Franco Emilio Carlino premiato a Forlì - Riflessioni di una voce autorevole tra memoria, cultura e impegno civile
Franco Emilio Carlino premiato a Forlì
Riflessioni di una voce autorevole tra memoria, cultura e impegno civile
Franco Emilio Carlino, già nostro gradito ospite in una interessante intervista e presto protagonista anche sulle pagine del prossimo numero di ContempoArte, continua a confermarsi figura di rilievo nel panorama culturale italiano.
Lo scorso 20 settembre, a Forlì, presso il Circolo Aurora in Corso Garibaldi 80, nell’ambito del Festival Forlivese della Libertà, Carlino è stato premiato per il concorso nazionale “Idee e proposte per la cultura italiana”, promosso da Historica Edizioni.
Il suo contributo è confluito, insieme a quelli di altri autori selezionati, nell’antologia pubblicata per l’occasione, suggellando un nuovo riconoscimento al suo lungo e instancabile impegno intellettuale.
Personalità eminente della Calabria culturale, Carlino incarna da decenni un modello di impegno civile e pedagogico che intreccia ricerca, scrittura, testimonianza e passione educativa. Docente di lunga esperienza, animatore degli Organi Collegiali della scuola pubblica, presidente del Distretto Scolastico n. 26 di Rossano e componente del Consiglio Scolastico Provinciale di Cosenza, ha sempre interpretato l’educazione come responsabilità collettiva. La sua azione si è tradotta in pubblicazioni, progetti e iniziative capaci di far dialogare istituzioni, territorio e memoria storica, restituendo centralità alla cultura come strumento di partecipazione e inclusione.
Studioso delle genealogie nobiliari, della storia locale e delle radici identitarie calabresi, ma anche instancabile promotore di iniziative culturali e associative, Carlino ha saputo coniugare rigore accademico e sensibilità narrativa. Nella sua opera emerge un filo rosso: la convinzione che memoria e conoscenza non siano solo esercizi intellettuali, ma atti profondamente civili, capaci di rafforzare i legami comunitari e di stimolare un dialogo intergenerazionale autentico.
Con la premiazione di Forlì, la sua voce ha trovato una nuova risonanza a livello nazionale, riconoscendo la forza di un pensiero che nasce dal territorio ma parla a un pubblico più ampio, attento al valore della cultura come bene condiviso.
In continuità con questo percorso di impegno e riflessione, proponiamo ai nostri lettori il contributo selezionato al concorso, autentica sintesi del pensiero e della visione civile di Franco Emilio Carlino.
Cultura e Condivisione la giusta “relazione” per dare senso all’eccellenza nella nuova Città di Corigliano-Rossano come forma di integrazione sociale
di Franco Emilio Carlino, Socio Corrispondente dell’Accademia Cosentina, Socio della Deputazione di Storia Patria della Calabria e Componente Comitato Scientifico Università Popolare di Rossano.
Cauto e dubbioso, a tratti esitante, mi guardo intorno prima di dare una risposta, innanzitutto a me stesso, in modo da fugare ogni dubbio, circa la mancanza di cultura nella nostra nuova Città. Poi, fiducioso e determinato, ma anche soddisfatto, per quanto negli anni realizzato, ripenso che non è la cultura che manca alla nostra Città, poiché quella esistente oltre ad essere millenaria è anche prestigiosa viste le antiche radici greco-bizantine. E quindi mi domando ancora cosa ci manca per migliorare la qualità della vita? La risposta viene da sé, manca qualcosa, che possa farci fare il salto di qualità, in modo che la cultura fruibile venga fuori nel suo smisurato valore al servizio della nuova comunità, anche come forma di integrazione sociale. Del resto è noto, la nuova Città è sì ricca di molte Associazioni culturali ed il tessuto sociale è intriso di cultura, ma il nuovo Centro Urbano derivante dalla recente fusione, non è ancora completamente omogeneo circa il profilo culturale, molti sono i gap da superare, ragione per la quale la cultura esistente risulta spesso individualista, non accessibile a tutti, incapace e inadeguata ad armonizzare una vera integrazione del suo stesso contesto sociale. Quindi, visti alcuni segnali non proprio incoraggianti, credo, si rende necessario e improcrastinabile trovare gli strumenti necessari per attivare nuove proposte per una vera cultura integrante.
