ANTONIO DE NARDIS L'Autenticità del Colore e della Forma
L’ArteCheMiPiace - Interviste
ANTONIO DE NARDIS
L'Autenticità del Colore e della Forma
di Giuseppina Irene Groccia |31|Agosto|2024|
La componente geometrica è da sempre una chiave essenziale nelle arti figurative per interpretare e raccontare il mondo che ci circonda. Fin dai tempi antichi, gli artisti hanno utilizzato linee, forme e figure in movimento, dapprima in modo empirico e, in tempi più recenti, come un canone oggettivo e rigoroso. Questi due linguaggi, apparentemente distanti, si rivelano sorprendentemente affini, dimostrando quanto sia radicata nell'essere umano l'idea di geometria come strumento di comprensione e rappresentazione della realtà.
Possiamo rintracciare queste relazioni nelle opere di artisti che riescono a svelare un dialogo che attraversa epoche e stili espressivi. Tra questi artisti vi è Antonio De Nardis, la cui opera offre un’illustrazione eloquente di come geometria e arte si intreccino in un linguaggio visivo ricco di significato.
Antonio De Nardis propone una pittura che instaura un dialogo intrigante tra colori e geometrie, fantasia e realtà. Una pittura caratterizzata da spazi magistralmente costruiti, che si trasformano in affascinanti rappresentazioni visive.
Attraverso simboli che evocano diverse condizioni esistenziali, essa svela l'ignoto e manifesta luoghi e tempi che sfuggono alla logica convenzionale. In tal modo, gli spazi geometrici si trasformano in veri e propri scenari metaforici, riflettendo tensioni, desideri e interrogativi intrinsecamente umani.
Partendo da una solida base di disegno, l'artista si avventura in un territorio che ricorda il surrealismo, dove la realtà è affiancata da simboli geometrici e elementi che riflettono complessità concettuali.
Per l'artista, il dominio e la scansione della forma restano sempre profondamente legati al nitore vibrante e brillantemente calibrato del colore, creando un connubio inscindibile tra struttura e cromatismo. I suoi lavori ci trasportano in un universo a cavallo tra il pop e l'astrattismo geometrico, elementi distintivi del suo percorso artistico. Le sue opere richiamano un'optical art reinterpretata attraverso il ritmo dei sentimenti più intimi. De Nardis, per sua natura, è attratto dal contrasto tra colori vibranti, il che lo spinge a realizzare composizioni in cui l'aggressività cromatica si manifesta in tutta la sua vivace tensione.
Ogni suo lavoro invita lo spettatore a immergersi in un universo onirico, dove la vita si intreccia con l'immaginazione. Questo processo creativo non è una semplice illusione, ma una genuina manifestazione della potente espressività dell'autore: ciò che appare come sogno si trasforma in un'arte viva e palpabile.
De Nardis riesce a catturare in modo straordinario il conflitto tra ordine e caos, ragione e intuizione, rendendo la sua arte un’esperienza sensoriale che stimola la riflessione. In un momento in cui il reale sembra frequentemente sfocato da una miriade di avvenimenti e immagini superficiali, la sua pittura si pone come un faro di introspezione, invitando il pubblico a esplorare non solo le sue opere, ma anche il proprio mondo interiore. La combinazione di elementi visivi e concettuali si sviluppa in un linguaggio artistico che è al contempo accessibile e complesso, capace di evocare emozioni e riflessioni critiche sulla natura della realtà e della sua percezione.
L’artista sembra navigare "in alto" sulle sue tele, osservando con uno sguardo telescopico e selezionando, secondo il suo arbitrio, un riquadro infinitesimale di quella superficie, una ristretta regione "geometrica" da esplorare e rappresentare. Il suo "quadro" diventa il luogo in cui il finito si confronta visibilmente con l'infinito che lo attraversa. È una dinamica in continua evoluzione, capace di generare al suo interno configurazioni e spazi transitori più che affascinanti.
