“Alla ricerca dei Fari italiani” Samantha Paglioli

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“Alla ricerca dei Fari italiani” Samantha Paglioli su L'ArteCheMiPiace Blog Arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia


“Alla ricerca dei Fari italiani”
Samantha Paglioli



di Giuseppina Irene Groccia  |23|Luglio|2022|





Samantha Paglioli è un’artista figurativa con studi artistici conseguiti negli Stati Uniti. Da molti anni si dedica alla pittura e alla fotografia e ha da poco pubblicato un interessante libro fotografico sui Fari Italiani.


“Alla ricerca dei fari italiani” è un diario di viaggio che Samantha ci propone analizzando la propria attrazione verso questi elementi che, noti come “Sentinelle del mare”, rappresentano da sempre un posto sicuro, una luce che illumina il cammino, richiamando stabilità in mezzo alle onde del mare e forse anche dell’esistenza.





Il libro si arricchisce di fotografie e brevi racconti, testimonianze palpabili di ogni singola tappa, che favoriscono  la conoscenza di questi elementi tanto cari all’autrice.



Dalla Prefazione


Perchè proporvi questo libro fotografico?


La mia intenzione è quella di proporvi un viaggio fotografico

alla ricerca dei fari Italiani, tenutasi alcuni anni fa in solitaria

grazie a i miei genitori e alla Marina Militare.

La partenza da Merate passando da Sanremo e percorrendo

tutta la costa Italiana con alcune isole, arrivando dopo circa

due mesi di avventure a Trieste dove il viaggio si concluse.

Ho incontrato faristi molto gentili e con storie interessanti da

raccontare ma alcuni di Voi mi conoscono e sanno che sono

di poche parole e come si dice “un’immagine è meglio di

mille parole”.


Vi lascio alla visione di tale viaggio.

















L’idea del libro fotografico nasce dalla collaborazione con un Ammiraglio della Marina Militare che nel lontano 1996 mi fece avere il permesso di visitare e fotografare i Fari. All'età di 26 anni intrappresi il viaggio partendo da Sanremo e percorrendo tutta la costa comprese alcune isole. 

Ci misi 2 mesi ad arrivare a fine destinazione Trieste. Fu un viaggio molto interessante e formativo (essendo in solitaria). 

Ti chiederai come mai cosi tanto tempo x pubblicare il libro? Ebbene al ritorno cercai un editore interessato al progetto ma non fui fortunata, poi finalmente nel 2019 un amico editore accolse entusiasticamente l'idea del libro fotografico. (Essendo per ora l'unico libro fotografico in commercio solo ed esclusivamente dedicato a i fari Italiani). Devo ringraziare i miei genitori che mi hanno sostenuto, la Marina Militare che mi ha dato il premesso di documentare fotograficamente i fari, il mio editore Andrea Franzoi di Testudo edizioni, i Faristi incontrati lungo il mio viaggio per il loro tempo passato a raccontarmi le loro vite nei fari. scrive Samantha raccontandoci come si è sviluppata l’idea e la pubblicazione di questo libro.




Alcuni estratti:

La torre del 1700, Rimini: 5 luglio 1997

Sono arrivata a Rimini e il farista era rientrato dalla sua licenza

di vacanza solo da qualche ora. Mi ha detto che la base del

faro era una vecchia torre del 1700 e che l’attuale faro è stato

ricostruito dopo l’ultima guerra, quando per scopi militari i

fascisti lo fecero saltare in aria. Per accedere alla scala che

conduce alla lanterna bisogna passare per quello che rimane

della vecchia torre, un luogo molto fresco ma anche umido. Il

farista, il signor Vincenzo, è una persona molto simpatica, non

sono molti anni che fa il farista ma è un appassionato di fari,

colleziona tutto ciò che riguarda i fari, da articoli di giornale a stampe

fotografiche. Tra gli articoli della sua collezione ce nè uno proprio sul faro

di Rimini. Si legge che fu costruito dall’architetto Luigi Vanvitelli e i lavori

iniziarono il 5 Settembre del 1733. Ebbe anche la funzione di torre vedetta

contro i pirati Turchi durante le varie scorrerie. Fu ritratto in un acquerello

di F. Mazzuoli del 1788. Dopo queste informazioni ci siamo salutati e sono ripartita.





L’isola del Giglio: il faro irraggiungibile


Il giorno 23 maggio 1997 mi sono imbarcata con l’auto per l’isola del Giglio; arrivata al porto sono rimasta sbalordita dalla limpidezza dell’acqua. Era la prima volta che vedevo il fondale di un porto. Sbarcata, mi sono diretta alla capitaneria di porto dove un ragazzo giovane, appena entrato in servizio sull’isola, mi ha risposto che non sapeva dove e come raggiungere il faro.

Così sono andata all’avventura nel tentativo di trovare una via d’accesso al faro. A un certo punto sull’unica strada dell’isola ho notato un cartello che indicava “al faro”, così ho seguito

l’indicazione del cartello. Dopo un tratto la strada è diventata sterrata, ma io non mi sono preoccupata più di tanto; dopo alcuni metri la carreggiata si è ristretta costeggiando un dirupo,

senza parapetto; a quel punto ho sperato che ci fosse, magari più avanti, la possibilità di invertire la marcia. Persa ogni speranza mi sono fermata, ho chiuso l’auto e mi sono incamminata verso

quella che pensavo fosse la stradina per il faro. Man mano che proseguivo lungo il viottolo, che diventava sempre più stretto e si infoltiva di cespugli spinosi, le mie speranze di arrivare al

faro si facevano sempre più deboli; a un tratto incontrai due ragazze che stavano venendo in senso contrario così ho chiesto informazioni su dove fosse il faro. Le due ragazze, di nazionalità

Francese, hanno confermato i miei dubbi, il faro si trovava a un’ora di distanza e il sentiero sarebbe peggiorato più avanti.

Sono tornata all’auto e con molta cautela, andando pianissimo, ho ripercorso la strada in retromarcia, guidando con la portiera aperta in modo da poter vedere la carreggiata. Dopo essere

uscita da quell’inferno ho pensato che doveva esserci un’altra maniera per raggiungere il faro. Così ho proseguito sulla strada principale; dopo aver pranzato ho chiesto se qualcuno fosse

disponibile ad accompagnarmi in barca al faro, ma anche questo tentativo fallì. Al porto ho chiesto alla commessa di un negozio se qualcuno fosse disposto ad accompagnarmi in

barca al faro. La ragazza ha chiamato un amico che mi ha portato al faro, fermando la barca dove io volevo, così sono riuscita a fotografare l’irraggiungibile faro di punta Fenaio.








Attraverso il suo curato lavoro di ricerca e scoperta in giro per l’Italia, Samantha ci propone un memoir, scritto con un registro intimo e nostalgico, una lettura piacevole, ricca di informazioni e cultura.

Il libro è autentica testimonianza, che fissa in parole la passione dell’autrice per i fari e per la vita che gli scorre intorno.






Il libro può essere acquistato richiedendolo direttamente all’autrice 




Contatti


Email  samy.paglioli@gmail.com

Facebook Samantha Paglioli

Instagram samantha_paglioli_artista



















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