A VIENNA Sulle tracce di Klimt

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A VIENNA

Sulle tracce di Klimt




di Giuseppina Irene Groccia  |07|Gennaio|2023|



Appena posso mi piace ritornare a raccontare della mia “esperienza Klimt”. Ho nominato così il mio personale itinerario artistico sulle tracce del grande Gustav Klimt nella sua bellissima e affascinante Vienna.

Questa emozionante esperienza alla scoperta dell’artista che amo più di ogni altro, mi riporta oggi nella più grande area culturale della città, il bellissimo Museum Quartier.





Qui si trova il Leopold Museum, già descritto in un mio precedente articolo, il quale ospita un piano interamente dedicato a Klimt. Il quarto piano dell’edificio più visitato nel quartiere dei musei, ospita opere cardine di questa figura d’arte pionieristica dell’inizio del secolo.





Con l'opera d'arte Morte e Vita, dipinta da Klimt nel 1910/1911 e rivista nel 1915/1916, il Museo Leopold è in possesso di uno dei più grandi pezzi allegorici di Klimt, in cui, per mezzo di una composizione audace, è stato in grado di illustrare il ciclo della vita umana.

In quest’opera Klimt dà spazio ad una potente raffigurazione allegorica dell’esistenza: la Morte, rappresentata da uno scheletro avvolto in una veste rivestita di croci, si contrappone minacciosa alla Vita, simboleggiata dal gruppo di personaggi, aggrovigliati tra loro, sulla destra del quadro. La contrapposizione delle forze di Eros e Thanatos, riportata su una tela.


Una volta terminato un quadro non ho voglia di perdere dei mesi interi a giustificarlo davanti alla gente. Quello che conta per me non è a quanti piaccia ma a chi.”


Questa dichiarazione fatta da Klimt fa riferimento alle controversie che seguirono alla realizzazione delle serie di allegorie, commissionate dall’università di Vienna e destinate all’Aula Magna. Le opere vennero accolte con proteste da parte degli stessi professori dell’Ateneo per lo stile non rispondente ai canoni tradizionali. Nelle opere era evidente il rifiuto di Klimt a voler fornire una razionale visione del mondo, togliendo esaltazione e gloria alla scienza.





In una delle stanze del quarto piano, possiamo trovare le riproduzioni di “Giurisprudenza”, “Filosofia” e “Medicina”, i tre pannelli realizzati originariamente dall’artista ma andate purtroppo distrutte in un incendio del Castello di Immerdorf nel 1945.


La collezione Klimt presente al Leopold Museum comprende anche alcuni tra i suoi più suggestivi paesaggi. Queste opere rappresentano una maggiore libertà di espressione dell’artista perché liberi da condizionamenti professionali.





La scoperta di Gustav Klimt del lago Attersee come rifugio per la freschezza estiva iniziò nell'estate del 1900. Egli trascorse regolarmente i mesi estivi tra il 1900 e il 1916 in questa regione, dove fu creata la maggior parte dei suoi oltre 50 dipinti paesaggistici, dando vita ad un impressionante patrimonio artistico per l'Attersee.

Questa sua pittura estiva, quasi ricreativa, era agli antipodi con quella invernale, fatta di canoni estetici  imposti solitamente dalle richieste dei committenti. 


Nei suoi paesaggi intimi, troviamo quindi una continua necessità naturalistica di evasione attraverso rappresentazioni soggettive e individuali della natura. Sono opere appartenente alla sua maturità artistica che riflettono, più di altre, la sua interiorità e i suoi stati d’animo, che dato la sua riservatezza difficilmente avremmo avuto modo di conoscere in altre situazioni.





Nell’opera che porta il nome di questo luogo, Klimt utilizza l’intera tela per rappresentare la superficie del lago, lasciando intravedere all’orizzonte come unico punto distinguibile la sommità scura di alcuni alberi, con molta probabilità appartenenti all’isola Litzlberg. L’opera è una cornice piena d’acqua con piccole macchie di colore turchese e onde grigie e verdi che scivolano l’una nell’altra.




Altro incantevole paesaggio lo troviamo nell’opera “Temporale in arrivo, il grande pioppo”. Nel suo consueto formato quadrato che riduce l’ampiezza degli spazi, Klimt offre allo spettatore uno scenario naturale con un grande pioppo al tramonto sotto l’infuriare di un temporale. 

L'imponente albero, che fiancheggiava la Seehofkapelle di Litzlberg, si accumula nel cielo con una sofisticata tessitura di colori, una superficie vibrante di innumerevoli tratti inseriti come tessere di un iridescente mosaico ad effetto puntinistico.

Il temporale emergente è annunciato nella tensione del cielo, ottenuto attraverso la pura estensione di un'area monocromatica sapientemente sfumata. 





Il Leopold Museum celebra un’epoca di grande fermento culturale che va dalla pittura al design. Questa importante esposizione rende omaggio anche ai mobili di design prodotti dalla Wiener Werkstätte, associazione tra artisti che proponeva la riforma dell’artigianato artistico.

In esposizione possiamo trovare lo studio originale di Gustav Klimt, progettato da Josef Hoffmann e prodotto da questa società produttiva formata da artisti e artigiani e di cui i promotori erano parte del “Gruppo Klimt”, artisti moderni vicini idealmente al celebre pittore.

Osservando gli scaffali e i cassetti proviamo ad immaginare disegni, schizzi sparsi un po’ ovunque, oppure abiti e stoffe di seta orientale, con cui Klimt amava adornare le sue modelle, poggiati qua e là.

Si riesce ancora a immaginare e percepire la creatività che aleggiava in questo posto così suggestivo.





Nel percorso espositivo troviamo anche il tipico caftano utilizzato dal pittore. Gustav Klimt, da sempre interessato al design, creò abiti a sacco impreziositi da particolari caratteristici dell’Art Nouveau. Una moda riformata, che privilegiava l’adozione di abiti semplici e comodi a differenza di capi costrittivi. 

La realizzazione di questi capi, la cui distribuzione rimarrà limitata ai soli amici, venne affidata alla sartoria Flöge




L’Atelier delle sorelle Flöge, realizzò un proficuo sodalizio con l’artista. Klimt disegnava stoffe e abiti, mentre Emilie, la più piccola delle sorelle, li confezionava con grande abilità. Quest’ultima ebbe una relazione di oltre vent’anni con Klimt, divenendone musa ispiratrice. Voci non confermate la indicano come protagonista del suo più famoso dipinto “Il bacio”.


Un amore mai reso pubblico il loro, ma divenuto immortale in un bacio appassionato ed eterno.





C’era in lui come una lacerazione che gli impediva di abbandonarsi alla vita. Per molti anni fu legato da intima amicizia a una donna, ma non riuscì mai a decidersi a un sì definitivo. Si sente che la nevrosi erotica che anima i suoi disegni più vibranti nasce da un’esperienza dolorosa. Klimt non ha mai voluto assumersi la responsabilità di essere felice, e l’unico privilegio che concesse alla donna che amò per anni fu di consolarlo nel momento della morte


Tietze - amico di Klimt e autore di un importante articolo biografico sull’artista pubblicato ad un anno dalla sua scomparsa







QUI puoi trovare il primo articolo dedicato a questo itinerario:


▪️La mia esperienza chiamata




Altri articoli da approfondire se ami Klimt:








“La mia esperienza chiamata Klimt” continuerà con altri articoli dedicati, continua a seguirmi…




































 




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