L’assistenza generativa dell’AI - Riflessione Critica di Mimmo Legato
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L’assistenza generativa
dell’AI
Che fine ha fatto la morfologia, la mimesi e la perizia tecnica? Il sublime, superiore al bello, come sentimento di elevatezza? l’immaginazione che insegue l’idea, oggetto del suo desiderio? Riflessioni e interrogativi che Leonardo marcava, nel pensiero in arte, come energia, forza del mentale che si connette con la dimensione verticale del sensoriale. Due pilastri dell’interiorità. Ebbene, le risposte sono “metalliche”. La rivoluzione informatica del terzo millennio, ha “decapitato” ingegneristicamente la creatività, il ruolo dell’artista umano, le corrispondenze. Entra così a piedi uniti nella nuova visione artistica, realizzata con l’assistenza dell’AI generativa, in grado di individuare dati, algoritmi e quant’altro che riguarda la digitalizzazione per creare nuovi contenuti, la nuova realtà oggettiva e soggettiva, dimostrando capacità di generare opere d’arte originali. Analizzando tale considerazione, possiamo confermare, senza esitazione, che vige una successione evolutiva, immateriale delle arti visive. Una sorta di “teoria disciplinare convincente” dove si incrociano e si sovrappongono linguaggi innovativi tecnologici che trasformano il vecchio manufatto in “veicolo delle energie cosmiche”: da oggettuale diventa concettuale, ovverosia, il pensiero poetico astratto incontra la scienza. Infatti, le arti visive intorno agli anni 60/70/80, con i nuovi studi informatici consolidano il salto di qualità.
Ben Laposky – Oscillon 40,1952
L’arte digitale o computer
Art e Arte Multimediale, nasce intorno al 1950, attraverso la sperimentazione
di due matematici e programmatori: Manfred Frank, tedesco e Ben Laposky,
americano, prendendo come esperimento di base l’estetica del “bauhaus”. Il programma dei due ricercatori, avrà la sua
massima espansione negli anni 80 come il nuovo pennello dell’arte, espressione
che si collega alla Pop Art per la riproducibilità delle opere non più uniche ma
ripetitive industrialmente. Mentre la net art, o internet art, l’arte della
connessione, consente all’artista di bypassare Musei, gallerie, centri
espositivi, per mostrare il proprio lavoro con un clic in tutto il mondo. Oggi,
la scienza ha raggiunto livelli altissimi in merito, rendendo possibile
l’espansione interattiva e ipermediale delle opere d’arte, marcando l’accento
dinamico e mutevole nel tempo. Attenzione però sempre con un dispositivo di
manovra a disposizione del programmatore.
In base a questo breve riesame, dobbiamo chiederci se l’intelligenza
meccanica, sostituirà l’arte. Certo è che sta esercitando un enorme potere,
influenzando le nostre vite, quelle degli artisti, quelle dei pubblicitari,
modificando anche l’identità estetica dell’uomo e dei suoi comportamenti. Ma nello stesso tempo vi è una grande
preoccupazione sui rischi che tale formazione potrebbe apportare, in quanto è
arrivata a toccare punti inimmaginabili. Per cui gli esperti, i governi di
tutto il mondo sostengono, che si mettano in atto sistemi di protezione, per controllare
la veloce diffusione a volte anche violenta.
Del resto la storia avvincente di una illustre sconosciuta, che impazza
sulla comunicazione, nome d’arte Deborah, creata con l’intelligenza
artificiale: bella, formosa, sorridente e con un fisico da urlo, è nata dalle
fantasie e dai sogni dell’uomo medio. La programmatrice, ha rivelato di aver
dato vita ad un personaggio, dopo aver interpellato uno strumento di
elaborazione del linguaggio naturale potente e versatile che utilizza algoritmi
avanzati di apprendimento automatico, per generare risposte simili a quelle
umane e che fosse il più reale possibile al prototipo di donna che piace ai
ragazzi: capelli castani, le gambe lunghe, simpatica ed attraente. D’altronde, questo prodotto di bellezza
stupisce e si pensa sgomenta. Deborah, anche se vi sono state riserve nel
giudizio di tale artificio, non esiste nella realtà. Si tratta di una sorta di
presenza/assenza, forma immaginifica che supplisce il reale, materia apparente
che non racconta, ma sta spopolando sui social, attirando migliaia di fan e
tantissimi like e commenti in ascesa, con narrazioni tra verità e bugia. Ciò fa
nascere una domanda ben precisa: ma davvero Deborah è stata creata con
l’intelligenza artificiale?
