Roberto Sottile Un Innovatore della Critica d’Arte Contemporanea

 






Roberto Sottile

Un Innovatore della Critica d’Arte Contemporanea

 





di Giuseppina Irene Groccia |01|Dicembre|2024|


 

Recentemente ho avuto il piacere di rincontrare Roberto Sottile durante l'ultima edizione di 'Geni Comuni', un evento a cui ho partecipato e che ha saputo catturare l'attenzione grazie all'eccellente organizzazione e alle proposte sempre innovative.

Roberto è attivamente coinvolto nella parte critica e curatoriale di questo evento sin dalla sua prima edizione, collaborando con Mariateresa Buccieri e Luigi Le Piane, quest’ultimo ideatore dello stesso. Insieme, riflettono il suo impegno nel promuovere spazi di scambio tra artisti emergenti e affermati, sottolineando l’importanza di un approccio inclusivo nell’arte contemporanea.

Una nostra precedente collaborazione risale al 2019, durante una mostra collettiva dedicata all'arte femminile, organizzata da Art Study Space di Mimmo Legato, in cui Roberto ci aveva supportato con il suo prezioso contributo critico.

 





Da sinistra, io, Roberto Sottile, Mimmo Legato, Antonella Vincenzo 


Roberto Sottile si distingue per la sua personalità pacata e la sua straordinaria preparazione, caratteristiche che si riflettono nelle sue idee innovative e sperimentali. Questa attitudine lo distingue nel panorama artistico contemporaneo e ha sicuramente giocato un ruolo fondamentale nel raggiungimento della notorietà che ha acquisito durante il suo percorso professionale.

Nato a Cosenza nel 1982, Roberto Sottile si afferma presto come una figura di spicco nel panorama della critica d’arte e curatela, distinguendosi per la sua attenta dedizione alle nuove generazioni di artisti contemporanei e per la riscoperta di figure significative del Novecento italiano. Il suo lavoro si estende anche all'approfondimento delle opere di grandi artisti internazionali del Novecento e del XXI secolo, creando un ponte tra passato e presente. 

La sua esperienza post laurea al MAON e il successivo lavoro al Museo del Presente di Rende (CS) hanno contribuito alla sua formazione curatoriale, rendendola più consapevole e articolata.

Tra le esperienze più formative presso il MAON (Museo d'Arte dell'Ottocento e Novecento) vi è stata la curatela di mostre che hanno messo in dialogo opere storiche con quelle contemporanee, favorendo un’analisi critica delle dinamiche artistiche in evoluzione.

In dodici anni di attività ha curato oltre sessanta mostre, dimostrando con vitalità un'incessante impegno nella promozione dell'arte. Ha preso parte a numerosi progetti artistici e culturali come assistente alla curatela, membro del comitato scientifico e parte della direzione organizzativa, avendo l’opportunità di presentare oltre cinquecento artisti provenienti da diverse città italiane. Questa esperienza ha contribuito a consolidare la sua reputazione come curatore versatile e altamente preparato.







Roberto Sottile rappresenta una nuova e brillante generazione di professionisti nel mondo della critica d'arte, e il Museo del Presente di Rende, è stato un importante snodo per la sua crescita professionale. Questo spazio espositivo gli ha permesso di sperimentare nuovi linguaggi e approcci curatoriale, contribuendo a una programmazione fortemente incentrata sull'arte contemporanea. Nel suo ruolo di responsabile artistico e curatore al Museo del Presente, ha concepito e realizzato il progetto “Intrecci Contemporanei”, un’iniziativa di grande successo che gli ha portato notevoli soddisfazioni professionali.

La sua visione contemporanea si distingue per un’approfondita comprensione delle dinamiche artistiche attuali, che combina con un approccio fresco e innovativo. Non si limita a osservare le tendenze, ma si impegna attivamente a reinterpretarle, fronteggiando le convenzioni e proponendo sempre nuove narrazioni. Con una preparazione solida e un pensiero critico fine e vivace, egli riesce a instaurare un dialogo profondo con le opere e gli artisti, rendendo la sua analisi accessibile, stimolante e ricca di insight preziosi.

Nella sua attività di critica e curatela, la scrittura gioca un ruolo centrale e imprescindibile. In poco più di un decennio, è riuscito a emergere come un punto di riferimento significativo nella nuova critica d'arte contemporanea, nonostante la sua giovane età. La sua capacità di fondere analisi rigorosa e riflessioni personali ha reso il suo lavoro altamente incisivo.

