Oltre il realismo di Mattia Carella - L’Arte di Trasformare Dettagli in Emozioni
L’ArteCheMiPiace - Interviste
Oltre il realismo di Mattia Carella
L’Arte di Trasformare Dettagli in Emozioni
di Giuseppina Irene Groccia |27|Gennaio|2025|
Il viaggio artistico di questo giovane iperrealista si presenta a noi come una narrazione intima e universale insieme, in cui la passione per il disegno emerge come un filo conduttore sin dalla prima infanzia. Il suo approccio riflette un’intensa dedizione al dettaglio, frutto di una pratica autodidatta che si è evoluta attraverso l’osservazione, la pazienza e l’analisi critica dei propri limiti. La sua citazione preferita di Picasso (“Tutti i bambini sono artisti nati...”) diventa qui un emblema del suo percorso: un impegno costante a preservare quella spontaneità creativa trasformandola in un linguaggio espressivo maturo e consapevole.
I suoi ritratti, realizzati con tecniche meticolose e strumenti essenziali come il carboncino e le gomme, sono la giusta esaltazione di chiaroscuro e profondità. Eppure, la vera forza di Mattia Carella non risiede solo nella padronanza tecnica, ma nella capacità di trasmettere stati d’animo e sensazioni universali. Ogni sua opera invita lo spettatore a “viaggiare” oltre la superficie, esplorando temi complessi come il senso di prigionia o il bisogno di attinenza emotiva, come ben rappresentato dall’opera “In trappola”.
Pur inserendosi in una corrente spesso sottovalutata come l’iperrealismo, questo artista cerca di rinnovarne l’impatto combinandolo con elementi surreali e significati simbolici. La sua visione dell’arte contemporanea, che riconosce il valore insito di qualsiasi forma espressiva, si distingue per una consapevolezza critica del panorama odierno: un’epoca in cui il colore e la tecnologia tendono a sovrastare la semplicità della matita.
Il suo percorso, arricchito da riconoscimenti prestigiosi come la Menzione Speciale nell' ambito del Premio “Visioni”, testimonia il valore della perseveranza e della capacità di mettersi in gioco. Nonostante le difficoltà incontrate, come il confronto con artisti più affermati, egli ha saputo trasformare questo paragone in stimolo per migliorarsi, ponendosi obiettivi ambiziosi per il futuro, tra cui la fusione tra iperrealismo e surrealismo.
Puoi raccontarci come hai iniziato il tuo percorso artistico? C'è stato un momento o un evento particolare che ti ha spinto verso l'arte?
Leggendo questa domanda mi viene in mente una citazione di Pablo Picasso , “tutti i bambini sono degli artisti nati, il difficile sta continuare a esserlo da grandi”... con questo ovviamente non mi sto autocelebrando tantomeno paragonando a Picasso, semplicemente i miei primi ricordi di vita mi vedono con una matita in mano e col passare degli anni mi è sembrato sempre più logico e scontato che l’arte dovesse far parte della mia vita. Come tutti ho iniziato scarabocchiando su qualsiasi foglio mi ritrovassi davanti, per poi passare a copiare perfettamente (o almeno ci provavo) ciò che vedevo nei cartoni animati (Simpson e Dragon Ball specialmente) o in qualsiasi album illustrato. Verso i 15 anni tutto ciò iniziava a starmi stretto, mi cimentai quindi a ritrarre volti usando YouTube come unica scuola. La semplice pratica da autodidatta mi ha permesso di arrivare a questo livello. Solo 2 anni fa mi imposi di mettermi in gioco e mostrare i miei lavori sui social e da lì ho avuto diverse soddisfazioni, tra cui richieste di commissioni, partecipazioni e premi tramite call per artisti, ultima ma solo per tempistiche ,proprio quella ricevuta dal premio Internazionale “Visioni”.
Qual è il tema o il messaggio principale che cerchi di comunicare attraverso le tue opere?
Cerco sempre di inserire una componente umana come i sentimenti e gli stati d’animo all’interno del significato delle mie opere, il mio intento è quasi sempre quello di voler emozionare o portare lo spettatore di turno a “viaggiare” con la mente.
Come descriveresti il tuo stile artistico e come si è evoluto nel corso del tempo?
