L'Infinito nel Piccolo... Dove Ogni Dettaglio Racconta una Storia Senza Tempo Le Miniature di Vanni Vano

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L'Infinito nel Piccolo... 

Dove Ogni Dettaglio Racconta una Storia Senza Tempo

Le Miniature di Vanni Vano





di Giuseppina Irene Groccia |28|Gennaio|2025|


Giovanni Vano rappresenta un esempio significativo di come la creatività possa essere il filo conduttore di una vita, capace di attraversare contesti e discipline con coerenza e dedizione. Nato a Napoli, nel cuore storico di San Domenico Maggiore, l’artista incarna l’essenza della cultura partenopea: una miscela di tradizione artigianale, ingegno pratico e uno sguardo rivolto all’innovazione.

 

Sin da giovane, Giovanni detto Vanni ha manifestato una spiccata predisposizione per l’arte manuale e la progettazione creativa. Un episodio emblematico è il riconoscimento ottenuto a soli 12 anni per un’opera in legno riciclato, che già rivelava la capacità di combinare estetica e funzionalità, anticipando una sensibilità artistica legata ai dettagli e alla sostenibilità dei materiali. Questo talento non era isolato ma parte di una più ampia tradizione familiare, ereditata da un padre abile artigiano e da un ambiente culturale fertile, dove l’arte e l’ingegno sono valori profondamente radicati.

 

La carriera artistica di Vanni Vano è caratterizzata da molteplici esperienze che hanno contribuito a definire il suo linguaggio espressivo. L’aeromodellismo statico e dinamico, seguito successivamente dal modellismo navale, ha rappresentato non solo un’attività tecnica ma un vero e proprio esercizio creativo, dove precisione e visione si fondono. Parallelamente, il teatro, iniziato nel 1975, ha aggiunto una dimensione performativa alla sua arte, evidenziando una poliedricità che si riflette nella sua capacità di muoversi tra arti visive e sceniche.

 

Nonostante una carriera manageriale di successo, culminata nel ruolo di responsabile presso Michelin, l’artista non ha mai abbandonato la sua vocazione artistica, ritornando negli ultimi anni a una forma d’arte estremamente particolare: le miniature, conosciute anche come "dollhouse". In questo ambito, l’artista si distingue per una ricerca che evita deliberatamente l’associazione con l’arte presepiale, considerata troppo inflazionata, per esplorare invece un universo narrativo autonomo e originale.

 

Ciò che rende unica l’arte di Giovanni Vano è l’attenzione maniacale al dettaglio e la capacità di suscitare emozioni concrete attraverso le sue opere in miniatura. Ogni opera si presenta come una soglia verso un universo intimo e meticoloso, un microcosmo intriso di raffinatezza e cura dove la meraviglia si manifesta nei dettagli più minuti, quasi sfidando i limiti del possibile. L’arte di Giovanni Vano si traduce in un’esperienza immersiva, capace di sollecitare i sensi e lo stupore, un omaggio eloquente alla dedizione e alla passione che pervadono ogni gesto del suo processo creativo.

 

L’incontro con Giovanni Vano offre l’opportunità di addentrarsi nell’universo di un artista poliedrico, esplorando le sfumature più affascinanti della sua produzione. 

In questa intervista, l'artista ci guida attraverso i momenti più significativi della sua carriera, condividendo le sue ispirazioni, le difficoltà incontrate e, in particolare, una riflessione profonda sul ruolo dell'arte come strumento per trasmettere emozioni, sorprendere e connettersi con il pubblico attraverso la meraviglia e la bellezza.














Puoi raccontarci come hai iniziato il tuo percorso artistico? C'è stato un momento o un evento particolare che ti ha spinto verso l'arte?


