La mia esperienza chiamata KLIMT
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La mia esperienza chiamata
Occasione imperdibile del mio viaggio nella capitale austriaca, è stata l’opportunità di scoprire e poter ammirare attraverso un itinerario artistico, il massimo esponente del secessionismo viennese, il grande Gustav Klimt, artista che amo più di ogni altro.
Sono sempre stata attratta dalle sue affascinanti rappresentazioni femminili, in cui il suo ideale di bellezza è la donna giovane e seducente, malinconica e sola.
Le sue opere mi hanno permesso di capire il significato potente ed essenziale che può assumere l’arte che abbraccia stili e tematiche innovativi, riuscendo a renderli attuali anche ai giorni nostri.
Molto controverso per la sua epoca, Klimt era indubbiamente un artista molto più avanti rispetto ad altri artisti del suo tempo.
È proprio questo aspetto a renderlo così affascinante ai miei occhi, la sua avanguardia e il suo coraggio nel prendere le distanze da un percorso accademico per inoltrarsi nella sperimentazione, mescolando varie tecniche e introducendo materiali differenti, come le dorature e i mosaici, portandolo così a un modo nuovo di trasfigurare la realtà, tutto ciò lo rende così sorprendentemente attuale.
Sicuramente mi avrebbe fatto piacere chiedergli perché questa sua scelta di rappresentare una femminilità nuova, aggressiva e moderna per quei tempi.
Vienna è senza dubbio la città di Gustav Klimt, capitale in cui l’artista è nato e in cui oggi si trovano ben 6 musei e gallerie d’arte che ospitano i suoi capolavori.
La splendida Vienna e lui, il pittore più rappresentativo dell’Art Nouveau, sono un binomio inseparabile da scoprire e ammirare attraverso un percorso artistico ed architettonico davvero suggestivo.
La mia “esperienza chiamata Klimt” non poteva che partire dal Belvedere, castello viennese del ‘700, realizzato su progetto del famoso Johann Lucas von Hildebrand, uno degli architetti più in voga in quel periodo.
Nato come dimora estiva del Principe Eugenio di Savoia è considerata una delle più belle opere barocche d’Europa e fa parte del Patrimonio mondiale dell’UNESCO.
Il complesso è costituito dal Belvedere superiore, dal Belvedere inferiore e dall’esteso giardino alla francese che si sviluppa su tre terrazze e che collega le due strutture contrapposte.
Il Belvedere superiore si trova nel punto più alto del giardino e offre una splendida vista su Vienna (da qui il nome). Con la sua splendida facciata, scandita da un susseguirsi di finestre e colonne, rappresenta l’edificio principale del castello.
Oggi è un raffinato museo che ospita la collezione più significativa di Gustav Klimt. Con 24 opere compone la più grande raccolta al mondo dei suoi quadri, tra cui Giuditta, il mio quadro preferito in assoluto.
Ognuno di noi ha un’opera d’arte che ama più di ogni altra; per me è sempre stata “Giuditta” di Klimt.
La Giuditta è un’opera d’arte che ha fatto la storia. Klimt ne realizzò due versioni. Questa esposta al Belvedere è la Giuditta I realizzata nel 1901, mentre la seconda realizzata nel 1909 è conservata alla Galleria internazionale d’arte moderna di Venezia.
Nelle opere di Klimt ritroviamo la storia del movimento artistico di cui egli stesso fu cofondatore. Una rivoluzione chiamata Secessione viennese, che proiettò la nazione sulla scena dell’avanguardia europea rompendo con gli schemi classici dell’arte accademica.
“Il Bacio” di Klimt è per il Belvedere quello che la Gioconda rappresenta per il Louvre.
Si tratta anche dell’opera più famosa di Gustav Klimt ed è questo uno dei motivi per cui attira migliaia di visitatori.
Con questa opera Klimt raggiunse l’apice della sua fase "d’oro", chiamata anche “Periodo aureo”. Tratto distintivo nelle sue opere è il ricorrente utilizzo della foglia d’oro e l’abbondanza di tasselli e mosaici negli ornamenti decorativi, particolare riconducibile al suo viaggio in Italia del 1903, dove rimase particolarmente colpito dai mosaici bizantini di Ravenna, traendone ispirazione per molte delle sue opere nate negli anni a venire.
