close

Febbraio 2025

Divagazioni sull’arteLetteratura

Angela Kosta Una Voce Universale nella Letteratura Contemporanea – Recensione di Arben Iliazi

Angela Kosta

Una Voce Universale nella Letteratura Contemporanea 


Recensione di Arben Iliazi

 

La poetessa, scrittrice, traduttrice, editrice e promotrice
di fama internazionale Angela Kosta non l’ho mai incontrata di persona, ma ho
visto il suo lavoro, che brilla fortemente in vari mondi diversi. Sono rimasto
colpito non solo dalla sua creatività, ma anche dalla cura e la gentilezza che
essa dimostra, sempre pronta ad aiutare e promuovere gli autori albanesi e non
solo, in ambito internazionale. Grazie a lei e alla sua collaborazione con il
noto poeta e altrettanto virtuoso traduttore Kujtim Hajdari, a noi scrittori
albanesi, tutti i cieli hanno cominciato a sembrare limpidi dall’eccesso di spensieratezza
che ci offrono, con compassione quasi divina, questi scrittori di fama
internazionale, che possiamo definirli magnificamente “ambasciatori”
della cultura e dell’arte albanese nel mondo. Che gioia immensa quando ti
contattano, offrendo personalmente e generosamente la collaborazione a costo
zero, completamente gratuita, in base ai valori degli autori. Questa gentilezza
dovrebbe essere accolta, in quanto è un caso unico nella cultura albanese e
internazionale. In assenza di promozioni ufficiali, di cui i autori possono
sbattere la testa contro muri di metallo dall’indifferenza e dalla totale
negazione dei valori letterari artistici, per noi è una gioiosa fortuna avere
tale privilegio, che ci allontana i “demoni” del pessimismo, ci scuote
dal sonno e ci stimola la fiducia.

 

 

 

 

E’ molto difficile riassumere in poche righe una sintesi
dettagliata di tutti i complessi fattori che mettono in risalto la distinzione
della scrittrice e poetessa Angela Kosta dagli altri autori. Sto dando
brevemente, a mio avviso, alcune riflessioni su alcune delle poesie che ho
considerato, per analizzare in un altro caso anche la prosa.

 

Nelle poesie di Angela Kosta, è sempre la sensibilità
dell’epoca a decidere i confini del testo, trattando temi universali quali, di cui:
l’amore, la vita e le relazioni tra le persone, il dolore, ma anche la bellezza
dell’esistenza, la figura della donna, la natura, ecc…

 

Con la tenerezza, la generosità, l’eleganza che l’hanno resa
una scrittrice, poetessa e autrice di fama internazionale, Angela Kosta
fornisce la cornice per una vita appagante: il duro lavoro, la passione, la
riflessione, la volontà e la voglia di emettere la differenza.

 

Nel corpus poetico di questa autrice si fondono esperienze
estetiche, dove si addolciscono le emozioni puri e si creano discorsi
appassionati, in una situazione di fusione con la trascendenza, con il mondo,
con la sensibilità di ogni epoca.

 

È la sensibilità di ogni era che definisce ciò che è la
poesia. I codici della poetessa Angela Kosta si mescolano a quelli del lettore,
creando una “lingua creola”, con una generale promulgazione di
importanti elementi strutturali. (Poesia: Elegia)

 

Angela Kosta ha scritto poesie che si distinguono per la
loro tendenza meditativa, dove molte affermazioni poetiche sono svolte
all’interno di testi generalmente brevi. Questo stile di discorso si realizza
attraverso figure ricche, in particolare simboli e metafore, ma anche
attraverso un linguaggio molto intrecciato. (Poesia: Pensieri giallastri)

 

Il punto chiave della poesia di Angela Kosta riguarda
l’originalità e il carattere nascosto del “significato” estetico del
testo.

 

Il testo letterario delle sue poesie si trasforma in
catalizzatore dell’apparizione di volontà, di fede, di passione. Nel piano
di organizzazione formale, l’autrice concepisce il testo estetico come un tutto
significante, completamente sintetico. È proprio il rapporto tra le divisioni
testuali, la divisione in versi, in paragrafi, che rivela il significato
profondo e sconosciuto del testo. La poetessa si sente meglio nei versi liberi,
tali da ogni confine. Le poesie hanno piena coerenza di significato, proprio
quando la comprensione comune è scomunicata al puro non-significato.
Traducendola in un’organizzazione polisemantica della vita, imitando l’elemento
casuale dell’esistenza, l’arte poetica di questo autrice acquista così, una
valenza epistemologica. Angela Kosta, pur applicando diverse lingue come
autrice e traduttrice, utilizza molto bene la lingua letteraria albanese, la
sua madre lingua, dove il testo è automatizzato e la struttura
“anomala” del testo artistico richiama l’attenzione sul testo stesso,
in tutta la sua forma. Nella sua arte, la poetessa ha costruito un regno
di spontaneità senza regole,

 

ha prodotto testi convenzionali, dove il piano espressivo è
legato al piano del contenuto attraverso una relazione di motivazione.

 

Il discorso poetico di Angela Kosta è di natura unica, con
spiccate tendenze ellittiche, che tratta in via prioritaria l’esposizione dei
significati successivi attraverso il ricco sistema di figure. Le sue poesie
sono affiancate alla semplicità, al tangibile, all’euforia e alla tristezza,
con una concezione dinamica delle relazioni tra i vari disagi artistici. Le
creazioni non soffrono dell’oscurità del significato in mezzo a una figura
complicata. La poesia può essere dipinta solo guardando l’ottica dei
segni, in relazione alle unità di riferimento precostituite, al rapporto
sensuale, agli echi ansiosi, al “valore vissuto” che il testo produce
sul soggetto. In molte poesie di Angela Kosta, il pensiero artistico si esprime
attraverso una coesistenza strutturale e non esiste al di là di essa. Questo
collegamento include tutti i livelli del testo: fonema, morfema, parola, verso,
versetti e poesia.

 

(Poesia: Luce della sopravvivenza)

 

Per quanto riguarda alle metafore, la poesia di Angela Kosta
è costruita su un piano metaforico intrecciato con figure di costruzione
sonore. Anch’essa è sottotitolata dal simbolo, ma non è rappresentativo, mentre
in molti spicca l’antitesi della pura e contestuale antonimia, che costituisce
un mezzo prediletto dell’autrice, per dare emotività attraverso il confronto, o
più chiaramente, con l’adiacenza di fenomeni, che si contraddicono a vicenda, o
concettualmente, si escludono. Tutto questo è tanto spontaneo quanto deliberato
nel darti un brivido che ti colpisce. La metaforica interna del testo
artistico, a volte infrangendo anche le regole grammaticali, unisce immagini
che non sono accettabili nelle lingue naturali. L’arte poetica di questa
autrice, incita l’elemento casuale dell’esistenza, traducendo in
un’organizzazione polisemantica, gli ansimatici della vita.

 

Nella sua arte, Angela Kosta, ha costruito un regno di
spontaneità senza regole, ha prodotto testi convenzionali, dove il piano
espressivo è legato al piano del contenuto attraverso una relazione di
motivazione. La semantica di ogni parola, le ripetizioni fonologiche di ogni
materia ritmica, cioè in tutti questi fattori complessi, creano la distinzione
di questa autrice dagli altri. In molte poesie, se si confrontano gli elementi
fonologici che compaiono nell’insieme delle parole e nelle equivalenze; notiamo
che i contrappunti fonologici possono essere collegati a certe categorie
semantiche, dove una proiezione paradigmatica avviene nel sintagma. I testi
poetici sono semanticamente molto vicini, come conseguenza della somiglianza
della loro costruzione lessicale. Tuttavia, si osservano differenze nella
struttura ritmica, le diverse somiglianze che sorgono a livello fonetico dove
la poesia crea una tessitura spietata di significati. (Poesia: Sinfonia
scolpita)

 

“Angela Kosta usa le parole nelle sue poesie come se
fossero le pennellate di una grande artista”, disse il noto scrittore
italiano Adriano Bottaccioli. Essa entra tra i poeti che non esprimono
direttamente idee e credi sociali, ma insiste nel trasmettere l’armonia, la
musica, il profondo l’eco della parola. Perciò le sue poesie diventano
interattive, moltiplicando le orazioni. (Poesia: Lacrima lucente)

 

 

In questa autrice, incontriamo un forte concettualismo del
problema estetico, della dinamica interna, degli eventi e dei fenomeni.

 

Le sue poesie non hanno elementi di arte noiosa, artificiale
e senza vita. I suoi “voli” lirici affrontano la meditazione, con
colori forti di autoriflessione verso una realtà reale, che include e delinea
con colori tristi la realtà socio-psicologica. (Poesia: Un pezzo di pane)

 

 

Angela Kosta tocca la realtà dello specchio sociale –
morale. Il suo spunto è l’uomo comune, che assicura tra i sacrifici una vita
onesta, la realtà dell’esistenza e, in alcuni casi l’uomo identificabile. Nelle
sue poesie, Kosta trasmette un’immagine della colonna che si sta costruendo,
dove c’è molta magia, sofferenza, l’accoglienza del destino, la gentilezza e la
premura. Le sue poesie si inseriscono nel soggetto poetico del mistero, dove si
dispiega il culto per il mondo e per le persone. Prendiamo per esempio la
poesia dedicata alla madre, dove poeticamente appare il sentimento della
poetessa, così come il tormento per lei. Nella figura della madre, la
sensazione è colma di respiro. (Poesia: A mia madre Sofia).

 

 

Nelle poesie di Angela Kosta, nasce il culto di una sorta di
libertà umana, del sentimento di superiorità della specie con coscienza, che sa
emergere sulle perdite, sui dolori e sui rimorsi. Ciò che è evidente in loro, è
la spontaneità, l’accettazione della modesta vita, e quella dell’umanità… Il
sacrificio quotidiano degli esseri umani, la dura quotidiana, il crollo…

 

I suoi versi lirici prendono tratti di meditazione,

 

con forti colori di ripiegatura verso una realtà atroce, che
include e delinea con sfumature tristi la realtà sociale. (Poesia: Bambini
invecchiati) Le poesie di Angela Kosta, possono essere viste come un codice
poetico che trasmette un fatto, una situazione, uno stato emotivo ben
significato. Basta dare un’occhiata alla poesia “A mio fratello
Roland”. È chiaro che nel testo poetico di Kosta, i codici non sono
affatto automatizzati. Il lavoro poetico sul lessico è molto noto. (Poesia: A
mio fratello Roland)  L’autrice attribuisce importanza al lato figurativo,
in quanto è quello che svolge il ruolo principale nell’arricchire il
significato. In questa autrice, il livello delle figure, si trasforma in
evidenza ed evocazione dell’esperienza sensoriale per il mondo. La sua penna
indica la capacità di produrre significati analoghi a quelli delle percezioni
concrete. La poesia di Angela Kosta ha un’alchimia complessa, a volte di
carattere compromettente, dove l’adattamento del verso al significato di
esperienza, non è sempre al centro della sua preoccupazione e delle scelte
finali, della poetessa e del significato finale delle parole quali derivano
dalla loro sistemazione in una certa posizione strutturale. In questo modo si
stabilisce un doppio regime semantico del testo stesso, dandoci una poesia
soddisfacente per ritmo e musicalità. Il significato lessicale convenzionale è
solo una materia prima che viene riformulata dalla struttura poetica,
soprattutto in base agli effetti della musicalità. In questa autrice, la musicalità
non è un fine in sé, ma crea aree complesse di significato che si rinnovano
dopo ogni lettura ed esaltazione.  (Poesia: Sorriso cenere dedicato al
genocidio contro gli ebrei)

 

Angela Kosta occupa anche un posto importante nella prosa,
comprendendo diversi romanzi e novelle. Anche la prosa è nello stile della sua
poesia. Ciò è particolarmente evidente sul piano della loro struttura, dove la
priorità lo assume il simbolismo e numerosi significati testi, come nel caso
delle sue poesie. L’arte è il dominio della libertà, ma i loro rapporti sono
enormemente più complessi. Senza la prevedibilità dell’arte, è allo stesso
tempo la causa e la conseguenza dell’imprevedibilità della vita. Siamo di
fronte ad un’autrice molto particolare, con un talento vitale, con l’estremo
tecnicismo dell’arte letteraria, testimoniato in una serie di opere in poesia e
in prosa. Si può tranquillamente affermare che Angela Kosta, rappresenta oggi,
un fenomeno letterario, un poliglottismo artistico, dove un conglomerato di
talenti e doni insoliti è stato a lungo concepito ed esploso, in poesia, prosa,
traduzioni e promozioni… e tutto il resto che la sua mano scrive e crea.
Angela Kosta è uno dei casi più singolari della nostra letteratura
contemporanea.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Arben Iliazi, nato il 1° marzo 1963 a Saranda, è un poeta, saggista e drammaturgo albanese. Dopo aver conseguito la laurea in Filologia presso l’Università di Tirana nel 1988, ha iniziato la sua carriera come sceneggiatore, ruolo che ha ricoperto fino al 1991. Successivamente si è dedicato al giornalismo, lavorando come giornalista e caporedattore in vari quotidiani della capitale.

Iliazi è conosciuto per il suo contributo alla letteratura albanese, con numerose pubblicazioni poetiche, saggi e opere teatrali. Le sue raccolte poetiche includono Vrundull (Eurorilindja, Tirana, 1994) e La saggezza del mare (Eurorilindja, Tirana, 1997), mentre il suo saggio più noto è Per la pace, contro la pace (Eurorilindja, Tirana, 1998).

Nel campo teatrale, ha scritto e messo in scena numerosi drammi, tra cui Cicerone fatto di plastilina (commedia, 1990), rappresentata al Saranda Professional Theatre con la regia di Thoma Milaj; Mio marito a chilometri zero (commedia, 2009), messa in scena al Teatro Aleksandër Moisiu di Durazzo, con la regia di Milto Kutali e Donard Hasani; The Heir (commedia, 2018), rappresentata al National Experimental Theatre con la regia di Milto Kutali; e The Crown Farce (commedia, 2020), portata in scena al Zihni Sako Theater di Gjirokastër, con la regia di Ledian Gjeçi.

Nel 2021, ha debuttato con il monodramma Con un piede in Paradiso, presentato all’Atelier 31 di Tirana, con la regia di Milto Kutali. Un altro suo lavoro importante è Osman Taka, un dramma storico, presentato nel 2023 a Tirana con la direzione di Naun Shundi e la produzione di Alket Veliu. Tra i suoi drammi più significativi, Delirium (2012) è stato valutato nella decima edizione dell’European Theatre Conversion (ETC) alla Biennale Theater di Wiesbaden, in Germania, dove Iliazi è stato proclamato uno dei 100 migliori autori europei.

Le sue opere teatrali sono state raccolte in 5 opere drammatiche (Neraida, 2003), mentre altre sue pubblicazioni includono Spiritus (2004), The Tersi of Zululand (commedia, 2006) e Lo sposo d’Europa (commedia, 2007).

Arben Iliazi continua a essere una figura influente nel panorama culturale albanese, con una carriera che spazia dalla poesia al teatro, arricchendo la tradizione letteraria del suo paese.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Traduzione di: Angela Kosta 

Direttore Esecutivo delle
Riviste: MIRIADE, NUANCES ON THE PANORAMIC CANVAS, BRIDGES OF LITERATURE,
giornalista, poetessa, saggista, editore, critica letteraria, redattrice,
traduttrice, promotrice

 
©L’ArteCheMiPiace – Blog Arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia 

 

 

 

 

 

Il Blog L’ArteCheMiPiace da l’opportunità ad artisti emergenti ed affermati di usufruire di una vetrina in cui proporre il proprio talento, operando per la promozione e la valorizzazione degli stessi.

 

Ogni progetto promozionale diffuso sulle pagine di L’ArteCheMiPiace, compreso l’intervista, è soggetto a selezione e comprende approfondimento dei materiali forniti con consulenza, ricerca, redazione e diffusione.

 

 

Invia la tua candidatura alla seguente email: gigroart23@gmail.com

 

Oppure contattaci attraverso questo Form

 

1. Nome

2. Email

3. Testo

 

   

 

 

 

Se l’articolo ti è piaciuto, ti invitiamo ad interagire attraverso la sezione commenti di seguito al post, arricchendo così il blog con le tue impressioni. 

E se trovi interessanti gli argomenti trattati nel Blog allora iscriviti alla newsletter e seguici anche sui canali social di L’ArteCheMiPiace.

In questo modo sarai aggiornato su tutte le novità in uscita.

 

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

 

 

 

        

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato periodicamente, ma senza una cadenza predefinita. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001 stante  la carenza del carattere QUALIFICANTE della periodicità. [TAR Lazio,sent n° 9841/2017] 
L’autrice declina ogni responsabilità per quanto pubblicato dai lettori nei commenti ad ogni post che saranno cancellati se ritenuti offensivi o lesivi dell’immagine o dell’onorabilità di terzi, di genere spam, razzisti o che contengano dati personali non conformi al rispetto delle norme sulla Privacy.

I testi critici scritti dall’autrice e inseriti nel blog non possono essere utilizzati o riprodotti online o altrove senza una richiesta e un consenso preventivo. La riproduzione di articoli e materiale presente nel blog dovrà essere sempre accompagnata dalla menzione dell’autore e della fonte di provenienza.

 

Alcuni testi o immagini inseriti in questo blog potrebbero essere tratti da fonti online e quindi considerati di dominio pubblico: qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d’autore, vogliate segnalarlo via email per la rimozione immediata. 

 

L’autrice del blog declina ogni responsabilità per i siti collegati tramite link, considerando che il loro contenuto potrebbe subire variazioni nel tempo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Leggi Ancora
Interviste

Quilio Natural Design – L’Arte di Carlo Alberto Mazza tra Natura, Sostenibilità e Improvvisazione

 

Quilio Natural Design


L’Arte di Carlo Alberto Mazza tra Natura, Sostenibilità e Improvvisazione

 

 

 

 

di Giuseppina Irene Groccia |21|Febbraio|2025|

 

Carlo Alberto Mazza si distingue nel panorama artistico contemporaneo per un approccio molto particolare alla materia, in cui la natura non è semplice ispirazione ma complice e guida. Il suo progetto, Quilio Natural Design, è un encomio del riuso e della trasformazione, un’arte che nasce dal rispetto e dalla volontà di riscoprire il valore nascosto nei materiali abbandonati.

I suoi lavori sono il frutto di un’intuizione molto sentita: non impone la forma, ma la svela, lasciandosi guidare dalle venature del legno, dalle asperità della radice, dalla storia silente custodita nei frammenti raccolti. È un linguaggio che affonda le radici in un’estetica arcaica, ma si nutre della sensibilità moderna per la sostenibilità e il recupero.

C’è in lui un senso di esplorazione quasi musicale, un’improvvisazione che richiama il jazz, sua grande passione. Ogni pezzo è un dialogo tra equilibrio e spontaneità, tra istinto e riflessione. I materiali si fanno testimoni del tempo, rivelano le loro cicatrici, le loro metamorfosi, offrendo all’osservatore un’esperienza tattile e visiva che va oltre il semplice atto contemplativo.

Le opere di Carlo Alberto si collocano in uno spazio sospeso tra il passato e il presente, evocano il primordiale e, al contempo, la tensione verso il futuro. È un’arte che ci interroga, che ci invita a riflettere sulla fragilità e sulla resistenza, sulla natura come compagna e non come risorsa da sfruttare. In questa continua riscrittura del rapporto tra uomo e ambiente, il suo lavoro si fa testimonianza poetica e concreta di un mondo che rinasce dalle proprie radici.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Carlo Alberto ci apre le porte del suo mondo artistico, dove la natura guida la mano dell’artista e i materiali dimenticati riprendono vita. 

