Fregio Di Beethoven Klimt

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Fregio DI Beethoven 

Klimt 



di Giuseppina Irene Groccia  |12|Febbraio|2023|





Der Zeit ihre Kunst, der Kunst ihre Freiheit
 
A ogni epoca la sua arte, all'arte la sua libertà 


La mia “esperienza chiamata Klimt” non poteva che concludersi con la visita al suo capolavoro più grandioso ospitato nel Palazzo della Secessione.

Ho chiamato così il ciclo di articoli, che puoi approfondire qui e qui, dedicati a questa emozionante esperienza vissuta in occasione di un mio recente viaggio nella sua Vienna, città meravigliosa in cui sono andata alla sua completa scoperta, con un personale itinerario artistico.





Il Palazzo della Secessione Viennese non passa sicuramente inosservato. La sua struttura è un’autentica meraviglia architettonica. Un elemento che lascia di stucco è la sua cupola sferica e traforata, un globo dorato composto da infinite foglie di alloro intrecciate.

Questo è il palazzo viennese che più rappresenta Klimt perché è il simbolo della nascita di una grande corrente artistica: la Secessione Viennese.



A ogni epoca la sua arte, all’arte la sua libertà: si legge ancora oggi all’entrata dell’imponente struttura.


L’edificio in stile Liberty fu costruito come sede del movimento artistico composto da 20 artisti d’avanguardia che si riconoscevano nello Jugendstil e di cui Gustav Klimt era il presidente.

I secessionisti furono artisti rivoluzionari che cambiarono per sempre l’arte del loro momento storico e dei secoli a venire. 


Questo spazio espositivo è sempre stato il luogo più rappresentativo per gli artisti dell’omonimo movimento. Ed è qui che Klimt decise di realizzare una delle sue più belle e conosciute opere. Il Fregio di Beethoven è senza dubbio il tesoro più prezioso di Klimt ed è custodito tra queste mura.




Si tratta di un’opera che potremmo definire site specific, in quanto creata appositamente per il contesto in cui venne ambientata.

Nel 1902, in occasione della quattordicesima esposizione della Secessione, Klimt dipinse Il Fregio lungo le pareti del Palazzo della Secessione, dove tutt’oggi si trova.

Quella Edizione della mostra celebrava la Musica, in qualità di regina tra tutte le arti, e Ludwig van Beethoven come Genio artistico rappresentativo.

Klimt riprodusse la celebre Nona Sinfonia del compositore nel ciclo pittorico Il Fregio che si estendeva su 3 pareti per una lunghezza di 34 metri e due di altezza.






Nel Fregio diede vita alla composizione sinfonica considerata come “l’esaltazione dell’amore e dell’abnegazione che possono redimere l’uomo” trasformando così il Palazzo della Secessione in un tempio laico dedicato al grande compositore tedesco. 





L’opera è divisa in tre sequenze tra loro connesse: il fregio inizia nella parete sinistra con L’anelito alla felicità, prosegue in quella centrale con le Forze ostili e finisce a destra con l‘Inno alla gioia, si tratta dei tre movimenti della celebre sinfonia di Beethoven.





L’opera di Klimt rappresenta il trionfo dell’arte sulle avversità ma è anche metafora del cammino faticoso dell’uomo verso l’elevazione spirituale.

Con una visione allegorica l’artista sviluppa, in una narrazione a fascia lungo le tre pareti, il tentativo di mettere in risalto uno dei desideri più profondi dell’essere umano: la ricerca della felicità appagata dall’amore e dall’arte.







Il tema è rappresentato attraverso una pittura lineare e piatta con astratti richiami all’arte greca ed egizia.

Il Fregio ci accompagna in un intrigante viaggio interiore tra misteriosi personaggi che rappresentano la Morte, la Pazzia e la Gioia.

La rappresentazione allegorica è articolata con temi ispirati alla Nona Sinfonia, eseguita in occasione dell’inaugurazione da un arrangiamento di Gustav Mahler.






L’esperienza che si presentò ai visitatori in quella esposizione del 1902 fu di tipo sinestetico. Musica, pittura e scultura riuscirono ad esprimersi in un unico evento, sancendo l’ambizione dei secessionisti che erano a favore di una creazione totale dell’opera d’arte.

Al termine della mostra Il Fregio sarebbe dovuto essere asportato, in quanto non era stato concepito come un’opera permanente. 

Fortunatamente non fu così, l’opera rimase nella sua sede nonostante lo scarso apprezzamento e le numerose critiche per via della rappresentazione di alcune figure, tra cui le allegorie del male, ritenute ripugnanti.

Accuse ad oggi ovviamente prive di fondamento, in quanto l’opera risulta tra le più ammirate e apprezzate dell’artista.





L’opera venne acquistata in seguito dal collezionista Carl Reininghaus, che la fece tagliare in diversi segmenti per poterla staccare più facilmente dalla parete.

Nel 1915 il fregio fu venduto all’industriale ebreo August Lederer, grande sostenitore di Klimt, ma nel 1938 i nazisti confiscarono i suoi beni tra cui anche l’opera di Klimt. 

Nel 1973 Il Fregio rientrò nuovamente in possesso dell’Austria e venne accuratamente restaurato in una decina d’anni per poi essere ricollocato nella sua sede originale.






Oggi, dopo tante vicissitudini, questo raffinato capolavoro di Klimt si trova esposto nel piano interrato del Palazzo della Secessione, dove ho potuto ammirarlo dal vivo, con la possibilità di ascoltare in cuffia  la nuova interpretazione del quarto movimento della Nona Sinfonia di Beethoven; un servizio messo a disposizione dal museo per i visitatori.





Un’approcio sensoriale che consiglio di fare, un incontro emozionale fatto di ricezioni visive e sonore capaci di implicare processi di elaborazione sufficienti a definirla una meravigliosa e intensa esperienza estetica.


Visitare questa straordinaria  opera è stata per me un’esperienza meravigliosa e a tratti commovente. Sicuramente il più coinvolgente incontro avuto con la sua Arte durante l’intero itinerario a lui dedicato.












Video Editing a cura di Giuseppina Irene Groccia 












QUI puoi trovare gli altri articoli dedicati a questo mio itinerario:


▪️ La mia esperienza chiamata KLIMT








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▪️Kunsthistorisches Museum Uno scrigno di tesori artistici 


▪️Klimt Eros&Psiche

▪️ Grandissimo successo per la mostra “Klimt. L’uomo, l’artista, il suo mondo”












©Tutte le immagini e il video presenti in questo articolo sono di Giuseppina Irene Groccia 
































 




©L’ArteCheMiPiace - Blog Arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia 









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