L’articolazione di questa breve premessa mi riporta col pensiero a una mia recente e corposa intervista nella quale il concetto di cultura entra impetuosamente nell’articolato della discussione all’interno della quale, però, un altro termine viene continuamente da me richiamato come elemento imprescindibile per una giusta “relazione” capace di dare senso e valore all’eccellenza, per cercare di migliorare la qualità della vita della nuova Città di Corigliano Rossano e valorizzare così il territorio nel suo complesso, tenendo sempre uno sguardo fermo alla salvaguardia della cultura locale. Questo secondo termine si chiama condivisione. Non vi può essere cultura senza condivisione, pertanto, sono convinto siano necessari suggerimenti, idee e linee guida volte a migliorare o promuovere la cultura attraverso azioni concrete in ambito sociale utilizzando anche la tecnologia. Le due vecchie Città, al di là della loro unione fisica devono trovare terreni comuni da arare eliminando le scorie e la conflittualità del loro passato. Fino a quando non si troveranno vere forme di condivisione sui piccoli come sui grandi progetti, la Città sarà pure la terza della Calabria ma perderà la sfida decisiva sulla vera integrazione della sua comunità.
La cultura odierna, per la sua vivacità e la perseverante trasformazione cui è sottoposta, condizionata peraltro da una molteplicità di elementi, potremmo precisarla come l’insieme di tante altre culture, quali quelle che fanno riferimento alle nostre padronanze, ai nostri valori, ai nostri costumi e alle norme che regolano i nostri comportamenti e le relazioni, per non dire ancora, allargando l’orizzonte, a tutte le nostre conoscenze, ma anche alle tradizioni, al folklore e perché no anche alle credenze popolari. All’interno di queste culture, oggi si è inserita prepotentemente, occupando spazi enormi, come si accennava, la tecnologia della comunicazione che influenza e caratterizza moltissimo la nostra società e della quale bisogna tenere conto.
Il tema del presente intervento invita a soffermarmi sulle numerose ed anche eccellenti proposte culturali che nella nostra Città continuano a realizzarsi, in primis il fiorire di pubblicazioni editoriali, con tanti volumi riguardanti anche la microstoria, ma che quasi sempre registrano una breve durata, e sempre circoscritta al momento della loro presentazione, senza poi avere una efficace ricaduta in particolare nella scuola, l’anello più importante per il futuro della stessa comunità. Questo rappresenta un evidente punto di criticità. Al riguardo, sarebbe perciò utile che le case editrici pensassero anche a delle forme di collaborazione con le scuole per orientare gli alunni alla conoscenza della storia locale proponendone lo studio, facendone conoscere gli autori, con l’organizzazione di appositi incontri o tavole rotonde su temi individuati e condivisi. La stessa cosa si può dire delle biblioteche, a parte qualche sporadico episodio di buona volontà indirizzato ad incrementare la lettura, ma ancora insufficiente per conseguire i livelli culturali auspicati. Per migliorare la cultura della nostra Città questo non basta. Dobbiamo spingerci oltre e verso una ricaduta positiva della proposta effettuata. Ecco perché credo sia utile lavorare insieme per trovare le giuste strategie. Per esempio, una cosa importante potrebbe essere dedicarsi alla conoscenza della propria lingua, a maggior ragione oggi che la Città unica si compone di due grandi città una di provenienza greco bizantina, con un suo dialetto e l’altra di provenienza ausonica, quindi non greca, con un altro dialetto. Stessa cosa dicasi per la storia, l'arte e le usanze dei due luoghi. Il confronto su questi temi deve essere serrato, coinvolgendo le scuole ai diversi livelli con esperienze e progetti mirati se si vuole raggiungere una vera integrazione culturale senza tuttavia né demonizzare e né mortificare le diverse peculiarità di origine.