I suoi testi si caratterizzano per un linguaggio lirico e evocativo, capace di oltrepassare la semplice analisi per immergersi in una dimensione poetica. La sua scrittura, capace di coniugare lirismo e sostanza, si trasforma in uno strumento di scoperta, in grado di suscitare una riflessione condivisa sulle dinamiche artistiche attuali.

Roberto ha più volte sottolineato che "la scrittura è il confronto con gli artisti", una dichiarazione che riflette la sua concezione della critica come dialogo attivo e collaborativo. Questo si traduce in una ricerca costante di correlazione tra l'opera e il contesto in cui essa si inserisce, evidenziando le dinamiche culturali e sociali che influenzano l’arte contemporanea.

La sua crescita professionale lo ha portato a esplorare nuove opportunità anche oltre i confini regionali. La decisione di trasferirsi è stata motivata dalla ricerca di contesti sempre più stimolanti e dalla volontà di contribuire a un dialogo artistico più ampio, che possa unire le esperienze del Nord e del Sud Italia.










Per comprendere meglio il suo approccio e la sua visione, ho avuto il piacere di intervistare Roberto Sottile, con cui abbiamo discusso di arte contemporanea, curatela e delle diverse esperienze che caratterizzano il suo lavoro.


Quando è scoccata in te la scintilla che ti ha spinto a intraprendere il percorso per diventare critico d'arte?

Da ragazzino, avrò avuto 10-11 anni camminando per le strade del centro storico di Rende un giorno venni attratto da un gruppo di persone che lavoravano all'interno della Chiesa Madre, entrai e rimasi affascinato dai ponteggi, da questi uomini e donne che potevano stare vicino a quelle opere così in alto. Quell'episodio fu il primo contatto che ha generato in me la scintilla e la passione per l'arte.

 


Quali artisti, movimenti o opere ti hanno ispirato di più nel tuo percorso artistico?

Non c'è un movimento oppure delle opere specifiche, o artisti, sono sempre stato ispirato dalla ricerca della bellezza del significato dell'arte e dal messaggio che ogni singolo artista attraverso la sua ricerca comunica.

 


Quale impatto ha avuto la tua formazione post laurea sotto la guida di Tonino Sicoli sulla tua carriera come critico e curatore?

Fondamentale. Tonino Sicoli con il quale ho collaborato per un decennio è stato il mio maestro il mio mentore. Devo tutto a Tonino. Un professionista che non è stato mai avaro di suggerimenti, di consigli, di preziosi punti di vista che mi hanno insegnato questo lavoro. La nostra è stata una lunga e bella collaborazione simbiotica, durata dieci anni, e conclusa per una scelta personale di chiudere una pagina importante e di aprire un nuovo percorso.

 

 



Puoi condividere qualche esperienza o progetto specifico realizzato presso il MAON che ha contribuito significativamente alla tua crescita professionale?

Ricordo la mia prima mostra importante come assistente alla curatela di Tonino Sicoli e di Bruno Corà, era la mostra nel centenario del Futurismo su Umberto Boccioni, oppure la mostra su Alberto Burri, i progetti realizzati sono stati davvero tanti ma ricordo con piacere gli eventi curati insieme a Tonino per i dieci anni del MAON, incontri, mostre, con al centro la collezione del MAON, gli artisti dell'Otto e del Novecento che hanno segnato la storia dell'arte in Calabria. Il MAON, il Centro Capizzano, sono state per me una bella pagina di formazione ma soprattutto di vita.

 


Ho sempre associato la tua figura al Museo del Presente, dove hai dato un contributo fondamentale alla realizzazione di numerose rassegne e progetti espositivi di successo. Quali ricordi e insegnamenti porti con te di quel periodo e dei tuoi collaboratori?

Durante la mia collaborazione con Sicoli in tanti mi associavano giustamente al MAON, ma io ho iniziato al Museo del Presente, dove Sicoli era direttore artistico, e sono fortemente legato a questo museo che è un punto di riferimento direi strategico per l'arte contemporanea, non solo per la città di Rende ma per la Calabria e non solo. Ho vissuto professionalmente in questo museo, sommando tutti gli anni quasi 11 anni, una vita. I ricordi sono tanti, legati agli artisti, al personale che ha lavorato e lavora al museo che nel corso di questa lunga storia è diventato un punto di riferimento personale importante. Gli insegnamenti di questa esperienza sono stati tanti, dovendo sceglierne uno direi la coerenza nelle proposte artistiche realizzate.