Potrei dire che ho sempre avuto una vena artistica che ha caratterizzato la mia vita, fin dalla tenera età di dieci anni. Creavo bigliettini augurali a Pasqua e Natale, con polverine luccicanti, ovatta, e pennarelli colorati, per poi “venderli” in Famiglia a 50 lire cadauno, non so se li apprezzavano o se li acquistavano per accontentarmi…..!

Relativamente all’evento particolare che mi ha spinto verso mondo delle miniature, credo che galeotto sia stato il COVID e il LOCKDOWN.

Nel 2020 ero da poco entrato nel mondo dei pensionati, ed avendo lasciato un’attività che mi vedeva sempre impegnato freneticamente, non riuscivo a star fermo oziando. Acquistai una piccola scatola di montaggio in miniatura da assemblare e da lì…. si è aperto un mondo. Avendo poi sempre avuto, estro, fantasia e manualità il percorso è stato tutto in discesa


 

Qual è il tema o il messaggio principale che cerchi di comunicare attraverso le tue opere?


Faccio fatica a chiamarle “opere“ e mi sento lusingato quando vengono definite tali. Dietro questi piccoli oggetti c’è passione, impegno, voglia di piacere e far piacere, desiderio di estorcere un sorriso, per portarci a dimenticare per un attimo tutte le difficoltà quotidiane che viviamo. Ecco io mi sento appagato quando un adulto nel guardare una mia miniatura, mi elargisce un sorriso a trentadue denti, ritornando bambino per un nanosecondo!

E’ Meraviglioso


 


Il tuo lavoro dimostra come il modellismo possa essere elevato a una vera e propria forma d’arte. Qual è il messaggio o l’emozione che speri di trasmettere con le tue creazioni a chi le ammira o le possiede?


Effettivamente dopo aver fatto i primi assemblaggi di scatole preconfezionate, sentivo la necessità di creare qualcosa di mio, di raro, unico nel suo genere e soprattutto irreplicabile. Da qui il desiderio di creare opere che fossero dense di calore, passione, di ricercatezza nei particolari, con colori caldi e non banali. Cercando di far nascere il  piacere di possederle.

 

 

 

La tua filosofia del modellismo è fortemente legata alla creatività e alla reinterpretazione dei progetti originali. Come nasce l’ispirazione per le modifiche che apporti? Parti da un’idea specifica, da un’immagine mentale, o lasci che il processo creativo si evolva spontaneamente mentre lavori?


Vi sembrerà strano, ma credetemi, ogni piccolo oggetto che vedo è fonte di ispirazione e di progettualità. Il mio laboratorio potrebbe essere definito una piccola discarica di un accumulatore seriale. C’è di tutto, dai cartoncini ondulati dei biscotti, utili per fare mini tegole, a tappi di medicinali che possono diventare piccoli secchi di acqua. Da tubicini rossi del Baigon, che tagliati ed arrotolati di cotone, possono diventare piccolissime spagnolette di cotone, a piccoli monili di collane che si trasformano in mini vasi da fiori, per non citare stoffe, tulle, fiori finti delle bomboniere, astucci di enterogermina e…. beh venite a trovarmi e capirete!

Non ho sempre un’ idea chiara e precisa di come realizzare una mia opera. Non c’è un progetto come per la costruzione di una casa, tutto è un work in progress, ci sono opere che sono state ferme per mesi perché non si concretizzava l’idea o l’emozione che doveva arrivare.

A volte ho comprato oggetti per strada che a prima vista già mi rapivano, ed intravedevo l’opera che ne sarebbe dovuta nascere.

“Miniatura ad Orologeria” l’ultima nata è  proprio stata creta così, un orologio rotto, in disuso venduto da un clochard, che si trasforma in oggetto che ha fatto sbalordire Myrta Merlino ed i critici d’arte Marco Rebuzzi e Mariangela Bognolo. 




 

Lavorare su pezzi unici e rari richiede una grande dose di sperimentazione e attenzione ai dettagli. Quali sono le difficoltà più significative che incontri nel trasformare un semplice kit in un’opera d’arte originale? Hai una tecnica o un approccio preferito per superarle?