Sin da piccolo ho sempre cercato di “copiare” ciò che vedevo. rendere ciò che disegnavo su carta doveva essere uguale a quello che vedevo. Iniziai spontaneamente dai cartoni all'età di 5 o 6 anni, crescendo è stato un processo quasi automatico per me passare dalle illustrazioni alle persone. Finiti gli studi iniziai il mio percorso nel mondo del tatuaggio, per questo ho voluto (e dovuto) espandere i miei orizzonti artistici, ciò mi portò a conoscenza del surrealismo e dell’arte rinascimentale.
Il tuo lavoro con la matita dimostra una padronanza straordinaria del dettaglio. Come riesci a creare profondità e realismo utilizzando un mezzo così essenziale?
Lo strumento principale è senza dubbio la pazienza. Ciò che si vede infatti in superficie è figlia di un processo molto lungo, a tratti divertente e soddisfacente ma altrettanto faticoso e frustrante. Tralasciando infatti lo scheletro del disegno e i suoi tecnicismi, il ritratto vero e proprio inizia da una stesura quasi abbozzata di polvere di carboncino chiaro o scuro a seconda delle ombre, per poi andare più nel dettaglio tramite pennelli sempre più sottili. Questo serve a delineare e rendere chiara la profondità del soggetto. Una volta concluse queste prime fasi, si passa alle matite di grafite e/o a carboncino per i dettagli più sottili che necessitano di linee sottili, che si tratti dei pori della pelle, della montatura degli occhiali, delle narici, della pupilla, delle rughe etc... Da non sottovalutare poi il ruolo delle gomme che non servono solo per cancellare ma anch’esse per disegnare i punti luce. Finito ciò non resta che osservare e aggiungere (tramite matite dure 5H,2H, massimo H) piccoli minuziosi dettagli, ovvero quelli che differenziano il realismo dall'iperrealismo.
La matita è un mezzo che richiede pazienza e controllo assoluto. Ci sono tecniche o strumenti particolari che consideri essenziali per il tuo processo?
Sono diversi gli strumenti che trovo non solo essenziali ma anche più divertenti da usare. uno su tutti la matita gommata, con essa riesco a dare profondità e aggiungere dettagli che con la matita o con altri strumenti non riuscirei a creare. L’altro strumento, che è quello che ha cambiato totalmente e improvvisamente il mio modo di lavorare è la polvere di carboncino. Tutti i miei disegni infatti nascono da una base di carboncino, per poi arricchirli con matite, pennelli, gomme etc
Quali sono le principali fonti di ispirazione per il tuo lavoro? Ci sono artisti, movimenti o esperienze personali che hanno influenzato particolarmente la tua visione?
Ho avuto e tutt’oggi ho degli artisti di riferimento, penso ad esempio a Matteo Zoccheddu, Diego Koi, Zachary Wyland e Dylan Eakin su tutti, per rimanere nell’ iperrealismo. Sono sempre stato affascinato dalla capacità di inserire più dettagli possibili che rendessero un ritratto “perfetto” e credo sia questo che mi ha portato inconsciamente e naturalmente a cercare di emulare i loro lavori e a fare ciò che faccio oggi.
Qual è il processo creativo che segui per realizzare le tue opere? Ci sono tecniche o rituali a cui sei particolarmente affezionato?
Uno dei motivi per i quali una mia opera può durare settimane o addirittura mesi per essere conclusa e potersi ritenere tale, è legato al fatto che ho bisogno di diverse piccole cose che mi permettano di lavorare con calma. Non li riterrei “rituali” ma condizioni… matite affilate, sufficiente quantità di polvere di carboncino preparata, solitudine e cuffie cariche per sentire la musica. Se ho tutto ciò posso ritenermi pronto per disegnare
Preferisci lavorare in solitudine o trovi ispirazione anche da contesti collettivi, come workshop o eventi d’arte?
Sono molto più incline a lavorare in solitudine con i miei tempi e abitudini ma apprezzo molto e ritengo essenziale anche lo scambio di opinioni e di visioni artistiche tra artisti, i corsi e i vari workshop sono occasioni e esperienze che non vanno ignorate se si vuole espandere la propria mente e crescere tecnicamente.