 


Quali sono state le difficoltà e le soddisfazioni nel tuo ruolo di responsabile artistico e curatore al Museo del Presente di Rende, in particolare nella realizzazione della rassegna "Intrecci Contemporanei" da te ideata?

Le difficoltà sono quelle che si incontrano in tutti i musei, perché è sempre complesso programmare, riuscire a tracciare una traiettoria ben definita di quale sia la tua idea di museo. Le soddisfazioni sono state tante e la rassegna Intrecci Contemporanei ne è la prova. Artisti da tutta Italia che hanno percorso anche 1300 km per arrivare al Museo del Presente per esporre i loro lavori, ma prima di ogni altra cosa, per condividere un progetto, l'idea che il linguaggio dell'arte sia universale.

 


Puoi parlarci di 'Geni Comuni'? Qual è il tuo legame personale con questo evento e cosa lo rende speciale per te? Ricordo che ci siamo incontrati durante l'edizione di settembre, che è stata davvero un grande successo.

Ho curato diverse edizioni di questo progetto ambizioso che anno dopo anno ha saputo ritagliarsi un ruolo fondamentale. Merito naturalmente del suo ideatore Luigi Le Piane che lavora 12 mesi all'anno per il progetto. Per me è stato un piacere curare diverse edizioni con Mariateresa Buccieri e la cosa mi diverte molto. Il progetto è personalmente anche un momento di crescita, che mi offre la possibilità di tracciare una traiettoria, capire e leggere la ricerca artistica contemporanea e osservare dove sta andando. Potrei affermare che Geni Comuni è un laboratorio contemporaneo di creatività, di esperienze, dove professionisti si incontrano e decidono di percorrere un pezzo di strada. E Geni Comuni in questi anni ha fatto tanta strada.

 




Dal punto di vista curatoriale, hai sicuramente offerto un contributo significativo al nostro territorio in Calabria. Cosa ti ha motivato in seguito a trasferirti?

In realtà ho sempre lavorato fuori regione, e in questi quasi 15 anni di attività curatoriale diverse sono state le mie incursioni fuori dalla Calabria. In questi ultimi due anni ho semplicemente intensificato tutto ciò. Mi muovo come un libero professionista, oppure come dicono alcuni miei colleghi, sto vivendo l'esperienza del critico d'arte Freelance, anche se su Bologna ormai da qualche anno sono di casa e dove lavoro con il centro studi Arte con l'archivio Vinicio Berti, artista del Novecento Italiano, famoso fumettista e fondatore negli anno '50 dell'Astrattismo Classico Italiano.

 


Alla luce della tua esperienza, come giudichi attualmente la situazione dell'arte e del pensiero creativo tra il Nord e il Sud Italia? Quali differenze noti nel contesto artistico e culturale di queste due realtà?

Le differenze sono solo nelle possibilità dei territori. La presenza massiccia di gallerie d'arte, di eventi strategici per il territorio. Ma negli ultimi anni questa tendenza sta cambiando anche al Sud, ed esistono delle importanti realtà che hanno saputo emanciparsi e dare slancio alle potenzialità dei territori del sud. Per il resto come in tutte le cose del fare umano, gli artisti bravi sono ovunque. L'arte, con i suoi artisti è viva! E reclama a gran voce spazio.

 

 

Qual è la tua opinione sulle tendenze e le “mode” nell'arte e in che misura queste influenzano il lavoro dei giovani artisti?

Purtroppo influenzano molto il percorso e il lavoro dei giovani artisti, si evince dal mio “purtroppo” che non ho una opinione positiva di tutto ciò, poiché essendo tendenze e mode passano, e l'arte necessita di peso specifico, di una stabilità di pensiero che oggi si fa sempre più evanescente. L'artista non deve e non può più vivere sotto una campana di vetro, deve contaminarsi con il mondo, ma mai assuefarsi al pensiero unico.

 

 

Quale progetto da te realizzato senti più vicino alla tua identità artistica? Puoi raccontarci come è nato?

Ogni progetto realizzato è il frutto di un ragionamento che arriva da lontano. Quindi ogni idea mi rappresenta. Volendo fare qualche esempio direi Cyan Carpet, il progetto realizzato con l'artista Angelo Gallo, oppure i tanti  progetti realizzati insieme con l'artista Giuseppe Lo Schiavo, vincitore da poco del prestigiosissimo Premio Cairo 2024. Progetti nati da una continua conversazione, scambi di idee. Al centro di tutto c'è la voglia di comunicare, di capirsi, e di far capire. Con Angelo, con Giuseppe, ma anche con tutti gli altri artisti, i progetti nascono così, dalla volontà di raccontarsi.  Il primo passo è sempre una telefonata, una mail, un messaggio su WhatsApp che inizia sempre con “ti voglio parlare di una cosa...”