Fortunatamente quando elaboro e creo le mie miniature, sono solo e non mi ascolta nessuno! Già perché a volte s’impreca, ci si innervosisce, e si dicono cose indicibili, soprattutto quando stai per incollare con le pinzette un oggetto piccolo come la testa di uno spillo, e ti scappa uno starnuto o un colpo di tosse…. provate ad immaginare cosa accade! Oppure quando cominci a chiederti perché il Signore ci ha creato solo con due mani, quando in certe situazioni servirebbe la terza…. eppure la quarta. Oppure quando, come mi è accaduto, per non perdere tempo, apri con la bocca il tubetto di colla ATTAK che malauguratamente si rompe attaccando labbra, denti e dita…… beh… lì mi sono davvero superato e spaventato.

 

Come si superano queste difficoltà? Semplice! La prima volta non ci riesci, la seconda ci riprovi  la terza…. non devi provarci. Si lascia tutto, si prende un caffè, si abbandona e lo riaffronti il giorno dopo…. et plus facile!

 


Nel tuo percorso artistico, riesci a combinare due mondi affascinanti: il modellismo e il teatro amatoriale. Come riesci a conciliare queste due passioni? C'è un filo conduttore che lega questi due ambiti nella tua arte?


“Prendi una donna….” Citava una vecchia canzone di Marco Ferradini, non trattarla male “, sposala e spera sopporti i tuoi hobbies e le tue passioni condividendone le tue assenze. Questo è uno dei primi segreti per far combinare questi due mondi che hanno in comune lo stesso demoltiplicatore: l’assenza da casa !

Credo che il filo… anzi i due fili conduttori, che legano questi due ambiti siano per me: TIMIDEZZA e CONSENSO e forse anche con un pizzico di sano egocentrismo.

Questa è una splendida domanda alla quale non avrei voluto rispondere per non espormi, ma giunto quasi alla soglia dei settanta anni, ho preso coraggio e perso un po’ di sano pudore. Ho cominciato a recitare a 17 anni perché timido, goffo, impacciato e con il dubbio di non essere accettato dal mondo. Non ero biondo, né alto né con gli occhi azzurri, né superdotato e tantomeno lo sono  adesso….ANZI!

Per cui come sempre capita ai timidi, ci si mette in gioco e ci si espone, cercando di farsi valere per altre doti o qualità. Ed eccomi calpestare le tavole del palcoscenico, recitare con ansia, ingoiare saliva, arrossire, gestire le emozioni e con lo stesso spirito sfidare il mondo del lavoro cercando a tutti i costi di farsi apprezzare diventando un manager, coach, motivatore e gestore di uomini da portare in carriera. Un vero life motive della mia vita!

Poi alla soglia dei cinquant’anni di Teatro Amatoriale, non potendomi più esprimere nel lavoro, ecco avanzare l’Arte, sempre con la speranza e l’egocentrismo di essere accettato, di avere visibilità, di strappare complimenti e consensi, ma soprattutto per lasciare su questa terra una traccia della mia presenza. Mi reputo una persona fortunata.






 

Come descriveresti il tuo stile artistico e come si è evoluto nel corso del tempo?


Non credo di avere uno stile artistico, ho solo una gran voglia di creare opere particolari e diverse dalle altre. Sono Napoletano e spesso mi chiedono se faccio presepi, li ho fatti più di trenta anni fa, ma sono troppo inflazionati e facilmente replicabili, soprattutto dagli Asiatici o dagli stampi di gesso… ecco io amo fare cose rare, pensate, e difficilmente replicabili. Ho ancora molti margini di evoluzioni in campo artistico, più frequento artisti più mi rendo conto di essere all’asilo!


 

Quali sono le principali fonti di ispirazione per il tuo lavoro? Ci sono artisti, movimenti o esperienze personali che hanno influenzato particolarmente la tua visione?


