La Pittura come Dialogo tra Arte e Natura - Enzo Forgione

 







La Pittura come Dialogo tra Arte e Natura


Enzo Forgione







di Giuseppina Irene Groccia |01|Marzo|2025|



Enzo Forgione, attraverso il suo percorso artistico, si fa interprete di una profonda sintonia tra l'uomo e la Natura, mediata dalla pittura come strumento di ricerca e meraviglia. La sua formazione, che inizia all'Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, è segnata da un interesse per le tecniche pittoriche ad acqua, che lo accompagneranno a lungo, ma è con la decisione di dedicarsi esclusivamente alla pittura nel 2006 che Enzo Forgione trova la sua vera vocazione. La scelta di abbandonare l'arte applicata e il design si rivela determinante, poiché consente all’artista di esplorare senza limitazioni la propria espressività, approdando a una pittura che alterna la raffinatezza del realismo a sperimentazioni di maggior libertà.

Il suo lavoro si distingue per la centralità dei temi botanici, in particolare attraverso l'uso di orchidee e altri soggetti floreali, che non si limitano a un solo interesse estetico, ma si configurano come un'indagine approfondita sulle geometrie e i pattern della natura. Ogni dipinto è un'esplorazione visiva in cui i dettagli si espandono, permettendo allo spettatore di immergersi in un universo di colori e forme, esaltando la singolarità di ogni soggetto. Questo approccio intimo e meticoloso, che si nutre di un’osservazione attenta della realtà, si fonde con una continua ricerca sulla percezione visiva. Forgione non si limita a rappresentare la natura, ma si sforza di svelarne l’anima, di rivelare l’ordine nascosto sotto la superficie, in particolare attraverso l’uso dei riflessi sull'acqua che caratterizzano la sua più recente produzione.

Una delle caratteristiche distintive della sua arte è l’uso della tecnica ‘alla prima’, che gli consente di catturare la freschezza e la vitalità dei soggetti, grazie a una pennellata libera e immediata, priva di sovrapposizioni che rischierebbero di appesantire la composizione. In questo modo, ogni opera è un’esperienza visiva di pura energia cromatica, in cui le forme si definiscono con straordinaria vivacità. La tecnica, che richiede una notevole abilità, si traduce in una pittura che affascina tanto per la sua precisione quanto per la sua intensità emotiva, capace di coinvolgere profondamente lo spettatore.

L’interesse per l’arte botanica di Forgione lo ha portato, nel 2022, a collaborare con il celebre brand Tintoretto, produttore di pennelli per Belle Arti, con il quale ha creato un kit esclusivo dedicato alla pittura botanica. Questo incontro con Tintoretto ha sancito un ulteriore riconoscimento per l’artista, legando il suo nome a uno strumento di alta qualità, che consente di esprimere al meglio la sua visione creativa. La partnership con un marchio storico nel settore produttivo dei pennelli, sottolinea senza dubbio il valore della sua arte, ma anche il suo impegno nell’elevare la pittura botanica, rendendo la sua tecnica ancora più raffinata e accessibile a chi desidera esplorare questo genere artistico con gli strumenti più adatti.

L’evoluzione di Forgione si percepisce anche nelle sue mostre, che, dalla prima personale nel 2009, sono diventate appuntamenti imperdibili nel panorama artistico contemporaneo. Mostre come "Fuuran" (2013) e "A Fior d’Acqua" (2019) non solo raccontano il suo percorso, ma sono testimoni di un’evoluzione artistica che non si è mai fermata, ma che ha spinto l’artista a superare i limiti tradizionali del genere botanico per aprirsi a soluzioni compositive più innovative. La sua partecipazione alla Society of Botanical Artists e la crescente visibilità internazionale, con opere presenti in collezioni private in Italia, Regno Unito e Germania, sottolineano l’apprezzamento globale per il suo lavoro, che è capace di fondere una rigorosa precisione tecnica con un’intensa ricerca visiva.







Addentriamoci nel cuore della sua arte attraverso le sue stesse parole, che in questa intervista ci svelano ispirazioni, emozioni e il significato più autentico della sua ricerca creativa.




Puoi raccontarci come hai iniziato il tuo percorso artistico? C'è stato un momento o un evento particolare che ti ha spinto verso l’arte?

