nelle diverse città in cui mi esibivo. quindi fui intervistato apparendo su tutti i giornali nazionali dell’Inghilterra e su vari programmi televisivi, alcuni tipo “TV Holiday Programs”, dove rappresentavo  semplicemente parte della vita della città, altre volte invece sono stato invitato dalle compagnie cinematografiche a fare degli slot, da inserire in specifici programmi televisivi. Durante la mia esibizione ero lì per interagire con le persone e mai in nessun momento rimanevo immobile, ho sviluppato una tecnica in linea con il Thai Chi dove mi muovevo continuamente in connessione con le persone davanti a me. Spesso succedeva che i miei movimenti erano molto più lenti dei loro e questo aspetto lo memorizzavo in modo da non essere mai più veloce, in questo modo ho sempre portato una folla a guardarmi interagire con le persone che avevo davanti, creando intrighi e interesse per l’interazione che riuscivo ad avere con membri specifici del mio pubblico.


Dato che si trattava di un evento di strada, la probabilità di abusi o applausi era enorme, il pubblico era di proprietà della location, non io, quindi si sentivano a proprio agio nel dire quello che pensavano e nel fare ciò che volevano, perché il posto non era necessariamente mio. Questo, a mio parere, ha creato un legame genuino che non si trova nelle Gallerie d’Arte o nei luoghi di maggiore levatura culturale. Il riscontro avuto dalle persone che ho incontrato è stato sorprendente, poiché hanno messo in discussione la mia arte in un modo molto più approfondito di quanto avrebbero mai fatto i critici d’arte, principalmente perché non avrebbero visto quello che facevo come arte. 

Mi manca decisamente esibirmi, ma uso tutte le mie osservazioni e le mie esperienze avute fino ad oggi per aiutare i clienti e i miei studenti a comprendere il comportamento umano. Dopotutto quello che stavo facendo era semplicemente ‘essere’ me stesso, mentre gli altri guardavano o passavano avanti, era intensamente soddisfacente capire, cosa o come potevo essere percepito nella società, quando stavo sul mio piedistallo, alto circa 30 cm e realizzato apposta per me.


I began to get interest wherever and whenever I performed in different towns as at the time in the late 1980s this was still quite new on the streets so I was interviewed and appeared in all the national newspapers of England as well as on various television programs some by luck like TV Holiday Programs where I was simply part of the life of the town other times I was found by film companies to do slots to be put into specific television programs.

Throughout my time performing I cannot recount the variations of response, I was never there though to perform in connection to payment or the audience doing something specifically that they thought I should react to. I was there to interact with people and never at any point was I motionless, I developed a technique in line with Thai Chi where I was continuously moving in connection with people in front of me. It just happened that my movements were massively slower than theirs and I kept this in mind ll day so that I was never hurried but always brought a crowd to my speed to watch me interact with the people at the front of the audience, building intrigue and interest into the interaction I was having with specific members of the audience.

As this was a street event the openness for abuse or applause was massive, the audience owned to location not me so they were comfortable saying what whet thought and doing what they wanted as it was there place to be not necessarily mine. This created a genuine bond that is not found in Art Galleries or places of more cultural standing, this is only my opinion. But the response I had from the people I met was amazing as they questioned my art in a far more thorough way than art critics would ever do – mainly because they didn’t see what I was doing as art.

I definitely miss performing but I use my observations and experiences to this day to help clients or students to understand human behaviour. After all what I was doing was simply ‘being’ and to stand and ‘be’ myself while others watched or walked by was intensely satisfying in working out what or how I could be in society when standing outside on my plinth which was made for me and was approximately 30 cm high.



Il tuo variegato percorso artistico ti ha portato anche a confrontarti con spettacoli di danza. Puoi raccontarci le tue esperienze in questo campo?


Ho iniziato ad andare a concerti e pub intorno alla fine del 1979 e poi ancora di più nel 1980, durante il mio ultimo anno di scuola. Ho avuto fin da subito un ottimo feeling con il ballo, facevo parte di un movimento punk che si esibiva ai concerti,  nei balli più intricati e interessanti nei pub e più tardi nei night club, persino mia sorella mi mostrava i passi e i movimenti di specifiche canzoni di David Bowie che vedeva fare ad altri ballerini, in club unici ed estremi a Manchester in Inghilterra. 