Sono un grosso osservatore, la mia ex Azienda mi ha insegnato ad osservare, e non guardare, a soffermarsi sui particolari cercando sempre di approfondire ogni cosa a 360 °. Poi ho questo gran dono di elaborare con fantasia, e grazie a Papà che mi ha insegnato tante cose, ho acquisito manualità ed ingegno nel creare a riparare oggetti. 

 




Qual è il processo creativo che segui per realizzare le tue opere? Ci sono tecniche o rituali a cui sei particolarmente affezionato?


Ho già espresso sopra alcuni criteri che mi aiutano a realizzare le mie opere, posso confidarVi  un rituale però, beh ogni qualvolta che ne finisco una, devo assolutamente riordinare il banco di lavoro, pulirlo, disinfettarlo, lavarlo sistemare tutti gli attrezzi, riporre tutto in ordine e solo dopo riaprire un altro cantiere. Una sorte di rituale propiziatorio, quasi un reset con quello che c’era prima, chissà forse per non essere influenzato dall’opera precedente.

 


Quali materiali preferisci utilizzare per le tue creazioni, e cosa ti guida nella scelta di un materiale rispetto a un altro?

 

Come scritto prima, per me tutto è fonte di creazione. Ma c’è una cosa che non può e non deve mai mancare: il legno !

Questo materiale è fonte di ispirazione, calore, passione, sensazione eccitazione. Il suo profumo mi inebria toccarlo mi fa sentire bene ed appagato, ma soprattutto mi ispira. Pensate che alla mia opera:

 “ LAVANDERIA in BOTTIGLIA “, piaciuta al  Dottor Sandro Serradifalco ed al regista giornalista attore, Edoardo Sylos Labini, essendo stata tutta realizzata con materiali riciclati ed in plastica, gli ho creata una base di legno in mogano per farne esaltare la fredda plastica.

 




 

Come concepisci il rapporto tra lo spazio e le tue opere? Pensi che l'ambiente circostante influenzi la percezione delle tue preziose miniature?

 

Assolutamente si, ne sono pienamente convinto. Nel 2024 ho cominciato a farmi vedere e notare dal pubblico, ho partecipato ed esposto le mie opere  a Milano in Miniaturitalia, molti consensi ed apprezzamenti ma non era il pubblico giusto, molti curiosi e addetti ai lavori, ma poco ricettivi.

Una pessima esperienza a Lucca in una fiera del Vintage e della creatività, dove credevo ci fosse un pubblico più ricercato, invece ho scoperto essere un mega mercatino dell’usato. Poi vittima di una mega disorganizzazione e raggiro economico a Monterosi in provincia di Viterbo, dove siamo attualmente in causa, e poi finalmente tre location ed opportunità valide.


·        Ferrara con la 2° Biennale della Creativià, selezionato dai  Dottori Rino Lucia e Sandro Serradifalco nella quale i critici d’arte Prof. Sgarbi, Emanuele Beluffi, Sylos Labini e  Marco Rebuzzi, mi hanno apprezzato e invitato ad esporre online una mia opera al:

·        Teatro Manzoni di Milano per il PREMIO INTERNAZIONALE D’ARTE Giuseppe Mazzini;

·        Salerno nel suggestivo Tempio di Pomona la Dott.ssa Maria Di Stasio mi seleziona per farmi esporre le opere nella 1° edizione del PREMIO INTERNAZIONALE D’ARTE Athenae Artis “ VISIONI “ nella quale vengo premiato dalla critica d’arte Dott.ssa Mariangela Bognolo con una SEGNALAZIONE  SPECIALE.


 

Come vivi il rapporto tra l'arte e il pubblico? In che modo il feedback o le reazioni delle persone influenzano il tuo lavoro?