 

In questa intervista, esploriamo la filosofia che anima il suo progetto  Quilio Natural Design e scopriamo come l’arte possa nascere dal dialogo profondo con l’ambiente.

 

 

 

 

Puoi raccontarci come hai iniziato il tuo percorso
artistico? C’è stato un momento o un evento particolare che ti ha spinto verso
l’arte?

Ho sempre avuto un interesse particolare verso tutte le
forme d’arte, senza nessuna preclusione, dai graffiti delle caverne all’arte
contemporanea. Ho creato cosi un mio personale background artistico. 
Come e quando sia iniziato non lo ricordo, ma sicuramente
avrà contribuito tutto quello che avevo accumulato in precedenza.

 

 

 

Qual è il tema o il messaggio principale che cerchi di
comunicare attraverso le tue opere?

Per il tema seguo il momento o quello che mi ispira il
materiale che ho tra le mani. Il messaggio, tranne in certi casi specifici, lo
lascio all’interpretazione e alle sensazioni che scaturiscono a chi osserva
l’opera.

 

 

Il tuo progetto Quilio Natural Design si basa su un profondo
rispetto per la natura e sulla valorizzazione del materiale naturale. Come
scegli i materiali che utilizzi per le tue sculture e qual è il processo
creativo che segue?

Si, il mio progetto Quilio Natural Design si basa su un
profondo rispetto per la natura. La vivo costantemente e completamente ogni
giorno. Abitando in campagna e durante le mie passeggiate tra i boschi e le
montagne raccolgo il materiale sia rami che radici, oramai divelte, (non taglio
non sego non sradico !!!).

Ovviamente nulla è a caso, tutto deve avere un senso: prendo
solamente quello che già mi ispira il probabile processo che ne seguirà. In
altre parole, quel pezzo di legno deve dirmi qualcosa e in quel momento nasce,
inesorabile, il corso creativo.

 

 

 

 

Le tue opere riflettono un dialogo tra arte e sostenibilità.
Come bilanci il desiderio di esprimerti artisticamente con l’importanza di
rispettare e preservare l’ambiente?

Ho raggiunto la consapevolezza che la natura sia da tutelare
e salvaguardare in ogni modo e per me ha molta importanza nei lavori che
faccio. Il riciclo dei materiali e la loro applicazione nell’arte sta alla base
del mio intento. Quindi partendo da questo principio il dialogo tra arte e
sostenibilità è molto bilanciato: c’è una profonda connessione tra l’una e
l’altra.

 

Sappiamo che il jazz è una parte fondamentale della tua vita
e una fonte d’ispirazione per il tuo lavoro. In che modo la musica influenza le
tue sculture e il tuo processo artistico?

La musica influenza moltissimo il mio lavoro. E’ la colonna
sonora della mia vita, non potrei farne a meno. Mi aiuta nell’ispirazione come
nel processo creativo. Il jazz poi contempla in sé una parte improvvisativa e
quella mi ha insegnato ad uscire da ogni impasse creativo.

 

 

Qual è il processo creativo che segui per realizzare le tue
opere? Ci sono tecniche o rituali a cui sei particolarmente affezionato?

Non seguo un processo creativo standardizzato. Non tutte le
mie sculture hanno la stessa genesi.

 

Quali materiali preferisci utilizzare per le tue sculture, e
cosa ti guida nella scelta di un materiale rispetto a un altro?

Oltre ai materiali che la natura mi asseconda ad usare,
utilizzo esclusivamente materiali riciclati: scarti di legno di ferro di marmo
o pietre cercando di essere il più sostenibile possibile.

 


 

Come vivi il rapporto tra l’arte e il pubblico? In che modo
il feedback o le reazioni delle persone influenzano il tuo lavoro?

Il rapporto tra arte e pubblico è complicato. Dipende molto
dalla competenza delle persone. Sei ad ogni modo sempre sotto esame. Quando
creo una scultura non parto mai dal presupposto che debba piacere a qualcuno ma
che soddisfi innanzitutto me stesso. Ovviamente i giudizi positivi fanno sempre
piacere ma anche quelli negativi favoriscono il percorso dell’artista, la sua
maturazione e la sua coscienza di sé.

 

Recentemente hai partecipato a Visioni, il premio d’arte internazionale organizzato dall’associazione culturale AthenaeArtis di Maria Di Stasio. Che esperienza è stata per te? C’è qualcosa di particolare che hai apprezzato o che ha arricchito il tuo percorso artistico?

E’ stata senza dubbio una bella esperienza. Sono dell’idea
che ogni esperienza arricchisce il percorso artistico. La particolarità del
contesto, il tempio di Pomona a Salerno, ha dato prestigio e contribuito alla
riuscita della mostra. Inoltre, ho apprezzato il lavoro e 
la dedizione della curatrice Di Stasio che ha organizzato
l’evento con qualità e competenza.

 

  

Le tue opere scultoree presentate a Visioni sono state
tra le protagoniste dell’evento, distinguendosi al punto da farti ottenere una
menzione speciale. Puoi raccontarci il processo creativo che ti ha portato a realizzarle?
C’è una storia, un significato o un messaggio particolare che volevi
trasmettere attraverso di esse?

Ho scelto le opere da presentare pensando soprattutto al
posto dove sarebbero state accolte e alla sinergia che avrebbero prodotto insieme.
Mi interessava introdurle nel contesto in una condizione di omogeneità. Ho
preferito La torre dei serpenti, Dromedari e Mutazione perché nella loro
unicità mantengono coeso l’intento del progetto creativo, quello di vedere
l’arte attraverso la natura.

 

Quali progetti o obiettivi hai per il futuro? Ci sono nuovi
ambiti o tematiche che vorresti esplorare?

 

Continuerò a portare avanti il progetto Quilio Natural
Design perché nella natura c’è tutto un mondo ancora da esplorare e, come nuovo
obbiettivo, sviluppare forme di commistione tra vari i materiali.

 

 

 

 

 

 

 

Contatti

 

Email  info@quilionaturaldesign.com

Phone  +39 327 287 4618

Instagram  quilio.natural.design

Pinterest Quilio Natural Design

 

 

 

 

 

 

Carlo Alberto Mazza (Quilio Natural Design)

 

 

 

Vive in Italia, in campagna a pochi chilometri da Roma.
Si dedica da anni alla lavorazione del legno e del restauro.
Il suo progetto Quilio Natural Design si basa su una ricerca di materiale naturale che recupera e lavora per dare allo stesso una seconda “vita”.
Rami, ramaglie o radici, tutte ormai inerti, li raccoglie senza danneggiare, tagliare o estirpare alberi o terra.
Il sottobosco regala elementi che tradotti in sculture assecondano la natura stessa.
Trova nella natura un linguaggio personale e originale dove il riciclo e il rispetto dei materiali hanno un’importanza determinante.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
©L’ArteCheMiPiace – Blog Arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia 

 

 

 

 

 

Il Blog L’ArteCheMiPiace da l’opportunità ad artisti emergenti ed affermati di usufruire di una vetrina in cui proporre il proprio talento, operando per la promozione e la valorizzazione degli stessi.

 

Ogni progetto promozionale diffuso sulle pagine di L’ArteCheMiPiace, compreso l’intervista, è soggetto a selezione e comprende approfondimento dei materiali forniti con consulenza, ricerca, redazione e diffusione.

 

 

Invia la tua candidatura alla seguente email: gigroart23@gmail.com

 

Oppure contattaci attraverso questo Form

 

1. Nome

2. Email

3. Testo

 

  

 

 

 

Se l’articolo ti è piaciuto, ti invitiamo ad interagire attraverso la sezione commenti di seguito al post, arricchendo così il blog con le tue impressioni. 

E se trovi interessanti gli argomenti trattati nel Blog allora iscriviti alla newsletter e seguici anche sui canali social di L’ArteCheMiPiace.

In questo modo sarai aggiornato su tutte le novità in uscita.

 

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

 

 

 

        

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato periodicamente, ma senza una cadenza predefinita. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001 stante  la carenza del carattere QUALIFICANTE della periodicità. [TAR Lazio,sent n° 9841/2017] 
L’autrice declina ogni responsabilità per quanto pubblicato dai lettori nei commenti ad ogni post che saranno cancellati se ritenuti offensivi o lesivi dell’immagine o dell’onorabilità di terzi, di genere spam, razzisti o che contengano dati personali non conformi al rispetto delle norme sulla Privacy.

I testi critici scritti dall’autrice e inseriti nel blog non possono essere utilizzati o riprodotti online o altrove senza una richiesta e un consenso preventivo. La riproduzione di articoli e materiale presente nel blog dovrà essere sempre accompagnata dalla menzione dell’autore e della fonte di provenienza.

 

Alcuni testi o immagini inseriti in questo blog potrebbero essere tratti da fonti online e quindi considerati di dominio pubblico: qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d’autore, vogliate segnalarlo via email per la rimozione immediata. 

 

L’autrice del blog declina ogni responsabilità per i siti collegati tramite link, considerando che il loro contenuto potrebbe subire variazioni nel tempo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Leggi Ancora
Senza categoria

MuPa Un Viaggio nell’Arte Contemporanea con una Collettiva Selezionata

 




MuPa


Un Viaggio nell’Arte Contemporanea con una Collettiva Selezionata 




Esibire le proprie opere in un contesto museale non è soltanto un riconoscimento, ma un atto di affermazione artistica, un momento in cui il linguaggio visivo si radica nella dimensione della memoria collettiva. Il museo si presta bene nel essere  non è un semplice contenitore, bensì un dispositivo culturale che conferisce alle opere una nuova aura, elevandole al di là della contingenza e inserendole in un dialogo più ampio con la storia e con il pubblico. Come affermava Paul Klee, ‘L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è.’ In questa prospettiva, ogni mostra non è solo un’esposizione, ma una rilettura critica e sensibile del contemporaneo, un’opportunità di riflessione profonda sulla funzione stessa dell’arte nel tempo presente.


Proprio in questo contesto si inserisce l’articolo che segue, che esplora il ruolo fondamentale che i musei svolgono nel dare visibilità a nuove forme di espressione artistica e nel creare un ponte tra l’artista e il pubblico.


Dal 22 marzo al 20 aprile 2025, il MuPa – Palazzo Multimediale di Ginosa, ospiterà una mostra collettiva d’arte, un evento esclusivo che vedrà la partecipazione di otto artisti selezionati attraverso un rigoroso processo di valutazione. Curata dal direttore del MuPa, Piero Giannuzzi, e dall’artista Mirella Bitetti, questa esposizione si distingue per la qualità e l’attenzione dedicata a ogni singolo artista e alla sua produzione.


Situato in un magnifico palazzo settecentesco completamente restaurato, il MuPa rappresenta un esempio perfetto di fusione tra tradizione e innovazione. Con le sue sei sale dedicate a grandi personalità dell’arte italiana – Caravaggio, De Filippo, Fellini, Fracci, Morricone e Alighieri – il MuPa si afferma come un punto di riferimento culturale per artisti e visitatori.

Viviamo in un’epoca in cui la cultura rischia di essere dimenticata. Il MuPa nasce per restituire valore all’arte, offrendo uno spazio espositivo che permetta alle opere di dialogare con il pubblico in modo immersivo e coinvolgente,” afferma il direttore Piero Giannuzzi.


La mostra collettiva si distingue per l’approccio selettivo e curato. Solo otto artisti avranno l’opportunità di esporre le proprie opere, con un massimo di sette lavori ciascuno, scelti con cura in collaborazione con il team del museo. Questo garantisce una vera e propria “mini-personale” per ogni artista, valorizzandone la ricerca espressiva e l’originalità.

Mirella Bitetti, artista e curatrice artistica, sottolinea: “L’obiettivo è creare un’esposizione che non sia solo una raccolta di opere, ma un racconto visivo coerente e armonico. Vogliamo offrire al pubblico un’esperienza immersiva, in cui ogni artista trovi il proprio spazio per esprimersi al meglio.”

Gli artisti interessati possono candidarsi entro il 28 febbraio 2025 inviando il proprio progetto espositivo all’indirizzo info@mupapuglia.it. La partecipazione prevede una quota di adesione e la possibilità di vendere le opere esposte, con una commissione del 20% per il museo in caso di vendita.


L’evento promette di essere un’ottima opportunità per gli otto artisti, offrendo loro la possibilità di emergere in un contesto prestigioso e di riferimento per l’arte contemporanea. Il MuPa conferma ancora una volta il suo ruolo di catalizzatore culturale, capace di coniugare passato e innovazione, tradizione e sperimentazione.






Abbiamo il piacere di rivolgere alcune domande ai curatori di questa iniziativa, Piero Giannuzzi e Mirella Bitetti, per approfondire la matrice concettuale, le dinamiche selettive e le ambiziose prospettive che danno vita e valore a questa raffinata esposizione collettiva.


Qual è la visione dietro questa mostra collettiva…

Non si tratta di un semplice evento espositivo, ma di una selezione ristretta e curata. Qual è il messaggio che volete trasmettere attraverso questa formula?


P.G.: L’idea alla base di questa mostra collettiva è di offrire uno spazio di dialogo approfondito e autentico tra l’opera e lo spettatore. La selezione ristretta non è casuale: vogliamo garantire a ogni artista un’esposizione di qualità, quasi una mini-personale, affinché ciascun percorso creativo possa emergere nella sua completezza. Il nostro obiettivo è creare una narrazione corale ma coerente, dove la varietà dei linguaggi artistici si armonizzi in un unico tessuto espositivo, offrendo al pubblico un’esperienza estetica intensa e coinvolgente


In che modo il MuPa si distingue dagli altri spazi espositivi…

Il Palazzo Multimediale non è una galleria tradizionale, ma un luogo che fonde arte, tecnologia e storia. Come questa identità influisce sulla selezione degli artisti e sulla disposizione delle opere?


P.G.: Il MuPa si distingue per la sua capacità di coniugare passato e futuro, accogliendo l’arte contemporanea in un palazzo settecentesco restaurato, ma proiettato verso l’innovazione. La fusione tra arte, tecnologia e storia ci permette di creare percorsi espositivi immersivi, sfruttando esperienze multimediali e VR per amplificare il messaggio delle opere. Questa identità ci guida nella selezione degli artisti, privilegiando coloro che sanno dialogare con linguaggi innovativi senza perdere il legame con la tradizione. L’allestimento stesso è pensato per valorizzare questo incontro, offrendo al visitatore un’esperienza estetica che supera i confini della semplice fruizione visiva.


M.B.: Il Mupa è una realtà che, per noi artisti del territorio, ha un valore notevole. Per troppo tempo siamo stati costretti a spostarci in luoghi lontani e onerosi da raggiungere affinché la nostra arte venisse apprezzata. È un tesoro che dobbiamo custodire e salvaguardare.


Qual è il processo di selezione delle opere…

Oltre alla qualità artistica, quali aspetti considerate fondamentali nella scelta delle sette opere per ogni artista? Si cerca un filo conduttore tra gli artisti o si punta sulla diversità dei linguaggi?


P.G.: L’idea alla base di questa mostra collettiva è di offrire uno spazio di dialogo profondo e autentico tra l’opera e lo spettatore. La selezione ristretta non è casuale: vogliamo garantire a ogni artista un’esposizione di qualità, quasi una mini-personale, affinché ciascun percorso creativo possa emergere nella sua completezza. Il nostro obiettivo è creare una narrazione corale ma coerente, dove la varietà dei linguaggi artistici si armonizzi in un unico tessuto espositivo, offrendo al pubblico un’esperienza estetica intensa e coinvolgente


M.B.: Cercare di selezionare gli artisti da invitare all’evento non significa certo discriminare quelli meno dotati. La selezione si basa soprattutto sul percorso artistico, sulla ricerca e sull’esperienza nel settore. In realtà non c’è un filo conduttore tra gli artisti, infatti la scelta è abbastanza diversificata. Siamo aperti ad ogni genere d’arte. Per la selezione cerco di collaborare con l’artista e capire quale impatto emotivo l’opera possa avere sul pubblico. 


Quali sono le aspettative per il futuro…

Questa collettiva rappresenta un primo passo verso una visione più ampia del MuPa? State pensando di consolidare questa formula o di espandere l’offerta espositiva con nuove iniziative?


P.G.: Il processo di selezione delle opere è improntato a un dialogo costante tra l’artista e il team curatoriale. Oltre alla qualità artistica, valutiamo la coerenza concettuale e la capacità dell’opera di suscitare riflessioni appropriate. Non cerchiamo necessariamente un filo conduttore tematico tra gli artisti, ma puntiamo su un’armonia espositiva che valorizzi la diversità dei linguaggi. Ogni opera viene scelta per il suo potere narrativo e la sua capacità di interagire con lo spazio del MuPa, creando un’esperienza estetica ed emotiva che coinvolga il visitatore su più livelli.


M.B.: Il Mupa è in continuo divenire, aperto ad ogni nuova esperienza artistica. L’obiettivo principale è quello di far conoscere questa realtà agli appassionati d’arte e permettere ai molti artisti di promuovere i propri lavori.





Concludere un confronto all’interno di uno spazio museale all’avanguardia non rappresenta solo un’occasione espositiva per gli artisti, ma anche un’esperienza di crescita e scambio per il pubblico. L’interazione tra opere, contesto e spettatori genera nuove letture, stimola il pensiero critico e apre a contemplazioni inedite, arricchendo tanto chi crea quanto chi osserva. È in questo dialogo continuo che l’arte trova la sua forza più autentica, trasformando il museo in un luogo vivo, capace di ispirare e lasciare tracce durature nel tempo.








MuPa 

Arte Cultura Esperienze VR


Via Giunchiglie, 10 Ginosa, Taranto. 


Phone +39 3802670907 

E-mail info@mupapuglia.it 






























©L’ArteCheMiPiace – Blog Arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia 







Il Blog L’ArteCheMiPiace da l’opportunità ad artisti emergenti ed affermati di usufruire di una vetrina in cui proporre il proprio talento, operando per la promozione e la valorizzazione degli stessi.


Ogni progetto promozionale diffuso sulle pagine di L’ArteCheMiPiace, compreso l’intervista, è soggetto a selezione e comprende approfondimento dei materiali forniti con consulenza, ricerca, redazione e diffusione.



Invia la tua candidatura alla seguente email: gigroart23@gmail.com


Oppure contattaci attraverso questo Form


1. Nome

2. Email

3. Testo


   

Se l’articolo ti è piaciuto, ti invitiamo ad interagire attraverso la sezione commenti di seguito al post, arricchendo così il blog con le tue impressioni. 

E se trovi interessanti gli argomenti trattati nel Blog allora iscriviti alla newsletter e seguici anche sui canali social di L’ArteCheMiPiace.

In questo modo sarai aggiornato su tutte le novità in uscita.

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER



        

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato periodicamente, ma senza una cadenza predefinita. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001 stante  la carenza del carattere QUALIFICANTE della periodicità. [TAR Lazio,sent n° 9841/2017] 
L’autrice declina ogni responsabilità per quanto pubblicato dai lettori nei commenti ad ogni post che saranno cancellati se ritenuti offensivi o lesivi dell’immagine o dell’onorabilità di terzi, di genere spam, razzisti o che contengano dati personali non conformi al rispetto delle norme sulla Privacy.

I testi critici scritti dall’autrice e inseriti nel blog non possono essere utilizzati o riprodotti online o altrove senza una richiesta e un consenso preventivo. La riproduzione di articoli e materiale presente nel blog dovrà essere sempre accompagnata dalla menzione dell’autore e della fonte di provenienza.


Alcuni testi o immagini inseriti in questo blog potrebbero essere tratti da fonti online e quindi considerati di dominio pubblico: qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d’autore, vogliate segnalarlo via email per la rimozione immediata. 


