Atmosfere tenui e poetiche - Gisella Biondani

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Atmosfere tenui e poetiche  - Intervista a Gisella Biondani a cura di Giuseppina Irene Groccia per L’ArteCheMiPiace


Atmosfere tenui e poetiche


Gisella Biondani




di Giuseppina Irene Groccia |25|Settembre |2022|





Gisella Biondani è un’artista di profonde sensazioni, intuizioni che affiorano nei suoi temi e nelle equilibrate armonie dei suoi acquerelli.


Evanescenti, delicati, quasi sfuggenti nelle forme e nei colori, gli acquerelli dell'artista Gisella Biondani confermano l’appartenenza di questa tecnica ad un genere di nicchia.


In una tecnica pittorica difficilissima dove non è possibile commettere errori Gisella si muove con abilità riuscendo ad esprimersi con sicurezza e personalità.


Nei suoi lavori tutto si intreccia in un racconto che va a comporsi di diversi elementi, quali la scelta dei colori, la composizione e il pensiero creativo da cui tutto ha inizio.


Un talento sincero che attiva vibrazioni profonde e che smuove “aria”, teneramente liquida, che trasfigura i soggetti in intime epifanie che risalgono in superficie.


Grazie allo studio della calligrafia il suo linguaggio espressivo si accosta ad un concetto molto simile alla poesia. Questa contaminazione l’ha portata ad acquisire una maggiore padronanza nell’ accostare il colore al segno.


Il suo linguaggio grafico sceglie la via dell’ improvvisazione, storie a cui affida flussi di vita, di sogni che trasformano le opere in diari di poesia dipinta.


Nei suoi soggetti floreali si mescolano echi di pura astrazione e un’indiscussa sapienza decorativa. I segni d’inchiostro raccolgono alfabeti immaginari che alludono all’ombra del linguaggio in una scrittura ai confini dell’immaginario.


Il suo è un percorso di ricerca fatto di passione e tanta pratica che l’ha portata a diventare padrona del colore, delle linee e dei segni.

Questo suo bagaglio artistico ama metterlo a disposizione attraverso i vari workshop che tiene periodicamente con lo scopo di far emergere voce e stile di questa affascinante tecnica pittorica.


Oggi nelle sue opere ritroviamo, ancora più rafforzata, la ricercatezza nel cogliere il particolare il quale diventa punto di partenza e occasione per dar vita ad una propria esplorazione su carta, seguendo il fluire di colori e segni e delle emozioni che da essi una pennellata dopo l’altra ne scaturiscono.


Atmosfere tenui e poetiche  - Intervista a Gisella Biondani a cura di Giuseppina Irene Groccia per L’ArteCheMiPiace



Conosciamola meglio attraverso questa intervista, approfondendo le sue esperienze creative e il suo lavoro



Ciao Gisella! Vorrei sapere prima di tutto com’è nata la tua passione per l’arte e per gli acquerelli.


Nasce dall’osservazione, mi piacciono le cose belle.

Gli oggetti le immagini, gli scorci nei paesaggi, i dettagli delle piccole cose, e con loro i colori. I colori dei tessuti, dei materiali, del cielo, della natura in autunno...

Ho avuto, fin da piccola, la fortuna di viaggiare, di visitare posti con atmosfere e colori differenti, sono fotografie scattate nella mia mente che mi hanno insegnato a guardare, a vedere veramente permettendomi di strutturare il mio senso critico.

Ed è questo senso critico che mi impedisce di accontentarmi, che mi spinge ad andare oltre a fare di più e meglio.


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Come si è articolato il tuo percorso nel mondo dell’arte? Che formazione hai avuto?


Gli studi artistici mi hanno introdotto in questo mondo formando le mie basi: liceo artistico, Illustrazione all’ Istituto Europeo di Design a Milano e Graphic design imparata lavorando in uno studio Grafico sempre a Milano.

Ho lavorato molti anni in questi settori seguendo le richieste e le necessità dei clienti, poi ho avuto la necessità di essere libera, di poter decidere autonomamente cosa dire e come rappresentarlo.

Il mio percorso è servito come base, la tecnica e l’occhio per la composizione non si possono improvvisare, quello che ho aggiunto è stato il mio pensiero, il mio modo di interpretare le forme.


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Raccontaci del tuo percorso. Sei sempre stata un’ acquerellista oppure hai sperimentato anche altre tecniche pittoriche?


L’acquerello è sempre stato nelle mie mani.

Ho avuto modo di lavorare con altre tecniche, tempera, acrilico e anche olio, ma sono sempre tornata da lui, fedele alla sua delicatezza e alla sua impagabile trasparenza. Negli anni ho utilizzato l’acquerello in modi completamente diversi e questo mi ha permesso di conoscerlo tecnicamente. Fondamentalmente sono un’autodidatta, lavorando con l’acquerello ho deciso cosa volevo ottenere e come ottenerlo, è da questo lavoro che è nato il mio stile.

