Esplorando l'Essenza - La Fotografia di Pier Paolo Tralli
L’ArteCheMiPiace - Interviste
In certe occasioni, ci interroghiamo sulla misura in cui un artista debba fungere da interprete del suo tempo, riflettendo sulla convinzione che i modelli del passato - a tal riguardo - non impongano alcun limite.
Nella nostra contemporaneità, Pier Paolo Tralli emerge grazie alla sua straordinaria capacità di immortalare l'essenza di un paesaggio sospeso tra realtà e immaginazione. La sua predilezione per la natura si manifesta in ogni scatto come un racconto unico, intriso di forza e passione, catturando un panorama affascinante composto da una sequenza mirabile di piani che si estendono fino all'orizzonte.
La sua ricerca e sperimentazione testimoniano un impegno profondo nel perseguire nuove prospettive visive, delineando così la figura di un fotografo peculiare, dotato di una forte sensibilità. Egli si rivela come un sapiente interprete di un mondo visionario che danza con eleganza sul confine sottile che separa il concreto dall'illusorio.
Guidato da un approccio più mentale che amatoriale, Pier Paolo Tralli si inserisce in modo coeso nella corrente della Fotografia Transfigurativa. Questa scelta artistica non è solo uno stile, ma esprime una forte volontà di sondare l’immagine fotografica con sensibilità e profondità onirica. Il suo percorso visivo diventa una sorta di analisi metafisica, dove l'atto fotografico assume le sembianze di un rituale, trasformando il quotidiano in qualcosa di straordinario, senza alcun intervento esterno, ma solo attraverso una sottile elaborazione mentale e percettiva, mediante lo sguardo attento e contemplativo dell'artista o del fruitore.
Le sue composizioni, raffinate e giocate con i chiaroscuri, testimoniano un'intelligenza e una abilità fotografica che arricchiscono notevolmente l'esperienza visiva.
La sua prospettiva si presenta talvolta in modo schietto, altre volte si avvolge in velature oniriche, offrendoci un viaggio suggestivo guidato da una linea artistica morbida ma incisiva, che ci conduce con decisione verso l'introspezione.
Questa sua capacità di generare emozioni e sensazioni che ogni spettatore può interpretare in maniera distinta e personale trova terreno fertile nei suoi scatti dai tratti minimali e dal bianco e nero estremo. Tralli, senza timore, riduce l'inquadratura e gli elementi di una scena alla loro essenza, ottenendo risultati pieni di semplicità e grazia. Il suo lavoro dona una pace necessaria alla complessità della mente avvicinandosi, in tal modo, ai principi della filosofia zen attraverso la fotografia artistica. L’aspetto minimal, parte integrante del suo concetto artistico, si riflette in uno stile pulito, semplice ed essenziale, dove la mancanza di elementi di distrazione è fondamentale per evidenziare il potere evocativo delle sue accurate composizioni.
Attraverso le sue immagini, il fotografo restituisce senza filtri la realtà circostante, diffondendola in frammenti sinceri e immediati. Sembrerebbe una ricerca incessante di sé stesso attraverso il mondo che lo circonda, una sorta di analisi visiva che riflette tutta la sua sensibilità. A volte, sembra anche fungere come una forma di cura, considerando la forza terapeutica che può derivare dall'atto fotografico quando praticato con profonda dedizione.
Il suo è un approccio alla fotografia permeato da una vena artistica interiore, una sorta di impulso poetico che trova forma espressiva attraverso l'obiettivo della sua fotocamera. Tutto, pertanto, diventa incantesimo percettivo, espressione olistica in cui occhio e mente, percezione ed intuizione non sono separati, ma congiunti nella potenza evocativa e alchemica di pensiero e cuore.
La sua pratica fotografica non ha bisogno di una narrazione, in quanto rappresenta un’esperienza interiore capace di comunicare esclusivamente attraverso i “silenzi” immortalati. Ogni singolo fotogramma diventa un “luogo” in cui risiedono vibrazioni sensoriali, risultato di una costante indagine spirituale.
La sua fotografia è caratterizzata dall'abilità di cogliere non solo l'immagine, ma anche l'essenza silenziosa e profonda che risiede in essa. L'immagine si trasforma in un percorso emotivo che dimostra, attraverso il costante impegno dell’artista, come ogni scatto sia capace, autonomamente, di trasmettere esperienze dirette, evitando la necessità di essere raccontate.
Ciao Pier Paolo, innanzitutto potresti spiegare come hai iniziato a interessarti all'arte fotografica? Qual è il tuo ricordo del primo istante con una macchina fotografica tra le mani?