L’autrice del blog declina ogni responsabilità per i siti collegati tramite link, considerando che il loro contenuto potrebbe subire variazioni nel tempo.






















Leggi Ancora
Senza categoria

Le Arche Colorate di Marco Silecchia – Un Dialogo tra Materia, Colore e Storia

 

Le Arche Colorate di Marco Silecchia

Un Dialogo tra Materia, Colore e storia

di Giuseppina Irene Groccia |18|Febbraio|2025|



Nella terra di Sassari, aspra e incantata, la luce non si limita a illuminare: accarezza i contorni delle cose, indugia sulle superfici, le anima di una vibrazione silenziosa. In questo scenario prende forma l’universo poetico di Marco Silecchia. Qui, tra vicoli antichi e muri scoloriti dal sole, l’artista trova ispirazione per trasformare la materia in emozione.

Scultore, pittore e ceramista, Marco Silecchia non si pone certo il limite di plasmare semplicemente l’argilla, ma le infonde vita e un’energia che traspare in ogni sua creazione. In ogni gesto, in ogni pennellata, egli instaura un dialogo tra forma e colore, un’eco della terra che l’ha visto crescere e che porta con sé le sue radici.


Figlio d’arte, ha ereditato dal padre Giuseppe Silecchia non solo il talento, ma una spiccata sensibilità, alimentata dalle storie sussurrate tra le pareti delle botteghe artigiane, dove il tempo, avvolto dal profumo della ceramica e dal suono rassicurante degli strumenti che lavorano in armonia con la materia, sembra eternamente sospeso.


Sono luoghi dove ogni angolo racconta storie di mani esperte che modellano la terra, di silenzi che parlano attraverso il gesto, di tradizioni che si intrecciano delicatamente, lasciando tracce di un sapere che scivola da generazione a generazione. Qui, tra la polvere che vola nell’aria e le luci soffuse, l’artista ha imparato ad ascoltare il respiro del mondo, a catturarlo e a tradurlo in arte, riscoprendo ogni volta il fascino eterno della tradizione e della creazione.


Ma il suo percorso non è stato un semplice proseguire sulle orme paterne. Al contrario, l’ artista ha cercato, in silenzio, la sua melodia, un linguaggio che rappresentasse le sue voci interiori. Con pazienza e dedizione, ha intrecciato pittura e scultura in un unico respiro, permettendo alla sua visione di prendere forma, distinta e inconfondibile, come un pensiero che si dispiega nella trama silenziosa dell’arte. Le sue opere nascono da una ricerca meticolosa, un dialogo intimo che ha dato vita a un sentiero tutto suo, lontano da ogni possibile contaminazione, eppure profondamente radicato nella stessa terra che le ha dato origine


L’importanza cromatica non si pone il limite della sola e semplice decorazione, il colore, nelle sue ceramiche, nasce dall’interno, come una linfa che palpita sotto la superficie. In un continuo rimando di pieni e vuoti che catturano lo sguardo, aprendolo a un “altrove”, le sue “arche colorate” sembrano voler restituire all’arte quella “dignità della parola”, suggerendo che creare un’opera non sia solo un atto estetico, ma un atto che “partorisce”, lasciando nel mondo qualcosa di permanente, una traccia che sopravvive all’artista stesso.


L’arca, simbolo di salvezza e conservazione, rappresenta un contenitore e un legame con l’umanità intera, un messaggio che supera la fragilità del materiale ceramico per diventare eterno. In questo modo, l’artista restituisce all’arte la sua nobiltà originaria… quella di essere un gesto intriso di storia e memoria, un’eredità che, come un soffio di vita, continuerà a parlare oltre le epoche.


Ne scaturisce un viaggio incantevole nel tempo, un dialogo in cui l’origine e il destino dissolvono i loro confini, un ponte sospeso tra radici antiche e visioni nuove. Tutto racchiuso in un universo poetico che si rinnova ad ogni gesto, in ogni respiro, in ogni silenzio che segue il compiersi dell’opera. 


In questa intervista, Marco ci racconta il suo percorso creativo, il legame profondo con le radici familiari e la sua visione dell’arte come atto di memoria e speranza. 

Un viaggio che ci porta alla scoperta di un’artista che, tra forme e colori, cattura l’anima di una terra e la restituisce al mondo con delicatezza e passione.

Provenendo da una famiglia d’arte e crescendo in un ambiente già intriso di creatività, quando hai compreso che anche per te l’arte sarebbe stata non solo un’eredità, ma una scelta di vita personale e imprescindibile? C’è stato un momento o un evento particolare che ti ha rivelato questa vocazione?


Sono cresciuto in un laboratorio degli anni 70, dove dal
gioco è diventato un lavoro, un mestiere. L’ opera che si doveva realizzare era un momento serio, ma
nel contempo il posto era un crocevia di pittori, artisti che con il loro
mondo di odori, di vestirsi e il pensiero mi metteva nella condizione che avrei
voluto essere, un domani, uno di loro, se chiaramente lo fossi nato. Ora lo
posso dire, sono nato artista, figlio d’arte ma anche figlio dell’ arte. Il momento che consacra questo in modo concreto, sono le
commissioni che arrivano e poi non ti fermi più, vero riconoscimento del
lavoro.



La tua arte nasce dal desiderio di salvare l’arte stessa. In che modo credi che le tue creazioni possano portare un messaggio di salvezza e speranza?


Penso che sia un illusione sana , le opere create con
sincerità di animo ,di cuore , accompagnato da una preparazione seria possa
portare un messaggio sano , sincero.

L’ intellettualità onesta è un modo contemporaneo ,direi
controcorrente all’ esposizione nichilista , per questo che ho sempre creduto
al binomio artista- artigiano ,per avere un senso sia etereo ma terreno nel
percorso artistico di una persona che crede in ciò che deve fare,senza
furbizie.





Come descriveresti il tuo stile artistico e come si è evoluto nel corso del tempo?

Non ho uno stile e non ho mai pensato di averne, diciamo
che comanda l’ opera, se deve diventare classica, stilizzata, moderna ecc. 
L’ evoluzione è una costante del lavoro, considerando che
interpreto ogni opera come unica, quindi implica un’ evoluzione.


Quali materiali preferisci utilizzare per le tue sculture, e cosa ti guida nella scelta di un materiale rispetto a un altro?

Prevalentemente uso l’ argilla, di diverso genere, ma mi
piace molto dipingere, quindi l’ uso del colore, ho creato anche sculture in
bronzo, in legno, ma debbo dire che la ceramica, la maiolica, è un connubio
perfetto tra scultura e pittura.




Quali sono le principali fonti di ispirazione per il tuo lavoro? Ci sono artisti, movimenti o esperienze personali che hanno influenzato particolarmente la tua visione?


Mi ha fatto scuola il rinascimento toscano, ho avuto la
fortuna di essere stato molte volte in Toscana, Firenze, dove ho collaborato
con una piccola galleria, e questo stupendo periodo di soggiornare in un museo
a cielo aperto mi ha davvero dato tanto, poi Roma ecc. Ma penso che ogni
incontro possa rivelare un occasione di crescita, di confronto, ovunque.


Il colore gioca un ruolo fondamentale nelle tue opere. Come nasce questa scelta cromatica e quale significato attribuisci al colore nelle tue ceramiche?


Una Vita a colori, la ceramica è colore! Penso di non aver
mai realizzato una opera senza colore, vado letteralmente a caccia del colore, ogni forma, ogni suono, ogni cosa ha il colore. Sono sinestetico, quando
ascolto una musica vedo i colori.





Parli spesso di “struttura formale” e di “energia che irradia la materia”. Puoi spiegare meglio questa visione filosofica della scultura?


Vivo in termini energetici, interpreto la Vita come energia, quindi ciò che facciamo esprime energia, forme, colori.

Tutto ciò mi ispira fortemente sia in termini formali che
cromatici, esplosioni, implosioni, irradiazioni ecc. L’ argilla è un ottimo
materiale per questa ricerca, in più la devi cuocere a 960° e questo influisce
ancora di più, poi l’ interazione si completa con gli smalti che il calore
fonde tra loro, li strappa, li unisce creando effetti incredibili.


La tua arte affonda le radici in una profonda padronanza della tecnica e nell’uso sapiente delle mani come strumenti fondamentali del processo creativo. In che modo questa solida base tecnica influisce sulla tua libertà espressiva e come riesci a bilanciare disciplina e creatività nelle tue opere?


Penso che l’ istinto prius vada protetto, la padronanza tecnica serve, è fondamentale per andare dove vuoi, ma serve, in modo fondamentale, la creatività istintiva, animalesca, come un rapporto d’amore, per essere sempre creativi bisogna essere umili, curiosi, sempre pronto ad imparare qualcosa. 

Debbo dire che è impegnativo, ma il contatto con il mare, con la natura, la semplicità è fondamentale.





Come figlio d’arte, quanto ha influito la figura di tuo padre Giuseppe sul tuo percorso artistico? E come hai trovato la tua voce personale nell’arte?


Ha influito molto, soprattutto in età formativa, poi sono andato via per sperimentare, trovare la mia cifra, la mia strada, con errori, crisi, pianti e baratri.

In un secondo momento ci siamo ritrovati, lui più grande di me di 40 anni, lo aiutavo perché fisicamente non poteva permettersi di affrontare lavori di grandi dimensioni, ma è stato interessante, siamo finiti, quasi amici.

Purtroppo la voce personale nell’ arte la devi pagare con il sangue e nessuno ti può aiutare, si inizia in mille e si finisce in tre, è un percorso duro che mette al limite ogni cellula del corpo è già un successo se invecchi al livello cerebrale sano.




La tua ricerca artistica è strettamente legata alla terra sarda. Quali elementi della cultura e del paesaggio sardo influenzano maggiormente le tue opere?


La Sardegna è un luogo mitologico, Odisseo, sia il litorale
che l’ entroterra, ho scelto di vivere qui, pagando l’ alto prezzo di rimanere
un artista al massimo “
regionale” per vivere con onestà il
territorio, cioè facendo il sardo in Sardegna.

Però mi ha ricambiato con efficacia in posti, luoghi, mari
di indescrivibile fascino, soprattutto in periodi invernali, lontani da orde
turistiche.

Si, mi influenza sempre e lo fa con tutto il vigore e l’
amore possibile, con gelosia, non potrei più andarmene.

Poi completa molto l’ ispirazione la civiltà Nuragica, con
i suoi personaggi mitici, i guerrieri, gli Shardana, molte opere sono intrise
di questi argomenti, di questa energia.





Qual è il processo creativo che segui per realizzare le tue opere? Ci sono tecniche o rituali a cui sei particolarmente affezionato?



È un processo naturale: arriva quando vuole e, purtroppo, se ne va quando vuole. I periodi in cui non vado in laboratorio sono irrequieti, disperati, laceranti; poi, all’improvviso, risalgo, inizio a disegnare e tutto riappare. Ho imparato a godermi la risalita, mi rende felice. Per questo ho bisogno di questa terra: perché mi aiuta a ritrovare il centro. Purtroppo, non si può essere creativi tutti i giorni; le migliori intuizioni arrivano da sole, e non sai mai quando. 

Diciamo che il proverbio mens sana in corpore sano è vero: ci vuole molta disciplina per essere creativi a certi livelli, senza rischiare di bruciarsi in fretta.

Le tue opere sembrano unire pittura e scultura in un unico linguaggio. Come riesci a far dialogare queste due forme espressive?


Si come dicevo la tecnica della ceramica possiede questa
possibilità incredibile di unire scultura e pittura, quando devi modellare ti
senti scultore, quando devi colorare ti senti pittore e sono due stati d’ animo
diversiù, ma con il tempo li fai convivere in armonia.




Nel tuo processo creativo, quale ruolo hanno le mani e il gesto fisico? Quanto conta la componente tattile nel dare vita alle tue opere?


Nella manipolazione dell’ argilla è fondamentale la
sensibilità tattile, il gesto deve diventare libertà, devi imparare più in
fretta possibile a non avere dubbi, paure, incertezze, devi inoltrarti in un
non fare consapevole, ci vogliono anni, centinaia di opere, di dipinti, ma
poi l’ emozione è totale.




Come concepisci il rapporto tra lo spazio e le tue opere? Pensi che l’ambiente circostante influenzi la percezione delle tue sculture?


Beh, come dicevo, vivo in Sardegna, in campagna, e il laboratorio è immerso in un oliveto. Trovo prezioso fare riposare gli occhi, guardando una pianta o giocando con i cani, le tartarughe e i gatti, per poi riprendere il lavoro. Sono profondamente consapevole che l’ambiente influisce sulla creatività, sul lavoro e sulla qualità.




Le “arche” hanno subito un’evoluzione concettuale nel tempo. Come è cambiata la tua visione da quando hai iniziato a lavorarci fino ad oggi?

Le Arche e le Navicelle sono tra le opere più rappresentative del mio percorso, sia in termini di innovazione tecnica che concettuale.

All’inizio pensavo a un’arca, simile a un Noè sardo, con rappresentazioni di fauna locale come mufloni, cinghiali, ecc., con al timone un guerriero nuragico e la sua compagna. Poi, gradualmente, è diventata una scultura organica che fluttua nei mari senza tempo, un intreccio di vele e forme libere, in difesa di un’idea di protezione contro attacchi nichilistici e oltremodo digitali nei confronti di un’arte analogica, fatta di matite, carta da pescheria, carboncini, pennelli, colori ad olio, trementina, ecc. Un vintage postmoderno, con il filtro della critica alla modernità, sempre con garbo.



C’è un’opera, tra quelle che hai realizzato, che consideri particolarmente significativa per te? Puoi raccontarci la sua storia?


Indubbiamente una è una scultura di San Giuseppe con bambino
di grande dimensione ubicata al Duomo di Cremona, a 34 anni mi fece sentire uno
scultore serio, vinsi il concorso indetto dalla Confartigianato di Cremona,
realizzai l’ opera e mi fece sentire uno scultore, con tutto l’ arsenale
efficiente, confrontarmi con la efficienza e la macchina lombarda politica ed
esserne all’altezza mi sembrò un buon risultato.

Poi diversi altri, ma quest’ opera cambiò le prospettive sul
livello del lavoro.

Affiancherei anche il primo premio vinto a Porto Cervo per
le opere innovative in ceramica, sempre trentenne, oggi vivo il lavoro in modo
diverso, debbo dire che è cambiato molto in soli trent’anni, sono cambiate
tante cose, ma è normale.





Qual è il messaggio che vorresti che il pubblico portasse con sé dopo aver osservato le tue opere?


Vorrei che trovasse originale, unico ciò che ha visto, non
bello, ma originale e unico.



Quali progetti o obiettivi hai per il futuro? Ci sono nuovi ambiti o tematiche che vorresti esplorare?


Sì, ho un progetto in fase avanzata di arte per la nautica. Ho in mente una vecchia barca dove verranno esposte opere per l’arredo artistico di imbarcazioni importanti, un nuovo modo di incontrare il contemporaneo.

Il mare farà da testimone.



Contatti


Email msilecchia5@gmail.com

Facebook Marco Silecchia

YouTube Marco Silecchia Artista

Instagram silecchiamarco

Marco Silecchia


Gli esordi artistici sono legati al padre Giuseppe,
caposcuola della ceramica artistica in Sardegna e tra gli ultimi allievi di
Eugenio Tavolara.

Studia all’Istituto Statale d’arte di Sassari, sezione
Ceramica e Arredamento, e completa la formazione alla Accademia di belle arti
di Roma e Sassari. Approfondisce ogni tecnica artistica con curiosità e
disciplina: il tornio da vasaio in Umbria a Deruta, la fusione in bronzo nella
Fonderia Anselmi a Roma, dove incontra lo scultore Nuccio Fontanella e le opere
di Umberto Mastroianni.

La pittura diventa una preziosa “alleata”
intrecciandosi con la maiolica e le ricerche cromatiche, diventando la cifra
stilistica nelle sue opere. La preparazione avuta dal padre e maestro in età
giovanissima, gli permette di spaziare a tutto tondo nelle tecniche artistiche
ed espressive, dal disegno, madre di tutte le Arti, alla scultura classica o
moderna, alla pittura al restauro. Esordisce, premiato come pittore, nel 1997
al Premio Osimo e nello stesso anno partecipa alla rassegna regionale
“Primavera d’Arte” dove ottiene una menzione speciale.

Nel 1998 partecipa al concorso nazionale Genius, dove
ottiene il Premio Regione Sarda, ottiene una menzione speciale alla XII
Rassegna Regionale “Primavera d’Arte” e prende parte al concorso di
pittura “Organico e Inorganico”.

Nel 2003 presenta la sua nuova produzione alla rassegna
regionale “Primavera d’Arte” ottenendo una menzione speciale ed
espone al II simposio internazionale dei Maestri di Porto Cervo. Nello stesso
anno riceve il primo premio all’Internazionale di Pittura di Padru.

Nel 2007 le sue opere ottengono il premio Santa Teresa di
Gallura alla II Mostra di Arte Ceramica Sarda.

Nel 2016 presenta, insieme a sua madre Wanda e suo fratello
Roberto, una mostra dedicata al padre Giuseppe, allestita presso la galleria
Ziranu di Nuoro.

L’idea di rappresentare visivamente l’universalità
dell’Arte, intesa nel profondo rapporto tra tradizione ed innovazione in
continuo movimento e trasformazione sino ai giorni nostri con opere di chiara
identità post-modernista.


©L’ArteCheMiPiace – Blog Arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia 







Il Blog L’ArteCheMiPiace da l’opportunità ad artisti emergenti ed affermati di usufruire di una vetrina in cui proporre il proprio talento, operando per la promozione e la valorizzazione degli stessi.


Ogni progetto promozionale diffuso sulle pagine di L’ArteCheMiPiace, compreso l’intervista, è soggetto a selezione e comprende approfondimento dei materiali forniti con consulenza, ricerca, redazione e diffusione.



Invia la tua candidatura alla seguente email: gigroart23@gmail.com


Oppure contattaci attraverso questo Form


1. Nome

2. Email

3. Testo


   

Se l’articolo ti è piaciuto, ti invitiamo ad interagire attraverso la sezione commenti di seguito al post, arricchendo così il blog con le tue impressioni. 

E se trovi interessanti gli argomenti trattati nel Blog allora iscriviti alla newsletter e seguici anche sui canali social di L’ArteCheMiPiace.

In questo modo sarai aggiornato su tutte le novità in uscita.

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER



        

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato periodicamente, ma senza una cadenza predefinita. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001 stante  la carenza del carattere QUALIFICANTE della periodicità. [TAR Lazio,sent n° 9841/2017] 
L’autrice declina ogni responsabilità per quanto pubblicato dai lettori nei commenti ad ogni post che saranno cancellati se ritenuti offensivi o lesivi dell’immagine o dell’onorabilità di terzi, di genere spam, razzisti o che contengano dati personali non conformi al rispetto delle norme sulla Privacy.

I testi critici scritti dall’autrice e inseriti nel blog non possono essere utilizzati o riprodotti online o altrove senza una richiesta e un consenso preventivo. La riproduzione di articoli e materiale presente nel blog dovrà essere sempre accompagnata dalla menzione dell’autore e della fonte di provenienza.


Alcuni testi o immagini inseriti in questo blog potrebbero essere tratti da fonti online e quindi considerati di dominio pubblico: qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d’autore, vogliate segnalarlo via email per la rimozione immediata. 


L’autrice del blog declina ogni responsabilità per i siti collegati tramite link, considerando che il loro contenuto potrebbe subire variazioni nel tempo.