Alcune esperienze, mi portano a considerare che potrebbe essere utile, ad esempio, introdurre lo studio e le conoscenze del dialetto facendo notare le differenze tra i due dialetti anche attraverso la provenienza etimologica dei termini oppure attraverso la lettura di opere di storia locale, la proiezione di documentari e film riguardanti il territorio di pertinenza, la visita ai musei della Città e ai siti archeologici del territorio, la partecipazione a eventi culturali. Queste alcune delle cose che, condivise, aiuterebbero a migliorare non solo le conoscenze ma anche l’apprezzamento, il rispetto e l’orgoglio per la propria cultura.
Accennavo prima alla storia locale o più precisamente alla microstoria, che deve essere considerata una questione importante alla quale dare la giusta attenzione se si vuole veramente comprendere la nostra cultura come possibile chiave di integrazione. Guardando alla mia esperienza supportata anche da alcune pubblicazioni rivolte alla partecipazione delle giovani generazioni, perché queste si avvicinino il più possibile alla propria storia e alla riscoperta della propria identità culturale del territorio facendo tesoro di quanto la stessa storia, in termini di vicende, tradizioni, folklore, religione, esperienze, monumentalità, arte, beni culturali, archeologia, economia, agricoltura e altro ancora, ci ha tramandato, elementi fondamentali per la costruzione di quella solida identità collettiva, specie nei piccoli centri, mi permetto di sostenere con certezza che può essere la via maestra per maturare anche quel senso di appartenenza che forse si sta perdendo. La storia locale, ancora oggi non trova nella scuola adeguato spazio. Si preferisce il suo insegnamento tradizionale, secondo i programmi ministeriali, continuando a parlare di Fenici e Sumeri, popolazioni a noi lontane, che si fa fatica a farle comprendere a ragazzi di 11 anni, quando invece dietro l’uscio di casa, aprendo la porta, e spalancando gli occhi ci rendiamo conto che abbiamo un mondo vastissimo da esplorare. Basti pensare a popolazioni come gli Enotri, i Greci e i Bruzi, ai nostri territori ricchi di opere d’arte, ai tanti siti archeologici a portata di mano, un territorio racchiuso tra le due grandi Città della Magna Grecia come Sibari e Crotone, alla ricchezza ambientale di circa 850 km di spiaggia, ai diversi parchi naturali del Pollino, della Sila, dell’Aspromonte e delle Serre. Questo dovrebbe, per quanto mi riguarda, far cogliere a tutti gli enormi vantaggi che se ne possono ricavare in termini culturali. Penso che la storia si debba studiare partendo dal vicino, con la microstoria, per arrivare al lontano allargando via via l’orizzonte e preparando la mente dei ragazzi a recepire discorsi più complessi. Questo eviterebbe il facile disorientamento e la crescita di un maggiore amore per lo studio della storia e il possibile recupero dell’identità nei piccoli centri.
Al riguardo, una idea per allargare il ventaglio della proposta culturale sarebbe quella di far funzionare delle navette permanenti tra la grande Città di Corigliano Rossano e il suo Hinterland in modo da consentire ai turisti, ma anche ai residenti, di visitare anche il vasto territorio della Sila Greca ricco di paesaggi affascinanti e splendidi borghi considerevoli per cultura, vicende storiche, opere d’arte e tradizioni.
Le iniziative per raggiungere uno scopo devono essere regolarmente accompagnate e indirizzate alla costante promozione della cultura. Non a caso parlavo prima di condivisione. Inoltre, se tutte le forze culturali della Città si muovono insieme condividendo un progetto per la Città ricco di straordinarie iniziative nel campo della formazione, dell’ambiente, dello sport, della musica, incontri su temi sociali e pedagogici dimostrando al contempo forte intesa e collaborazione i risultati non possono mancare.