Il gene dell’arte scorre nella mia famiglia, due zii erano pittori autodidatti. Ricordo che da bambino ero incantato nel vedere i disegni estemporanei fatti a matita da uno di loro, di cui fra l’altro porto il nome. Questo, unito ad una creatività innata, hanno sicuramente influenzato la mia scelta successiva di intraprendere studi artistici. Ma il fattore più significativo è stato sicuramente la scoperta dell’ olio, che definirei decisamente travolgente, tanto da farmi decidere nel 2006, con alle spalle un background nell’arte applicata e design, di dedicarmi ‘full time’ alla pittura.

Qual è il tema o il messaggio principale che cerchi di comunicare attraverso le tue opere?

Difficile dirlo, la pittura è innanzitutto un’ esigenza, un imperativo e fa parte della mia pratica quotidiana e della mia ricerca, il cui fulcro è sicuramente la Natura e la sua unicità. Ne celebro la bellezza attraendo l’attenzione sui soggetti, che ingrandisco per evidenziarne i dettagli, esaltando così i colori in primis, ma anche linee, forme, strutture e pattern. L’intento è quello di sensibilizzare chi osserva e far accrescere la consapevolezza dell’importanza di preservare l’unicità della Natura, ora più che mai, in quest’epoca antropocentrica, dove l’uomo tende a dominare tutto, spesso in maniera irrispettosa.





Come descriveresti il tuo stile artistico e come si è evoluto nel corso del tempo?

Definisco il mio stile realistico figurativo. Negli anni mi sono allontanato dai freddi stilemi dell’iperrealismo delle mie prime opere, caratterizzate da un esito quasi fotografico. Oggi la mia pittura, pur se estremamente dettagliata, è meno algida, sicuramente più calda. Nel libro monografico ‘Botanica Patterns’, edito da Vanilla e disponibile dallo scorso Dicembre, ho curato personalmente e ben documentato l’evoluzione della mia pittura, corredando il testo con più di 60 fotografie di opere e tre testi critici di: Guido Folco -Direttore Museo Miit Torino e rivista Italiaarte -, Camilla Mineo - Direttore Artistico Parma 360° Festival della Creatività - e Monia Malinpensa - Direttice dell’omonima Galleria di Torino. ISBN 978-88-6057-626-2 oppure su Amazon.it

La tua carriera si è evoluta dal design alla pittura, con una forte attenzione per il dettaglio e l'iperrealismo. Come la tua esperienza nella scenografia ha influenzato la tua visione e il tuo approccio alla pittura botanica?

In realtà la mia formazione in scenografia all’accademia ha rappresentato il completamento di un percorso di studi artistici. Negli ultimi anni di accademia già mi occupavo di design legato al complemento d’arredo e avevo collaborazioni lavorative. Credo però di poter considerare alcuni aspetti della mia formazione come delle solide basi per il percorso artistico che è seguito. Mi riferisco alla capacità di progettazione e all’uso del colore, per lo più tecniche ad acqua, ideali per realizzare bozzetti estemporanei per scene e costumi.


Il catalogo "Botanical Patterns" di Enzo Forgione edito da VanillaEdizioni puoi trovarlo cliccando QUI



La tua passione per i soggetti botanici emerge con grande forza nelle tue opere. Cosa ti affascina maggiormente nel mondo naturale, e come scegli il soggetto per le tue tele?

Mi affascina l’apparente disordine della natura che al contrario si rivela essere un perfetto ordine finalizzato a scopi precisi. Nella vastità e varietà di piante e fiori esistenti, trovo ci sia una sorprendente unicità in ognuno di essi, che si manifesta nelle forme, nei colori e nei pattern, e che mi preme rappresentare pittoricamente. Sono un’esteta, sensibile ai valori della bellezza che ritrovo egregiamente espressi in natura, un bacino infinito di soggetti da cui attingere, anche se solo alcuni attraggono la mia attenzione e mi portano a sceglierli. E’ cosi che succede: ogni qual volta mi imbatto in qualcosa che colpisce la mia attenzione scatta una valutazione delle potenziali possibilità espressive che presenta, per diventare il soggetto della mia tela. Nelle mie ricerche sulle orchidee, ad esempio, ne ho individuate alcune che presentavano tratti zoomorfi: insetti per lo più, ma anche creature marine e facce di scimmie, che sono state l’ispirazione per una serie di tele.