 

 

 


Leggi Ancora
Senza categoria

Il Silenzio che Parla a Colori – L’Universo Artistico di Carmelo Randazzo

 













Il Silenzio che Parla a Colori


L’Universo Artistico di Carmelo Randazzo




di Giuseppina Irene Groccia |16|Febbraio|2025|


Carmelo Randazzo è un artista la cui voce risuona attraverso i colori e le forme, superando i confini del silenzio che lo accompagna fin dalla nascita. La sua storia è quella di un talento precoce, emerso tra le mura dell’Istituto dei non udenti  di Tivoli, dove fin da bambino ha mostrato un’innata propensione per l’arte, coltivata con passione e determinazione nonostante le difficoltà comunicative.

Senza una formazione accademica tradizionale, Carmelo ha affinato il suo stile nel raccoglimento della sua stanza, trasformando le sue problematiche di comunicazione in un linguaggio pittorico molto particolare e riconoscibile. La sua evoluzione artistica, segnata da una ricerca continua e dal confronto con il chiaroscuro caravaggesco, si arricchisce nel tempo di nuove tecniche e materiali, raggiungendo una maturità espressiva sorprendente.

Dopo un periodo di lontananza dall’arte, dovuto alle vicissitudini della vita e alle necessità lavorative, egli è tornato a dipingere con una consapevolezza nuova, scoprendo nei suoi tratti una raffinatezza inaspettata. Questa rinascita creativa lo ha portato a esplorare superfici innovative e a sperimentare forme espressive molto originali.

Oggi, le sue opere risuonano di vita e intensità emotiva, riflettendo un’anima silenziosa ma straordinariamente espressiva. Le sue tele esplodono di colore e dinamismo, rievocando l’energia dell’action painting e trovando una connessione sorprendente con lo stile di Pollock. L’arte di questo valido autore non è solo bellezza visiva, ma un grido profondo d’amore per la vita, un dialogo intenso con l’osservatore che supera le parole e racconta una storia di forza, passione e crescita interiore.

Per lui, la pittura non è solo una forma di espressione artistica, ma un mezzo di comunicazione vitale che gli permette di colmare il vuoto lasciato dalle difficoltà comunicative. Ogni pennellata ha la forza di trasformarsi in una parola non detta, ogni colore libera un’emozione nascosta. Il suo talento artistico nasce dal bisogno profondo di raccontarsi senza barriere, trovando nell’immaginazione e nei sogni la voce che la realtà gli ha negato. In questo viaggio silenzioso ma ricco di significati, Carmelo Randazzo ha trasformato la sua esperienza in una risorsa creativa di straordinario valore, dove la potenza espressiva diventa ponte tra mondi altrimenti inaccessibili.






Con questa intervista, avremo l’opportunità di conoscere più a fondo il suo universo creativo, poiché l’artista si aprirà a un confronto intimo e riflessivo sulle sue esperienze e la sua arte.

Puoi raccontarci come hai iniziato il tuo percorso artistico? C’è stato un momento o un evento particolare che ti ha spinto verso l’arte?


Si potrebbe dire che sono nato artista, i miei primi schizzi risalgono a quando avevo 4-6 anni. Mi appassionavano gli animali provocandomi una duplice emozione, negativa e positiva allo stesso tempo. La caccia era molto diffusa in passato e questo mi rattristava al punto da voler imprime su tela la mia tristezza. Dal 2010 qualcosa è cambiato dentro di me e ho cominciato a immaginare le persone della mita vita, familiari e amici, come animali legati a me o che, talvolta,  per una qualsiasi ragione potevano allontanarsi. In quell’anno ho iniziato a dipingere i volti umani con le sembianze animali raccontando così episodi belli e butti che  stavo vivendo in quel momento.




Qual è il tema o il messaggio principale che cerchi di comunicare attraverso le tue opere?


Mi appassionano tante tecniche, dipingo, lavoro l’argilla, il legno, spesso lavoro dal vivo. Amo molto la natura con i suoi alberi, boschi e la vita che vi scorre al suo interno. Mi preoccupa il disboscamento e le conseguenze sulla fauna. Questo però mi permette di recuperare la legna tagliata e farne delle sculture, come presepi, case per animali, cornici,tavoli per lavorare. Reputo il legno utile ma mi rattrista molto che provenga dalla morte di un albero. Tengo molto alla natura che permette la vita tra noi esseri umani. Alcune mie opere, lo so, trasmettono tristezza poichè provengono da ispirazioni legate al decadimento dell’essere umano. Indubbiamente l’allegria e la spensieratezza sono presenti ma  si confondono a sentimenti  di tristezza che raccontano le mie origini e gli amici che non ci sono più nella mia vita. 




Come descriveresti il tuo stile artistico e come si è evoluto nel corso del tempo?


Ho iniziato con dei disegni molto semplici con soggetto animale, sperimentando anche  i colori a olio. Ho preso  ispirazione dal grande Caravaggio. Circa vent’anni fa notai che la mia arte stava cambiando e non mi riconoscevo in essa, spesso chiedevo conferma a mia moglie alla quale piacevano molto quei lavori. Mi è capitato un evento particolare, per sbaglio ho bevuto un bicchierino di acqua raggia al posto del caffè che  mia moglie mi aveva portato. Confuso non mi ero accorto che  la tazzina di caffè fosse rimasta lì e involontariamente il contenuto andò sulla tela disegnando tanti schizzi impossibile da togliere. Questo errore ha influenzato la mia produzione pittorica, quasi sconbussolandola e creando uno stile nuovo che negli anni ho ripreso e ancora utilizzo. Oggi la mia pittura è completamente differente. Quella del passato piena di rabbia e ora che vivo momenti diversi, pieni di gioia, vengono raccontati dalla mia produzione attuale. Nonostante il grande cambiamento si stile, che spesso non riesco a comprendere, non riesco a ripudiare le opere passate, anzi le apprezzo ancora di più. I miei dipinti sono lo specchio della mia vita e raccontano chi sono e cosa provo. Talvolta sono loro che mi ricordano come sono stato, dalle pennellate percepisco la reazione che mi provoca quello che vivo nel quotidiano.







In che modo le difficoltà comunicative hanno influenzato il suo stile pittorico e il modo in cui si esprime attraverso l’arte?


Le difficoltà di comunicazione, in quanto persona sorda, ci sono, eccome, ma riesco a comunicare attraverso l’arte e la sua profondità. I comportamenti e le azioni umane, come del resto quelle degli animali, spesso non non hanno bisogno di una lingua che li esprima e io come sordo mi sento molto vicino agli animali nelle espressione delle mie emozioni e nelle reazioni conseguenti. Chiaramente ho bisogno di un interprete professionista che mi traduca e mi permetta di seguire quello che dicono le persone intorno a me. Con un interprete mi sento tranquillo. A mio avviso, la difficoltà è soprattutto per chi sente e non conosce la lingua dei segni.




Quali sono le principali fonti di ispirazione per il tuo lavoro? Ci sono artisti, movimenti o esperienze personali che hanno influenzato particolarmente la tua visione?


La mia arte viene da diverse fonti di ispirazione, come i dipinti visti nei musei,  i luoghi d’arte frequentati negli  anni e il mondo che mi circonda ma non mi sento completamente connesso a queste influenze bensì dalla mia capacità di interiorizzare tutte le differenti forme lignee che ho visto  e lavorato con le mie mani. Guardo alcuni scultori con grande rispetto e ammirazione ma non cerco di copiarli . La mia arte è solo mia, è la mia vita, i miei pensieri sono la mia arte che è unica nonostante i tanti incontri con le produzioni artistiche altrui.







Quali elementi del filone caravaggesco e dello stile di Pollock senti più vicini alla tua sensibilità artistica?


Indubbiamento sono molto colpito dall’arte di Caravaggio e dal suo vissuto, le sue battaglie. I suoi stati d’animo si avvicinano molto ai miei. Nei suoi dipinti, le ombre dietro ai suoi personaggi mi ricordano le sere nel colleggio quando mi piaceva tenere la luce soffusa. Ancora oggi non amo la luce che abbaglia. Nel 2011 per la prima volta ho visto una mostra su Pollock,. L’episodio della tazzina di caffè, di cui vi ho parlato, e gli schizzi sulle tele hanno fatto in modo che mi associassero  a Pollock ma io, in quel momento, non sapevo chi fosse. Ci sono molte differenze tra le nostre produzioni quindi non mi ritengo ispirato da lui. Il pittore che ho amato e amo è sicuramente Caravaggio.







Qual è stato il momento decisivo che ti ha spinto a riprendere l’arte dopo dieci anni di lontananza?


Poco prima del 1990 ho interrotto la mia attività, nel ’98 ho prodotto alcuni dipinti con soggetto africano. Nel 2003 mi sono sposato e volevo ricominciare a dipingere, anche dietro la spinta di un mio collega Davide e di mia moglie. Quando ho ricominciato ho notato che la mia arte era completamente cambiata come del resto ero cambiato io. So di aver perso dieci anni ma il mio talento l’ho conservato nonostante tutto.






Qual è il processo creativo che segui per realizzare le tue opere? Ci sono tecniche o rituali a cui sei particolarmente affezionato?


Per me l’errore nelle tecniche artistiche non esiste, quando  faccio un errore mentre lavoro il legno approfitto per fare una modifica al materiale che sto utilizzando, lo stesso nella stesura del colore. Lavoro molto il legno e uso quasi sempre il nero e il bianco con  tre quattro pennelli di differenti dimensioni. Non uso nessun rituale particolare.




Preferisci lavorare su tela in solitudine o trovi ispirazione anche da contesti collettivi, come workshop o eventi d’arte?


Non ho avuto nessun tipo di formazione ma ho studiato da autodidatta dipingendo spontaneamente nella solitudine della mia casa. Non mi piace confrontarmi con gli altri mentre produco arte. credo che io riesca a imparare di più in solitudine e riesco a gestire la mia rabbia. stare con gli altri significherebbe avere problemi di comunicazione con chi non conosce la mia lingua.







Come vivi il rapporto tra l’arte e il pubblico? In che modo il feedback o le reazioni delle persone influenzano il tuo lavoro?


Ho fatto molte personali, mostre colletive e a volte ho avuto il ruolo di coordinatore artistico. In molti casi il rapporto con il pubblico è molto positivo, ho notato che il messaggio delle mie opere arriva. Il mio pubblico è in grado di percerpire la profondità dei miei dipinti e il mio talento. Senza interprete è difficile interagire con le persone che conoscono la mia arte ma talvolta mi hanno scritto e questo mi ha colpito molto . Ovviamente preferisco comunicare nella mia lingua madre attraverso la mediazione di un professionista, la sua presenza può evitare che i visitatori di una mia mostra vadano via senza parlare con l’artista. Ribadisco che il ruolo dell’interprete è molto importante in questi contesti dove potrei ricevere un feedback da chi osserva per poi farne tesoro.




C’è un’opera, tra quelle che hai realizzato, che consideri particolarmente significativa per te? Puoi raccontarci la sua storia?


Tre sono le opere a cui sono legato di  più, rappresentano tre animali: il leopardo, il cavallo e il puma. Il cavallo per il suo sguardo e il modo di comportarsi che definirei quasi umano, è un animale umile rispettoso e intelligente. Il leopardo per il suo aspetto forte dallo sguardo dolce, come il puma, mi ricorda molto il gatto e sogno di poterlo abbracciare. Con il cavallo è più semplice relazionarsi ma il mio sogno è poter incontrare un leopardo e un puma ma so che è espremamente diffcile.





Come vedi il ruolo dell’arte nella società contemporanea? Pensi che il tuo lavoro contribuisca in qualche modo a questo ruolo?


Non è semplice rispondere a questa domanda ma negli anni credo di aver dato un contributo all’arte contemporanea, la prova sono i tanti riconoscimenti avuti lungo la mia carriera artistica: Milano, Aprilia Nemi per citare alcuni luoghi. C’è da dire che nessuno però mi ha sostenuto economicamente o si sia preoccupato di promuovere  la mia produzione artistica. Purtoppo tutto gira intorno al denaro e se non ti autofinanzi a volte non vai avanti. Nel mio caso devo anche preoccuparmi delle spese dell’interprete che spesso sono esose.




Quali sono le maggiori difficoltà che hai affrontato come artista e come le hai superate?


In quanto persona sorda ho avuto molte difficoltà soprattutto per le barriere comunicative. Spesso ho dovuto pagare di tasca mia un interprete professionista. Inoltre, mi sono visto chiudere le porte in faccia da alcuni curatori di mostre a causa della mia sordità preoccupati dei tempi di traduzione e della fedeltà del contenuto interpretato. Spesso non mi sento alla pari rispetto agli altri artisti che non sono sordi. Da solo sostenere tutte queste spese è impossibile e lotto per un futuro dove agli artisti sordi sia dato accesso a mostre e possibilità di crescita artistica .






Recentemente hai partecipato a Visioni, il premio d’arte internazionale organizzato dall’associazione culturale AthenaeArtis di Maria Di Stasio. Che esperienza è stata per te? C’è qualcosa di particolare che hai apprezzato o che ha arricchito il tuo percorso artistico?


La mostra del 7 Dicembre è stato molto bella, organizzata nei minimi dettagli in un posto incantevole. Non voglio entrare nel merito delle opere di altri artsiti,  per me l’arte è tutta bella. Una scelta che mi ha colpito moltissimo è stata quella di darmi la posizio0ne perfetta per una persona sorda e i visitatori sordi venuti. La produzione era in un angolo, accanto all’ingresso quindi chiunque e ntrava o usciva godeva della mia arte. Altra nota positiva è stata che sul luogo c’era un’interprete professionista che ha tradotto ogni cosa. Inoltre è stato bello ricevere delle meravigliose parole da parte della critica sulla mia opera raffigurante il cavallo. Non sono riuscito quasi a dire nulla poichè ero molto emozionato di fronte a tante persone, era da molto tempo che non mi esponevo così. Ricevere un premio, per la  prima volta al sud,  di cultura artistica molto differente rispetto al nord, è stato davvero soddisfacente per me. 



Quali progetti o obiettivi hai per il futuro? Ci sono nuovi ambiti o tematiche che vorresti esplorare?


Spero che le difficoltà  dimunuiscano e che da persona sorda io possa partecipare a tante nuove iniziative artistiche. Nei mesi di Aprile e Maggio sarò a Nemi per una personale. Mi piacerebbe far parte di un ‘associazione a titolo gratuito ma so perfettamente che la mia sordità può essere un problema per la comunicazione. Pensare sempre all’interprete come spesa necessaria non è facile per me, per gli impegni familiari e per la spesa da affrontare, spero che le cose migliorino e che io possa essere un artista sempre accolto. 







Contatti

Email randazzocarmelo1969@gmail.com


Instagram  carmyarte












Carmelo Randazzo è nato in Germania a Weil am Rhein il 7 dicembre 1969. La sua formazione scolastica è passata dall’istituto per sordi “Gualandi”, tra Tivoli e Roma, le scuole medie pubbliche, fino al diploma nel 1990 presso il Liceo Artistico Statale di Latina. Dal 1990 lavora presso un’azienda farmaceutica. Sposato da 22 anni, dopo 15 anni di unione è nato Andersen, che ha rivoluzionato la vita dell’artista. Carmelo dedica molto tempo alla sua famiglia e in particolare al piccolo di casa. Prima del suo arrivo tutte le attenzioni erano per Tenny, gattino di circa 10 anni. La sua più grande passione è la cultura come il visitare musei e mostre. In particolar modo ama il colore, il dipingere e sperimentare nuove tecniche. Al primo posto c’è il prendersi cura della casa e decorarla con la sua produzione artista quasi a formarne una vera e propria Wunderkammer. Appassionato di storia colleziona libri su vari argomenti ma quello che lo attira di più è il mondo animale.  La natura e i suoi animali, intrinsecamente legati alla sua arte sono parte integrante della vita dell’artista. Estremamente meticoloso e ligio, ha un’attenzione spiccata per il dettaglio.







©L’ArteCheMiPiace – Blog Arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia 







Il Blog L’ArteCheMiPiace da l’opportunità ad artisti emergenti ed affermati di usufruire di una vetrina in cui proporre il proprio talento, operando per la promozione e la valorizzazione degli stessi.


Ogni progetto promozionale diffuso sulle pagine di L’ArteCheMiPiace, compreso l’intervista, è soggetto a selezione e comprende approfondimento dei materiali forniti con consulenza, ricerca, redazione e diffusione.



Invia la tua candidatura alla seguente email: gigroart23@gmail.com


Oppure contattaci attraverso questo Form


1. Nome

2. Email

3. Testo


   

Se l’articolo ti è piaciuto, ti invitiamo ad interagire attraverso la sezione commenti di seguito al post, arricchendo così il blog con le tue impressioni. 

E se trovi interessanti gli argomenti trattati nel Blog allora iscriviti alla newsletter e seguici anche sui canali social di L’ArteCheMiPiace.

In questo modo sarai aggiornato su tutte le novità in uscita.

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER



        

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato periodicamente, ma senza una cadenza predefinita. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001 stante  la carenza del carattere QUALIFICANTE della periodicità. [TAR Lazio,sent n° 9841/2017] 
L’autrice declina ogni responsabilità per quanto pubblicato dai lettori nei commenti ad ogni post che saranno cancellati se ritenuti offensivi o lesivi dell’immagine o dell’onorabilità di terzi, di genere spam, razzisti o che contengano dati personali non conformi al rispetto delle norme sulla Privacy.

I testi critici scritti dall’autrice e inseriti nel blog non possono essere utilizzati o riprodotti online o altrove senza una richiesta e un consenso preventivo. La riproduzione di articoli e materiale presente nel blog dovrà essere sempre accompagnata dalla menzione dell’autore e della fonte di provenienza.


Alcuni testi o immagini inseriti in questo blog potrebbero essere tratti da fonti online e quindi considerati di dominio pubblico: qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d’autore, vogliate segnalarlo via email per la rimozione immediata. 


L’autrice del blog declina ogni responsabilità per i siti collegati tramite link, considerando che il loro contenuto potrebbe subire variazioni nel tempo.







 

 

 


Leggi Ancora
Senza categoria

Nella Pittura di Antonio Iovine Tradizione e Emozione Senza Tempo

 L’ArteCheMiPiace – Interviste












Nella Pittura di Antonio Iovine

Tradizione e Emozione Senza Tempo







di Giuseppina Irene Groccia |14|Febbraio|2025|



Antonio Iovine è un artista che incarna perfettamente la tradizione figurativa della scuola campana, con un forte legame alle radici familiari e una naturale predisposizione alla pittura che si manifesta fin dalla giovane età. Cresciuto a pane e arte, con il padre Nello Iovine e altri membri della sua famiglia artisti di professione, il suo percorso creativo si arricchisce di una competenza tecnica straordinaria, che gli permette di navigare tra il figurativo classico e le sfumature più moderne dell’arte contemporanea.

La sua formazione solida e la sua dedizione alla ricerca artistica gli consentono di sviluppare uno stile altamente personale, dove la luce, il colore e la tecnica si fondono in una danza armoniosa, capace di restituire un senso di tempo sospeso e di emozioni delicate. Antonio è noto per la sua abilità nell’iperrealismo, ma anche per la capacità di infondere nelle sue opere una profondità poetica e una sensazione di serenità che si riflette nei suoi paesaggi, ritratti e marine.

Quella di Antonio Iovine è una pittura che si nutre di sensibilità e intuizione, uno sguardo che non si limita a catturare la realtà, ma la trasfigura in un racconto vibrante di emozioni. Non vi è alcuna freddezza analitica nelle sue opere, nessuna sterile riproduzione del visibile; al contrario, il suo mondo pittorico è permeato da un’aura sospesa, quasi fiabesca, in cui ogni oggetto diventa frammento di un ricordo, traccia di un istante vissuto. Le sue figure non sono semplici soggetti, ma presenze che parlano, che dialogano con lo spettatore attraverso gesti, sguardi e posture carichi di vita. Il suo realismo non si esaurisce nella fedeltà alla forma, ma si innalza a un livello più alto, fatto di evocazione e poesia. Iovine compone ogni immagine con minuziosa attenzione, affidando ai dettagli il compito di restituire non solo la verità delle cose, ma anche la loro anima più profonda. Nulla è superfluo, nulla è marginale: ogni elemento concorre a costruire un’armonia visiva in cui lo spettatore può immergersi, ritrovandovi echi della propria stessa esistenza.




