La forza universale dei grandi Classici
L'ArteCheMiPiace - Divagazioni sull'Arte
Per il ciclo
Mi è capitato molte volte, nel corso della mia lunga carriera di insegnante, sentire dire che i testi antichi, al pari dei Pomessi Sposi, dei Sepolcri, della Commedia, sono capolavori invecchiati, irrecuperabili per la sensibilità contemporanea, affossati da una deprimente costrizione scolastica, contenenti personaggi ingialliti dal tempo, delizia e/o rifugio per parrucconi incartapecoriti, per vecchi da riserva indiana.
Ecuba delle Troiane di Euripide tornerà dopo questa maledetta guerra, in mezzo ad un incendio apocalittico, tra rovine e macerie, a rinfacciarci le nostre barbarie.
I soldati di Salamina non sono solo quelli che respinsero i Persiani, ma tutti quelli che in ogni tempo lottano per difendere il loro paese, la libertà, i sogni e la Bellezza.
Se leggiamo Seneca, scopriamo il grido pacifista.
Quei testi antichi sono di una straordinaria attualità, raccontano la nostra storia, hanno il senso della nostra vita.
È amaro, ma è così; una politica scellerata ha ridotto al silenzio le grandi collane dei Classici; certe sentenze di morte sono eseguite nelle aule e in quei luoghi ufficialmente preposti alla conservazione e al tramando di quelle meravigliose bellezze.
Con una vergognosa spudoratezza ho sentito più volte asserire che il latino è un reperto archeologico, mestiere per pochi sopravvissuti. In questa ottusa lotta contro il latino, si dimentica che dopo gli attentati di Parigi del 13 novembre 2015 la capitale francese decise di dar voce al proprio dolore e alla propria forza attraverso le parole: “ Fluctuat, nec mergitur”, si dimentica che quando il fanatico sudista John Wilkes Booth uccise Abraham Lincoln pronunciò la frase che secondo la tradizione Bruto disse uccidendo Cesare: “Sic semper tyrannis”.
Abraham Lincoln
Per tradurre una versione serve lo stesso metodo di approccio a un problema matematico, come scrive in una splendida lettera al Sole 24 Ore il fisico Guido Tonelli, lettera intitolata “Perché la versione serve a un fisico”.
E allora: non si adorano le ceneri, ma si salva il fuoco.
Lo dice Hannah Arendt: “Il passato non tira all’indietro, ma spinge in avanti; è il futuro a respingerci nel passato.
Elisabetta d’Inghilterra ripeteva spesso l’insegnamento di Churchill: “Guardare indietro il più possibile per poter guardare avanti il più lontano possibile “.
E chiudo con Steve Jobs: “Baratterei tutta la tecnologia che possiedo per una serata con Socrate”.
Il professor Giuseppe De Rosis è un insegnante in pensione, docente per scelta. Instancabile promotore di iniziative culturali. Insieme al suo gruppo “Gli Amici dell’ Arte” è una insostituibile guida di viaggi letterari.
©L’ArteCheMiPiace - Blog Arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia
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