 

 

Quali ritieni siano gli aspetti più gratificanti del tuo lavoro?

L'incontro con gli artisti, la possibilità di condividere un messaggio, di contribuire a far avvicinare il pubblico alla poetica di questo messaggio. L'idea di potermi avvicinare a queste sensibilità mi emoziona.

 


Quali testi e letture ritieni fondamentali per aver contribuito alla formazione del tuo pensiero critico e curatoriale?

Consumo libri in quantità industriale. Il segreto è quello di non essere mai sazi di imparare, di conoscere e di costruirsi un proprio pensiero critico. Certo, bisogna anche avere la capacità di confrontarsi di non restare chiusi in se stessi, e poi bisogna avere anche un pizzico di fortuna negli incontri della vita, soprattutto negli anni della formazione, con i maestri con la M maiuscola che non ti forniscono solo nozioni, ma ti insegnano un metodo di lavoro, che diventa passo dopo passo il tuo metodo. Il tuo pensiero critico.

 


Puoi condividere un momento di svolta nella tua carriera che ha influenzato il tuo approccio critico?

Più che un momento di svolta, direi che lo studio e la ricerca verso l'arte del fumetto ha influenzato molto il mio approccio critico e la mia ricerca curatoriale. L'attenzione verso il fumetto. Capire che quella cultura pop apparentemente così leggera in realtà rappresenti un momento così importante lo ritengo essenziale per chi vuole capire il significato più contemporaneo dell'arte.




Quando un critico d'arte visita una mostra, cosa lo colpisce di più: l'intensità dell'opera o la personalità dell'artista?

Sono due elementi, due fattori che inevitabilmente si fondono. L'opera d'arte vive anche in funzione della storia dell'artista. C'è però da dire che durante una visita ad una mostra mi capita spesso di visitarla con gli occhi degli addetti ai lavori, quindi guardo gli allestimenti, il modo in cui è concepita tutta la mostra.




Quanto ritieni sia possibile separare l'opera dall’artista che l'ha creata? Secondo te, chiunque ha la capacità di comprendere l'arte, o ci sono fattori specifici, come la formazione o l'esperienza personale, che influenzano la nostra interpretazione e apprezzamento?

Non è possibile separare l'opera d'arte dall'artista, anche se sia l'opera che l'artista vivono “oltre” quella determinata esperienza. Personalmente credo che l'arte deve avere la capacità di parlare a tutti, non deve indirizzarsi ad un pubblico specifico, poi sta al pubblico decidere di interessarsi di questo argomento o declinare l'invito.  Il pubblico naturalmente deve avere un approccio aperto, inclusivo, verso il linguaggio dell'arte, e comprendere non solo il visibile ma anche l'invisibile, cioè il concetto che sta dietro quel pensiero creativo.



Qual è il ruolo del critico d’arte nel contesto attuale del mercato dell'arte?

Sono due ruoli molto distanti. Il critico d'arte non segue il mercato, ma deve conoscerlo, senza però lasciarsi influenzare. La nostra ricerca critica ha fattori di giudizio completamente opposti al mercato ed è giusto così, perché l'opera d'arte è opera d'arte a discapito delle regole del mercato che non appartengono al critico d'arte ma al gallerista, al mercante d'arte.




Qual è stato il tuo ultimo progetto curatoriale e su cosa stai attualmente lavorando?

La mostra dell'artista palermitano Simone Geraci a Roma presso la Galleria d'Arte Edarcom Europa a Roma. Un lavoro quello di Geraci che assume  la forma di racconti poetici, in cui ogni elemento dialoga con gli altri in un sistema di rimandi sottili, dove le  sue figure sembrano distanti dal mondo materiale, quasi scollegate dalla realtà, ma allo stesso tempo sono intimamente chiuse con lo spazio che le circonda, è stata una bella esperienza curatoriale ma anche umana. I progetti futuri invece sono molteplici e diversi sono quelli con l'archivio Vinicio Berti, questo straordinario artista del Novecento Italiano, pittore, ma anche fumettista che con la sua arte ha raccontato decenni di vita della classe operaia che quotidianamente si rimboccava le maniche. 










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