Papà era un appassionato di fotografia, aveva diverse fotocamere tra cui una Zeiss Ikon che mi ha sempre affascinato. Ricordo che avevo 16 anni e un gufo in pieno giorno si posò sui rami del salice piangente della casa al mare e rimase lì a guardarmi. Fu una grande emozione, presi la fotocamera, salii sulla scala per fotografarlo da vicino, ma il risultato fu pessimo, in quanto il gufo, con i suoi occhioni gialli, occupava una parte minima del formato. Da lì l'inizio di una passione parallela. fotografia-natura, che non mi avrebbe più abbandonato. Mi iscrissi alla Lipu (lega italiana protezione uccelli) comprai una Pentax con 300 mm, ovviamente analogica e cominciai a praticare quella che era definita caccia fotografica, spesso con appostamenti nei capanni immersi nella natura.
Come hai acquisito la tua competenza tecnica? Hai iniziato la tua formazione nel campo analogico?
Per quanto riguarda la competenza tecnica ho studiato autonomamente su libri e riviste di settore e spesso nella sede di Ferrara della LIPU si organizzavano serate con proiezioni di diapositive dei più bravi fotografi naturalistici dell' epoca. Ovviamente in quel periodo si fotografava in analogico con la pellicola e ogni scatto andava pensato attentamente, molto più di ciò che in generale accade oggi con il digitale.
Quali motivazioni ti hanno spinto a intraprendere questa passione?
Senza dubbio una vena artistica interiore che voleva uscire in qualche modo, una insofferenza poetica che necessitava di una via d'uscita, una malinconia di fondo che mi ha sempre accompagnato ed ha incrementato una certa sensibilità.
Quale artista del passato ha influenzato maggiormente il tuo lavoro?
Gli artisti che mi hanno influenzato fin dall'inizio, più che fotografi, sono registi cinematografici: primo fra tutti il mio concittadino Michelangelo Antonioni, poi il nuovo cinema tedesco di fine anni 70: Fassbinder, Herzog e il primo Wenders. Registi che associavano immagine e poesia e che riuscivano ad esprimere un linguaggio cinematograficamente nuovo.
Poesia, cinema e fotografia hanno sempre nutrito la parte più profonda di me nonostante gli studi mi abbiano condotto dapprima all'istituto tecnico e in seguito a giurisprudenza. In seguito mi hanno colpito ed influenzato Cartier Bresson, Mario Giacomelli, Robert Capa, Michael Kenna e più recentemente Francesca Woodmann
Qual è stato il processo attraverso cui hai scelto il genere fotografico che attualmente pratichi?
Partendo in gioventù da una fotografia naturalistica a colori, il passaggio più o meno recente (15 anni fa circa) ad un tipo di fotografia più intimista, protesa a raccontare per immagini uno stato d'animo mio o altrui e renderlo poeticamente in un solo scatto immediato, irripetibile, è stato spontaneo e naturale e questo ha coinvolto anche l' uso del bw.
Qual è la motivazione dietro la tua predilezione per l'uso del bianco e nero nel tuo percorso fotografico?
Immaginare ad esempio un film come "il cielo sopra Berlino" a colori sarebbe quasi blasfemo: il bianco e nero conferisce una grande forza all'immagine e ne aumenta la potenza, utilizzando la profondità dei neri, la lucentezza ed il candore dei bianchi, insieme con tutta la scala infinita dei grigi.
Le tue opere fotografiche hanno l’abilità di stimolare l’immaginazione e la ricerca profonda di pensiero, invitando il fruitore ad esplorare mondi interiori. Qual è il significato intimo che conferisci alle tue creazioni?
Adoro fotografare in quel territorio situato tra la realtà e l'oltre, lo sento profondamente mio, ciò deriva da una sensibilità di fondo cresciuta nel tempo ed evolutasi tramite una ricerca continua in una sorta di spiritualità non prettamente religiosa, ma molto profonda. Per questo esporre le mie fotografie equivale spesso a denudarmi della mia timidezza e mostrare parti molto intime di me.
Come riesci ad inserire la tua personalità e la tua essenza nelle tue fotografie?
Penso che venga spontaneo inserire la propria essenza quando si fotografa, il soggetto è uno specchio dove riflettere gioie, dolori, amori, tutto il ribollire del proprio animo e come dicevo in precedenza mettersi a nudo. Ci sono giorni che ci si sente vuoti e si mette da parte la fotocamera per quando arriverà l' ispirazione ed è giusto così.... sperando che arrivi.
Qual è il tuo approccio riguardo a questa tua volontà di "andare oltre", e come nasce in te questa inclinazione?