Inizialmente ero un po’ contratto e non avevo idea che questo sarebbe diventato parte di me, per il resto della mia vita.

Timido e ritirato a scuola, ma ero pronto ad alzarmi in piedi ed essere giudicato per i miei pensieri, anche se questo significava essere vittima di bullismo o di violenza fisica.

Questa esperienza è continuata senza provocazione nei night club e poi, insieme alla mia voglia di esibirmi, l’ho spinta sempre più lontana, e i palchi sono diventati sempre più grandi, così come il pubblico.


Intorno al 1982, mentre decidevo di frequentare sempre più nightclub, suonando principalmente punk, gotico, indie, anni ’60, iniziai a sperimentare sempre di più.

La possibilità di avere spazio per ballare e di esprimermi, mi faceva amare sempre più la facoltà di essere me stesso, a discapito della mia timidezza.

Di tanto in tanto qualcuno mi minacciava mentre erano lì ad osservarmi, il che a volte mi intimidiva, e così mi ritiravo in me stesso, ma quando non c’erano “fiorivo” e con il supporto di coloro che conoscevo, tutto assumeva il senso di quello che ero e che mi rappresentava. 

Stranamente, senza rendermene conto, stavo creando un personaggio, succedeva che ovunque andassi venivo osservato e prima di iniziare davvero a lavorare come performer, questo mi dava una meravigliosa sensazione di appagamento, caricandomi di un’energia intensa. 

Non cercavo di essere diverso, ma solo di essere me stesso, apparentemente per qualcuno potevo sembrare diverso ma stavo diventando conosciuto, come qualcuno da approvare e applaudire o diversamente lanciargli bottiglie addosso. 

Mentre mi laureavo in belle arti nella città di Leeds, in Inghilterra, ho incontrato persone che organizzavano serate in discoteca e che suonavano musica che amavo,  sapevano che amavo ballare e che questo avrebbe creato ai loro eventi un’atmosfera, e così sono diventato The Dancer. 

Rotolando sul pavimento, sbattendomi contro i muri, arrampicandomi sulle luci, cadendo dal soffitto, saltando più in alto possibile, atterrando sulle mie ginocchia e facendo salti mortali sui pavimenti di cemento e allo stesso tempo performare piccoli passi di ballo, attraverso movimenti intricati con i piedi, cercavo di coinvolgere e ispirare gli altri. Mi piaceva ballare e in questo periodo intorno al 1985 ho frequentato alcuni corsi di danza, che mi hanno dato più slancio e una figura più flessibile con cui lavorare.


Your varied artistic path has also led you to confront yourself with dance performances. Can you tell us about your experiences in this field?

I began going to concerts and pubs around the end of 1979 and then more so throughout 1980 while in my final year at school. I soon got a feel for dancing, from being part of a mass of punks pogoing at concerts to more intricate and interesting dancing in pubs and later in  night clubs – even my sister showing me moves to specific David Bowie songs that she saw people doing at unique and extreme clubs in Manchester England. I was hooked and had no idea this was going o be part of me for the rest of my life, shy and retiring at school yet prepared to stand up and be counted for my thoughts and if that meant being bullied or hit then so be it. This continued without provocation in night clubs and then coupled with my urge to perform I pushed it further and further and the stages became bigger and bigger as did the audiences.

Around 1982 onwards as I stared to go to more and more nightclubs mainly playing punk, gothic, indie, 60’s I began to experiment more and more as I had space to dance and express myself and this simply grew without realising I was being watched I was being me and loving it. Now and then someone would threaten me which seemed scary and unnatural and so I would retire into myself while they were there and when they were not there I would flourish and then with the support of those I knew this became more of who I was. Oddly without knowing I was creating a persona for myself wherever I went I was watched and before I had really begun working as a performance artist this was giving me a wonderful feeling of fulfilment, which gave me intense energy. Not to try and be different but just to be me, seemingly this was different and I was getting known as someone to be watched and either throw bottles at or applaud.
While doing my fine art degree in the city of Leeds, England I met people running club nights who played music I loved and they knew I loved dancing and would create an atmosphere and so I became The Dancer. Rolling on the floor bashing myself against the walls, climbing into the lights, falling from the ceiling, jumping as high as possible landing on my knees, doing back flips onto concrete floors and all the time feet dancing little intricate freeform moves that may inspire others. I loved dancing and at this time around 1985 did actually take some dance classes which gave me more moves and a more supple figure to work with.