Per comprendere appieno la profondità della sua arte e il percorso che l’ha portato a definire il suo linguaggio espressivo, entriamo nel mondo di Antonio Iovine attraverso le sue stesse parole. 


Questa intervista è un dialogo intimo che svela il cuore della sua creatività, il legame con la tradizione e la ricerca incessante di nuove forme di bellezza.








Puoi raccontarci come hai iniziato il
tuo percorso artistico? C’è stato un momento o un evento particolare che ti ha
spinto verso l’arte?
 


In realtà il sapore dell’arte l’ho iniziato ad assaporare
e gustare fin dall’infanzia.  Tutto è
nato dai colori, gli odori della pittura ad olio, e i vari diluenti. Nasco da
una famiglia di artisti pittori, mio padre, mia madre, lo zio di mia madre.
Insomma da piccolo “mangiavo pane e colori”.

 

Qual è il tema o il messaggio
principale che cerchi di comunicare attraverso le tue opere? 


Dentro me ho un
mondo che ricorda tempi antichi. Un mondo fiabesco e che non ha mai spento il
lato fanciullo che c’è in me. Cerco di trasmettere quella fantasia colorata e
fantastica che a questo mondo manca, o che spesso svanisce nel niente. I miei
dipinti devono raccontare sottovoce che bastano colori e pennelli per trovare
la pace e la gioia.

 


Come descriveresti il tuo stile
artistico e come si è evoluto nel corso del tempo?
 


Credo che oggi sono riuscito
a costruire uno stile molto personale. Mattone su mattone con gli anni, tanta
fatica, ore ed ore ad inventare e studiare mi hanno permesso di lasciare lo
stile classico della pittura campana, e “timbrare” il mio stile attuale  che  oggi
 definisco  contemporaneo 
e  fantastico.

 

La tua arte affonda le radici nella
tradizione della scuola campana, ma allo stesso tempo arricchisce il panorama
contemporaneo. Come riesci a mantenere quel delicato equilibrio tra la
tradizione e la tua visione personale?
 


La scuola classica campana mi permette
di realizzare figure, paesaggi, fiori, in modo realistico  e  “morbido”
nelle pennellate, mantenendo inalterata la mia provenienza.



 

 

Essendo cresciuto in una famiglia di
artisti, come ha influito tuo padre, Nello Iovine, sulla tua formazione e sul
tuo approccio alla pittura?
 


Come detto in precedenza, fin dalla tenera età
vedevo mio padre come iniziava a preparare le tele con l’imprimitura, i vari
passaggi. Quando realizzava i disegni sulle tele per poi iniziare a dipingerle.
Questo avveniva anche con mia madre. Questo mondo mi ha “rapito” e mai ho
chiesto “un riscatto” per esserne liberato.

 

Le tue pennellate evocano un senso di
tempi antichi e sensazioni profonde. Quali emozioni o racconti cerchi di
trasmettere attraverso i tuoi paesaggi e ritratti?
 


Il figurativo è stata sempre
una prerogativa della pittura dei miei genitori. Io cerco di tramettere la
storia che ho in me, il vento che attraversa il mio animo, i sogni che continuo
a sognare ad occhi aperti. Così cerco di trasmettere sogni e un canto artistico
che non avrà mai fine.

 


 


In un mondo sempre più digitale, come
vedi la pittura classica nel panorama artistico contemporaneo? Cosa pensi che ancora
la renda rilevante e vitale?
 


Oggi si definisce arte qualunque cosa si crea o si
crede di aver creato. Ma gli artisti del passato ci raccontano altro. L’arte
classica è quella dove dopo aver lavorato su un dipinto hai le mani sporche di
colori, i pennelli ancora intinti che vanno puliti. L’arte classica è quando
mentre stai dipingendo devi alzarti , allontanarti dal dipinto e mettere a
fuoco quello che stai realizzando.

 

Quali sono le principali fonti di
ispirazione per il tuo lavoro? Ci sono artisti, movimenti o esperienze
personali che hanno influenzato particolarmente la tua visione?
 


Mi ispira tutto
ciò che mi circonda. Il sorriso meraviglioso e innocente di un bambino, il
profumo del mare della mia Salerno, gli occhi della gente che mi circonda, ma direi
soprattutto il mio vissuto .

 




Qual è il processo creativo che segui
per realizzare le tue opere? Ci sono tecniche o rituali a cui sei
particolarmente affezionato?
 


La tecnica è rimasta inalterata. Preparazione
delle tele con imprimitura con gesso e colla di coniglio. Poi si disegna ciò
che immagino e si passa allo schizzo. Se ritengo che mi soddisfi allora si
parte con le prime pennellate.

 

Che importanza attribuisci al colore
nel tuo lavoro? Come scegli la tua palette e che significato ha per te il colore?
 


Amo i colori decisi e che mi rilassano, Le tonalità di blu, degli azzurri, le
carnagioni chiare, e spesso uso il color oro nei miei dipinti. Quando il pezzo
lo richiede mi piace molto usare la spatola, per dare corposità e
tridimensionalità all’opera.

 




Preferisci lavorare su tela in
solitudine o trovi ispirazione anche da contesti collettivi, come workshop o
eventi d’arte?
 


La solitudine mi dà possibilità di rimanere concentrato, mi
rilassa e mi aiuta nella creazione. Ma lavoro sempre con un sottofondo musicale
rilassante.

 

Come vivi il rapporto tra l’arte e il
pubblico? In che modo il feedback o le reazioni delle persone influenzano il
tuo lavoro?
 


Credo che per un artista l’approvazione del pubblico sia linfa
vitale. E’ la conferma che stai facendo bene e che i giorni a volti i mesi per
realizzare un opera non sono stati giorni inutili. Poi le critiche costruttive
ti fanno sempre migliorare.




 

C’è un’opera, tra quelle che hai
realizzato, che consideri particolarmente significativa per te? Puoi
raccontarci la sua storia?
 


Può sembrare una risposta banale, ma tutte le mie
opere sono significative. Perché ognuna di loro racconta un pezzo di me, ognuna
viene “partorita” con tanto impegno.

 

Come vedi il ruolo dell’arte nella società
contemporanea? Pensi che il tuo lavoro contribuisca in qualche modo a questo
ruolo?
 


Spero che possa essere un trampolino tra la triste e drammatica realtà
che questo mondo ci rivela ogni giorno. Non si può negare che viviamo in una
società molto grigia, a volte troppo scura, senza nessun colore. Tutti noi
abbiamo bisogno di un po’ di colore nelle nostre vite, almeno sulla parete
delle nostre case, per avere almeno una parvenza che non è poi così grigio
questo mondo.

 

Quali sono le maggiori difficoltà che
hai affrontato come artista e come le hai superate?
 


Ovviamente il mondo
dell’arte è un mare tempestoso dove navigare. Ci sono insidie, molti venti
contrari, delusioni e tanta gavetta. Indubbiamente bisogna fare i conti con i
tanti bravi artisti che mi circondano, il mercato dell’arte è sempre
imprevedibile. Devi saper puntare sulle gallerie giuste, i canali che non ti
fanno solo i complimenti ma che ti aiutano a sponsorizzare le tue opere.




 

Recentemente hai partecipato a Visioni, il premio d’arte internazionale organizzato dall’associazione culturale AthenaeArtis di Maria Di Stasio. Che esperienza è stata per te? C’è qualcosa di particolare che hai apprezzato o che ha arricchito il tuo percorso artistico?


Innanzitutto devo dire che ho
conosciuto una persona meravigliosa, sensibile, empatica e tanto professionale
che è Maria Di Stasio.  Si è creato da
subito una bella amicizia.  Il premio
Visioni che si è tenuto nella mia città Salerno mi ha permesso di farmi
“conoscere “  dalle  nuove generazioni di pubblico salernitano,
visto che sono stato fuori Salerno diversi anni, proprio per avere nuove
esperienze lavorative in altre città. Ho ritrovato “vecchi” miei estimatori e
clienti e mi ha rilanciato sul mercato salernitano.




 

Le tue due opere pittoriche presentate
Visioni
, due bellissimi e colorati ritratti di bambini, sono state tra le
protagoniste dell’evento, distinguendosi al punto da farti ottenere una
Segnalazione di Merito. Puoi raccontarci il processo creativo che ti ha portato
a realizzarle? 
C’è una storia, un significato o un messaggio particolare che
volevi trasmettere attraverso di esse?
 


Ho scelto la tematica dell’infanzia. Io
credo che se tutto il genere umano riservasse dentro se l’ingenuità, la purezza
e la dolcezza dell’infanzia, questo mondo sarebbe diverso. Con queste due opere
presentate in Visioni ho voluto trasmettere questo. E devo dire hanno riscosso
un successo incredibile. La prima è un opera 60×80 olio su tela titolo “
La
  piccola sirena “. Opera che trasforma
ii sogno di una bimba di essere come il suo cartone animato preferito, La
sirenetta della Disney in realtà. Infatti è un volto di una bambina immersa
nell’acqua, sul suo bel viso ha una maschera dorata intarsiata e ricca di
particolari, lo sfondo è quello tipico marino. La seconda opera è un 60×60 olio
su tela, titolo “ I colori dell’infanzia”. Anche questo è un bellissimo volto
di un bimbo in primo piano , il suo volto e sporco di colature di colori
variopinti, così anche lo sfondo. Il mio messaggio è stato, “lasciatemi vivere
la mia infanzia, lasciatemi sporcare di colori, lasciatemi la mia innocenza, la
mia fantasia.”

 

Quali progetti o obiettivi hai per il
futuro? Ci sono nuovi ambiti o tematiche che vorresti esplorare?
 


Nella mia
attività non si finisce mai di crescere. Ho tan ti obbiettivi che un passo alla
volta spero di raggiungere, pur sempre rimanendo umile e con i piedi per terra.
Poi nell’arte i mondi da esplorare sono tanti, credo che niente mi vieta di
fare un passo verso nuove esperienze.

 






Contatti


Email iovineantonio.arte@gmail.com

Facebook Antonio Iovine

Instagram iovineantoniopainting








Antonio Iovine

Nato a Salerno nel 1976, sono un artista pittore che affonda le radici
nella tradizione figurativa della scuola classica Campana, con una particolare
predilezione per il paesaggio e il ritratto. La mia passione per l’arte si è
sviluppata fin dalla giovane età, e all’età di 19 anni ho avuto il privilegio
di esporre la mia prima mostra. Con il passare degli anni, la mia ricerca
artistica si è evoluta verso il contemporaneo, esplorando nuove forme
espressive e tecniche innovative.

Ho partecipato a numerose mostre individuali e collettive, ottenendo
importanti consensi e riconoscimenti per la qualità e la profondità del mio
lavoro. Le mie opere sono presenti nelle più prestigiose gallerie italiane,
dove continuo a esporre e a condividere la mia visione artistica con il
pubblico.

La mia arte nasce da una continua evoluzione, in cui la tecnica e
l’esperienza si uniscono al desiderio di esprimere chi sono veramente, un’anima
ancora giovane e ricca di emozioni.

Dipingo perché è il mio modo di dialogare con il mondo, un linguaggio che
va oltre le parole. Ogni opera è il frutto di un viaggio interiore, un percorso
di sensazioni, riflessioni e ricordi che desidero condividere con il pubblico.
La mia arte è il mio modo di regalare emozioni, di trasmettere la felicità
attraverso colori che esplodono con la passione che porto dentro.

Vedere la mia arte come un’espressione pura di gioia è un invito per chi
osserva a lasciarsi coinvolgere, a scoprire nel mio lavoro non solo l’immagine,
ma l’emozione che c’è dietro. Ogni quadro è un dono, un frammento del mio cuore
che si offre al mondo.

Amo inventare la felicità, plasmandola con pennellate che raccontano di un
mondo che può essere più luminoso, più vivo, più pieno di colori.

 



























©L’ArteCheMiPiace – Blog Arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia 







Il Blog L’ArteCheMiPiace da l’opportunità ad artisti emergenti ed affermati di usufruire di una vetrina in cui proporre il proprio talento, operando per la promozione e la valorizzazione degli stessi.


Ogni progetto promozionale diffuso sulle pagine di L’ArteCheMiPiace, compreso l’intervista, è soggetto a selezione e comprende approfondimento dei materiali forniti con consulenza, ricerca, redazione e diffusione.



Invia la tua candidatura alla seguente email: gigroart23@gmail.com


Oppure contattaci attraverso questo Form


1. Nome

2. Email

3. Testo


   

Se l’articolo ti è piaciuto, ti invitiamo ad interagire attraverso la sezione commenti di seguito al post, arricchendo così il blog con le tue impressioni. 

E se trovi interessanti gli argomenti trattati nel Blog allora iscriviti alla newsletter e seguici anche sui canali social di L’ArteCheMiPiace.

In questo modo sarai aggiornato su tutte le novità in uscita.

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER



        

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato periodicamente, ma senza una cadenza predefinita. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001 stante  la carenza del carattere QUALIFICANTE della periodicità. [TAR Lazio,sent n° 9841/2017] 
L’autrice declina ogni responsabilità per quanto pubblicato dai lettori nei commenti ad ogni post che saranno cancellati se ritenuti offensivi o lesivi dell’immagine o dell’onorabilità di terzi, di genere spam, razzisti o che contengano dati personali non conformi al rispetto delle norme sulla Privacy.

I testi critici scritti dall’autrice e inseriti nel blog non possono essere utilizzati o riprodotti online o altrove senza una richiesta e un consenso preventivo. La riproduzione di articoli e materiale presente nel blog dovrà essere sempre accompagnata dalla menzione dell’autore e della fonte di provenienza.


Alcuni testi o immagini inseriti in questo blog potrebbero essere tratti da fonti online e quindi considerati di dominio pubblico: qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d’autore, vogliate segnalarlo via email per la rimozione immediata. 


L’autrice del blog declina ogni responsabilità per i siti collegati tramite link, considerando che il loro contenuto potrebbe subire variazioni nel tempo.











Leggi Ancora
Senza categoria

C O N C H I G L I E Nuova Raccolta poetica dí Umberto Romano

 





C O N C H I G L I E

Nuova Raccolta poetica dí Umberto Romano





di Redazione |13|Febbraio|2025|

Esce “Conchiglie” di Umberto Romano

Un viaggio poetico tra anima, memoria e impegno sociale




Umberto Romano, poliedrico artista calabrese noto per la sua sensibilità verso tematiche esistenziali e sociali, torna con una nuova raccolta poetica intitolata Conchiglie. Questo nuovo lavoro rappresenta una continuità tematica con la precedente opera Il peso dell’anima, esplorando in profondità la vita, il trascorrere del tempo, la morte e il ruolo immortale dell’anima. L’autore si confronta con i bilanci di una vita vissuta intensamente tra sogni, gioventù, amori, viaggi e un’eterna inquietudine. La sua penna si rivolge ancora una volta agli ultimi, agli Invisibili, a coloro che troppo spesso restano ai margini della società.

La copertina del libro è impreziosita dall’opera Pensieri associativi di Giuseppina Irene Groccia, un dipinto a olio su tela del 2012, profondamente autobiografico, che suggella per la seconda volta la collaborazione tra Umberto Romano e l’artista. Questa scelta sottolinea l’intensità emotiva e la connessione profonda tra parola e immagine, che caratterizza il percorso creativo di Romano. Il libro contiene anche poesie tradotte in spagnolo, ampliando così il suo messaggio universale a un pubblico ancora più vasto.




Poeta, scrittore e pittore, Umberto Romano continua il suo viaggio tra arte visiva e letteratura, esplorando la contemporaneità con una semplicità linguistica che amplifica la potenza emotiva delle sue parole. Le sue poesie scavano nelle profondità della memoria, attingendo a ricordi capaci di foggiare il presente.

La sua poetica non si limita a indagare l’interiorità: il suo impegno sociale emerge potente anche in Conchiglie, confermando la sua vicinanza ai popoli oppressi, come il Saharawi, e a tutti coloro che vivono ai margini, come i migranti. La sua voce poetica diventa così un grido di denuncia contro le ingiustizie sociali e una riflessione sulla attuale condizione umana contemporanea.

Con questa nuova raccolta, Umberto Romano ci invita ancora una volta a riflettere sull’essenza dell’anima, sulla memoria e sui drammi del mondo contemporaneo, regalando ai lettori un’opera di grande profondità emotiva e impegno civile.





Clicca sulla copertina per richiedere il libro su Amazon












 Umberto Romano nasce a Rossano nel 1952, dove attualmente vive, quando non è in viaggio nei paesi dell’Africa ed attualmente USA.

Nasce artisticamente 20 anni fa come scrittore e poeta, narrando i suoi viaggi nei Diari pubblicati. Tra una pubblicazione e l’altra Imbratta tele. 

Qui trovi tutte le sue pubblicazioni

Umberto Romano – Bibliografia 



Qui trovi la galleria online dei suoi dipinti

Umberto Romano – Artista Contemporaneo


Scrivono di lui:



Nella poesia di Umberto Romano alcuni temi tornano insistenti, velati da una malinconia ora sotterranea, ora esplicita.

Egli- anche questa volta-riprende i motivi che la lunga consuetudine e gli anni hanno reso come suo particolare privilegiato patrimonio.

Sunt lacrimae rerum, possiamo dire, quando davanti ai nostri occhi si stagliano le immagini della sofferenza, della discriminazione, della violenza.

Salamina, aldilà della mappa geografica, esiste in ogni luogo in cui qualcuno, pur trovandosi in condizioni di inferiorità numerica, si batte per la propria vita e la propria libertà.

E poi il tema dell’ amore, che intreccia i ricordi dei momenti vissuti con passione o tenerezza a quelli di oggi, quando l’ anima diviene preda della nostalgia e si volge a guardare il passato felice.

Le sue passioni trasferite nei versi, senza filtri o infingimenti, questo coglie tra le righe anche il lettore distratto o sprovveduto.


Giuseppe De Rosis

Avere il mal d’Africa e cercare di diffonderlo in Italia e in Europa con libri e quadri, lo fa Umberto Romano, viaggiatore, documeualmententarista calabrese assurto di recente alle cronache d’arte. Portatore sano d’immagini etnical retaggio di una cultura postcoloniale, esotica, quella delle Afriche mediterranee in primis, oggi in primo piano, alimentata dall’ immaginario non proprio immaginato degli sbarchi sulle coste. Ma l’Africa bisogna viverla, come Umberto Romano, da Rossano, artista e scrittore che annette l’arte etnica ad un’azione continua, vocazionale, laica di assistenza concreta sur place, nei luoghi interni del continente che definiamo “nero” ma che in realtà conserva integri tutti i colori del mondo. Romano predilige effetti chiaroscurali monocromi,in specie nella tematica che ci riporta agli anni in cui era intenso l’interesse per “l’ambiente” esotico, più di oggi, quando l’esotismo ha lasciato il passo all’etnical language, meno folk romantico e più documentato e solidale, come quello di Romano. La mano pittorica tendente al racconto d’impressioni, talvolta naife, emerge e si avvertono tutti i solidi elementi descrittivi di chi crede nella pittura d’affetto e nella narrazione emotiva, di primo impatto, con colori nudi e crudi. Insieme ai dipinti, Romano vanta un vasto index di pubblicazioni  sull’ argomento.