De Nardis, artefice e analista del dato visivo, rifiuta di piegare la propria espressione a scopi estranei, preferendo dedicarsi all'indagine autentica e profonda del complesso dialogo tra colore e forma. In quest’arte priva di narrazioni superflue, il risultato visivo si fa, in definitiva, testimonianza eloquente di una qualità in grado di rivelare i rapporti percettivi ed emotivi che si intrecciano tra l’osservatore e l’oggetto osservato.
Il chitarrista, 2018. Acrilico su tela 50x70x1,6 cm
Conosciamolo più a fondo attraverso questa intervista, un dialogo ricco di riflessioni e spunti che ci offrirà una visione più profonda del suo pensiero e del suo animo creativo.
Quando hai sentito per la prima volta l’accendersi della scintilla artistica dentro di te?
Non ho una data. Disegnare e dipingere sono sempre state cose, per me, naturali, mi regalarono il primo cavalletto quando avevo nove anni. Mi sono sempre espresso tramite le forme e i colori. In casa, nel periodo della mia infanzia, avevamo, tra le altre, una bella pubblicazione su Marc
Chagall, il mio libro preferito...
Recinti, 2024. Acrilico su tela (fondo sabbiato) 50x70x1,6 cm
Qual è stata la tua esperienza di studi in ambito artistico? Come valuti il percorso formativo nel campo dell’arte?
Conseguentemente a questa mia “inclinazione”, ho frequentato l’istituto d’arte (ora liceo artistico) “A.Baboto” di Priverno (LT) dove ho iniziato a considerare molti di quelli che poi sarebbero stati gli aspetti della mia pittura maturati successivamente.
Riflessioni su un vaso (da giorno), 2024. Acrilico su tela (fondo sabbiato) 50x70x1,6 cm. (collezione privata)
Quali correnti artistiche sono le tue preferite? E quali, invece, ti interessano di meno?
Ho un amore incondizionato per il Futurismo e segnatamente per la figura di Fortunato Depero, ispiratore di molte mie opere anche di grafica pubblicitaria e in generale per quelle che sono state le avanguardie del 900. La corrente che mi interessa di meno, ad oggi, è l’arte concettuale, ma
sicuramente è un mio limite.
Puoi raccontarci delle tecniche artistiche che utilizzi?
Uso molto l’acrilico, mi permette rapidità di esecuzione e infiniti ripensamenti e, cosa non da poco, non necessita di solventi. Spesso uso fondi materici: pomice, sabbia o segatura, a seconda della narrazione che sto per affrontare nel quadro e dello stato d’animo del momento e permette di dare corpo all’acrilico.
Il giocatore Assente, 2024. Acrilico su tela (fondo sabbiato) 50x70x1,6 cm
In che modo il tuo approccio alla pittura differisce da quello che adotti nel disegno e nell’illustrazione, e come queste diverse pratiche influenzano e arricchiscono la tua visione artistica complessiva?
In nessun modo. Differisce solo il media finale, dalla penna al pennello al digital work. Sono aspetti complementari e, sicuramente, si contaminano vicendevolmente. Mi piace pensare ci sia uno scambio equo tra le diverse pratiche.
La mia ombra, 2023. Acrilico su tela 50x70x1,6 cm
La componente narrativa ha un ruolo nelle tue rappresentazioni composte esclusivamente dalla geometrizzazione delle forme? Se sì, quale importanza riveste?
Prima della rappresentazione c’è il momento, l’attimo di vita da narrare attraverso l’opera. Ogni mio quadro è un frammento di vita narrata e, come si evince dalle didascalie delle mie opere, riveste un’importanza fondamentale. Attraverso le opere narro episodi, forse insignificanti, ma che per qualche motivo mi colpiscono perché accaduti in quel preciso momento della mia esistenza. Più che il fatto in se narro la mia interiorità in quel momento e l’infinita teoria di occhi stilizzati è il tentativo di creare un dialogo con altri occhi, quelli dello spettatore.