 

Ho già chiarito che “vivo” di consensi, gratificazioni e complimenti. Ma mi sono dato un tempo per comprendere, se aldilà dei puri complimenti, ci sia qualcuno disposto a spendere degli euro pur di possedere una mia creazione, diversamente se tutto ciò che ho realizzato dovesse risultare soltanto una bella vetrina da guardare, quando sarà terminato il tempo che mi sono posto, genererò una mega asta di beneficenza e mi dedicherò a gonfiare palloncini nei giardinetti pubblici.

 







C'è un'opera, tra quelle che hai realizzato, che consideri particolarmente significativa per te? Puoi raccontarci la sua storia?

 

Assolutamente SI !   “Sartoria MINASI ” è quella particolarmente significativa. Minasi è il cognome di mio Nonno Armando, il quale era sarto, e lo era anche mia Madre. La sartoria è sorta realizzando il banco da lavoro dove mio Nonno per distrazione lo bruciò col ferro da stiro. Tutto è cominciato da quel piccolo frammento di ricordo che avevo nel mio hard disk, e da lì per otto mesi ho rielaborato con fantasia ed ingegno questa mini opera, e come tocco finale ci ho affisso la foto del Nonnino. I particolari devono essere osservati e spiegati per comprendere l’immenso amore che c’è in questo concentrato di miniatura.

 

Come vedi il ruolo dell’arte nella società contemporanea? Pensi che il tuo lavoro contribuisca in qualche modo a questo ruolo?

 

Anche questa è una bella domanda ! Se penso alla banana al muro con lo scotch di Maurizio Cattelan, o al Pulcinella di Gaetano Pesce, mi viene da pensare che ho buone speranze di collocare qualche mia opera….

Ma credo invece da buon boomer che quando una cosa è bella ed è fatta bene, oggettivamente non si può negarlo.

Ma è anche vero che non è bello ciò che è bello, ma soprattutto ciò che piace!

Per questo mia moglie mi ha sposato…..

Scherzi a parte,  non sono così presuntuoso e narcisista da potermi considerare un artista al punto di poter impattare in un contesto di arte contemporanea.


 


Quali sono le maggiori difficoltà che hai affrontato come artista e come le hai superate?


Sicuramente gli spazi ed i costi delle materie  per poterli creare. Ho un laboratorio che ha dei costi vivi, con attrezzi, colle, vernici e tutto quanto possa servire per creare. Indubbiamente un artista crea, produce ma deve avere anche un ritorno. Diversamente si cambia hobby perché il laboratorio non può diventare anche deposito.

 

 


 

Recentemente hai partecipato a Visioni, il premio d’arte internazionale organizzato dall’associazione culturale Athenae Artis di Maria Di Stasio. Che esperienza è stata per te? C’è qualcosa di particolare che hai apprezzato o che ha arricchito il tuo percorso artistico?"


Assolutamente positiva e stimolante. Oltre ad aver avuto il piacere di conoscere la Dottoressa Di Stasio con la sua totale disponibilità e abnegazione nei confronti di noi artisti, ho conosciuto ed apprezzato i lavori di altri colleghi, e con alcuni di loro sono sorte gradevolissime amicizie e scambi d’informazione.

Ciò che in particolare ha arricchito il mio percorso e l’attenzione al singolo partecipante, la cura e la voglia di metterlo al “centro del villaggio”, dargli visibilità a 360° parlando di Lui e delle sue opere. Questa intervista ne è la prova di cotanta passione e professionalità.



 

Le tue tre bellissime opere di modellismo creativo presentate a Visioni sono state tra le protagoniste dell’evento, distinguendosi al punto da farti ottenere una menzione speciale. Puoi raccontarci il processo creativo che ti ha portato a realizzarle? C’è una storia, un significato o un messaggio particolare che volevi trasmettere attraverso di esse?