Nel dipinto “Adamo ed Eva”, Klimt mette in luce l’ affinità spirituale tra uomo e donna, rappresentando entrambi in uno stato di armonia e appagamento dei sensi.
Con un'espressione facciale da clown, Gustav Klimt ci presenta la «Donna in bianco». Con la testa leggermente inclinata sul collo, la protagonista dell'immagine ci guarda con la bocca tirata in un sorriso malizioso. Si tratta di un ritratto di donna elegantemente disinvolta e di grande modernità.
Si presume sia una delle tante opere incompiute di Klimt, ipotesi dedotta dalla mancanza di sontuosi motivi ornamentali nello sfondo, immancabile ieraticità delle sue composizioni.
Il 6 febbraio del 1918, prima di compiere 56 anni, Klimt muore inaspettatamente in seguito ad un ictus, lasciando nel suo atelier una moltitudine di opere incompiute.
Tra queste “La sposa”, un opera di grande formato concepita migrando dallo stile liberty all’ espressionismo.
Gli audaci contrasti di colore dimostrano l’appartenenza di quest’opera al suo periodo maturo, fase in cui le opere mostrano una tavolozza piu' colorata, un acceso cromatismo, e dove la linea e l'oro non sono piu' dominanti.
Nel Ritratto di Fritza Riedler, Klimt mostra una crescente importanza verso l’aspetto decorativo e l’integrazione del design all’interno delle sue opere pittoriche.
In particolare la poltrona gioca un ruolo importante nella tensione tra il figurativo e l’astratto. In una distribuzione equilibrata, Klimt posiziona nella decorazione della poltrona, varie superfici geometriche, quasi a riflettere in essa innumerevoli labbra della donna ritratta. Per incorniciare il viso della modella Klimt realizza un arabesco geometrico come aureola, utilizzando un tratto stilistico decisamente moderno e astratto.
Tra i suoi capolavori c’è anche il “Ritratto di Adele Bloch-Bauer”. Un dipinto dalla sfolgorante bellezza, celebrato come la “Gioconda di Vienna” e considerato una delle perle più preziose della galleria Belvedere fino al 2006.
Oggi questo dipinto non possiamo più trovarlo qui, perché in seguito ad una clamorosa controversia giudiziaria internazionale, nota come Republic of Austria Vs Altmann, nella quale la legittima erede Maria Altmann, contese il dipinto al governo austriaco, le fu restituito nel 2006, dopo sette anni di procedimenti legali, insieme ad altri quattro quadri.
Nel giugno dello stesso anno fu comprato a Los Angeles dal magnate dei cosmetici Ronald S.Lauder per 135 milioni di dollari, segnando così il suo record di vendita.
Attualmente è esposto in modo permanente a New York presso la galleria del suo acquirente, la Neue Galerie di Ronald Lauder.
Questa affascinante storia di riscatto ha influenzato il mondo della letteratura e del cinema. Nel 2012, un anno dopo la morte di Maria Altmann, esce il libro The Lady in Gold della scrittrice Anne-Marie O’Connor dal quale è stato tratto Woman in Gold, film del 2015 diretto dal regista inglese Simon Curtis e interpretato dall’attrice premio Oscar Helen Mirren.
Un film che consiglio a chi ama le storie avvincenti non solo da un punto di vista storico ed artistico ma, soprattutto, da un punto di vista umano.
Essendo il mio artista preferito ho dedicato molta della mia attenzione alle sue produzioni, non trascurando però il fatto che il museo ospita sette sale che vanno dal medioevo al modernismo con opere di eccellenze come Claude Monet, Vincent van Gogh, Max Beckman, Eugène Delacroix, Jacques Louis David, Auguste Rodin, Paul Cezanne, Pierre-Auguste Renoir, Egon Schiele e Oskar Kokoschka.
Insomma è un tesoro inestimabile, il valore delle collezioni ospitate nelle sale di questo sontuoso palazzo settecentesco interamente consacrato all’arte.
Una residenza principesca circoscritta da spazi delimitati nella possibilità di perdersi con la mente e il cuore.
“La mia esperienza chiamata Klimt” continuerà con altri articoli dedicati, continua a seguirmi…
Leggi QUI gli altri articoli dedicati a questo mio personale itinerario dedicato a Klimt
©Tutte le immagini presenti in questo articolo sono di Giuseppina Irene Groccia
©L’ArteCheMiPiace - Blog Arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia
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