Donat Conenna (Critico d’Arte)

L’esperienza dello scrittore-poeta Umberto Romano, e la capacità di cogliere in versi e prosa le emozioni, la rabbia, i bisogni della gente, manifestando l’affetto fraterno verso il popolo sahrawi, mi toccano nel profondo dell’animo. La testimonianza di solidarietà espressa nelle sue opere nei confronti del nostro popolo, che lui ha conosciuto direttamente nei suoi viaggi, grazie alla sua sensibilità artistica, fanno conoscere la nostra storia, troppe volte dimenticata. 

Nel presentare l’opera alla platea Europea, la speranza è che sempre più le nostre culture possano incontrarsi e comunicare, al fine di contribuire alla libertà dei popoli oppressi.

Mohammed Sidati- 

(Ministro Sahrawi Resp. Europa)

Contatti dell’autore  

Email roro3@libero.it

Phone 329.2345941



















©L’ArteCheMiPiace – Blog Arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia 







Il Blog L’ArteCheMiPiace da l’opportunità ad artisti emergenti ed affermati di usufruire di una vetrina in cui proporre il proprio talento, operando per la promozione e la valorizzazione degli stessi.


Ogni progetto promozionale diffuso sulle pagine di L’ArteCheMiPiace, compreso l’intervista, è soggetto a selezione e comprende approfondimento dei materiali forniti con consulenza, ricerca, redazione e diffusione.



Invia la tua candidatura alla seguente email: gigroart23@gmail.com


Oppure contattaci attraverso questo Form


1. Nome

2. Email

3. Testo


   

Se l’articolo ti è piaciuto, ti invitiamo ad interagire attraverso la sezione commenti di seguito al post, arricchendo così il blog con le tue impressioni. 

E se trovi interessanti gli argomenti trattati nel Blog allora iscriviti alla newsletter e seguici anche sui canali social di L’ArteCheMiPiace.

In questo modo sarai aggiornato su tutte le novità in uscita.

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER



        

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato periodicamente, ma senza una cadenza predefinita. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001 stante  la carenza del carattere QUALIFICANTE della periodicità. [TAR Lazio,sent n° 9841/2017] 
L’autrice declina ogni responsabilità per quanto pubblicato dai lettori nei commenti ad ogni post che saranno cancellati se ritenuti offensivi o lesivi dell’immagine o dell’onorabilità di terzi, di genere spam, razzisti o che contengano dati personali non conformi al rispetto delle norme sulla Privacy.

I testi critici scritti dall’autrice e inseriti nel blog non possono essere utilizzati o riprodotti online o altrove senza una richiesta e un consenso preventivo. La riproduzione di articoli e materiale presente nel blog dovrà essere sempre accompagnata dalla menzione dell’autore e della fonte di provenienza.


Alcuni testi o immagini inseriti in questo blog potrebbero essere tratti da fonti online e quindi considerati di dominio pubblico: qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d’autore, vogliate segnalarlo via email per la rimozione immediata. 


L’autrice del blog declina ogni responsabilità per i siti collegati tramite link, considerando che il loro contenuto potrebbe subire variazioni nel tempo.




Leggi Ancora
Interviste

Raccontare l’Attimo – La Fotografia di Sax Palumbo

 

Raccontare l’Attimo 

La Fotografia di 

Sax Palumbo

 

 

 

di Giuseppina Irene Groccia |12|Febbraio|2025|

 
 

La fotografia di Salvatore Palumbo detto Sax nasce da un dialogo intimo e incessante con l’essere umano. Il suo percorso, scandito da pause e ritorni, è un viaggio che si snoda tra analogico e digitale, tra passato e presente, alla ricerca di una verità che si annida nei dettagli, nei volti, nei gesti colti con sensibilità e rispetto.

Se la sua adolescenza lo ha visto avvicinarsi alla fotografia con la meraviglia tipica della scoperta, è nella maturità che il mezzo diventa strumento di introspezione e narrazione. Non più semplice osservazione del mondo, ma riflessione sull’individuo nel suo rapporto con lo spazio e il tempo. Il fotografo, consapevole delle trasformazioni tecnologiche e del proprio percorso, non si definisce tale nel senso tradizionale del termine, ma si riconosce come fruitore della macchina fotografica, un mezzo che gli consente di dare forma concreta ai pensieri e alle emozioni.

Il suo lavoro si muove con naturalezza tra generi diversi, dal ritratto alla Street Photography, dalla fotografia concettuale fino a opere che sfiorano il reportage. Ma il fil rouge che attraversa ogni immagine è la centralità dell’uomo, non come semplice soggetto, ma come elemento vivo della composizione, portatore di storie, di sguardi che parlano, di gesti che raccontano.

La fotografia di Sax Palumbo è il risultato di un processo meticoloso, fatto di pianificazione, sopralluoghi e ricerca. Ogni scatto è il culmine di un’attenta costruzione visiva, in cui il tempo non è semplicemente fermato, ma orchestrato. Il suo sguardo sulla società contemporanea è acuto, ma attraversato da una sensibilità poetica che lo distingue. Più che catturare l’istante, Palumbo lo genera, con un approccio che ricorda quello di un pittore: non registra la realtà, ma la plasma, trasformando ogni immagine in un racconto denso di significati.

Alcuni suoi lavori, come “Memorie” o “Narcisa”, non si limitano a documentare, ma evocano, scavano nel vissuto personale e collettivo, sfiorando temi universali come la memoria, l’identità, il dolore e la resilienza. La sua fotografia diventa così vera  testimonianza, un atto di resistenza alla superficialità del quotidiano, una ricerca dell’essenza che va oltre l’immagine stessa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In questa intervista, l’autore ci apre le porte del suo universo creativo, rivelandoci il suo sguardo, il suo metodo e la sua visione artistica.

Ne nasce un dialogo intenso sulla fotografia intesa come narrazione creativa, in cui ogni immagine diventa un frammento di storia modellato con consapevolezza e poesia.

 

 

 

 

 

Puoi raccontarci come hai iniziato il tuo percorso artistico? C’è stato un momento o un evento particolare che ti ha spinto verso l’arte?

Ho conosciuto la fotografia in età adolescenziale e , come capita a molti, con una vecchia Minolta di mio padre. La mia prima macchina fotografica Reflex, comprata col classico salvadanaio, fu una Canon AE1 Program. Come tutti i neofiti, ho iniziato con le foto panoramiche, viaggiavo per fotografare , sceglievo le mie destinazioni non per il divertimento che potevano offrirmi , ma per gli scatti che avrei potuto ricavarne. Dopo alcuni anni, insieme ad un mio amico, arrivammo addirittura ad attrezzare una camera oscura per sviluppare i nostri rullini. Ricordo che in quei periodi, la mia maggior amarezza era l’ impossibilità di frequentare una scuola di fotografia perché all’epoca a Napoli non esistevano proprio, quindi per imparare spendevo tanti soldi per l’ acquisto di riviste del settore, ed inoltre il non aver mai considerato la fotografia come un futuro lavoro ma relegarla solo una passione.

Questo è stato il mio primo periodo fotografico, in cui nella fotografia cercavo di immortalare soprattutto la bellezza dei luoghi.

 

 

Qual è il tema o il messaggio principale che cerchi di comunicare attraverso le tue opere?

Ho letto da qualche parte un pensiero che rappresenta costantemente la mia ricerca fotografica :

La forza delle immagini, il loro scavare nell’anima e nel cuore, quella capacità di guardare oltre, di carpirne l’attimo fuggente, che poi è la vita. Le parole sono fugaci, malandrine, ingannevoli, le fotografie centrano giusto l’ obiettivo : in una società che corre vorticosamente , osando, tentennando, volteggiando, capovolgendo la realtà e i suoi significati, la macchina fotografica immortala l’ istante, spogliandolo dalle spiegazioni, emendandolo dalle sovrastrutture. La foto toglie il superfluo del dire e non dire, fissa l’ emozione e le da corpo. “

Ecco, questa oggi è la mia fotografia. Io non mi ritengo un fotografo, io semplicemente utilizzo il mezzo fotografico e probabilmente nemmeno  in maniera eccelsa, ma questo non ha importanza, ciò che conta e’ quello che riesco a catturare, che sia un ritratto o una street, e a trasmettere, ed è per questo che molti dei miei lavori, hanno me stesso come soggetto.

 

 

 

Dopo vent’anni di pausa, rituffarsi nella fotografia in un’era digitale è stata una sfida. Qual è stato l’aspetto più difficile da riadattare e quale invece la sorpresa più stimolante?

Superati i 50 anni, con l’ avvento dei social e degli smartphone, è iniziato il percorso di riavvicinamento. Dopo qualche anno, grazie all’ insistenza di alcuni amici, decisi di comprarmi la prima macchina digitale… un trauma.

Scesi subito a provarla, decine e decine di scatti, non se ne salvava uno!

Ricominciai quindi a studiare, studiare e scattare, scattare… scattare.

 

 

 

 

La street photography, il reportage panoramico e il ritratto sono generi molto diversi. C’è un filo invisibile che lega questi tre mondi nel tuo modo di raccontare attraverso le immagini?

Col riavvicinarmi alla fotografia ripresi  il genere fotografico che avevo lasciato anni prima, il Landescape. Ma piu’ fotografavo e piu’ mi accorgevo che erano fotografie che non mi davano piu’ niente, non mi trasmettevano emozioni. Iniziava quindi il mio viaggio tra i vari generi, dal panorama allo street, dal ritratto allo still life, dalle foto di moda alla pubblicità. Ogni genere toccato mi ha dato qualcosa in termini di tecnica, ma nessuna mi ha mai preso piu’ di tanto, è stato, ed è ancora un continuo tormento artistico.

Infine ho capito alcune cose, mi sono accorto ad esempio che senza rendermene conto nei miei racconti fotografici, prediligevo la presenza umana.

 

 

 

Tra i tuoi tantissimi riconoscimenti c’è quello per la tua opera Memorie che è stata premiata per ‘Napoli Arte e Rivoluzione’. Cosa volevi raccontare con quello scatto e cosa significa per te il concetto di ‘memoria’ nella fotografia?

Memorie era una fotografia accompagnata da una mia poesia, che raccontavano insieme le memorie che mi aveva trasmesso mio padre nei suoi racconti, sui periodi della guerra e immediatamente successivi, su Napoli.

Se invece vogliamo dire di cosa sia la memoria in ambito fotografico, rispondo “Tutto” , la fotografia e’ la nostra memoria depurata da parole che inevitabilmente ne influenzano la lettura, una cruda e reale rappresentazione dell’attimo che stiamo immortalando


Un’altra grande soddisfazione è arrivata con la tua opera Il Fiordo di Furore, uno scatto realizzato in un luogo iconico e pubblicato su Repubblica. Cosa rende un paesaggio non solo bello, ma anche narrativo e potente dal punto di vista fotografico?

Sono fotograficamente cambiato dai tempi di quello scatto. Oggi non mi interessa piu’ immortalare la bellezza di un luogo, è un genere che non mi rappresenta più, se rifacessi oggi quella fotografia , cercherei sicuramente una presenza umana per raccontare il rapporto di tale bellezza con l’uomo.

 

 

 

 

Quali sono le principali fonti di ispirazione per il tuo lavoro? Ci sono artisti, movimenti o esperienze personali che hanno influenzato particolarmente la tua visione?

No, pur avendo una libreria con libri di tanti fotografi che ammiro, famosi e no, non ho mai preso nessuno come fonte di ispirazione. Ritengo che , come ogni forma d’arte, la fotografia debba essere una ricerca e crescita del tutto personale 

 

Come scegli i soggetti o le scene da immortalare? Segui un’intuizione momentanea o c’è sempre una pianificazione dietro ogni scatto?

Dipende da cosa voglio raccontare. Spesso mi capita di costruire i miei scatti in studio o anche in esterna, cercando modelli/e che più si adattano a ciò che voglio rappresentare. Altre volte invece esco per le strade con l’idea precisa di cosa cerco, a volte va bene altre me ne torno senza aver scattato proprio.

 

Come vivi il rapporto tra l’arte e il pubblico? In che modo il feedback o le reazioni delle persone influenzano il tuo lavoro?

Bisogna essere onesti su questo argomento. Se parliamo di gradimento sui social, allora rispondo sicuramente che non li considero proprio, lo dimostra il fatto che da quando ho smesso di fotografare panorami e tramonti fini a se stessi, il mio  gradimento sui social è piu’ che dimezzato, ma questo conta poco. Quello che invece mi interessa e spesso mi condiziona è il gradimento che ho in una mostra, l’ interesse che suscito o meno. Quello si che mi interessa.

 


 

Che ruolo ha la tecnologia (fotocamere, software di post-produzione) nel tuo processo creativo e nella realizzazione delle tue opere fotografiche?

L’ era del digitale ha portato infiniti cambiamenti nella fotografia e soprattutto nella fase di post produzione. Adoro la fotografia pulita solo con le correzioni di base necessarie, ma, come gia’ ho detto, io mi ritengo un fruitore del mezzo fotografico, quindi se per realizzare una mia idea devo ricorrere alla manipolazione di una mia foto, lo faccio e devo dirti, che mi diverto pure. Se la tecnologia ci mette a disposizione i  progressi fatti, penso sia stupido non usarli.

Per quanto riguarda invece la macchina fotografica invece posso affermare che per me non ha molta rilevanza, nel sensio che se hai gia una buona attrezzatura è inutile affannarsi per acquistare l’ultimo modello, più performante, con più automatismi, più megapixel ecc ecc. A meno che tu non sia un professionista che ha bisogno assolutamente di determinate caratteristiche, credo che una buona fotografia la fai sia con una entry level che con una top di gamma. Ma la foto buona la devi saper fare a prescindere

 

 

C’è un’opera, tra quelle che hai realizzato, che consideri particolarmente significativa per te? Puoi raccontarci la sua storia?

Si, ce ne sono diverse e spesso sono quelle che meno ho esposto o venduto. Una tra tante è sicuramente “ Narcisa “, finora mai esposta in mostra ma solo una volta sui social.

Anni fa, durante un evento/mostra ebbi modo di conoscere Adele Ceraudo, artista internazionale conosciuta anche come Lady bic, perché realizza le sue opere unicamente con tratti di penna ed ha lavori esposti nelle principali gallerie nel mondo. Ci incontrammo tempo dopo e le parlai di un mio progetto chiedendole se si fosse prestata, inaspettatamente mi disse di si  e tempo dopo lei scese di proposito da Milano e passammo una intera giornata in un grande studio a lavorare a questo progetto di cui lei poi si è riservata l’utilizzo di una fotografia per rifarla con la sua tecnica ed includerla in una prossima sua mostra

 

 

 

Come vedi il ruolo dell’arte nella società contemporanea? Pensi che il tuo lavoro contribuisca in qualche modo a questo ruolo?

Io non lo so se il mio lavoro contribuisca o meno, certo me lo auguro, ma a prescindere da me, mi auguro che l’arte in generale , piossa divulgarsi sempre di più perché anche se sembra una cosa banale, vivere d’arte…vivere nell’arte, rende migliori e noi abbiamo bisogno di un mondo migliore.

 

 

 

Quali sono le maggiori difficoltà che hai affrontato come artista e come le hai superate?

Domanda semoplice e risposta semplice : Napoli. Napoli è una città che da poco spazio al mondo dell’arte. Ho la fortuna di conoscere tantissimi artisti di valore, sia nel campo della fotografia che della pittura , che in altre realtà avrebbero una visibilita e un successo molto superiori 

 

Recentemente hai partecipato a Visioni, il premio d’arte internazionale organizzato dall’associazione culturale AthenaeArtis di Maria Di Stasio. Che esperienza è stata per te? C’è qualcosa di particolare che hai apprezzato o che ha arricchito il tuo percorso artistico?

Bellissima esperienza, adoro e rispetto Maria , ce ne vorrebbero tante come lei. Fa il suo lavoro in maniera eccellente e si è visto con quale impegno ha affrontato la realizzazione di questa prima edizione di Visioni. Credo che sia stato un evento che ha dato tanto a tutti i partecipanti. Confrontarsi con altri artisti è sempre importante.

 

 

Le tue due opere fotografiche presentate a Visioni sono state tra le protagoniste dell’evento, distinguendosi al punto da farti ottenere una Segnalazione di Merito. Puoi raccontarci il processo creativo che ti ha portato a realizzarle? C’è una storia, un significato o un messaggio particolare che volevi trasmettere attraverso di esse?

In verità non credevo nemmeno che le mie due opere sarebbero state accettate, perche erano due lavori/denuncia, il primo sulla violenza sulle donne, il secondo sulla guerra in Palestina.

La prima scattata a Roma durante una mostra di fotografia in cui si esibiva in una performance Tiziana Novelli, in scena con Tiziana cìera il manichino femminile fatto a pezzi. Io scattai la foto e in fase di post misi sulla faccia del manichino il volto di Tiziana che era accovacciata li vicino, il tutto per rappresentare la presa di coscienza di una donna che si vede li a terra distrutta e inconsapevole di cioì che subiva.

La seconda invece ritrae un battente durante la processione di Guardia Sanframondi, mentre si batte sul petto insanguinato, in post ho aggiunto sullo sfondo la bandiera della Palestina, a rappresentare le colpe che tutti abbiamo in merito ad una tragedia che ci vede quasi indifferenti

 

 

Quali progetti o obiettivi hai per il futuro? Ci sono nuovi ambiti o tematiche che vorresti esplorare?

Dedicarmi sempre di più alla fotografia “ Concettuale”, con particolare riferimento al mondo delle donne, realizzare buoni lavori che portino ad una personale ed eventuale pubblicazione di un libro. Chissa!

 

 

 

Contatti

 

Email saxpalumbo@gmail.com

Facebook Sax Palumbo

Instagram sax_bw

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nasco a Caracas , Venezuela nel lontano 1959.

Fino all’età di 13 anni sono stato cittadino del mondo, alternando la mia residenza tra Caracas, Milano e Napoli, dove finalmente a 14 anni, trovo la mia stabilità.

La passione per la fotografia arriva durante l’ adolescenza, ma sempre vissuta come passione e mai come prospettiva di lavoro, iniziano le sperimentazioni con l’ analogico, la camera oscura e le prime mostre. Il matrimonio e l’arrivo dei figli, mettono da parte la passione e si pensa unicamente al lavoro e alla famiglia.

Con la separazione e i figli ormai cresciuti, verso i 50 anni torno, un po casualmente, nel mondo della fotografia, ritorno certo non facile avendo abbandonato con l’analogico e trovando un mondo digitale. 

Impegno studio e costanza la fanno però da padrone e pur nella consapevolezza di non poter recuperare completamente il passo con l’ avanzare della tecnologia, arrivano i primi risultati con mostre e riconoscimenti.

Come la maggior parte dei neofiti, col passaggio al digitale ho toccato un po tutti i generi fotografici, ma pur nella consapevolezza che ogni genere, contribuiva ad una mia crescita tecnica, in nessuno di questi trovavo però la mia realizzazione, fino a capire che non importava il genere a cui mi dedicavo, che si trattasse di street, ritratto, concettuale o anche addirittura un tramonto, la cosa importante per me era e rimane, la presenza dell’uomo, immortalare e studiare le emozioni, le espressioni, il rapportarsi con la realtà che lo circonda nel tentativo di coglierne i più profondi pensieri.

Se devo dare una definizione di me come fotografo, direi che oggi non lo sono, credo di aver accumulato troppo svantaggio verso una tecnologia in continua evoluzione, mi manca la semplicità della fotografia analogica, in cui scattavi, sviluppavi il rullino ed esponevi. Oggi, anche per il tipo di fotografia che faccio, mi ritengo semplicemente un fruitore della macchina fotografica, che mi aiuta a rappresentare al meglio, anche sotto una forma d’ arte, ciò che ho in mente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
©L’ArteCheMiPiace – Blog Arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia 

 

 

 

 

 

Il Blog L’ArteCheMiPiace da l’opportunità ad artisti emergenti ed affermati di usufruire di una vetrina in cui proporre il proprio talento, operando per la promozione e la valorizzazione degli stessi.