Fortunatamente la nuova Città dispone di tantissimi punti di aggregazione. Luoghi come cinema, teatro, il mondo dell’arte, scuole di musica e musei non mancano e sono il cuore pulsante delle diverse e articolate proposte culturali attraverso la promozione anche di ottime iniziative, fruibili però molto spesso da parte di chi ne avrebbe meno bisogno. È necessario trovare soluzioni per progetti aperti a tutta la Città coinvolgendo le scuole se si vuole in qualche modo aprirsi ad una cultura aggregante. Le istituzioni locali, le scuole, il mondo associativo devono mettere in campo tutte le loro energie e risorse aprendosi alla elaborazione di progetti comuni e condivisi nei diversi campi della cultura, avendo come obiettivo primario quello di raggiungere le diverse fasce sociali per promuovere la cultura di integrazione della quale oggi c’è tanto bisogno. Fare e promuovere cultura per il bene della propria Città non può essere qualcosa di astratto, ma richiama tutti al senso della responsabilità e dell’appartenenza ad una comunità.
Ho sempre considerato la positività della condivisione, come pure la promozione del suo valore, ma ho anche pensato che qualunque esperienza fatta, in qualunque campo, assume maggiore valore se questa viene partecipata rendendola utile e fruibile agli altri. Come arrivarci e affinché tutto possa accadere non è semplice, ma bisogna osare se si vogliono conoscere la propria cultura, le proprie origini, da dove proveniamo, i nostri antenati, come pure le testimonianze, il viaggio che abbiamo fatto, chi ci ha preceduto e dove siamo arrivati, oppure quali sono stati i personaggi principali della nostra storia ed ancora chi erano coloro che ci hanno organizzato come comunità e cosa facevano, quanto hanno condizionato e segnato la nostra personalità, ed infine le vicende e le influenze storiche che ci hanno riguardato, sapendo delle tante dominazioni che ci hanno attraversato. La voglia di apprendere, che fondamentalmente è e rimane la sostanza della nostra ragione, non ci deve mai abbandonare, anzi va sostenuta e alimentata continuamente allo scopo di fare memoria comune del nostro passato per immaginare positivamente il nostro futuro. Questo può essere una via o una strategia per tutelare e ampliare la nostra cultura oltre che a farla diventare integrante. Solo così per le nuove generazioni, oggi sempre più percepite come generazioni prive di radici, in un’epoca priva di veri modelli di riferimento, la cultura può risultare un prezioso insegnamento, come pure per questo nostro mondo sradicato e smemorato.
In conclusione, mi piace sottolineare come memoria, cultura e tecnologia sono fondamentali nello sviluppo e nell'integrazione della nostra Città. Le prime due richiedano un continuo nutrimento per preservare l'identità futura della nostra comunità, dove la promozione culturale svolge un aiuto cruciale. Infine, la tecnologia che in questo contesto di resistenza culturale, richiama tutti ad una visione nuova della sua applicazione per favorire non solo la conservazione della nostra memoria, ma farci sempre più scoprire com’eravamo, con uno sguardo al futuro della nostra amata terra. È implicito che quanto proposto per la mia Città è estensibile a ogni singolo luogo del nostro Paese.
Corigliano Rossano 21 luglio 2025
Franco Emilio Carlino
Alla luce di quanto emerso dal suo scritto, appare chiaro che il contributo di Carlino non sia soltanto un saggio di rara lucidità, ma anche una tessera preziosa di una raccolta che intreccia riflessioni e visioni sul futuro della cultura italiana. Un mosaico vivo che ci invita a pensare la cultura come orizzonte di senso, strumento di comunità e promessa di rinnovamento.
L’antologia, edita da Historica Edizioni, è disponibile sul sito della casa editrice e nei principali store online
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