LUNGO I MURI Pio Peruzzini
L’ArteCheMiPiace - Interviste
LUNGO I MURI
Pio Peruzzini
di Giuseppina Irene Groccia |26|Settembre|2023|
L'elemento del muro nelle opere di Pio Peruzzini ci porta a riflettere sulla complessa interazione tra l'essere umano e lo spazio che lo circonda. “Lungo i muri” è il racconto di una percezione: un'immersione nell'essenza di una società che, sebbene sempre più interconnessa, rimane intrisa di confini, fisici e concettuali. L’idea di un mondo ideale si staglia come elemento di sfida attraverso i fotogrammi che raccontano la complessità delle nostre identità e delle nostre relazioni.
Con lo sguardo attento di Peruzzini, "Lungo i muri" diviene una durevole narrazione, un'epica moderna che ci guida nella contemplazione e nell’immaginazione di un mondo senza linee divisorie.
Questo libro non solo celebra l'arte di Peruzzini, ma ci invita anche a una profonda riflessione sulla nostra esistenza in un mondo tanto correlato quanto complesso. In ogni fotografia troviamo una linea di demarcazione tracciata da un muro fisico o immaginario, che si erge come una barriera simbolica tra il "dentro" e il "fuori", un punto di riflessione sulla divisione e l'appartenenza.
Ciottoli impilati, come piccole opere d'arte, chiudono la visuale del presente e aprono le porte dell'immaginazione. Al di qua e al di là di questa barriera apparente, sorgono interrogativi che alimentano la nostra curiosità, fomentano dubbi e generano incertezze.
Quali visioni nascoste, quali storie segrete si celano dietro questi sipari di pietre e di cemento?!
In ogni pietra impilata, in ogni centimetro di cemento troviamo un invito a oltrepassare i limiti visivi del presente e ad abbracciare il mistero, la scoperta e l'avventura. I ciottoli non sono solo blocchi di pietra, ma chiavi per aprire le porte della nostra immaginazione e svelare le meraviglie che si celano al di là della nostra vista.
Queste cinte murarie creano uno sfondo perfetto per sagome e figure in costante movimento. La vita con la sua energia inesauribile scorre lungo il perimetro di queste mura, rivelando la sua diversità e complessità. Ogni soggetto racconta una storia, mostra una visione e testimonia la ricchezza delle molteplici esperienze umane. L'autore ci dipinge il muro e la strada come un palcoscenico, un luogo in cui assistere alle rappresentazioni della vita. Inoltre, crea immagini dalle delineazioni silenziose, dove gesti e momenti si svolgono in un teatro atono e senza parole, diventando testimoni mutevoli alle emozioni umane e allo scorrere fluido della quotidianità. L’autore presenta una partizione di spazi a confronto nei quali immergerci, dando vita a riflessioni prospettiche sulle divisioni che definiscono il nostro mondo, sulle sfide e le opportunità che si presentano mentre percorriamo il cammino naturale della vita.
“Lungo i muri” è un libro fotografico altamente
introspettivo, arricchito da un contenuto fotografico importante e tecnicamente
impeccabile. Il volume è accompagnato da testi critici di rilievo, che
evidenziano il profondo impegno affrontato dall’autore scegliendo una tematica
così insolita ma sentita e partecipata. Passione e dedizione emergono
chiaramente in ognuna delle immagini del libro. Il risultato è un'opera che non
solo cattura momenti visivi, ma offre anche una profonda analisi emotiva e
concettuale che va al di là dell'osservazione superficiale e che invita il
lettore a immergersi nella profondità delle emozioni e delle idee concepite
dall’autore nel tradurre il suo mondo interiore in immagini significative.
Ho chiesto a Pio di raccontarci, attraverso questa intervista, qualcosa di più sull' ideazione del suo libro.
Avremo così modo di scoprire l'ispirazione, i dettagli, le motivazioni che hanno portato alla sua realizzazione e il messaggio principale che ha desiderato trasmettere.
Qual è stata la tua ispirazione principale nell’ideazione del tuo
libro fotografico e come hai sviluppato questa idea in un progetto completo?