 

Ogni progetto promozionale diffuso sulle pagine di L’ArteCheMiPiace, compreso l’intervista, è soggetto a selezione e comprende approfondimento dei materiali forniti con consulenza, ricerca, redazione e diffusione.

 

 

Invia la tua candidatura alla seguente email: gigroart23@gmail.com

 

Oppure contattaci attraverso questo Form

 

1. Nome

2. Email

3. Testo

 

  

 

 

 

Se l’articolo ti è piaciuto, ti invitiamo ad interagire attraverso la sezione commenti di seguito al post, arricchendo così il blog con le tue impressioni. 

E se trovi interessanti gli argomenti trattati nel Blog allora iscriviti alla newsletter e seguici anche sui canali social di L’ArteCheMiPiace.

In questo modo sarai aggiornato su tutte le novità in uscita.

 

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

 

 

 

        

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato periodicamente, ma senza una cadenza predefinita. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001 stante  la carenza del carattere QUALIFICANTE della periodicità. [TAR Lazio,sent n° 9841/2017] 
L’autrice declina ogni responsabilità per quanto pubblicato dai lettori nei commenti ad ogni post che saranno cancellati se ritenuti offensivi o lesivi dell’immagine o dell’onorabilità di terzi, di genere spam, razzisti o che contengano dati personali non conformi al rispetto delle norme sulla Privacy.

I testi critici scritti dall’autrice e inseriti nel blog non possono essere utilizzati o riprodotti online o altrove senza una richiesta e un consenso preventivo. La riproduzione di articoli e materiale presente nel blog dovrà essere sempre accompagnata dalla menzione dell’autore e della fonte di provenienza.

 

Alcuni testi o immagini inseriti in questo blog potrebbero essere tratti da fonti online e quindi considerati di dominio pubblico: qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d’autore, vogliate segnalarlo via email per la rimozione immediata. 

 

L’autrice del blog declina ogni responsabilità per i siti collegati tramite link, considerando che il loro contenuto potrebbe subire variazioni nel tempo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Leggi Ancora
Interviste

Pedro Sousa Louro L’Architettura della Materia e l’Eloquenza del Colore

 

 

Pedro Sousa Louro
L’Architettura della Materia e l’Eloquenza del Colore
 

 

 

 

 

 

 

 

di Giuseppina Irene Groccia |09|Febbraio|2025|

 

 

 

 

 

NEOPLASTICISMO

“La mia arte è creata dalle mie percezioni visive, sia consce che inconsce; è il linguaggio del mio sistema nervoso.”

 

Pedro Sousa Louro

 

 

 

Pedro Sousa Louro incarna una sintesi raffinata tra la forza espressiva dell’arte e l’equilibrio formale dell’architettura. La sua pratica artistica, permeata da una sensibilità modernista, trova nel neoplasticismo la propria matrice concettuale, per poi espandersi in un dialogo incessante con il cubismo, l’espressionismo astratto e la materia stessa. Artista cosmopolita, nato in Africa da una famiglia portoghese aristocratica e successivamente formatosi tra Madrid e Londra, Pedro ha affinato la propria visione estetica al Chelsea College of Art and Design e al Kensington and Chelsea Art College University, dove ha consolidato il suo linguaggio astratto e strutturale.

 

Nel suo lavoro si avverte una tensione tra l’ordine geometrico e la spontaneità della materia. Il legno di recupero, i metalli ossidati e le superfici testurizzate non sono semplici supporti, ma attori protagonisti di una narrazione visiva che richiama frammenti di storia, architettura e memoria collettiva. Vi è un’intensa ricerca della forma primaria, dove le influenze di Ben Nicholson e Mondrian si intrecciano con il rigore strutturale di Andrea Branzi, suggerendo una riflessione sulla funzione dell’arte nel contesto urbano e ambientale.

 

Pedro Sousa Louro non si limita alla bidimensionalità della tela: la sua arte è costruzione, stratificazione, ricerca di una grammatica spaziale che dialoga con la storia e la contemporaneità. La sua pittura, sebbene radicata nelle avanguardie del Novecento, si proietta nel presente attraverso un linguaggio innovativo che coniuga la razionalità del cubismo con la gestualità di Pollock e la sensibilità cromatica di Rothko. Il suo approccio quasi archeologico alla materia, nel quale l’opera emerge come un palinsesto di memorie visive, lo rende un protagonista della scena artistica internazionale, riconosciuto e celebrato da prestigiose istituzioni e riviste di settore come British Vogue, The Wall Street Journal e Vanity Fair.

 

Più che un semplice linguaggio estetico, l’opera di Pedro Sousa Louro è una rivelazione in cui il gesto diventa struttura e la forma si fa racconto. L’osservatore è chiamato a perdersi nelle trame geometriche e nei contrasti materici, ritrovando nella composizione l’eco dell’incessante costruzione del pensiero di un artista capace di trasformare la pittura in un varco, in cui si dispiega una cartografia sensoriale della contemporaneità.

 

 

 

 

 

 

NEOPLASTICISM

“My art is created by my visual perceptions, both conscious and unconscious; it’s the language from my nervous system.”

Pedro Sousa Louro

 

Pedro Sousa Louro embodies a refined synthesis between the expressive power of art and the formal balance of architecture. His artistic practice, permeated by a modernist sensibility, finds its conceptual matrix in neoplasticism, and then expands into an incessant dialogue with cubism, abstract expressionism and matter itself. A cosmopolitan artist, born in Africa to an aristocratic Portuguese family and subsequently educated between Madrid and London, Pedro refined his aesthetic vision at the Chelsea College of Art and Design and at the Kensington and Chelsea Art College University, where he consolidated his abstract and structural language.

 

In his work, there is a tension between geometric order and the spontaneity of matter. Reclaimed wood, oxidized metals and textured surfaces are not simple supports, but protagonists of a visual narrative that recalls fragments of history, architecture and collective memory. There is an intense search for primary form, where the influences of Ben Nicholson and Mondrian intertwine with the structural rigor of Andrea Branzi, suggesting a reflection on the function of art in the urban and environmental context.

 

Pedro Sousa Louro is not limited to the two-dimensionality of the canvas: his art is construction, stratification, the search for a spatial grammar that dialogues with history and contemporaneity. His painting, although rooted in the avant-gardes of the twentieth century, projects itself into the present through an innovative language that combines the rationality of cubism with the gestures of Pollock and the chromatic sensitivity of Rothko. His almost archaeological approach to the material, in which the work emerges as a palimpsest of visual memories, makes him a protagonist of the international art scene, recognized and celebrated by prestigious institutions and magazines such as British Vogue, The Wall Street Journal and Vanity Fair.

 

More than a simple aesthetic language, the work of Pedro Sousa Louro is a revelation in which the gesture becomes structure and the form becomes a story. The observer is called to lose himself in the geometric patterns and material contrasts, finding in the composition the echo of the incessant construction of the thought of an artist capable of transforming painting into a passage, in which a sensorial cartography of contemporaneity unfolds.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In questa intervista, avremo il privilegio di scoprire da vicino l’universo creativo di Pedro Sousa Louro, immergendoci nelle sfumature della sua inimitabile visione artistica.

 

 

 

 

Puoi raccontarci come hai iniziato il tuo percorso artistico? C’è stato un momento o un evento particolare che ti ha spinto verso l’arte?

Quando ho smesso di lavorare nel settore della modellazione e della radiodiffusione, ho iniziato subito a dipingere professionalmente. Era il 2012 circa. Ma dipingo da quando ero molto giovane. Non ho iniziato professionalmente prima a causa dei successi economici della mia precedente carriera.

 

 

Qual è il tema centrale o il messaggio che cerchi di comunicare attraverso le tue opere?

 

Il mio tema centrale e messaggio, che trasmetto sempre agli spettatori attraverso il mio lavoro, è l’importanza della visione e della percezione astratta individuale, che ognuno di noi ha in un modo completamente diverso di narrare e comprendere.

 

 

Come descriveresti il ​​tuo stile artistico e come si è evoluto?

 

La mia passione per le forme e le figure architettoniche mi guida immensamente. Il mio lavoro si evolve attorno a questa passione, utilizzando tecniche e idee che ho sviluppato nel corso degli anni. Ha funzionato perfettamente per me fino ad ora.

 

 

 

La tua arte è profondamente influenzata dall’architettura e dal neoplasticismo, ma anche da una forte componente materiale e tangibile. Come riesci a bilanciare l’ordine geometrico delle tue composizioni con l’imprevedibilità dei materiali riciclati che utilizzi?

 

Ottima domanda. È una follia. Gli oggetti che incorporo nelle mie composizioni devono avere un potenziale formato di design, quindi è piuttosto impegnativo. Vivo con Madre Natura. L’oggetto verrà nella mia direzione. Incorporare tutto insieme con tecniche sviluppate è un’altra follia, ma sono sempre d’accordo con la testa. La composizione deve avere una fine e deve essere fatta. Non c’è altro accordo tra la mia testa e l’opera.

 

 

Hai spesso affermato che ogni edificio dovrebbe riflettere le esigenze del dominio pubblico e della vita ambientale, piuttosto che essere semplicemente un investimento economico. Come trasmetti questa filosofia nelle tue opere artistiche e come speri che il pubblico la percepisca?

 

 La mia esperienza di vita con architetti e clientela architettonica e i miei studi sulle eredità degli architetti mi hanno dato un’enorme comprensione e conoscenza di come un edificio veniva visualizzato e costruito per manifestare positivamente le esigenze del pubblico.

 

 

 

 

La tua pratica artistica fonde diverse influenze, dal cubismo di Ben Nicholson all’espressionismo astratto di Rothko e Pollock, ma con una reinterpretazione molto personale. Come descriveresti il ​​processo creativo che ti porta a sintetizzare queste correnti storiche in opere così contemporanee e uniche?

 

L’unica verità solida sull’umanità sono le eredità di cui scriviamo a qualsiasi livello di lavoro e scoperta umana. Mi innamoro delle eredità della realtà. Il processo creativo sul risultato della mia passione per le eredità umane è qualcosa per cui non avevo altra scelta se non trovare un modo per convivere con entrambe le cose insieme. Le informazioni dalle eredità e la mia risposta ai miei nuovi elementi di conoscenza. Poi faccio il mio lavoro.

Quali sono le principali fonti di ispirazione per il tuo lavoro? Ci sono artisti, movimenti o esperienze personali che hanno influenzato in modo particolare la tua visione?

 

I miei sensori ispiratori al momento sono molto multiculturali e multietnici. Sono il Presente.

Ma sono stato abbastanza fortunato da conoscere bene Andrea Branzi, per esempio. Come creatore di progetti architettonici e pensiero ideologico moderno contemporaneo, il suo cervello ha influenzato enormemente la mia visione creativa e vivente.

 

 

 

 

Qual è il processo creativo che segui per creare le tue opere? Ci sono tecniche o rituali a cui sei particolarmente affezionato?

 

Ho iniziato a creare la forma geometrica di ciò che ho usato per almeno 5 anni. I vecchi elementi metallici si sono deteriorati. Poi ho progettato un’altra forma architettonica geometrica che sarebbe diventata una sola forma nel complesso. I colori e i dettagli arriveranno dopo. Al momento, questo è il mio rituale di lavoro e potrebbe durare per un bel po’.

 

 

Che importanza dai al colore nel tuo lavoro? Come scegli la tua tavolozza e cosa significa per te il colore? 

 

È piuttosto essenziale e personale il modo in cui scelgo i colori nelle mie composizioni. I colori devono comunicare tra loro e stare bene insieme (secondo me). Ho scelto i colori nello stesso modo in cui ho scelto i colori dei vestiti che indosserò.

 

 

Preferisci lavorare su tela da solo o trovi ispirazione anche in contesti collettivi, come workshop o eventi artistici?

 

Sempre da solo. Non riesco a lavorare e concentrarmi sulle persone che mi circondano. Devo essere da solo e nel mio ambiente. Se devo collaborare su commissione con un altro artista, non ho altra scelta. Ma preferisco lavorare da solo.

 

 

 

 

Come vivi la relazione tra arte e pubblico? In che modo il feedback o le reazioni delle persone influenzano il tuo lavoro?

 

Lo adoro! Amo il negativo e il non gradito tanto quanto quelli positivi e complementari. Sono tutti un regalo per il mio ego. Noi artisti siamo costantemente connessi con il nostro ego. Qualunque sia il feedback, lo adoro!

 

C’è un’opera tra quelle che hai creato che ritieni particolarmente significativa per te? Puoi raccontarci la sua storia?

 

Sì, due. Una si chiama “Call me Ben”, un’opera d’arte tratta da uno studio di Ben Nicholson. Il collezionista che l’ha acquisita ha capito esattamente la mia visione e il mio linguaggio artistico e la necessità di creare un’opera d’arte in suo onore.

L’altra si chiama “Inturrapting circle”. Inconsciamente, ho creato un’opera d’arte che rifletteva vividamente ciò che stavo attraversando nella mia vita personale in quel momento.

 

 

La recente collaborazione con Twenty Century Films e Disney Productions per “The Amateur” rappresenta un’importante opportunità per far dialogare la tua arte con il mondo del cinema. Come è nata questa opportunità e come pensi che i tuoi dipinti contribuiranno a definire l’umore e la narrazione visiva del film?

 

L’opportunità è arrivata come invito da una persona interna a entrambe le società di cui non posso rivelare il nome della narrazione del film che vedremo ad aprile di quest’anno. Non sapevo nulla del film perché faceva parte del contratto. Di recente conosco solo il nome della produzione perché è terminata e il trailer è visibile al pubblico.

 

 

 

 

Come vedi il ruolo dell’arte nella società contemporanea? Pensi che il tuo lavoro contribuisca in qualche modo a questo ruolo?

 

Il mio lavoro contribuisce a qualsiasi cosa sia collegata all’arte moderna contemporanea, incluso chiunque sia ispirato dalla mia creatività. Sono un artista che è già stato perfettamente compreso e voglio fare riferimento al mio nome e all’arte che creo come a una carriera e a un’eredità seria. Non sono un artista perché non ho niente di meglio da fare nella mia vita. Sono un artista perché so esattamente cosa creo e l’impatto che potrebbe avere sull’opinione pubblica e sul mondo dell’arte. So molto bene cosa sto facendo con la mia vita e la mia creatività, così come sull’arte e sulla nostra società contemporanea. L’arte è la nostra salvezza, come è sempre stata e sarà. L’arte siamo noi come esseri umani. Senza arte, non siamo niente.

 

 

Quali sono le sfide più grandi che hai dovuto affrontare come artista e come le hai superate? 

 

La sfida più grande per un artista è la sopravvivenza e il mantenimento del nostro nome nel settore. La sola cosa da superare è preoccuparsi di lavorare e superare gli ostacoli che gli artisti affrontano ogni giorno. Non è facile, a meno che tu non sia già un artista affermato.

 

 

Quali sono i tuoi piani o obiettivi per il futuro? Ci sono nuove aree o temi che vorresti esplorare?

 

Non sarò patetico. Dico la verità. Voglio uno studio più grande, cura nel lavoro e riconoscimento per la mia affermazione artistica.

 

 

 

 

In this interview, we will have the privilege of discovering the creative universe of Pedro Sousa Louro up close, immersing ourselves in the nuances of his inimitable artistic vision.

 

 

 

Can you tell us how you started your artistic journey?
Was there a particular moment or event that pushed you towards art?

When I stopped working in the modelling and broadcasting
industries, I started painting professionally straightaway. This was around
2012. But I have been painting since I was very young. I didn’t start
professionally before due to my previous career’s economic achievements.

 

What is the central theme or message you try to
communicate through your works?

My central theme and message, which I always convey to the
viewers through my work, is the importance of the individual abstract vision
and perception, which each of us has in a completely different way to narrate
and understand. 

 

How would you describe your artistic style and how has it
evolved?

My passion for architectural forms and shapes drives me
immensely. My work evolves around this passion, using techniques and ideas I
have developed over the years. It has worked perfectly for me until now.

 

 

 

Your art is profoundly influenced by architecture and
neoplasticism, but also by a strong material and tangible component. How do you
manage to balance the geometric order of your compositions with the
unpredictability of the recycled materials you use?

Great question. It’s a craziness. The objects I incorporate
into my compositions have to have a potential design format, so it’s quite
challenging. I live with Mother Nature. The object will come in my direction.
Incorporating all together with developed techniques is another craziness, but
I always agree with the head. The composition has to have an end and has to be
done. There is no other agreement between my head and the work.

 

You have often said that every building should reflect the
needs of public domain and environmental life, rather than simply being an
economic investment. How do you convey this philosophy in your artistic works
and how do you hope the public perceives it?

My life experience around architects and architectural
clientele and my studies on architects’ legacies gave me an enormous
understanding and knowledge of how a building was visualised and constructed to
positively manifest the public’s needs.

 

Your artistic practice blends different influences, from
the cubism of Ben Nicholson to the abstract expressionism of Rothko and
Pollock, but with a very personal reinterpretation. How would you describe the
creative process that leads you to synthesize these historical currents in such
contemporary and unique works?

The only solid truth about humanity is the legacies we write
about at any level of human work and discovery. I fall in love with the
legacies of reality. The creative process about the outcome of my passion for
human legacies is something that I didn’t have another choice but to find a way
to live with both things together. The information from legacies and my
response to my new elements of knowledge. Then I do my work.

 

 

What are the main sources of inspiration for your work?
Are there any artists, movements or personal experiences that have particularly
influenced your vision?

My inspirational sensors at present are very multicultural
and multi-ethnic. They are the Present.

But I was fortunate enough to know Andrea Branzi well, for
instance. As a creator of architectural designs and ideological modern
contemporary thinking, his brain has tremendously influenced my creative living
vision.

 

What is the creative process you follow to create your
works? Are there any techniques or rituals that you are particularly fond of?

I started making the geometrical shape of what I have used
for at least 5 years. The old metal deteriorated elements. Then, I designed
another geometrical architectural form that would become just one form
altogether. The colours and details will come after. At the moment, this is my
work ritual, and it may stay for quite a while.

 

What importance do you give to color in your work? How do
you choose your palette and what does color mean to you?

It’s pretty essential and personal how I choose the colours
in my compositions. The colours have to communicate with each other and look
nice together (in my opinion). I chose the colours the same way I chose the
colours of the clothes I will wear.

 

 

Do you prefer to work on canvas alone or do you also find
inspiration from collective contexts, such as workshops or art events?

On my own always. I can’t work and focus on the people
around me. I have to be on my own and in my environment. If I have to
collaborate as a commission together with another artist I do, I don’t have
another choice. But I prefer to work on my own.

 

How do you experience the relationship between art and
the public? How does people’s feedback or reactions influence your work?

I love it! I love the negative and the non-welcome as much
as the positive and complementary ones. All of them are a gift for my ego. We
artists are constantly connected with our ego. Whatever the feedback is, I love
it! 

 

 

Is there a work among those you have created that you
consider particularly significant for you? Can you tell us his story?

Yes, two of them. One is called “Call me Ben,” an
artwork from a study by Ben Nicholson. The collector who acquired it understood
precisely my vision and artistic language and the need to create an artwork in
his honour.

The other one is called “Inturrapting circle.”
Unconsciously, I created an artwork that vividly reflected what I was going
through in my personal life at that moment.

 

The recent collaboration with Twenty Century Films and
Disney Productions for “The Amateur” represents an important
opportunity to bring your art into dialogue with the world of cinema. How did
this opportunity come about, and how do you think your paintings will help
define the mood and visual narrative of the film?