La cognizione del dolore, 2018. Acrilico su tela 60x90x1,6 cm
Sempre riguardo alle tue figure geometrizzate, come scegli la palette cromatica da abbinare alle tue svariate e sorprendenti forme grafiche?
La maggior parte delle volte tutto parte da uno schizzo in formato A5 eseguito con penna biro nera. Il cromatismo principale, quello associato all’immagine più importante normalmente ha la stessa valenza dell’oggetto di cui è immagine. Da questo primo passo derivano le scelte successive, non
sempre facili, ho ripreso quadri dopo anni spesso migliorandoli.
Autoritratto con occhiali da sole, 2020. 50x70x1,6 cm
Nel contesto di questo tuo approccio molto personale alla geometrizzazione, quale significato attribuisci alla struttura e all’armonia nella trasmissione del tuo messaggio artistico?
Qualcuno la chiama degeometrizzazione perché non segue leggi geometriche canoniche, lo stesso spazio delle opere non è rappresentazione di uno spazio fisico, cartesiano, è uno spazio legato alla mia interiorità, dove parlo una lingua rispondente a leggi che invento (più o meno coerentemente)
di volta in volta. Penso sia fondamentale per un’artista maturare un proprio linguaggio che lo renda riconoscibile e che contribuisca perciò a trasmettere il suo messaggio.
Immagine per calendario aziendale, 2022. Digital work 30x30cm
Quale delle tue opere riesce a esprimere al meglio la sua personalità artistica?
Sicuramente “Autoritratto con occhiali da sole”, opera eseguita durante il primo lockdown, farcita
di ansie, aspettative e incertezze. Mi sento sempre più lui.
Come si sviluppano le tue opere? Che significato ha per te l’ispirazione?
Parto da episodi che significano qualcosa solo per me, raramente hanno significato universale, e li
sviluppo coerentemente. E’ curioso vedere come episodi apparentemente insignificanti o banali nel momento in cui vengono vissuti vengano accettati. Il termine Ispirazione è un contenitore molto ampio...
Porta che si apre, 2020. Acrilico su tela 50x80x1,6 cm. (fondo pomice media)
Qual è il significato dell’essere artisti nel contesto attuale per te?
Credo sia sinonimo di disadattamento, l’artista contemporaneo è un individuo che ha il coraggio di guardare dentro la propria follia, aldilà delle convenzioni.
Attualmente, quali messaggi o emozioni desideri comunicare con le tue opere?
Semplicemente comunicare la mia visione del mondo: sogni, desideri e tendenzialità.
Il mangiatore di chiocciole, 2024. Acrilico su tela (fondo sabbiato) 50x70x1,6 cm
Quali sono le influenze dei grandi maestri che senti di aver avuto nelle tue scelte artistiche?
In un’altra occasione ebbi a dire, tra il serio e il faceto, che mi collocavo tra Chagall e Jacovitti ma non penso di essere andato lontano dal vero. I Maestri sono quelli che sentiamo e riconosciamo come tali, nel mio caso espressionisti, futuristi e cubisti per la loro visione sul mondo ma anche disegnatori eccelsi come il succitato Jacovitti.
CONTATTI
Sito Web: www.antoniodenardis.it
Email: depero.adn@gmail.com
Facebook: Antonio De Nardis
Instagram: antoniodenardis
Antonio De Nardis *RUSSELL*
Nato a Latina nel 1968, si forma presso l'istituto d'arte "A.Baboto" di Priverno (LT).
Esordisce nella pittura nel 1988 con una personale a Priverno (LT). Molto influenzato dalle Avanguardie del '900, passa la vita a cercare di dipingere ciò che non appare, un'altra realtà delle cose filtrata attraverso le proprie nevrosi. Pittore ed illustratore (copertine per dischi, libri e calendari artistici). Attualmente risiede ed opera a Priverno (LT), Italia.
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