I critici descrivono questo fenomeno una sorta di “naturalismo magico”, nettare inebriante tra significato e significante. Non ha più senso il contenuto ma il contenente. Altro che i moti dell’anima e i sottosuoli dell’io, esplorati in modo “scandaloso” da Leonardo nella Monna Lisa e nel Cenacolo o il senso dell’umanità di Michelangelo nel Giudizio Universale, insieme al significato del dolore e dell’amore che trasuda dalla Pietà. Stiamo attenti! Non stiamo parlando dell’AI come una babele disperata o trionfo della banalità, ma di evoluzioni meccaniche di cui ancora non abbiamo risposte plausibili e convincenti. Un dato concreto: di chi è l’opera d’arte generata dall’AI? Sicuramente non dall’AI stessa che non ha personalità giuridica. Dei Programmatori? Non lo sappiamo ancora. Al momento siamo quindi in una fase in cui ignoriamo la direzione che prenderà il settore artistico, in seguito all’introduzione massiva di questo demone buono, non ne siamo a conoscenza sino a quando, ma è lecito sperare che si possa creare un sistema che funzioni, una sorta di arte parallela a quella tradizionale con professionalità specializzate e committenti che ne comprendono il valore. Pertanto è difficile prevedere, cosa potrà accadere nel prossimo futuro. Quello che sappiamo è che l’utilizzo di algoritmi e database per produrre opere artistiche, non è certo una novità dell’ultimo anno. È solamente aumentato l’accesso a questo tipo di tecnologie, che ora sono alla portata di più artisti, anche se spesso in modo piuttosto improvvisato e pietoso, senza nessuna preparazione.
A.B.O. Inventore della “transavanguardia”, critico e scrittore, sottolinea che, l’argomento ha tutte le carte in regola per essere epocale, ma che ancora siamo in una fase interlocutoria, quasi in embrione. E questa tematica è stata trattata poco nel campo artistico per capire l’impatto che può avere a riguardo la creatività. Per cui è difficile prevedere cosa accadrà nel prossimo futuro, nel campo delle arti e nella gestione delle culture. Oggi l’AI, quindi, è sicuramente un mezzo utile, ma non fa dipinti non fa arte: l’arte la fanno gli artisti, ciò non è una questione né un problema. La tecnologia deve ancora imparare, deve frequentare la scuola d’arte, come quel bambino che ha bisogno di apprendere, sperimentare, fare esperienza. Pertanto, bisogna ancora attendere la crescita, l’avanzamento, lo sviluppo di questa nuova “terra”. Partiamo dai fondamentali, l’AI è uno strumento, e come ogni altro strumento deve avere un’estetica, una ragione e uno scopo per usarlo, una sensibilità che lo informa, dare cifra stilistica alla configurazione. Perché questo è ciò che fa l’arte e non può essere trasferito in una macchina. Vedete l’AI non ha intenzionalità e non ha un gusto, laddove il gusto è centrale, rappresenta il cuore dell’espressione – rappresentazione. La macchina non ha nessun senso della specificità oggettiva e soggettiva, perché non è cosciente, è per definizione generica: la ragione perché la sua arte appare povera è perché riduce tutto a una media, dove tutto appare come tutto il resto. Invece l’arte è questione di specificità. E ancora, può l’IA sostituire la creatività del pensiero sensibile? Identificare la costellazione della bellezza? Il bello come fioritura dell’essere? Domande da incubo per i dispositivi meccanici ed elettronici. Certo, sarebbe semplicistico, catastrofico pensare o credere al tramonto del senso o all’ennesima morte dell’arte, ma, sicuramente, il senso del bello, anche se detiene sempre la sorpresa dell’ultima carta, sta subendo una mimesi visiva imprevista e dubbiosa. Una delimitazione dell’indefinibile, soprattutto senza quell’applicazione della perizia tecnica umana, proprio perché il bello è legato al visibile e all’udibile. Non smarriamo il significato della verità! La verità è come una sorta di pianura con i suoi colori, le sue figure, i suoi ornamenti. Sono loro che massaggiano i sensi.