The opportunity came as an invitation from a person inside
both companies that I can not disclose the name of the film’s narrative we will
see in April this year. I knew nothing about the movie as it was part of the
contract. I only know the name of the production recently because it is
finished, and the trailer is in public view.

 

How do you see the role of art in contemporary society?
Do you think your work contributes in any way to this role?

My work contributes to anything connected with contemporary
modern art, including anyone inspired by my creativity. I’m an artist who has
already been perfectly understood, and I want to reference my name and the art
I create as a serious career and legacy. I’m not an artist because I have
nothing better to do with my life. I’m an artist because I know precisely what
I create and the impact that it could have on the public view and the art
world. I know very well what I’m doing with my life and creativity, as well as
about art and our contemporary society. Art is our salvation, as it has always
been and will be. Art is us as humans. Without art, we are nothing.

 

What are the biggest challenges you have faced as an
artist and how did you overcome them? 

The biggest challenge as an artist is survival and
maintaining our name in the industry. The overcome is only one caring on
working and overcoming the obstacles that artists face daily. It’s not easy
unless you are already a mega-established one.

 

What plans or goals do you have for the future? Are
there any new areas or themes you would like to explore?

I’m not going to be pathetic. I tell the truth. I want a
bigger studio, care in working, and recognition for my art statem

 

 

Contatti/Contacts

 

PSL-Artstudio

Studio 166 Green Studios

Wimbledon Art Studios

10 Riverside Yard

SW170BB

London UK

 

STUDIO CONTACTS

Studio phone: +(44) 7393192910

E-mail: neoplasticism@pedrosousalouro.com

Alternative mail: psl-artstudio@hotmail.com

pedrosousalouro@outlook.com

www.pedrosousalouro.com

 

Instagram: @chelsea_pedrosousalouro

Instagram: @psl.artstudio

InataShop: @psl_architecturalneoplastic

Face: www.facebook.com/pslartstudio.co.uk

Face: www.facebook.com/sousalouroartist

 

 

 

 

 

 

Pedro Sousa Louro ha avuto una carriera eclettica, iniziando come presentatore televisivo e modello per quasi 17 anni, ma la sua vera passione è sempre stata l’arte. Oggi, artista a tempo pieno, trasferisce la sua anima nel suo studio, dedicandosi interamente alla creazione di opere cubiste.

Nato in Africa da una famiglia di origini aristocratiche portoghesi, Pedro si trasferì in Portogallo nei primi anni ’70, quando la sua famiglia tornò dall’Angola a Estoril Cascais, vicino a Lisbona. Nel 1989 si spostò a Madrid per lavorare come modello e studiare, per poi trasferirsi nel Regno Unito, dove risiede attualmente. Ha conseguito la laurea al Chelsea College of Art and Design di Londra nel 1997 e, nel 2011, ha ottenuto la sua terza laurea in “Abstract Vision and Modern Expressionism” presso la Kensington and Chelsea Art College University.

Spinto da un profondo apprezzamento per l’architettura e il movimento neoplasticista, Pedro fonde in modo unico queste influenze nella sua arte. Crede fermamente che ogni edificio debba rispecchiare le esigenze del pubblico e dell’ambiente, non solo rappresentare un investimento economico. Utilizzando materiali diversi, come legno di recupero e metalli ossidati, combina cubismo, espressionismo astratto ed elementi architettonici per creare composizioni completamente neoplastiche. Le sue opere innovative sono state presentate a livello internazionale su prestigiose pubblicazioni come British Vogue, House & Garden, Vanity Fair, Tatler, The Wall Street Journal e altre riviste d’arte di fama mondiale.

Nel 2021, il presidente portoghese Marcelo Rebelo de Sousa e l’ex ambasciatore portoghese nel Regno Unito, Manuel Lobo Antunes, lo hanno onorato per il suo significativo contributo all’arte a livello internazionale. Nel 2023, le sue opere sono state scelte per la scenografia di due importanti produzioni cinematografiche presso 20th Century Studios | Disney USA.

Pedro trae ispirazione da artisti e designer di spicco, tra cui l’architetto italiano Andrea Branzi, il cui lavoro nei principali musei e gallerie del mondo ha influenzato profondamente la sua visione creativa. Inoltre, il suo stile riflette un dialogo con l’evoluzione del colore e della geometria, ispirandosi a maestri come Francis Bacon, Ben Nicholson e, in parte, Mondrian e Picasso. La sua ricerca artistica combina cubismo ed espressionismo astratto, adottando tecniche come il “dropping” di Pollock, ma con la struttura e l’ordine tipici di Rothko.

Le opere di Pedro Sousa Louro si distinguono per una tangibilità strutturale immediata. Attraverso una palette terrosa e un uso sapiente dei materiali, il suo stile evidenzia il contrasto tra legni scuri e linee bianche pulite, creando un effetto visivo che richiama il collage e l’archeologia artistica. Il suo lavoro si configura come un’esplorazione della storia, dissotterrando strati dimenticati attraverso una prospettiva innovativa.

Con la sua visione artistica unica, Pedro continua ad affascinare collezionisti internazionali offrendo loro una nuova prospettiva sull’arte e sulla vita. Tra gli artisti LGBTQ più discussi del momento, le sue opere sono apprezzate da collezionisti in Europa, Medio Oriente, India, Australia, Stati Uniti, Russia e Sud America.

 

 

 

Pedro Sousa Louro has had an eclectic career, starting as a TV presenter and model for almost 17 years, but his true passion has always been art. Today, a full-time artist, he pours his soul into his studio, dedicating himself entirely to the creation of cubist works.

Born in Africa to a family of Portuguese aristocratic origins, Pedro moved to Portugal in the early 1970s when his family returned from Angola to Estoril Cascais, near Lisbon. In 1989 he moved to Madrid to work as a model and study, before moving to the UK, where he currently resides. He graduated from Chelsea College of Art and Design in London in 1997 and, in 2011, obtained his third degree in “Abstract Vision and Modern Expressionism” from Kensington and Chelsea Art College University.

Driven by a deep appreciation for architecture and the Neoplasticism movement, Pedro uniquely fuses these influences into his art. He firmly believes that every building should reflect the needs of the public and the environment, not just represent an economic investment. Using different materials, such as reclaimed wood and oxidized metals, he combines cubism, abstract expressionism and architectural elements to create completely neoplastic compositions. His innovative works have been featured internationally in prestigious publications such as British Vogue, House & Garden, Vanity Fair, Tatler, The Wall Street Journal and other world-renowned art magazines.

In 2021, Portuguese President Marcelo Rebelo de Sousa and former Portuguese Ambassador to the United Kingdom, Manuel Lobo Antunes, honored him for his significant contribution to art internationally. In 2023, his works were chosen for the set design of two major film productions at 20th Century Studios | Disney USA.

Pedro draws inspiration from leading artists and designers, including Italian architect Andrea Branzi, whose work in major museums and galleries around the world has profoundly influenced his creative vision. Furthermore, his style reflects a dialogue with the evolution of color and geometry, drawing inspiration from masters such as Francis Bacon, Ben Nicholson and, to some extent, Mondrian and Picasso. His artistic research combines cubism and abstract expressionism, adopting techniques such as Pollock’s “dropping”, but with the structure and order typical of Rothko.

Pedro Sousa Louro’s works are distinguished by an immediate structural tangibility. Through an earthy palette and a wise use of materials, his style highlights the contrast between dark woods and clean white lines, creating a visual effect that recalls collage and artistic archaeology. His work is configured as an exploration of history, unearthing forgotten layers through an innovative perspective.

 

With his unique artistic vision, Pedro continues to fascinate international collectors by offering them a new perspective on art and life. Among the most discussed LGBTQ artists of the moment, his works are appreciated by collectors in Europe, the Middle East, India, Australia, the United States, Russia and South America.

 

 

 
©L’ArteCheMiPiace – Blog Arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia 

 

 

 

 

 

Il Blog L’ArteCheMiPiace da l’opportunità ad artisti emergenti ed affermati di usufruire di una vetrina in cui proporre il proprio talento, operando per la promozione e la valorizzazione degli stessi.

 

Ogni progetto promozionale diffuso sulle pagine di L’ArteCheMiPiace, compreso l’intervista, è soggetto a selezione e comprende approfondimento dei materiali forniti con consulenza, ricerca, redazione e diffusione.

 

 

Invia la tua candidatura alla seguente email: gigroart23@gmail.com

 

Oppure contattaci attraverso questo Form

 

1. Nome

2. Email

3. Testo

 

  

 

 

 

Se l’articolo ti è piaciuto, ti invitiamo ad interagire attraverso la sezione commenti di seguito al post, arricchendo così il blog con le tue impressioni. 

E se trovi interessanti gli argomenti trattati nel Blog allora iscriviti alla newsletter e seguici anche sui canali social di L’ArteCheMiPiace.

In questo modo sarai aggiornato su tutte le novità in uscita.

 

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

 

 

 

        

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato periodicamente, ma senza una cadenza predefinita. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001 stante  la carenza del carattere QUALIFICANTE della periodicità. [TAR Lazio,sent n° 9841/2017] 
L’autrice declina ogni responsabilità per quanto pubblicato dai lettori nei commenti ad ogni post che saranno cancellati se ritenuti offensivi o lesivi dell’immagine o dell’onorabilità di terzi, di genere spam, razzisti o che contengano dati personali non conformi al rispetto delle norme sulla Privacy.

I testi critici scritti dall’autrice e inseriti nel blog non possono essere utilizzati o riprodotti online o altrove senza una richiesta e un consenso preventivo. La riproduzione di articoli e materiale presente nel blog dovrà essere sempre accompagnata dalla menzione dell’autore e della fonte di provenienza.

 

Alcuni testi o immagini inseriti in questo blog potrebbero essere tratti da fonti online e quindi considerati di dominio pubblico: qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d’autore, vogliate segnalarlo via email per la rimozione immediata. 

 

L’autrice del blog declina ogni responsabilità per i siti collegati tramite link, considerando che il loro contenuto potrebbe subire variazioni nel tempo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Leggi Ancora
Senza categoria

Singhiozzi di carta Il respiro eterno della Poesia

 L’ArteCheMiPiace – Poesia e Letteratura 




Singhiozzi di carta
Il respiro eterno della Poesia







di Giuseppina Irene Groccia  |09|Febbraio|2025|


Ho appena terminato di leggere il nuovo libro di Dante MaffiaSinghiozzi di carta, che mi è stato gentilmente donato dalle sue mani, corredato da una dedica bellissima e da una richiesta che, lo ammetto, pur riempiendomi di orgoglio, non posso negare mi abbia anche un po’ intimorito. Mi ha chiesto, con quella discrezione che lo contraddistingue, di scrivere una recensione sul suo lavoro. Dante Maffia è un amico che stimo profondamente, ma anche una figura di enorme prestigio, la cui carriera è costellata da recensioni eccellenti e da un percorso letterario di rara importanza. 

Dover confrontarmi con testi critici  tanto autorevoli ha generato in me una naturale titubanza. Tuttavia, ho presto compreso che la cosa migliore fosse affidarmi a ciò che realmente ho sentito e a ciò che il libro mi ha trasmesso, lasciando che la mia reazione più sincera prendesse forma con naturalezza, nel rispetto del grande poeta e scrittore che è.





Singhiozzi di carta, edito da Genesi Editrice nel dicembre 2024, è un’opera che, fin dalle prime pagine, cattura il lettore con una scrittura densa di intensità emotiva e profondità intellettuale. Pubblicato nella collana I gherigli, il libro si configura come una raccolta di riflessioni, immagini e intuizioni che sondano il sottile confine tra il vissuto e l’immaginato. Sono versi maturati nel tempo, rifiniti attraverso continue riscritture, espressione di una ricerca instancabile nel tentativo di raggiungere vette di assoluta eccellenza. 

La parola si fa veicolo di una sensibilità struggente e delicata, colma di emozioni profonde, come se fosse scritta con il sangue e il cuore, eppure si trasforma in materia di carta, fragile e indifesa. Oltre a testimoniare il frutto della piena maturità letteraria dell’autore, l’opera offre anche un atto di generosa condivisione di sé.



La poesia di Dante Maffia si staglia nel panorama letterario come un’opera di cesello, un mosaico in cui ogni tessera è posata con la cura e la pazienza di chi cerca l’eternità nella parola. Essa non è soltanto il frutto di una ricerca formale, ma il risultato di un viaggio interiore, un incessante dialogo tra l’anima e la pagina, tra il cuore e la mente. Ogni verso diviene un battito, un’eco profonda che si propaga oltre il tempo, toccando corde che la modernità spesso trascura o non sa più ascoltare.

Lontano dall’effimero e dalle mode fugaci, Maffia si abbandona alla poesia come a un mare sconfinato, dove ogni onda porta con sé frammenti di memoria, di cultura e di esperienza, intrecciati in un canto che sfida l’oblio. Con una dedizione quasi mistica, il poeta lima e cesella i suoi versi, rendendoli cristalli di significato, schegge di verità che rifrangono la luce della sua visione. 




Il suo percorso non è solitario, ma attraversa il giudizio altrui, il confronto con i critici, con i lettori, con il tempo stesso, consapevole che la poesia autentica non teme il vaglio della storia. Nelle sue parole si avverte la certezza che il vero valore di un’opera non si misura nell’immediato, ma nell’eco che saprà lasciare dietro di sé. È questa la scommessa del poeta: non cercare l’applauso momentaneo, ma l’immortalità della parola, la sua capacità di risuonare in chi verrà dopo. La poesia, per Maffia, è messaggio consegnato al futuro, un seme piantato nel solco del tempo, in attesa di germogliare quando il mondo sarà pronto a riconoscerne la grandezza.


La raccolta Singhiozzi di carta si carica di un’intensità struggente già a partire dal suo titolo, evocazione di un dolore che si riversa sulla pagina, come se la scrittura fosse un respiro interrotto, un singhiozzo che si fa verbo e sostanza. 

Qui la carta non è solo supporto, ma diviene carne pulsante, ferita aperta, confidente silenziosa di emozioni che si traducono in versi. Si tratta di testimonianze lievi, di confessioni trattenute e al contempo rivelatrici, di allusioni mai esplicitate che, attraverso il loro silenzioso gioco di sottrazione, svelano l’intimità dell’autore. Ogni verso è una rivelazione, un frammento di vita che vibra nel silenzio, dove ogni parola sembra custodire un palpito e il battito di un cuore nascosto. 

Solo l’inchiostro riesce a dare forma a questo segreto, traducendo in suono l’intensità di un’emozione che altrimenti resterebbe nell’ombra. 

Come scriveva Paul Valéry, “la parola è un respiro dell’anima, un’ombra che si fa forma, e solo in essa il nostro cuore trova una voce.”


In questo contesto, la scrittura diventa un atto di resistenza, ma non nella sua forma palese e urlata. Essa si fa silenziosa, si insinua nelle pieghe oscure dell’esistenza, tra le ombre in cui si riflettono tanto il dolore quanto la speranza, opponendosi all’oblio con la quiete di una lotta invisibile. 

La poesia di Maffia, in questa raccolta, assume la forma di un lamento sommesso eppure potente, il suono di un’anima che si svuota attraverso l’inchiostro, trasfigurando il dolore in bellezza, la sofferenza in resistenza.

Una scrittura che si fa terreno di una ricerca profonda e criptica del vero, dove il lettore intravede solo frammenti sfuggenti, ombre di realtà che si dissolvono appena sfiorate. L’opera ci guida verso il senso nascosto, abilmente celato dietro ogni parola dal suo autore, e ci invita a perderci in un labirinto di continui rimandi, in cui ogni verso è al contempo via di fuga e trappola.

Il grande talento intellettuale e letterario dell’autore – candidato più volte al Premio Nobel – non è certo frutto del caso, ma scaturisce dalla straordinaria capacità di evocare mondi altri attraverso una scrittura che si fa, in ultima istanza, esercizio di rara maestria. 

La sua arte letteraria, finemente scolpita e densa di significati, ci invita ad esplorare il mistero del suo pensiero e a riconoscere la nostra stessa condizione di lettori inafferrabili, persi tra le pieghe di un’opera che si fa al contempo rifugio e prigione.




Anche la scelta della copertina rivela un’intenzione perfettamente in armonia con lo spirito del libro. L’opera L’Olandese Volante di Albert Pinkham Ryder non è casuale: il leggendario vascello, condannato a navigare in eterno, si fa simbolo della poesia stessa, destinata a solcare il mare dell’eternità, sospesa tra la dimenticanza e la gloria, in attesa che nuovi occhi sappiano accoglierla e offrirle dimora.


Il libro si conclude con un epistolario che raccoglie estratti della fitta corrispondenza intercorsa tra Dante Maffia, fin dalla sua giovinezza, e numerose personalità di spicco del panorama letterario. Tra questi, quello che più mi ha colpito è quello di Leonardo Sciascia, figura che ammiro profondamente. 

Due scrittori diversi per stile e tematiche, ma accomunati da un rigoroso impegno intellettuale, entrambi mossi da un’inesausta ricerca di verità attraverso la parola. In queste righe, Sciascia non solo offre parole di incoraggiamento e stima, ma preannuncia anche il destino e il successo che attendevano l’autore, riconoscendo in lui un talento che si sarebbe, senza dubbio, affermato nel tempo.





A questo prezioso epistolario si affianca la pubblicazione di estratti da lettere, recensioni e prefazioni, raccolti nella seconda parte del testo, che rappresentano l’omaggio critico al genio poetico di Dante Maffia. Questi documenti testimoniano l’apprezzamento unanime della critica insieme al profondo impatto che l’opera di Maffia ha avuto su intellettuali e scrittori contemporanei. 





È cosi che il libro si chiude, offrendoci un ritratto intimo e profondo dell’autore, affiancato da un riconoscimento pubblico e collettivo della sua grandezza letteraria, a suggello del valore e della rilevanza del suo contributo alla letteratura contemporanea.








Il libro è disponibile su tutte le piattaforme online e in tutte le librerie





















©L’ArteCheMiPiace – Blog Arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia 




Se l’articolo ti è piaciuto, ti invitiamo ad interagire attraverso la sezione commenti di seguito al post, arricchendo così il blog con le tue impressioni. 

E se trovi interessanti gli argomenti trattati nel Blog allora iscriviti alla newsletter e seguici anche sui canali social di L’ArteCheMiPiace.

In questo modo sarai aggiornato su tutte le novità in uscita.

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER



        

Oppure contattaci attraverso questo Form


1. Nome

2. Email

3. Testo


   

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato periodicamente, ma senza una cadenza predefinita. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001 stante  la carenza del carattere QUALIFICANTE della periodicità. [TAR Lazio,sent n° 9841/2017] 
L’autrice declina ogni responsabilità per quanto pubblicato dai lettori nei commenti ad ogni post che saranno cancellati se ritenuti offensivi o lesivi dell’immagine o dell’onorabilità di terzi, di genere spam, razzisti o che contengano dati personali non conformi al rispetto delle norme sulla Privacy.

I testi critici scritti dall’autrice e inseriti nel blog non possono essere utilizzati o riprodotti online o altrove senza una richiesta e un consenso preventivo. La riproduzione di articoli e materiale presente nel blog dovrà essere sempre accompagnata dalla menzione dell’autore e della fonte di provenienza.


Alcuni testi o immagini inseriti in questo blog potrebbero essere tratti da fonti online e quindi considerati di dominio pubblico: qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d’autore, vogliate segnalarlo via email per la rimozione immediata. 


L’autrice del blog declina ogni responsabilità per i siti collegati tramite link, considerando che il loro contenuto potrebbe subire variazioni nel tempo.



Leggi Ancora
1 2
Page 1 of 2