Nella serie Narciso, sembri unire la botanica alla percezione visiva, esplorando motivi ripetuti e pattern. Come hai sviluppato questa connessione tra la natura e la struttura visiva nelle tue opere?

Osservazione e sperimentazione, supportate da letture correlate (frattali biomorfi, sequenza di Fibonacci), hanno iniziato la connessione, che si è completata quando ho inserito nelle tele l’elemento chiave: il riflesso sull’acqua. Generato da linee e forme, Il narcisistico riflesso del fiore sull’acqua, non è altro che un pattern - trame e motivi ripetuti- che evoca un riflesso apparentemente speculare, ingannando l’occhio di chi osserva che lo percepisce come tale. I pattern sono ovunque intorno a noi, sia nelle geometrie del nostro urbano quotidiano, sia soprattutto nell’apparente disordine della Natura e li percepisco come un continuo stimolo visivo. Inoltre, il riflesso mi ha permesso di uscire dalla forma definita donando alle mie tele aspetti intriganti che possono sfociare nell’astrazione.

Nella serie Narciso sono riuscito a coniugare al meglio l’interesse per la botanica e quello per la percezione visiva. Oltre al tema del doppio, nelle tele di questa serie si realizza un’armonica convivenza tra l’aspetto razionale, rappresentato dal fiore dipinto in maniera dettagliata, e quello irrazionale rappresentato dal riflesso e i pattern che lo formano.





La tua partnership con Tintoretto e la creazione di un kit di pennelli specifici per la pittura botanica è un traguardo importante. Come pensi che questi strumenti influenzino la tua pratica e l’evoluzione della tua pittura?

La partnership con Tintoretto costituisce sicuramente un’esperienza gratificante nella mia carriera, rappresenta un importante riconoscimento del mio stile pittorico e della mia professionalità.

Per arrivare alla creazione del signature kit, ho avuto modo di testare molti dei pennelli Tintoretto per fare poi una selezione di quelli secondo me più indicati per la pittura Botanica, cioè sia per l’olio che per l’acquerello. La gamma dello storico marchio è molto vasta, tuttavia c’è disponibilità a recepire suggerimenti per apportare modifiche significative e ottenere nuovi strumenti potenzialmente più adatti a perfezionare la mia pratica pittorica.

Quali sono le principali fonti di ispirazione per il tuo lavoro? Ci sono artisti, movimenti o esperienze personali che hanno influenzato particolarmente la tua visione?

Come molti artisti, dipingo ciò che mi circonda. Ho iniziato col dipingere piante e fiori, soprattutto orchidee. Le potevo osservare in grande numero nelle serre di casa coltivate dal mio partner, da cui ho assorbito per ‘osmosi’ le mie conoscenze botaniche. Le orchidee mi incuriosivano, le loro forme, i colori e i pattern erano fonte di ispirazione continua e si rivelato essere un fiore iconico, presente nella nostra storia, nella letteratura e anche nel cinema. Nei mie viaggi c’è sempre anche la ricerca di piante e fiori non comuni o addirittura rari e non mancano visite a giardini botanici o eventi florovivaistici. Se dovessi citare delle influenze, riguardanti soprattutto la mia pratica, citerei Giorgia O’Keeffe, nella scelta di ingrandire i soggetti al fine di attrarre l’attenzione su di essi, e io aggiungo per evidenziarne i dettagli… i pattern.

Il concetto di ‘slow painting’ di cui avevo letto anni fa, aveva ed ha tuttora influito sulla mia visione. Una pittura dai tempi dilatati, che assume quasi una dimensione meditativa in cui immergersi astraendosi dal resto, e che ha la prerogativa di completare l’opera in più sessioni di lavoro.





Qual è il processo creativo che segui per realizzare le tue opere? Ci sono tecniche o rituali a cui sei particolarmente affezionato?