Nasce dalla convinzione che esista un universo parallelo a quello che viviamo quotidianamente, raggiungibile durante l'attività onirica oppure tramite una profonda ricerca spirituale e creativa. Questa mia convinzione si è rafforzata dopo un lutto pesantissimo che mi ha colpito 6 anni fa. Per quasi un anno smisi di fotografare, in realtà smisi quasi di vivere. La fotografia mi ha letteralmente salvato, stimolandomi ancora a cercare dentro e fuori me stesso, a vedere con occhi diversi ciò che sembra banale, ad intercettare amate presenze.
Da qualche tempo hai iniziato a seguire con entusiasmo le linee guida di una nuova corrente artistica Fotografica. Qual è stata la motivazione principale dietro la tua scelta di porre al centro delle tue ricerche la Fotografia Transfigurativa, tenendo conto che ad essa è attribuita una connessione con il sogno e una funzione al servizio della memoria e del pensiero?
Circa un anno e mezzo fa sono stato invitato da uno degli amministratori del gruppo, Rosita Percacciuolo in questa nuova corrente artistica che non conoscevo e ove ho trovato affinità nel linguaggio fotografico, oltre che un alto livello delle opere pubblicate. La transfigurativa intesa come ricerca collegata strettamente al sogno si avvicina in maniera naturale al mio modo di pensare e fotografare.
Parlando di stile, come definiresti la tua visione artistica? Ci sono elementi distintivi che caratterizzano il tuo lavoro?
Mi piace lavorare per sottrazione, pochi elementi presenti ma per me significativi. Ci sono temi che ricorrono, come la nebbia e luoghi fotografici che amo particolarmente. La strada è un meraviglioso palcoscenico a cielo aperto. Basta osservare e coglierne le sfumature, l' armonia.
Quali elementi ritieni fondamentali per catturare l'istante perfetto nella fotografia?
Innanzitutto il tipo di luce e in generale il meteo nel luogo dove si decide di fotografare, nuvole, nebbia, neve, una luce radente sui soggetti. Tutto ciò messo in relazione con la propria predisposizione, il proprio stato d'animo e poi ci vuole anche il fattore fortuna, ovvero il magico allineamento di più elementi, magari un soggetto fotograficamente interessante che attraversa un luogo interessante e passa proprio dove vorremmo e quindi click.
In merito alla sperimentazione fotografica durante i viaggi. Quali sono le motivazioni che ti spingono ad esplorare e quale è il primo elemento che cattura la tua attenzione in un luogo nuovo?
La prima cosa che mi colpisce in viaggio è l' atteggiamento delle persone, il loro modo di vestirsi, le loro abitudini. Tre mesi fa ho visitato il Marocco insieme con mia moglie e due amici in un viaggio fai da te on the road con auto a noleggio e spostamenti continui: proprio le differenze culturali e religiose rispetto alla nostra realtà mi hanno colpito e affascinato rendendo indimenticabile questo viaggio ed anche alcuni scatti fotografici.
Infine, parlando del futuro, hai in mente un progetto a breve termine e uno a lungo termine che desideri realizzare?
Il 2023 è stato per me fotograficamente molto positivo: due mie opere sono state incluse nel prestigiosa raccolta di Fotografia Transfigurativa volume due e una mia opera e' stata selezionata tra migliaia di proposte ed esposta al Photo Club di Torino. Poi il finale di anno con la selezione graditissima nel Magazine ContempoArte del tuo Blog L’ArteCheMiPiace.
Nel 2024 mi piacerebbe concretizzare il progetto di una personale nella mia Ferrara, ci sono già stati contatti con l' amministrazione comunale per una sede adeguata. Mi piacerebbe anche pubblicare un libro che riassuma gli ultimi anni della mia attività artistica.
Pier Paolo Tralli
Imprenditore nel campo del commercio, appassionato di cinema e fotografia. Sue opere sono state selezionate in vari siti web e gruppi fotografici. Ha partecipato a diverse mostre collettive e pubblicazioni di volumi cartacei. Ha all' attivo un libro fotopoetico in collaborazione con lo scrittore Claudio Strano. Pensa che l' arte nelle sue varie forme sia un regalo che rende più leggera l' esistenza.
Se l’articolo ti è piaciuto, ti invitiamo ad interagire attraverso la sezione commenti di seguito al post, arricchendo così il blog con le tue impressioni.
E se trovi interessanti gli argomenti trattati nel Blog allora iscriviti alla newsletter e seguici anche sui canali social di L’ArteCheMiPiace.
In questo modo sarai aggiornato su tutte le novità in uscita.
ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Commenti
Posta un commento