Nel 1988 mi sono trasferito da Leeds a Brighton, in Inghilterra, in una comunità ancora più aperta e creativa, fino ad allora nei nightclub dovevo prestare attenzione in quanto spesso oggetto di minacce. A Brighton invece, sono stato annunciato come un artista di danza e mi è stato dato spazio e attenzione, quindi durante il giorno ero conosciuto come The Man Who Stands Still e a detto di un’amica venivo chiamato anche The Albino Dancer, perché avevo tinto di bianco i capelli e nessuno sapeva chi fossi o da dove venissi, sapevo solo che avevo preso il controllo dei loro nightclub e questo mi rendeva soddisfatto.

Allo stesso tempo, anche la band di Glasgow Primal Scream si era trasferita a Brighton, organizzando una serata in un club locale. La serata si chiamava Slut, e Bobby Gillespie il loro cantante DJ’d, era un sogno di lunga data. 

Ho ballato un’intera notte, ad un certo punto il fratello di Simon Bobbys mi ha trascinato per i piedi tirandomi fuori dalla pista da ballo accompagnandomi alla cabina del DJ, immaginavo che avrei preso dei calci, invece mi comunicarono che ero nella lista degli ospiti e volevano che ballassi ogni settimana. Che cosa potevo chiedere di più?! Da quel momento venni assunto per ballare in tutti i tipi di club, come anche per esibirmi come scultura vivente in cima a pile di altoparlanti o per ballare prima che la folla avesse il coraggio di ballare da sola.


Ho anche ballato sul palco per una o due band, in queste occasioni dovevo dosare bene la mia performance, in quanto dovevo essere meno espressivo, per non distogliere l’attenzione dalla band. L’etichetta discografica dei Primal Screams Creation Records tenne un evento al The Town and Country Club di Londra, lì il capo Alan McGhee mi chiese cosa avrei voluto fare, ho detto di essere un ballerino gogo. Anche per questo evento, che è durato un’intera giornata con circa 10 band, sono salito sul palco davanti a 5000 persone gettandomi dappertutto e giù dal palco, tra una band e l’altra.

Non ho mai smesso di ballare nei club negli anni ’90. Poi con l’età ho rallentato fino a circa il 2011 quando a un incontro di rete aziendale ho incontrato qualcuno che era il contabile della band Arctic Monkeys. Lui e un amico hanno tenuto la loro serata in rete in cui gli uomini d’affari venivano a portare dischi per un DJ da suonare mentre bevevano e presumibilmente ballavano. La prima volta che sono andato mi sono sentito come se fossi di nuovo in paradiso perché ho avuto un’altra opportunità di ballare e sono tornato indietro di 25 anni.Ho iniziato a buttarmi in giro ma anche a risparmiare energia e fare passi più adatti e intricati al rock and roll, jazz, nord soul e altri brani. Ancora una volta sono stato visto come The Dancer e non appena possibile dopo la pandemia sono sicuro che tornerò a ballare di nuovo nel 2021 e oltre.


In 1988 I moved from Leeds to Brighton, England and an even more open and creative community – till now in nightclubs I had to watch myself and was often threatened and hit. In Brighton I was heralded as a pure dance artist and given space and attention so in the day I was known as The Man who Stands Still and in the evening a friend said when I appeared her friends called me The Albino Dancer as I had dyed white hair and nobody knew who I was or from where I came but knew I’d taken over their nightclubs.
At the same time Glasgow band Primal Scream had moved to Brighton too, they put on a night at a local club. The night was called Slut and Bobby Gillespie their singer DJ’d – a long time dream of hs and they put on bands too. I danced away and one night Simon Bobbys brother dragged me by the feet off the dance floor to the DJ booth, I assumed I was going to get a kicking. Instead they said I was on the guest list every week and they wanted me to dance every week. What ore could I ask, from this I was kind of hired to dance at all kinds of clubs either performing as a living sculpture on top of speaker stacks or to dance before the crowds got courage to dance themselves.