Il mi lavoro si articola in diverse serie che sono però tutte incentrate su botanica e aspetti della percezione visiva, e in particolare nei pattern. Quando qualcosa attrae la mia attenzione scatta automaticamente un processo di valutazione delle potenzialità del soggetto. Uso tutto quello che la tecnologia mette a disposizione, e che so usare, per la progettazione e la realizzazione di bozzetti, senza però prescindere dal disegno, che mi piace, e che considero un’utile mappa piena di indicazioni per la fase successiva in cui passo al colore, sia per olio sia per acquerello, ovviamente con modalità differenti.

La tecnica che uso nell’olio ricorda quella detta ‘alla prima’, consistente nell’ottenere gli effetti cromatici e tonali quando il colore è ancora fresco, solo che l’opera non viene terminata in una sola sessione di lavoro. Per l’acquerello uso prevalentemente ‘wet on wet’ (bagnato su bagnato) e dry brushing. L’olio è un mezzo incredibile, la sua risposta alla luce sia naturale sia artificiale è sorprendente, tuttavia da qualche tempo sono molto affascinato dall’acquerello, continua a sorprendermi come con solo del pigmento di colore e dell’acqua si ottengano risultati di grande rilievo. Il supporto ha ovviamente la sua importanza non trascurabile. La considero una tecnica non facile che sto sperimentando per raggiungere lo stesso appagamento a livello di resa cromatica che mi da l’olio, consapevole dei limiti per le dimensioni.

Che importanza attribuisci al colore nel tuo lavoro? Come scegli la tua palette e che significato ha per te il colore?

Il colore è fondamentale e determinante nel mio lavoro. Ho già detto di come l’approccio all’olio sia stato travolgente all’inizio del mio percorso, e mi ha fatto scoprire di come inconsciamente io trovi appagamento solo con colori vibranti che arrivano a toccare corde inconsce. Una delle spiegazioni più calzanti che ho trovato sugli effetti del colore è quella secondo cui “oltre all’effetto fisico legato alla percezione visiva, può averne anche uno psichico, basato sulla vibrazione spirituale attraverso cui esso può raggiungere l’anima”. Questa affermazione trova riscontro nelle mie poche conoscenze nell’ambito dell’energia e delle terapie di guarigione non convenzionali; dove il colore viene abbinato a specifiche parti del corpo ed è quindi in grado di stimolarle o risuonare con esse. Per cui alcuni colori caldi sono in relazione con zone della sfera fisica, mentre colori freddi a quella emotiva e spirituale (es.: Chakra della tradizione yoga o la cromo puntura di Mandel). 

I colori della mia palette sono in prevalenza accesi e brillanti, in accordo con i soggetti ritratti. Tuttavia, ce ne sono di essenziali, legati principalmente alla resa della luce e dell’ombra: quindi bianco di titanio, grigio di Payne e Terra d’ombra naturale sono fra i preferiti.





Preferisci lavorare su tela in solitudine o trovi ispirazione anche da contesti collettivi, come workshop o eventi d’arte?

Non amo le situazioni collettive, così come non amo lavorare ‘en plein air’, ho bisogno dei miei spazi nel mio studio per avere la giusta concentrazione.

Come vivi il rapporto tra l'arte e il pubblico? In che modo il feedback o le reazioni delle persone influenzano il tuo lavoro?

Il feedback è ben accetto ed importante, rappresenta la conferma che quello che si sta facendo viene apprezzato e spinge ad andare avanti. Sono convinto che l’opera debba suscitare delle emozioni senza bisogno di spendere molte parole per spiegarla, per cui cerco di realizzare tele capaci di emozionare: ’immersive' piuttosto che meramente descrittive. 

Non cerco il gradimento a tutti i costi, non penso di essere disposto a dirottare la mia ricerca su stili o temi che incontrino maggiormente il gusto del pubblico. Non ho la pretesa di piacere a tutti e mi rendo conto che la mia è quasi una pittura di nicchia, e posso risultare fuori target per mode e tendenze dell’arte contemporanea di questo momento.

C'è un'opera, tra quelle che hai realizzato, che consideri particolarmente significativa per te? Puoi raccontarci la sua storia?