Oggi un pochino più matura ho voglia di rompere qualche schema e portare quello che so dell’acquerello in altre tecniche.

E’ sempre importante sperimentare e ancora più importante è avere nuove strade da percorrere.


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La tecnica pittorica che hai scelto è quella più difficile che non consente errori. Qual è la parte più impegnativa? Quale, invece, la più appagante?


La parte più impegnativa è quella di ottenere il massimo contrasto mantenendo la delicatezza e la trasparenza della pennellata.

Quando questo succede diventa la cosa che appaga di più, sia per me che l’ho realizzato sia per il pubblico che lo guarda.

Come ho detto ci sono diversi modi di utilizzare l’acquerello, quello che ho scelto di fare io è un unico passaggio di asciugatura, tutto deve succedere nello stesso momento.

Questo permette di “pulire” il lavoro da troppi passaggi che rischiano di appesantirlo e irrigidirlo.

Hai ragione non è semplice ma come per tutte le cose bisogna avere le idee chiare in partenza.

E’ il soggetto che fa la differenza, sapere cosa si vuole ottenere, in pratica riprodurre l’immagine che abbiamo creato nella nostra mente.

Per farlo, poi, è solo una questione tecnica, e la tecnica si può tranquillamente imparare!


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Chi, tra gli artisti del passato, sono le tue ispirazioni?


Adoro i libri, ho tantissimi volumi con raccolte di acquerelli, carnet di viaggio, libri di decorazioni e arredamento dove si possono trovare piccole perle di artisti sconosciuti... 

In tutte queste pagine trovo sempre un dettaglio differente che cattura la mia attenzione, sono un’ispirazione inesauribile. Volendo fare qualche nome posso dire l’armonia e la leggerezza delle illustrazioni del belga Jean-Michel Folon, le atmosfere suggestive dell’americano Andrew Wyeth, e la sintesi delle composizioni del tedesco Oscar Koller, senza dimenticare la purezza del tratto dell’arte pittorica orientale.


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Ami soffermarti esclusivamente sui soggetti floreali. Ci spieghi perché?


E’ una cosa che mi sono spesso chiesta anche io, poi pensandoci ho capito che i fiori o le foglie sono vivi e si muovono nel loro spazio.

Permettono di creare composizioni che spaziano in infinite direzioni e si raccontano con tutti i colori.

Non è necessario descriverli nel dettaglio, al contrario permettono un’interpretazione personale dell’osservatore che ne legge la delicatezza come se fosse un profumo.

E’ molto difficile per me staccarmi da questi soggetti perchè hanno veramente tanto da raccontare.


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Che aggettivi useresti per definire il tuo stile?


Spero di trovare una vostra conferma nel descrivere il mio stile come forte, delicato in elegante equilibrio.


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Quali sono le fasi preliminari nella realizzazione di una tua opera?


Come prima cosa la ricerca, il progetto.

Come ho detto il soggetto e il suo equilibrio nello spazio sono tutto, quindi molti schizzi a matita, disegno i volumi e definisco gli spazi, trovo il testo e la composizione, il bianco gioca un ruolo fondamentale nel mio lavoro.

Poi seleziono i colori, pochi 2, massimo 3 principali e uno a contrasto e nuovamente altri schizzi fino a quando l’immagine che ho creato nella mia mente si riflette nel foglio e la mia mano ha imparato il gesto.

A questo punto il foglio vuoto non spaventa più e posso fare il lavoro definitivo...


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Cosa ti ha avvicinata alla calligrafia?


Sono state più cose:

da bambina più che disegnare amavo scrivere, amavo le penne. Quindi è una passione che mi ha sempre accompagnato, poi con un occhio più matura (ho iniziato a studiare calligrafia nel 2013), ho capito e riconosciuto il tratto, il gesto calligrafico.

Mi ha catturato la sintesi di queste linee, un movimento che si può fare con le dita, il polso, il braccio o con l’intero corpo.

Da subito il mio obbiettivo era la calligrafia gestuale per integrarla ai miei acquerelli perché si completassero a vicenda.

Così ho iniziato a studiare calligrafia formale perché per rompere una regola prima è necessario conoscerla e allo stesso tempo ho fatto la stessa cosa con l’acquerello, ho rotto le regole che mi legavano e sperimentato nuovi tratti.

L’intero mondo della calligrafia è veramente affascinante.


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Qual è il tuo rapporto con i materiali e gli strumenti? Tra i diversi tipi di pennelli, penne, carte e inchiostri quali sono quelli che preferisci maggiormente?


Per poter miscelare due tecniche tanto diverse (acquerello e calligrafia) ho dovuto cercare un supporto cartaceo che funzionasse bene per entrambe, questo mi ha permesso di aprirmi a nuove tipologie di carte e strumenti.

Ho cercato dei pennelli che mi permettessero di realizzare un gesto più ampio, il pelo naturale è ancora il mio preferito, così ho optato per il pelo di Vaio, altra novità sul mio tavolo sono i pennelli orientali che utilizzo a supporto dei tradizionali.