I also danced on stage for one or two bands, this was always a fine balance as I had to be less expressive so not to take attention off the band. Primal Screams record label Creation Records had an all day event at The Town and Country Club London, there boss Alan McGhee asked me what I’d like to do, I said be a gogo dancer. For this even which was on for a whole day with abut 10 bands I went on stage between bands in front of 5000 people throwing myself all over the sage and off the stage. 
I never stopped dancing in clubs throughout the 1990s. Then with age to slowed down until around 2011 when at a business network meeting I met someone who was the accountant of the band Arctic Monkeys. He and a friend held their own network night where business people came brining records for a DJ to play while they drank and supposedly danced. The frst time I went I felt like I was in heaven again as I had another opportunity to dance and transported back 25 years I began to throw myself around but also conserve energy and do more fitting and intricate steps to rock and roll, jazz, northern soul and other tracks. Once again I was seen as The Dancer and as soon as able after the pandemic I am sure I will be back dancing again in 2021 and onwards.

 



L’elemento caratteristico dei tuoi lavori è la dimensione surreale, dominata da un’atmosfera sospesa in cui prevale un pensiero fantasioso. Preferisci la sovrapposizione della carta come materiale espressivo, sperimentando la tecnica del collage in tutte le sue forme. Puoi parlarci del processo creativo della tua tecnica espressiva? 


Nella mia opera d’arte bidimensionale più visiva ho spesso privilegiato il collage come mezzo creativo da tagliare e incollare, prediligendo un lavoro di composizione di collage da ritagli di riviste. Verso la fine degli anni ’80 mi sono imbattuto in un processo di stampa o trasferimento che è diventato il mio tema principale nelle produzioni artistiche bidimensionali per tutti gli anni ’90. 

Utilizzando prodotti chimici che erano nei diluenti di cellulosa (usati normalmente per diluire la vernice). Ho scoperto dagli amici che se strofinavi i diluenti sul retro di una fotocopia a colori o in bianco e nero, questo rilasciava gli inchiostri su altre superfici. Ho sviluppato la mia tecnica utilizzando l’estremità di un cucchiaio per rilasciare gli inchiostri dalle copie su carta, tela, legno, t-shirt, borse ecc. Non solo trasferendo direttamente un’immagine finita, ma ho sviluppato un processo di stratificazione e costruendo una composizione da tutte le fotocopie che creavo da ritagli di riviste. Ho anche sviluppato tecniche di disegno utilizzando un bordo più nitido in modo da disegnare linee nei pezzi finiti del lavoro e utilizzare sezioni trasferite di ombre e toni per sovrapporre e collegare le immagini.


The characteristic element of your works is the surreal dimension, dominated by a suspended atmosphere in which an imaginative thought prevails. You prefer paper overlapping as an expressive material, experimenting with the collage technique in all its forms. Can you tell us about the creative process of your expressive technique?

In my more visual two dimensional artwork I have often favoured collage as a creative medium from cut and paste collage composing work from magazine cut outs. 
Around the end of the 1980s I came across a process of print or transfer which became my main stay of two dimensional art productions throughout the 1990s. Using chemicals that were in Cellulose Thinners (used to thin paint normally). I found out from friends if you rubbed the thinners on the back of a colour or black and white photocopy this released the inks onto other surfaces. 
I developed my own technique using the end of a spoon to release the inks from copies onto card, paper, canvas, wood, t-shirts, bags etc. Not just doing straight transfers of one finished image, instead I developed a process of layering and building up a composition from all the photocopies I would create from magazine cut-outs. I also developed techniques of drawing using a sharper edge so I would draw lines into the finished pieces of work as well as using transferred sections of shade and tone to overlap and connect imagery.




Ogni opera d’arte era unica a se stessa poiché non sono mai stata in grado di replicare e non ho mai voluto replicare le opere finite. Dal 2002 in poi ho iniziato ad utilizzare programmi software per creare gli stessi effetti, sovrapponendo immagini che cambiano tonalità e composizioni cromatiche ma alla fine realizzando composizioni di collage simili che possono essere viste su schermo o stampate su varie superfici. Nel 2010 mi sono sentito come se non stessi creando così tanto come in precedenza e ho iniziato a riempire i quaderni di schizzi con semplici tagli analogici e collage passati senza trasferire stampe. Li ho scansionati o fotografati per eseguire ulteriori lavori utilizzando programmi software o app per telefono e lo faccio ancora ora. Ho creato collage su molte superfici diverse creando semplici opere d’arte bidimensionali incorniciate, come anche tavoli e sedie coperti con collage. Sento che questo processo di creatività è uno dei miei processi più piacevoli e preferiti.