Come ho anticipato e descritto, : MINIATURA ad OROLOGERIA, SARTORIA MINASI e LAVANDERIA in BOTTIGLIA, sono state le tre ultime nate. Scaturite da tre stati d’animo diversi:


·        l’orologio segna il tempo che scorre inesorabile, ma se sposti lo sguardo (aprendo lo sportello) si apre un mondo fatto di tuoi ricordi, di calore e d’intimità che ti accompagneranno sempre e che nessuno potrà mai cancellare;

·        la Sartoria Minasi è un ricordo dell’infanzia ma da non abbandonare, anzi forse un monito ai giovani: coltivare e apprezzare l’artigianalità e l’esclusività di capi, che nascono da altri artisti della stoffa!

·        La Lavanderia è l’amara realtà del mondo di oggi, plastica, detersivi, ambienti freddi, privi di colore e calore, dove ogni “macchia“  viene lavata e sbiancata da acidi o lavatrici…. ma io vi ho voluto mettere delle micro mollette in legno, piccolissime…. che non sono state sostituite ancora dalla fredda plastica…. una speranza che si possa ancora credere in qualcosa….al punto da mettere una BASE IN LEGNO per tenere BEN SALDA LA PLASTICA!

 

 

 

Quali progetti o obiettivi hai per il futuro? Ci sono nuovi ambiti o tematiche che vorresti esplorare?


Si, a breve affronterò un’altra esperienza finalizzata a farmi conoscere, due curatrici simpaticissime e brave galleriste,  hanno voluto che esponessi alcune mie opere in una Galleria in Via Chiatamone : SPAZIO 57

E ad Aprile parteciperò a EVERLAND - PERCORSI DI RICERCA in Roma nella GALLERIA D’ARTE “IL LEONE“ sempre organizzato dalla Dottoressa Maria Di Stasio, alla quale non finirò mai di ringraziare per questa stupenda opportunità









Contatti


Email  giannivano@msn.com


Facebook Vanni Vano











Salve,

mi chiamo GioVanni Vano , sono  nato a Napoli , il 9 Luglio di sessantasei anni fa, ed  esattamente a San Domenico Maggiore, nel cuore della famosa spacca Napoli, per cui a chi mi domanda:  

“ ma sei di Napoli-Napoli ? ”     La risposta è:  Assolutamente SI ! 


A 12 anni fui premiato in Applicazione Tecnica alle scuole medie con un 10 , per aver creato un porta  riviste in legno con materiali riciclati e, così, da allora, cominciai a capire di avere una certa predisposizione per la creatività, l’ingegno e la manualità, doti nel  nostro DNA ( anche mio fratello è un artista! ) a mio avviso ereditate da mio Padre, che aveva il dono di saper riparare tutto ed  il culto degli attrezzi da lavoro.

Col tempo sviluppai  la passione per l’aeromodellismo statico e dinamico per poi approcciarmi a quello navale. Nel 1975 nacque un’altra passione artistica:  il teatro, che ancora oggi a distanza di 50 anni pratico a livello amatoriale, pur avendo partecipato a fiction televisive. Diplomato in costruzioni aeronautiche, abbandonai la facoltà di ingegneria aeronautica per vicissitudini familiari, e, successivamente, riuscii nel 1995, a diventare manager in quella che fu l’Azienda che mi fece   crescere professionalmente:  Michelin.

Da circa tre anni, mi sono riavvicinato al modellismo….anzi alle miniature, definite dollhouse, e   ho cominciato a creare “delle piccole opere”, stando ben attento a non entrare nel vortice dell’arte presepiale che contraddistingue la maggior parte di noi Napoletani , a parer mio,  troppo inflazionato. La mia più grande gratificazione è appropriarmi di quei sorrisi  a bocca aperta o di quegli sguardi che fanno le persone nell’osservare i miei piccolissimi dettagli , che mi ripagano di tutto il tempo impiegato  e della pazienza che mi è occorsa.

 

































©L’ArteCheMiPiace - Blog Arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia 








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