Gli acquerelli sono gli stessi da sempre, Extrafini, ma ho triplicato le dimensioni del godet, di ogni colore ho una marca preferita.

Anche per gli inchiostri ho fatto molta ricerca, lavorando sempre con il colore i miei preferiti sono gli stick giapponesi da sciogliere sulla pietra. Pennino quasi uno solo lo Speedball... flessibile e fluido.


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Cosa credi abbia portato al tuo stile caratteristico così delicato ma pregnante allo stesso tempo?


Probabilmente perché sono riuscita a trasmettere nel mio lavoro quello che sono, la continua ricerca di me come artista e l’evoluzione come persona. I miei lavori mi somigliano e mi raccontano, il colore, la luce, il gesto sono in grado di esprimere tantissima forza ed energia pur mantenendo la loro natura delicata.


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Riassumendo, quali sono le analogie e le differenze tra la pittura ad acquerello e la calligrafia?


Nel mio lavoro non sono due cose separate ma un connubio:

il tratto calligrafico a pennino e il tratto a pennello ad acquerello nascono da un unico gesto, il primo descrive il dettaglio il secondo il volume della forma.

Nel contenuto, la calligrafia gestuale racconta con delle parole (non per forza leggibili) e l’acquerello descrive con la forza del colore. Ma i ruoli si possono anche invertire così la calligrafia realizzata a pennello diventa volume e l’acquerello è la sua ombra.


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Credi che la calligrafia unità al linguaggio del colore possa avere un aspetto terapeutico?


Si sicuramente. La fluidità del tratto calligrafico unito all’armonia del colore hanno la capacità di coinvolgere mente e corpo in una danza fluida. Serve molta concentrazione e calma per realizzare questi tratti, questo permette di staccare la mente dai pensieri dai problemi che girano sempre intorno a noi.


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Come si è sviluppato il tuo percorso di ricerca negli anni?


Inizialmente è nato come ribellione alla routine lavorativa, poi ha acquisito un significato più profondo, mi piace raccontare e celare nei miei lavori i miei pensieri, le emozioni, frasi che descrivono un momento.

Ora, dopo un anno piuttosto difficile che mi ha lasciato poco spazio da dedicare alle mie opere, ho voglia di fare un passo avanti e sperimentare nuovamente!


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Per quanto riguarda i tuoi workshop... come li organizzi e come li gestisci?


I workshop hanno avuto un ruolo importate nello sviluppo del mio lavoro, dovendo insegnare la mia tecnica per poterla spiegare al meglio sono stata costretta a smontare ogni passaggio ogni gesto automatico.

Rendermi conto di ogni ragionamento dare una motivazione ad ogni scelta mi ha reso consapevole e mi ha permesso di migliorare.

Quando insegno trasmetto ai miei studenti il più possibile, il percorso è per gradi di difficoltà, salito un primo gradino c’è il successivo, così alla fine del percorso guardando i primi fogli è evidente il miglioramento ottenuto.

Dopo aver spiegato la parte tecnica non mi limito a dire come fare esattamente una cosa ma chiedo loro di pensare, di riflettere su come risolvere una forma. Il mio intento è di renderli il più possibile autonomi in modo che una volta soli davanti al foglio bianco abbiano un metodo da seguire non una copia da realizzare.

In periodo di pandemia ho deciso di non aderire alla modalità di insegnamento On-line, questo mi ha sicuramente penalizzata ma la mia scelta è dettata dal fatto che a mio parere o quantomeno per insegnare la mia tecnica è necessario vedere, sentire la carta, il colore l’acqua, il peso del pennello e tutte le sfumature che uno schermo non più trasmettere.


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Stai lavorando su nuovi progetti?


Si, è mia intenzione buttarmi su nuovi lavori, mi piacerebbe poter fare una mostra personale con acquerelli, inchiostri e anche tele.









Contatti dell’artista 


Email: gisella@biondani.com 

Adress: Monza ITALY

Website: www.gisellabiondani.com 

Instagram: gisellabiondani














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Il lavoro di Gisella Biondani bilancia la natura fluida dell’acquerello con l’essenzialità del tratto calligrafico.

Il risultato è un intreccio di forme e volumi che si rincorrono e completano nel dare vita a un’immagine fresca e armonica.

La sua ricerca è volta all’astrazione della forma resa viva dai contrasti tonali dell’acquerello. L’azione calligrafica è gestuale, espressiva; con un significato celato nelle lettere che attraversano la composizione.

La sua grazia spontanea ha profonde radici artistiche, perfezionate in anni di studio e sperimentazione. Si è formata come illustratrice e graphic designer. Gisella ha partecipato a mostre collettive ed è apparsa in pubblicazioni artistiche. Ha un programma di insegnamento attivo e conduce numerosi seminari in Europa e negli Stati Uniti.



























 




©L’ArteCheMiPiace - Blog Arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia 


























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