Each artwork was unique to itself as I was never able to replicate and never wanted to replicate the finished works. From 2002 onwards I began using software programs to create the same effects, layering images changing tones and colour compositions but in the end crating similar collage compositions that can be seen on screen or printed on various surfaces.
In 2010 I felt like I wasn’t really creating as much as I had previously and began to fill sketchbooks with simple analogue cut and past collages not transfer prints. I scanned or photographed these to make further works either using software programs or phone apps and still do this now.

I have collaged on many varied surfaces creating simple framed two-dimensional artworks as well as collaged covered tables and chairs. I do feel that this process of creativity is one of my most pleasurable and favoured processes.





Vorrei che disegnassi un breve profilo dell’uomo e dell’artista Mark Longbottom 


Mi piace pensare a me stesso come a qualcuno che analizza il comportamento umano e utilizza le osservazioni per alimentare l’espressione creativa e il suo prodotto. Mi piace che le persone siano creative quando vedono il mio lavoro e che creino la propria storia piuttosto di cercare di capire la mia.


I’d like you to draw a brief profile of the man and the artist Mark Longbottom.

I like to think of myself as someone who analyses human behaviour and uses the observations to fuel the creative expression and product. I like people to be creative when they view my work and for them to create their own story rather than try and figure out mine.




Il tuo avvento nel mondo sociale è stato un vero successo. Qual era il contesto in cui è nata l’idea di Platform58, ovvero quella di sviluppare un progetto dedicato al sostegno degli artisti contemporanei? 


Platform58 è nato grazie a una fiera d’arte chiamata Ripple che si è svolta dal 2002 al 2008, l’ho gestita in un villaggio locale con un amico che non aveva mai esposto la sua arte prima del 2002. Gli eventi sono cresciuti e si sono estesi durante un fine settimana di vacanza a Maggio, eventi di 3 giorni in cui abbiamo sviluppato un progetto per far esporre circa 30 persone creative, pagarono una quota per essere coinvolte e noi facemmo il resto, gli artisti potevano scegliere se essere presenti durante il fine settimana o meno. Il nostro obiettivo era quello di far incontrare le persone delle città vicine di Manchester, Leeds, Sheffield e delle città locali per poter fruire dell’arte contemporanea in un piccolo villaggio. Durante gli ultimi tre eventi abbiamo avuto circa 1500 visitatori ogni anno, con vendite totali per quei tre anni in 9 giorni di circa £ 30.000. Gli eventi sono stati un successo, ma a causa dei budget e dei redditi non potevamo permetterci di continuare senza maggiori finanziamenti.


Your advent in the social world has been a real success. What was the context in which the idea of Platform58 was born, namely that of developing a project dedicated to supporting contemporary artists?

Platform58 came about due to an art fair called Ripple which ran from 2002 to 2008, I ran this in a local village with a friend who hadn’t exhibited his art prior to 2002. The events grew and grew and happened over a holiday weekend in May, 3 day events where we developed a process to showcase around 30 creative people, they would pay a fee to be involved and we would do the rest, they could be present during the weekend or not. Our plan was to bing people from the cities close by of Manchester, Leeds, Sheffield as well as local towns to see contemporary art in a small village setting.
During the last three events we had approximately 1500 visitors each year with otal sales for those three years over 9 days of around £30,000. The events were a success but due to budgets and incomes we couldn’t afford to continue without bigger funding. 


Durante l’ultimo anno avevo iniziato a usare My Space e in 9 mesi avevo oltre 10.000 follower, questo ha aiutato in modo massiccio l’ultimo evento. Avevamo una sezione di mail art, in cui abbiamo esposto oltre 300 cartoline ricevute da tutto il mondo, una sala cinema dove abbiamo proiettato cortometraggi di registi di tutto il mondo che avevano risposto al nostro invito e inoltre anche la riproduzione di musica che ci era stata inviata da numerose band. Con il progetto Ripple era nata questa comunità online sempre più in crescita, decisi di continuare a curare questa nuova esperienza anche senza eventi dandogli un nuovo nome, è così che nacque Platform58.


During the final year I had started to use My Space and in 9 months had over 10,000 followers this helped the last event massively. As we had a mail art section where we received over 300 postcard portraits from around the world, a cinema room where we showed short films by fil makers from around the world who answered our invitation and music by bands who again sent us music to play at the venue.
With this growing community online for Ripple but no more events I decided to continue but under a different name and so Platform58 was born.