Si, c’è un’opera, anzi dovrei dire un soggetto, della serie Narciso di cui posso raccontare. E’ una Cattleya (orchidea, citata da Proust nella Recherche) di colore arancione che ho dipinto tre volte in dimensioni diverse. La prima posso quasi considerarla un bozzetto ma è quella che ha ispirato la mia immaginazione. Per la prima volta il riflesso sull’acqua si allungava fino ad uscire dalla tela. Mi evocò immediatamente delle ali in caduta libera. Infatti scelsi come titolo ‘Fallen Angels’ angeli caduti, ma pensai che meritasse essere ingrandito per arricchirlo e renderlo più coinvolgente. Quindi dai 92 x 75 cm. passai ai 200 x 100 cm., ed il risultato fu incredibile, quasi mozzafiato. Presentai l’opera in anteprima ad un’esposizione collettiva a Bologna dove intervenne Philippe Daverio che mi incoraggiò a continuare la mia ricerca dandomi anche degli ottimi consigli. L’opera è ora esposta nel mio studio e non sono riuscito a separarmene, in compenso ne ho fatta una terza versione di dimensioni 180 x 90 che ho potuto rendere disponibile e con la quale ho vinto il secondo premio per la Pittura al 28° Concorso Nazionale d’arte SaturARTE 2023 a Genova.





Come vedi il ruolo dell’arte nella società contemporanea? Pensi che il tuo lavoro contribuisca in qualche modo a questo ruolo?

Penso che oggi il concetto di arte si sia molto allargato, e vedo una continua ricerca, spesso estrema perfino eccessiva, di originalità, sia nei temi sia nei materiali, che non so a cosa possa condurre. Rimango ancorato a idee e pratiche più tradizionali che comunque credo continuino ad avere un seguito.

Quali sono le maggiori difficoltà che hai affrontato come artista e come le hai superate?

La difficoltà maggiore, soprattutto iniziale , è stata trovare i canali giusti a cui rivolgermi e propormi. La rete, il web è stato di grande aiuto per trovare opportunità che più si confacevano al mio lavoro, sia in Italia che all’estero. In Inghilterra, sono entrato in contatto con la Society of Botanica Artist, di cui sono stato membro per diversi anni, è che ha dato una svolta significativa al mio percorso artistico con ritorni positivi anche in Italia.

Recentemente hai partecipato a Visioni, il premio d’arte internazionale organizzato dall’associazione culturale Athenae Artis di Maria Di Stasio. Che esperienza è stata per te? C’è qualcosa di particolare che hai apprezzato o che ha arricchito il tuo percorso artistico?

Purtroppo non ho potuto partecipare in presenza, quindi la mia esperienza è stata molto limitata. Per i contatti avuti con Maria Di Stasio posso dire di aver riscontrato un’ottima organizzazione, considerando che è stata una prima edizione, che peraltro si teneva in una sede molto prestigiosa. La visibilità è sicuramente il risultato immediato che ho riscontrato.

Le tue opere presentati a Visioni, sono state tra le protagoniste dell’evento, distinguendosi al punto da farti ottenere una Segnalazione di Merito. Puoi raccontarci il processo creativo che ti ha portato a realizzarle? C’è una storia, un significato o un messaggio particolare che volevi trasmettere attraverso di esse?

Tengo a precisare che i soggetti delle due opere non erano orchidee, come erroneamente descritte in catalogo, ma una magnolia bianca e una Tacca nivea, comunemente conosciuta come ‘fiore pipistrello’. 

Soffermandomi sulla prima, dal titolo ‘stormy weather’, è sta realizzata in occasione della 10a Biennale d’Arte a Montecarlo nel 2023, ed è stata una delle dieci opere premiate con un totem ideato da Ugo Nespolo. Il tema dell’evento era ‘la natura del domani’, e credo di aver espresso attraverso i colori - inusuali per la mia palette - il mio pensiero non completamente ottimista, che tuttavia lascia intravedere, nel fiore, la speranza, nella convinzione che la Natura comunque continuerà a vivere oltre l’antropocene.





Quali progetti o obiettivi hai per il futuro? Ci sono nuovi ambiti o tematiche che vorresti esplorare?

Ho molti progetti per il futuro alcuni rappresentano delle sfide, e forse questo è l’aspetto più controverso. Si tende sempre a muoversi nella propria ‘zona di confort’ quindi si tratta di forzare quest’attitudine oltre che trovare il tempo. La mia ricerca sui pattern non si è ancora esaurita, ci sarà un allargamento del tema orientato alle ’forme dinamiche presenti in natura’. Questo comporterà una probabile spinta verso l’astrazione, ragione per cui ho bisogno di elaborare meglio.