MIMMO LEGATO
Mimmo
Legato, teorico, artista, esperto di arti visive, curatore, Docente, è uno dei
protagonisti della
ricerca artistica ed estetica italiana. La sua formazione Accademica insieme
agli studi di settore, gli hanno consentito conoscenza e competenza nelle
attività artistico-culturali. Ha realizzato numerose opere e progetti d’arte
con il coinvolgimento di sapienti critici del settore: galleristi, Associazioni
Culturali, aree museali, Enti pubblici e privati. Nonché eventi con la collaborazione
del MIC, delle Sovrintendenze e delle biblioteche storiche. Ha operato in
qualità di artista con l’Istituto Poligrafico e la Zecca dello Stato, Roma, per
la diffusione del proprio lavoro. Ha svolto attività artistica ed espositiva in
Italia e in Europa con numerose Case Editrici, gallerie, Associazioni
Culturali, Residenze Storiche, fra le tante, Giorgio Mondadori, UTET,
Italiarts, Editalia, Il Triangolo, Villa Farsetti (Venezia) Citè internationale
de Paris, Event Venue Sello Library (Finlandia), Palazzo Corvaja (Taormina),
Sovrintendenza Galleria Nazionale (Cosenza). Esperto del paesaggio storico
architettonico e delle Città antiche, ha realizzato interventi pittorici e
approfondimenti teorici sull’identità, inclusione, ambiente, conservazione, turismo
culturale. Nel ruolo di Professore ordinario di Arti Visive, ha curato
importanti mostre, diretto e organizzato simposi, seminari, congressi con
l’intento di allargare gli orizzonti dell’arte classica, moderna e
contemporanea, a confronto. Sempre in qualità di esperto e docente di Arte e
Comunicazione Visiva, è stato invitato dalle Dirigenze Scolastiche a
sovrintendere progetti sulle competenze trasversali, l’orientamento, la
modernità estetica nella società contemporanea. Ha pubblicato una sequenza di testi
monografici antologici, “Attraversando l’inconscio”, “Fuori e dentro lo
spazio”, “L’unità dei contrari”, “Metà e fisicà”, “Forma luce” sino all’ultimo
edito, “Profondità di superficie’’, che uscirà a breve. I volumi, che
contestualizzano il suo lavoro, sono inseriti nelle collane d’arte italiane. Ha
fatto parte di numerosi Comitati Scientifici nell’ambito museale e culturale.
Ha espletato l’incarico di Presidente protempore del Rotary Club Rende. Anche
nell’Associazionismo, come service per migliorare positivamente il territorio,
tra tanto altro, ha introdotto il pensiero in arte in diverse attività,
dall’ammodernamento estetico ed urbano della Città, alla bellezza dei luoghi
con l’inserimento di manufatti artistici per il godimento visivo dei visitatori.
I mezzi di informazione, sia televisivi che giornalistici sono stati
continuamente attenti, al suo lavoro di artista contemporaneo. Invitato in
numerose trasmissioni televisive e redazionali, mediante interviste e forum di
riferimento, ha sempre portato avanti nei sui commenti, le idee e la creatività
connesse con la storia all’interno delle società in continua evoluzione.
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ulteriori approfondimenti consultare il sito:
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