Come con il progetto della Mail Art negli anni 80 ho creato online il coinvolgimento giusto per la selezione di opere d’arte a tema e con la pubblicazione di riviste online e promozione di tantissimi artisti. Dal 2008 al 2016 ho creato 117 riviste online e ancora oggi Platform58 continua a supportare gli artisti che condividono le loro opere, principalmente tramite Instagram


Like my involvement in the 1980s with Mail Art I need to keep people engaged and so every month I put a call out for themed artwork which I would create online magazines to help promote the artists to wider communities. I created 117 online magazines from 2008 to 2016.

Platform58 still continues supporting artists sharing work today, mainly through Instagram.


Attraverso la tua professione di insegnante metti le tue capacità al servizio dell’espressione che sviluppa creatività e immaginazione. Cosa ha apportato al tuo profilo artistico essere un insegnante? 


Non è da molto che insegno,ho iniziato insegnando in college e università di istruzione superiore in Inghilterra e attualmente lavoro come docente di supporto per studenti che studiano sui media in un college di istruzione superiore. Gli studenti con cui lavoro ora hanno difficoltà di apprendimento come autismo, dislessia, disabilità di udito e visive. Imparo veramente tanto dagli studenti, non solo le cose che aiutano la mia produttività creativa, ma il mio sviluppo personale e il processo di apprendimento permanente. Tutti possiamo imparare e dovremmo tutti imparare da tutto ciò che ci accade e da ogni conversazione che abbiamo. Più di questo dovremmo imparare tutti anche dalle nostre osservazioni, so da tempo che non ho finito con nulla e dovrei essere sempre aperto al cambiamento e allo sviluppo di nuove idee, osservare gli studenti mi ha aiutato sempre di più ad essere aperto a cambiare e non accontentarmi mai di chi sono, ma continuare a cercare nuove sfide e nuovi modi per aiutare e supportare gli altri in quello che stanno facendo.


Through your teaching profession, you put your skills at the service of expression that develop creativity and imagination. What did being a teacher bring to your artistic profile?

I have taught not extensively but I have taught at further education colleges and universities in England and currently work as a support work for students doing media studies at a further education college. The students I now work with have learning difficulties like Autism, Dyslexia, Hearing and Visual Impairments. 
I learn so much from students not only things that help my creative productivity but my personal development and lifelong learning process. We can all learn and we should all learn from everything that happens to us and from every conversation we have too.
More than this we should all learn from our observations too, I have known for a long time I am not finished with anything and should always be open to change and to develop new ideas, observing students has helped me more and more to be open to change and never be satisfied with who I am but to keep looking for new challenges and for new ways to help and support others in what they are doing too.



A quali progetti stai lavorando attualmente? È possibile avere qualche anticipazione? 


Da febbraio 2020 ho lavorato su alcuni dipinti, disegni e collage di opere d’arte, tutti di dimensioni A2 e tutti collegati a un tema #IncompleteCircles.

In questo periodo l’idea dietro questa tematica è un po’ cambiata ma si adatta ancora perfettamente al titolo. La mia attenzione si è spostata molto sul paesaggio in cui vivo e in cui mi aggiro ad ogni occasione. I “cerchi incompleti” possono rappresentare qualsiasi cosa che ognuno di noi vuole, per me ora iniziano a riguardare le forme astratte che osservo nella terra intorno a me. Ci parlano dell’appartenenza, sia che noi apparteniamo al paesaggio o che il paesaggio appartenga a se stesso.

Non ho ancora elaborato niente di tutto questo. Alcune di queste riflessioni provengono dallo stare seduti in cave dismesse sulle cime delle colline, questi sono luoghi in cui la pietra veniva estratta per costruire serbatoi sulle colline oltre 150 anni fa e mi chiedo costantemente cosa significhi l’appartenenza a questi luoghi. 

Attualmente sto lavorando su un album da disegno A5, a delle idee per dipinti e disegni più grandi. Sto pensando di creare libri dei miei lavori collegati alla serie #IncompleteCircles e anche ai miei collage del 2010, che metterò probabilmente in vendita in formato cartaceo o come download.


What projects are you currently working on? Is it possible to have some anticipation?