Come vivi il rapporto tra l'arte e il pubblico? In che modo il feedback o le reazioni delle persone influenzano il tuo lavoro?
Sono il peggior critico di me stesso e di conseguenza tendo a ricercare ossessivamente i difetti nei miei lavori appena conclusi, proprio per essere a mio agio con l’idea di mostrarli a più persone. Riesco però a essere obiettivo e riconoscere la qualità dei miei lavori. In linea generale quindi mi condiziona molto, ma dipende molto da quanto mi piaccia e vada fiero del lavoro in questione. Un eventuale parere negativo o semplicemente vedere una persona passare oltre e “ignorare” la mia opera in un contesto come quello dei vernissage mi può in qualche modo ferire, ma non condiziona per niente i miei lavori perchè ho imparato ad accettare questo lato della medaglia… E’ inevitabile ricevere pareri sia positivi che negativi se ti prendi la responsabilità di esporti e farti notare tramite i tuoi lavori.
C'è un'opera, tra quelle che hai realizzato, che consideri particolarmente significativa per te? Puoi raccontarci la sua storia?
Sarò banale ma un'opera a cui sono affezionato è proprio quella portata a “Visioni”, intitolata “in trappola”. Di solito cerco di non legarmi e affezionarmi troppo alle mie opere, cerco infatti di concentrarmi sugli errori o piccole imperfezioni, usandolo per trarne solo una lezione per il prossimo disegno e il prossimo ancora e così via… Il motivo principale per il quale sono legato a questa opera è che mi approcciai a lei senza aspettative, dando per scontato che oltre a un semplice post su instagram e vari complimenti da parte delle persone che mi stanno vicine, non avrebbe avuto particolare rilevanza. Mi si presentò però un’opportunità con partecipare ad una call e pensai "perché no?”... mai scelta fu più azzeccata. vinsi un premio e ciò mi incoraggiò a propormi con la stessa al premio internazionale “Visioni”. Si può quindi dire che mi ricorda di credere in me e ciò che faccio, non dando niente per scontato per quanto riguarda il mio cammino artistico.
Come vedi il ruolo dell’arte nella società contemporanea? Pensi che il tuo lavoro contribuisca in qualche modo a questo ruolo?
Credo che oggi l’arte sia molto più presente di ciò che sembra, ciò che differenzia la società contemporanea da quella di secoli, o semplicemente decenni fà, è che ne siamo inconsapevoli, la diamo per scontata o semplicemente ne ignoriamo il vero significato (Qualsiasi forma di attività dell'uomo come riprova o esaltazione del suo talento inventivo e della sua capacità espressiva) considerando arte solo quella concepita dai vari Michelangelo, Van Gogh, Da Vinci etc. Basta guardarsi intorno per le strade, accedendo ai propri feed dei social popolati da persone che propongono quelli che oggi chiamiamo volgarmente “servizi”, o anche dall’avvento che sta avendo l'intelligenza artificiale e il suo impatto, a tratti pericoloso, su di noi, per capirlo. Per rispondere alla seconda domanda ci si può basare proprio su questo… ovvero l’eccessiva domanda che c’è oggi che rende ormai superfluo e inutile per la società il lavoro e l’arte dei singoli. Per questo motivo non faccio ciò che faccio per sperare di avere un impatto significativo nella società, ma semplicemente perché mi rende felice.
Quali sono le maggiori difficoltà che hai affrontato come artista e come le hai superate?
Il più grande ostacolo è stato quello di paragonare i miei lavori con quelli dei più grandi esponenti del mio stile. Specie in questi tempi è molto facile cadere nella tentazione di “odiare" i tuoi lavori perché inferiori obiettivamente a quelli di molti altri.
Paradossalmente questa difficoltà è stata anche la mia più grande spinta a crescere e spingermi sempre più avanti.
Recentemente hai partecipato a Visioni, il premio d’arte internazionale organizzato dall’associazione culturale Athenae Artis di Maria Di Stasio. Che esperienza è stata per te? C’è qualcosa di particolare che hai apprezzato o che ha arricchito il tuo percorso artistico?