Sono anche un ritrattista su commissione, e mi piacerebbe lavorare di più su questo tema slegandolo però dalle commissioni. Ho in mente ritratti di ‘facce rubate’ alla mia quotidianità, ritratte in vesti o situazioni completamente spiazzanti; che evocano magri figure tipiche di altre culture - come il nordico’greenman’- o di ispirazione manierista.





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Enzo Forgione ha una formazione di studi artistici, dopo il Diploma in Scenografa all'Accademia di Belle Arti di Torino, seguono molteplici esperienze tra arte applicata e design, fno al 2006 quando si dedica a tempo pieno alla pittura. Nel 2009 la sua prima mostra personale aTorino seguita da una costante attività espositiva in Italia e all'estero. Numerose collaborazioni con gallerie Italiane vedono l'artista coinvolto in progetti di promozione artistica ed espositivi personali e di gruppo.

Tra le più signifcative si annoverano:

- 2013-2015 Wikiarte di Bologna che, in collaborazione con Giorgio Mondadori
realizza una serie di cataloghi dal titolo ‘Sensazioni Artistiche’ presentati in mostre
itineranti in gallerie Italiane.

- 2015: L’ArtGallery di Parma che realizza il catalogo 'stArtup' presentato con
un'esposizione a Parme e Alghero.

- Satura Art Gallery di Genova.

- Già membro della Society of Botanical Artists dal 2013 al 2020 prende parte alle
mostre Londinesi della Society e quelle Europee a cui l’SBA è invitata, tra cui:
il Palmengarten di Francoforte e il Real Jardin Botanico di Madrid.

- Nel 2017 collabora con il magazine Inglese Pain&Draw per la realizzazione di
workshop e tutorial.

- Nel2018 inizia la collaborazione con il Museo Miit di Torino.

- 2020 inizia una signifcativa collaborazioni con e la Galleria Malinpensa di Torino,
attuale galleria di riferimento dell'artista.
- Già membro di Floraviva, associazione Italiana di pittori botanici, partecipa alla
mostra ‘Nel giardino do Marcel Proust’ organizzata nel 2022 per il centenario
dello scrittore Francese al Museo Lechi di Montichiari.

Nel 2022 inizia la partnership con Tintoretto, storico brand di pennelli per Belle
Arti, per la creazione di un kit di pennelli specifci per la pittura botanica che
porta il nome dell’artista.

Fra i riconoscimenti si segnalano:

- Tra i 10 artisti premiati alla 10a Biennale a Montecarlo -Malinpensa Gallery 2023- 

- Secondo Premio Pittura Satura Arte 2023 al 28° Concorso Nazionale di Arte
Contemporanea

- Artista premiato alla 5a Biennale di Genova - Satura Art Gallery 2023

- Primo Premio Art Market Premio Trieste @ Tivarnella Art Trieste 2023

- Secondo premio al Premio MIIT- Museo Miit Torino 2023

- Premio Editoriale, Premio Raffaello Museo MIIT di Torino 2020

- Vincitore del Great Art Award, alla mostra annuale della SBA "Shape,
Structure, Pattern" in riconoscimento del suo lavoro innovativo nel campo della
Enzo Forgione ha una formazione di studi artistici, dopo il Diploma in Scenografa
all'Accademia di Belle Arti di Torino, seguono molteplici esperienze tra arte
applicata e design, fino al 2006 quando si dedica a tempo pieno alla pittura.

Nel 2009 la sua prima mostra personale aTorino seguita da una costante attività
espositiva in Italia e all'estero.
Numerose collaborazioni con gallerie Italiane vedono l'artista coinvolto in
progetti di promozione artistica ed espositivi personali e di gruppo.


- Satura Arte, artista premiato al 20° Concorso d'Arte Contemporanea 2015
Enzo Forgione vive e lavora a Torino e le sue opere sono presenti in collezioni
private in Italia, Regno Unito e Germania.




CV completo sul sito www.enzoforgione.it
























©L’ArteCheMiPiace - Blog Arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia 








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