Mario Vespasiani “The gentleman”
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Mario Vespasiani “The gentleman”
C’è un nuovo supereroe
molto gentle, altrettanto mystic e, perché no, anche fashion. Superman, Iromen,
Spiderman … superati! Parola di Maria Marchese! L’universo di Mario Vespasiani,
a Gentleman in the world of art.
di Maria Marchese |26|Agosto|2024|
Oggi vi porto nell’universo del Maestro Mario Vespasiani:
parallelo, di nicchia, incontaminato… una vera e propria oasi dove l’intelligenza
non è artificiale.
L’incontro con l’artista di Ripatransone
Qualche tempo fa, tra le mani di un addetto del settore
arte, vedo un acquerello di Mario Vespasiani; l'art puntini puntini (metteteci
quello che volete: curator, developer, influencer, critic oppure bla bla — ahahah!
cattivona oggi la Marchese — direte Voi —;— poi, più avanti, mi raddolcisco — vi rispondo)
lo contestualizza come pop, per via dei colori, avendo invitato il noto artista
ad inserire una propria opera nel contesto di una mostra internazionale dedicata
all’artista pop per eccellenza.
Guardo l’opera del Maestro Vespasiani, un autoritratto, e, nello
specifico, osservo proprio quei colori così ben modulati, impalpabili eppure
percettibili chiaramente allo sguardo; esattamente quel percettibile non è da fraintendersi
con chiassoso. Se pensiamo al termine pop — coniato dagli inglesi L.
Fiedler e R. Banham nel 1955, con un esplicito riferimento ai fenomeni della
comunicazione di massa, quindi, ai fumetti, ai rotocalchi, alla televisione, al
cinema… per circoscriverlo, più precisamente nel 1960, riferendosi
esclusivamente all’arte propriamente detta e indicando quelle opere che si
ispiravano alla cultura popolare, intesa come cultura di massa —, rivolto al
Maestro Vespasiani io dico e sottoscrivo “Nooooo”.
Un olio del Maestro Vespasiani
Torniamo all’acquerello di Vespasiani
Nell’immediato, colgo la ricercatezza delle tonalità, così
inusuali, vibranti, frutto di un’indiscussa indagine nonché sperimentazione, che
mi colpiscono al punto tale che potrei paragonarle al suono potente ed
irradiante di un triangolo — chitarra, arpa, violino no, eh Marchese? No… è un
qualcosa di più elitario e se non lo sapete esiste anche un triangolista, che
non c’entra nulla con Pitagora e le formule matematiche, più famoso al mondo;
si tratta di Drew Hester, il percussionista dei Foo Fighters —: un vibrato
naturale, dal suono potente ed irradiante.
I colori, intese come mescite, e le nuances, creati da
Vespasiani possiedono la concretezza dello strumento metallico e del tocco e
dell’incipit sonoro, così intensamente delicato, come la continuità
quest’ultimo: il suono, infatti, perde quel lato fisico, la gravità, per
propagarsi nell’aria, trasformandosi in un’ascensione leggera — pura levità —,
che diventa presenza invisibile, ma significativa, laddove la ricerca umana si
è spinta oltre l’immanente.
Vespasiani potrebbe suonare il Triangolo di Penrose —
ullaaaa Marchese! — direte Voi —, che in realtà non è uno strumento musicale,
ma ha ispirato diversi artisti come M. C. Escher ; il
suddetto, creato dall'artista svedese Oscar Reutersvard nel
1934 e indipendentemente inventato e reso popolare dal matematico Roger
Penrose in un articolo del febbraio 1958, dove lo descriveva
come l'impossibile nella sua forma pura, è un oggetto impossibile,
ovvero può esistere solamente come rappresentazione bidimensionale e non può
essere costruito nello spazio, poiché presenta una sovrapposizione impossibile
di linee con differenti costruzioni prospettiche.
Un opera di Mario Vespasiani (sx) - Il Presidente Mattarella ammira le opere di Vespasiani
Oltre ai colori, quell’acquerello di Vespasiani…
Oltretutto, quel volto mi rimanda all’idea dell’” Ecce Homo”, da intendersi come
legame con una spiritualità per pochi, quasi una sindone, dove di fisico c’è un
vaga, sanguigna impronta, che testimonia una presenza umana e le atrocità che
ha subito, il resto lo si respira, intuisce; di Vespasiani, però, percepisco un
lato ameno.