Since February 2020 I ave been working on some physical artwork paintings, drawings, collages all A2 in size and all connected to a theme #IncompleteCircles over this time the dea behind this has changed but still fits the theme or title. From being my overall observations the focus has become more about the landscape I live within and walk around at every opportunity.
The Incomplete Circles can be anything anyone wants, for me they now start to be about the abstract shapes I see in the land around me and also about belonging, whether we belong in the landscape or the landscape belongs to s – I’ve not worked any of this out yet.
Some of these questions come from sitting in disused quarries on the hilltops, these are places where stone was quarried to build reservoirs on the ills over 150 years ago and I constantly wonder what belonging means in these places.
I’m working now more in an A5 sketchbook on ideas for bigger paintings, drawings etc or not, as they may stay the same size. I am though considering creating books of my works connected to #IncompleteCircles and my collages since 2010, which maybe for sale in print or as a download.


Consapevole di avere davanti a me una persona con un bagaglio artistico e culturale davvero ricco, vorrei concludere questa intervista chiedendoti quali artisti contemporanei consideri più interessanti e innovativi al momento. 

Questa è una domanda molto difficile a cui rispondere, non sono un grande frequentatore di gallerie e non direi che un artista è migliore di un altro, anche se a dire il vero, attraverso Platform58 ho l’opportunità di interagire con artisti che trovo veramente molto in gamba e che credo abbiano un potenziale veramente altissimo a livello mondiale. Quindi secondo un mio modesto parere, posso dire che le persone che condivido quotidianamente su Instagram tramite Platform58 sono gli artisti più interessanti e innovativi che conosco.


Aware of having in front of me a person with a truly rich artistic and cultural background, I would like to conclude this interview by asking you which contemporary artists you consider most interesting and innovative at the moment.

That’s a very hard question to answer, I’m not a great gallery goer and wouldn’t say one artist is better than another, although I mention to many who I share on Platfrm58 that they are for me some of the best I see anywhere in the world.
So for me I would say the people I share daily on Instagram through Platform58 are the most interesting and innovative artists I know.






Vi invitiamo a visualizzare il video con alcune, tra le più rappresentative, delle opere di Mark.             





Contatti dell’artista 


▪️Email malongbottom@gmail.com

▪️Mark Longbottom su Facebook 

▪️Mark Longbottom su Instagram


▪️Platform58 su Facebook 

▪️Platform58 su Instagram 

Intervista a cura di Giuseppina Irene Groccia 

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ContempoArte – Selezione 04

 L’ArteCheMiPiace – ContempoArte – Selezione 04


La Rubrica ContempoArte presenta la rinnovata raccolta di opere, selezionate tra tutte quelle pubblicate online, accompagnate dall’hashtag #Lartechemipiacecontest



L’accurata selezione di questa raccolta ha l’obiettivo di condurre il fruitore alla scoperta di contenuti, quantomai attuali, e delle loro potenzialità di dialogo.

Una vera e propria fucina di idee, colori ed emozioni, per riconoscere corrispondenze e altrettante diversità, accomunate dal fascino ambiguo e coinvolgente dell’arte contemporanea.


Artisti di questa raccolta:

Malin Östlund, Antonio Murgia, France Courpotin, Gisella Biondani, Marco Randazzo, Nugra, Marga Villaverde, Monique Van Steen, Maria Kotopouli, Matteo Gobbo, Mirella Bitetti,, Elisa Politi, Tommaso Donato, Carmen Claudia Mihai, Teodoro Viti, Ishan Maheshwari, Marcello Fisher, Paolo Solei.








©Malin Östlund


©Antonio Murgia





©France Courpotin




©Gisella Biondani








©Marco Randazzo








©Nugra






©Marga Villaverde





©Monique Van Steen




©Maria Kotopouli  Bodypainting




©Matteo Gobbo




©Mirella Bitetti




©Elisa Politi



©Tommaso Donato




©Carmen Claudia Mihai



©Teodoro Viti



©Ishan Maheshwari 
©Marcello Fisher



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Le opere presenti in questa Rubrica, saranno pubblicate anche sui canali social di L’ArteCheMiPiace.


La selezione delle opere avviene attraverso l’uso dell’hashtag oppure diversamente potete partecipare alle selezioni inviando direttamente via email a: gigroart23@gmail.com  

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