L’idea del libro mi è
venuta ascoltando i commenti e guardando le immagini che già da qualche anno
inondano gli schermi dei nostri televisori sul problema dei nuovi migranti che
muoiono per attraversare il Mediterraneo in cerca di una esistenza migliore. Un giorno mentre ero in giro nella provincia
di Bergamo, capitai a Pontida e mi colpì il messaggio ostentato ed arrogante,
dipinto su un muro attiguo ad un grande prato. In questo posto, i leghisti d’Italia,
si raccolgono in consessi urlanti per gridare la loro rabbia nei confronti del
Sud d’ Italia e di tutti coloro che non appartengono all’agiato Nord. L’idea del muro che esclude non fa parte del
mio sentire. Io sono per l’accoglienza e l’integrazione. La migrazione delle
genti africane va sicuramente governata ma non la si potrà fermare con muri e
barriere.
Il tuo nuovo libro affronta una tematica molto insolita e
originale. Puoi condividere quali emozioni o riflessioni personali hai voluto
trasmettere attraverso questa Serie fotografica dedicata ai muri?
Quella del muro è una immagine che ci sta
accompagnando da sempre. Le mura della città di Troia o di Gerico. Il vallo di
Adriano, La grande Muraglia Cinese, la Linea Maginot in Francia fino al Muro di
Berlino che ci fece sperare nel 1989, con la sua caduta, avremmo avuto un mondo
più giusto, fatto di scambi culturali, commerciali, tecnologici e umani al di
sopra di ogni collocazione politica o razziale. Speranza vana che si viene a
confermare, purtroppo ogni giorno che passa. I miei muri sono spesso ostacoli
immaginari ed ideali, ma vogliono accompagnare, chi guarda le immagini, verso
il tentativo di esorcizzare la chiusura e l’ostacolo al diverso da noi.
Il libro è
arricchito da diversi e autorevoli testi critici. Come hai scelto i
collaboratori per questi testi e quale ruolo giocano nel contesto generale del
progetto?
Io non parlerei di collaboratori. Gli autori di questi
testi critici sono i miei fiori all’occhiello. È stato per me un autentico
onore avere trovato l’interesse, per questo mio lavoro, da parte di personalità
di livello culturale e morale. Gli interventi che accompagnano il mio libro
sono un preziosissimo lascito da personalità di rilievo nel campo della cultura
e della società civile.
Il prof.
Massimo Bignardi, già docente all’università di Siena e direttore del museo
FRaC di Baronissi (Sa), ha sostenuto questo mio tentativo di affrancamento da
ogni tipo di barriera ed ha sostenuto il mio progetto con un testo di altissimo
rilievo culturale, riuscendo a rendere tangibile il mio desiderio civile. Egli
dice fra l’altro: “li ove sui muri di calce corre una sottile linea d’ombra,
disegnando alfabeti di dialoghi con il tempo e con le attese.”
Il prof. Alfonso Di Muro docente di Storia dell’Arte a
Salerno Ha colto in pieno il mio messaggio geo-politico.
“… l’occhio acuto del suo obiettivo infrange i muri di
ogni incomunicabilità, un occhio alato, l’occhio di un profeta.”
Don Gianni Citro un sacerdote che lavora da decenni
con i giovani del Cilento accompagnandoli nel loro percorso di crescita aiutato
dalla musica e dalle attività artistiche più pure. La sua creatura il “Meeting
del mare” che si svolge a Marina di Camerota da oltre venti anni, è servita per
l’affermazione di gruppi musicali nati nella regione Campania ospitando fra gli
altri, figure che della lotta civile e politica hanno fatto la loro battaglia
giornaliera. Penso a Rita Borsellino, don Luigi Merola.
Nel
tuo lavoro fotografico, c'è una foto che ritieni particolarmente significativa?
Puoi condividere con noi la storia dietro questa immagine?
Amo tutte le foto del libro, ma proprio tutte!
Facendo uno sforzo mi fermo alle foto alle pagine 78 e 79 che
rappresentano un telo posticcio posto sulla spiaggia del lido Spineta a
Battipaglia(Sa). Una specie di sipario o quinta teatrale posto di fronte al
mare, su una spiaggia che diventa solitaria in autunno. Una barriera ideale,
caduca e debole, muro improvvisato, per arginare l’eventuale arrivo di persone
disperate.
Puoi
citare un artista, un'opera o una serie di progetti artistici che ti hanno
particolarmente influenzato e ispirato nel tuo percorso di fotografo?