Quella del premio d’arte internazionale “Visioni” organizzato dall’associazione culturale Athenae Artis di Maria Di Stasio è stata un’esperienza che mi ha lasciato, in primis il piacere di aver avuto l’occasione di esporre una mia opera in un contesto importante come il Tempio di Pomona di Salerno, ma inoltre la consapevolezza del valore del mio lavoro e dell’ impegno riservato a questo. Nonostante io non supporta pienamente il detto “l’importante non è vincere ma partecipare”, ero già pienamente entusiasta del semplice traguardo di essere stato scelto tra 60 artisti, il premio ricevuto e la possibilità di raccontare tutto ciò a “L'ArteCheMiPiace” è la classica ciliegina sulla torta che ha reso questa esperienza ancora più speciale.
La tua opera presentata a Visioni è stata una delle protagoniste dell’evento. Puoi raccontarci il processo creativo che ti ha portato a realizzarla? C’è una storia, un significato o un messaggio particolare che volevi trasmettere attraverso di essa?
Ho già fatto riferimento precedentemente alla causalità con la quale sia nata questa opera, ciò che mi ha motivato a continuare fu proprio il significato che decisi di attribuire a lei. Ho intitolato questa mia opera “In trappola”. La scelta di includere solo il viso nel ritratto non è casuale; Volevo trasmettere un senso di claustrofobia e soffocamento, e per farlo, ho deciso di concentrare l'attenzione sul volto sofferente. Il titolo e l'espressione del volto parlano di un tema universale: il sentirsi intrappolati, sia fisicamente che emotivamente. Questa opera può essere letta come una riflessione sul dolore personale, su un senso di impotenza o sulla difficoltà di esprimere emozioni profonde.
In un’epoca dominata dal colore e dalla tecnologia, quale pensi sia il valore e l’impatto del disegno iperrealista a matita nel panorama artistico contemporaneo?
Quella dell'iperrealismo è una corrente artistica in parte snobbata e ritenuta inutile. Nonostante non sia d’accordo con chi crede ciò, penso che l'iperrealismo possa emergere se combinato con altri stili come il surrealismo o semplicemente cercando di dare un significato ai soggetti dei propri lavori. Personalmente cerco di inserire entrambi al suo interno
Quali progetti o obiettivi hai per il futuro? Ci sono nuovi ambiti o tematiche che vorresti esplorare?
Per mia fortuna (a tratti sfortuna) sono una persona particolarmente ambiziosa, ho infatti intenzione innanzitutto di crescere sempre di più tecnicamente per quanto riguarda l’iperrealismo e riuscire a portare i miei lavori in più realtà possibili e vivere solo di arte. Il mio intento nei prossimi lavori è quello di unire i due stili che più apprezzo, ovvero l'iperrealismo e il surrealismo, creando immagini “fantastiche” ma in chiave iperrealistica.
Contatti
Email mattiacarella.art@gmail.com
Instagram mattiacarellaart
Mattia Carella
Sin dalla prima infanzia, l’artista ha manifestato un innato talento per il disegno, coltivato con dedizione attraverso un percorso autodidattico. Affascinato dalle potenzialità espressive della matita e del carboncino, ha sviluppato uno stile iperrealista caratterizzato da una straordinaria precisione tecnica e una raffinata gestione del chiaroscuro.
Tra le sue principali influenze si annoverano maestri dell’iperrealismo contemporaneo come Diego Koi e Dylan Eakin, che hanno ispirato la sua ricerca artistica volta a trascendere la mera riproduzione del reale, trasformandola in un’esperienza emotiva e concettuale. Sebbene prediliga lavorare in solitudine, riconosce il valore del confronto e dell’arricchimento derivante dallo scambio artistico.
Nel corso del suo percorso artistico, le sue opere sono state esposte in contesti di rilievo, ottenendo prestigiosi riconoscimenti, tra cui Menzione Speciale al Premio Internazionale “Visioni”. Questo traguardo ha rappresentato una significativa affermazione del suo percorso creativo, consolidando la sua presenza nel panorama artistico contemporaneo.
L’obiettivo dell’artista è proseguire la sua ricerca fondendo iperrealismo e surrealismo, creando immagini che combinino la precisione tecnica con una forte carica narrativa ed emozionale, mantenendo costante la dedizione e la passione che da sempre guidano il suo lavoro.
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