Rouen e il suo Musée des Beaux-Arts - Un viaggio tra capolavori

 





Rouen e il suo Musée des Beaux-Arts


Un viaggio tra capolavori






di Giuseppina Irene Groccia |04|Ottobre|2025|


Il Musée des Beaux-Arts di Rouen è senza dubbio una delle tappe culturali imprescindibili della Normandia. Fondato per volontà di Napoleone Bonaparte nel 1801, testimonia la lungimiranza del grande condottiero che, con un decreto, rese la città normanna custode di un patrimonio artistico di livello internazionale. L’attuale edificio, progettato dall’architetto Louis Sauvageot e completato nel 1888, domina oggi l’Esplanade Marcel Duchamp, ed è stato rinnovato nel 1994 per accogliere al meglio visitatori e collezioni.



Il museo conserva una delle più ricche raccolte pubbliche di provincia in Francia, con opere che spaziano dal XV al XX secolo. Pittura, scultura, arti decorative e disegni convivono in un percorso che attraversa Rinascimento, Barocco, Romanticismo, Impressionismo e arte moderna.





Tra i nomi che impreziosiscono le sale figurano giganti della storia dell’arte: Caravaggio, Rubens, Velázquez, Veronese, Poussin, Fragonard, David, Ingres, Géricault, Delacroix, Degas, Monet, Sisley, Renoir, Modigliani, i fratelli Duchamp, fino a Dubuffet e Dufy. L’elenco è talmente impressionante da sembrare quasi una parata in carne e ossa di maestri che hanno segnato la storia dell’arte europea. Non mancano capolavori meno noti ma straordinari, come La Vergine tra le vergini di Gerard David o le delicate raffigurazioni di François Clouet.







Una menzione speciale spetta all’Impressionismo, di cui il museo custodisce una delle più grandi collezioni francesi, resa possibile grazie alla donazione del collezionista François Depeaux nel 1909. Monet, con la sua celebre Serie della Cattedrale di Rouen, ma anche Sisley, Renoir, Pissarro e Caillebotte, sono i protagonisti di una stagione artistica che proprio in Normandia trovò la sua culla naturale.



Oltre alla pittura, il museo ospita una ricca collezione di sculture, dalle opere barocche di Pierre Puget ai moderni lavori di Jacques Lipchitz e Raymond Duchamp-Villon. A completare il percorso, preziosi disegni, una raccolta di icone russe e splendidi esempi di arti decorative.





L’esperienza di visita è resa ancora più piacevole dalla presenza del Giardino delle Sculture, un bellissimo spazio all’aperto ma al contempo protetto, dove il verde dialoga con opere tridimensionali esposte en plein air. È un luogo di pausa e di contemplazione, che consente di vivere l’arte in continuità con la natura. Qui si trova anche il ristorante del museo, ideale per concludere la visita con un momento di relax.



Entrare al Musée des Beaux-Arts di Rouen significa dunque intraprendere un vero viaggio tra maestri immortali, sorprese nascoste e spazi che respirano cultura. Eppure, nonostante la sua grandiosità, il museo riesce a trasmettere un senso di accoglienza, quasi domestico. Lo dimostra la vivacità dei laboratori e delle attività dedicate ai più piccoli, che imparano a leggere i segreti delle tele con entusiasmo e curiosità.



Passeggiando tra le sue sale luminose, il visitatore percepisce subito la ricchezza e la varietà del patrimonio custodito.
Ma c’è una stanza che cattura ogni sguardo, un luogo in cui il tempo sembra fermarsi, ed è quella che ospita La Flagellazione di Cristo di Caravaggio. Davanti a questo capolavoro non si può restare indifferenti. La forza drammatica della scena, il contrasto tra luce e ombra, l’intensità dei corpi e dei volti, tutto parla con la potenza unica dell’arte italiana, vero orgoglio e vanto del nostro Paese.





Caravaggio, più di chiunque altro, emerge come un gigante, non c’è paragone, non c’è rivale che tenga. Il suo linguaggio diretto e struggente ti afferra con forza e ti trascina oltre la tela, dentro la carne viva della scena. È in quel preciso istante che si avverte il rischio di cadere nella cosiddetta sindrome di Stendhal, non più intesa come semplice smarrimento, ma come autentica vertigine estetica. Un cortocircuito tra percezione sensibile e coscienza critica, in cui la bellezza si manifesta in modo tanto assoluto da risultare quasi insostenibile.































©L’ArteCheMiPiace - Blog Arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia 













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