Fra gli italiani Ferdinando Scianna, Mario Giacomelli, Ugo Mulas, Franco
Pinna, Gianni Berengo Gardin, Mimmo Jodice, Luigi Ghirri, Francesco Zizola,
Tano D’Amico, Francesco Cito, Letizia Battaglia e tanti altri.
Fra gli stranieri Stephen Shore, Elliot Erwitt, Robert Doisneau,
Josef Koudelka ed altri ancora.
C'è stato un processo specifico che hai seguito per catturare
l'essenza emotiva dei tuoi soggetti e dei tuoi sfondi nella composizione delle
immagini?
Essenzialmente l’istinto. L’incanto della scoperta.
Qual è stata la parte più gratificante del creare questo libro?
C'è un momento o un risultato specifico che ti ha particolarmente colpito
durante il processo di creazione?
La collaborazione con Gaetano Paraggio che ne ha curato
la grafica e l’impaginazione. Il lavoro
fatto per la scelta delle immagini ed i contraddittori e le discussioni che
abbiamo avuto in corso d’opera.
Il libro ha
una dedica particolare e significativa, ce ne puoi parlare?
“Ennesimo sbarco di migranti a Salerno,
ma stavolta a bordo
della nave spagnola Cantabria appena giunta al molo 3 gennaio ci sono ben 26
cadaveri di donne, tra i 14 e i 18 anni”
Così titolava la notizia dell’ANSA il 5 novembre
2017. La tragica notizia mi colpì molto. Una strage di donne che cercavano solo
un destino migliore. Un avvenimento crudele e terribile. Mi è sembrato doveroso
ricordarlo con la dedicazione del mio libro. Certamente poca cosa per quanto
accaduto. Ho scritto la dedica con la
morte nel cuore.
Come
speri che il tuo nuovo libro influenzi i lettori? Quali messaggi o emozioni ti
auguri che trasmetta a chi lo legge?
Non ho la pretesa di influenzare chi mi legge o che guarda le mie
foto. Spero solo che si generi qualche riflessione pacata e saggia sulla situazione
che tutti stiamo vivendo. Le migrazioni sono sempre esistite e non ci sono muri
che possano arginarle. Bisogna gestire e
governare questi flussi ma bisogna anche ricordare che gli esseri umani vanno
rispettati ed aiutati. L’Occidente non è immune da colpe e responsabilità.
Quali
sono i tuoi progetti futuri? Cosa bolle… nel tuo mirino fotografico?
Per fortuna ho ancora parecchi impegni progettuali. Faccio
fotografia dagli anni 70 del 1900 ed ancora trovo interesse a cercare nuovi
stimoli. Ho un lavoro interessante sulla Strada Regia delle Calabrie che
inaugurata dai Borboni nel 1778 doveva collegare Napoli a Reggio Calabria. Il
progetto fu abbandonato nel 1962 con l’inizio della costruzione dell’autostrada
Sa- Reggio Calabria.
Questo prossimo lavoro si chiamerà: “TRECENTOMILA PASSI”
itinerario fotografico da Napoli a Castrovillari sulla Strada Regia delle
Calabrie
Il libro è disponibile alla vendita contattando direttamente l’autore
Email pioperuzzini@alice.it
Phone +39 3803590515
Pio Peruzzini
Fotografa dal 1978 e vive a
Bellizzi (Sa)
Attento a luoghi storici e
tradizioni della Campania e del sud Italia.
Ha collaborato ed ancora lo fa,
come free-lance, con agenzie nazionali e con riviste specializzate nella
valorizzazione del territorio, dell’arte e della cultura . Ha prodotto, nel
tempo, un archivio ricchissimo di scatti in analogico e da qualche anno si è
piegato alle esigenze del sistema digitale con una produzione importante.
Artisti ed autori, di diverso orientamento
culturale utilizzano le sue foto, per progetti d’arte di ampio respiro. Ha
fornito il corredo fotografico per diverse pubblicazioni. Ha al suo attivo
tante mostre personali e partecipazioni significative a mostre collettive. Ha
collaborato a progetti di pubblicazione che hanno unito l'arte visiva alla
letteratura con una notevole presenza nel mondo dei "Libri
d'artista". Ha intrapreso una serie di collaborazioni con riviste e
testate giornalistiche, offrendo le sue immagini e il suo punto di vista
artistico.
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