LUIGI REINA, Tra Tevere e Senna – Per arte con amore... di DANTE MAFFIA
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LUIGI REINA, Tra Tevere e Senna – Per arte con amore
di Dante Maffia |25|Marzo|2022|
LUIGI
REINA, Tra Tevere e Senna – Per arte con
amore, Canterano (Roma), Aracne, pp.203.
Perentoria
e immediata mi è affiorata un’affermazione di Oscar Wilde leggendo questo
romanzo: “Non esistono libri belli o libri brutti, esistono libri scritti bene
o scritti male”. E lo dico perché di solito i professori universitari, i
titolari di cattedra di letteratura, sono pallosi e ampollosi quando si
cimentano nella narrativa o nella poesia. Qui invece tutto è limpido, tutto è
scritto con chiarezza, con il piacere della scrittura che si fa subito piacere
delle lettura nel lettore.
Oltre
a ciò, a me personalmente l’opera ha molto intrigato perché da decenni vado
catalogando (sogno di ricavarne un libro importante e raffinato nel solco di
“ut pictura poiesis”) romanzi che abbiano per protagonista un pittore o un
quadro.
Filippo
Corsi è pittore, con una perizia e un’abilità eccezionali, tanto da saper
copiare perfettamente le grandi opere del passato, i capolavori. Lo fa quasi
per inerzia, ma poi ne consegue un ottimo guadagno tanto che alcuni galleristi
lo cercano per soddisfare i capricci dei ricchi avidi di possedere ciò che vive
nei musei.
Ma
detta così la storia sembra una delle
tante e invece ha qualcosa di diverso dalla linearità apparente, perché Filippo
in sé sente di essere un semplice esecutore di altre sensibilità e di altri
fermenti che mortificano i suoi. Glielo fa notare anche Lisa, anche Grete,
anche Giulio, ma lui non riesce a svincolarsi facilmente dai modelli, come se
un’ombra gigantesca offuscasse le sue qualità di artista e lo relegasse nella
funzione di operaio, di artigiano dell’arte.
A
contribuire alla sua crisi c’è anche, dopo l’esperienza avuta con Grete,
l’amore per Lisa che, nel mentre lo spinge ad essere se stesso, gli nega le
effusioni e le immersioni totali, dicendogli di amarlo, ma di non poterlo amare
fino in fondo… Una sorta di contraddizione che lo mette scomodo, che lo fa
sentire menomato. Lisa è sposata e in fondo, pur ragionando per l’arte di lui
con estrema disinvoltura, per quanto riguarda il loro rapporto è un po’ chiusa
nella stessa rete di abitudini sociali in cui Filippo è chiuso nella
ripetizione dei modelli.
Un
amore slabbrato, con tensioni e cadute improvvise, con sfilacciamenti che
diventano discussioni che portano il nostro pittore alla esasperazione, tanto
che decide di trasferirsi da Roma a Parigi, dove incontra Claudine, un’amica di
Lisa, anzi la psicologa di Lisa, che gli offre uno studio e anche una notte
d’amore. Pardon, di sesso, come lei stessa specifica.
Ma
la bravura di Luigi Reina appare soprattutto sul versante della scrittura
lievitata e precisa, affascinante e sempre puntuale nel saper entrare sia nella
psicologia del protagonista, anzi dei protagonisti, e sia, nelle descrizioni
documentate di Roma e di Parigi che vengono “vissute” senza una sbavatura e
senza la minima tentazione di fare cartolina. C’è di più, Reina mostra di
conoscere il mondo dell’arte e la storia dell’arte, come un vero maestro che sa
svincolarsi dagli approdi consueti per aprire nuovi scenari che portano nel
vivo, nel palpito della creazione.
Potremmo
fare l’elenco dei pittori citati e di cui egli è riuscito a focalizzare la
poetica sempre con piglio narrativo, evitando la “lezione”, che è sempre una
tentazione quando si parla di arte contemporanea. Reina ha il dono di saper
trasformare emozioni e fatti in un ritmo narrativo che lascia col fiato sospeso
perché ha saputo creare un intreccio suggestivo tra vita e arte, tra “La vita,
l’arte, l’amore” domandandosi, di conseguenza, che “potersi esprimere non è di
per sé un atto miracoloso?”-
Piace,
del libro, la competenza con cui ogni argomento viene trattato, non ci sono
approssimazioni, non ci sono vaghezze, Luigi Reina riesce a dare concretezza
agli incontri lasciando un’orma in chi legge, abbeverandolo di una poesia che
ha qualcosa di nuovo e di diverso da quella a cui siamo stati abituati negli
ultimi anni. In questo modo il racconto si fa dolcissimo e il lettore riesce a
stare accanto sia a Lisa e sia a Filippo, senza dispiacersi di come vanno i
loro rapporti, grazie soprattutto al fatto che la svolta della vita avviene
come naturale conquista esistenziale:
“Sistemò una tela sul cavalletto e si accinse a definirvi il suo primo soggetto
parigino: un grande arcobaleno su un collage
pieghettato di vorticose sfumature in grigio e celeste. I cieli di Parigi”.
Ha
ragione Stefano Jacomuzzi, a parlare di ”composizione musicale”, infatti ogni
capitolo del romanzo è una sinfonia che coinvolge, che ci fa affacciare perfino
su scomodi burroni e davanti a finestre di realtà quotidiana, ma ogni
particolare è definito con un linguaggio che sa interpretare perfino le
sfumature e le sottigliezze. Tanta umanità sta dietro ogni pagina, tanto amore
per le arti, tanta perizia letteraria.
Lo
sottolineo perché da qualche anno il romanzo italiano è caduto nella miseria e
nella sciattezza espressiva e qui invece ha l’eleganza di una conoscenza
linguistica di rara nobiltà.
Dante Maffìa è nato nel 1946 a Roseto Capo Spulico (CS). Saggista, poeta e narratore, vive da lunghi anni a Roma dove ha frequentato il circolo della libreria Croce, con Moravia, Maraini, Paris e Dario Bellezza.
Viene segnalato da Aldo Palazzeschi e da Leonardo Sciascia che, con Dario Bellezza, lo ritengono “uno dei più felici poeti dell’Italia moderna”.Giudizio condiviso anche da Giuliano Manacorda, Claudio Magris, Luigi Reina, Remo Bodei, Nelo Risi, Giulio Ferroni, Giuseppe Pontiggia. È tradotto in 18 lingue.
Ha vinto, tra gli altri, i Premi: “Montale”, “Gatto”, “Stresa”, “Viareggio”, “Alvaro”, “Matteotti”, “Camaiore”, “Tarquinia Cardarelli”, “Circe Sabaudia”, “Rhegium Julii”, “Alda Merini”, “Mihai Eminescu”.
Tra le sue opere: Il Romanzo di Tommaso Campanella, Lo specchio della mente, La Biblioteca d’Alessandria, Il poeta e la farfalla, Monte Sardo, Matera e una donna, Al macero dell’invisibile.
Il Presidente della Repubblica Ciampi nel 2004 lo ha insignito di medaglia d’oro.
Il Consiglio Regionale della Calabria, le Fondazioni Spinelli, Guarasci, Farina, Di Liegro e Crocetta lo hanno candidato al Premio Nobel. Recente il volume degli Atti del Convegno tenutosi sulla sua opera, Ti presento Maffia, a cura di Rocco Paternostro edito da Aracne. Ha ricevuto la Laurea Honoris Causa dalla Pontificia Università.
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