Infatti, Vespasiani indaga sfere della conoscenza altre
dalla geometria, si parla della mistica cristiana, dell’alchimia, delle leggi
naturali e della sapienza orientale, suscitando interesse in studiosi di
teologia, astrofisica, filosofia, antropologia…, oltre a compiere un profondo
viaggio addentro — badate bene la differenza perché la più semplice delle
preposizioni qui fa una magia di significato spettacolare: sbilancia la
stabilità del ‘dentro’, un concetto spaziale comunissimo, trasformandolo in un
concetto penetrante, di sfumatura radicalmente diversa, perché ci parla di
profondità, di intensità… — queste
ultime e se stesso.
Mario Vespasiani presso il Museo delle Medaglie d'Oro al Valor Militare d'Italia
Qualche tempo dopo
Qualche tempo dopo, incontro una conoscenza comune, in un
contesto del varesotto, e ne parliamo, promettendoci di far visita allo studio
d’arte di Ripatransone. Come spesso accade, ci si perde di vista, ma continuo a
condividere i miei articoli con quel contatto
.
Pochi giorni fa, mi invita a approfondire nuovamente la
personalità di Vespasiani e gli invio un vocale nel quale sintetizzo alcuni
pensieri sul modus vivendi del Maestro.
Qualche ora dopo, mi scrive Mario Vespasiani per
ringraziarmi delle riflessioni espresse — la tecnologia maledetta ma anche
benedetta — : le jeux sont fait.
Le opere di M. Vespasiani in dialogo con quelle di F. Goya; un olio di M. Vespasiani
Oggi
Mea culpa — dovuta ad
eccessiva discrezione — approfondisco solo ora la storia di Vespasiani, ma,
durante una telefonata, trovo conferma che ciò che percepii, da un solo
acquerello, aveva fondatezza.
Marchese occhio di lince! Ahahah
Quando parliamo di Vespasiani si parla di una storia antica,
che trascende la data di nascita, databile a… chi lo sa; come vi ho accennato
prima, le discipline a cui è devoto sono lontane dalle letture per divago. Inizia
molto giovane, non ancora ventenne, ad esporre, vantando oggi esposizioni su
tutto il territorio nazionale, tra gallerie, musei, luoghi di culto e contesti
inusuali (presso i Musei Capitolini Roma, al Padiglione Italia della Biennale
di Venezia, nella sede di Torino, alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo della
stessa città… queste per citarne alcune); a 27 anni vince il premio Pagine
bianche d’autore ed è presente nel libro “Fragili eroi” di Roberto Grimaccia; ha
tenuto conferenze all’Accademia delle Belle Arti di Macerata, per essere stato
uno dei primi ad aver creato una cifra stilistica che si è evoluta attraverso
l’uso di nuovi materiale e recenti tecnologie; le sue opere sono state messe in
dialogo con quelle di alcuni artisti italiani della caratura di M. Schifano, O.
Licini, M. Giscomelli, L. Lotto — ed essendo una sostenitrice del Lotto, della
sua personalità in po’ irriverente, di una sua certa spregiudicatezza
compositiva (pensiamo all’ Annunciazione di
Recanati del 1534), dico —Chapeau! —
; per non parlare, poi, del progetto Araxis, opere tessute, dove
rivoluziona il modo di concepire le sfumature dei colori, mediante una
sovrapposizione di migliaia di fili, immaginandovi figure archetipe in divenire
(la cui ritualità, quindi, si rinnova nel tempo); dal 2013 lavora al progetto Mara
as Muse (come tutti i grandi artisti, anche Vespasiani ha al proprio fianco
una musa ispiratrice, presenza femminina costante ma, a differenza di ciò che
accade da mezzo secolo, ossia che “Siddonna” — neo conio Marchese — accendeva
intuizioni e poi tutto finiva lì, Vespasiani e Mara testimoniano una relazione
completa, fatta da intesa, devozione, complementari età quotidiane, documentata
da foto, scritti, video… tanto da rendere la coppia una delle più autorevoli
del panorama artistico italiano a cui il Magazine Eventi Culturali, nel 2019,
ha dedicato la copertina.
Alla 4’ edizione la rassegna di incontri culturali
“Indipendenti, ribelli e mistici”, ideata dai signori Vespasiani: una serie di
incontri che si tengono presso lo studio d’Arte di Ripatransone, dove, nel
tempo, si sta profilando una figura, quella della “voce fuori dal coro”. Gli
ospiti, del calibro di G.
Magi , P.
Battistel…, argomentano, con cognizione di causa, punti di vista e concetti
che forniscono spunti di riflessione importanti e non comuni, non OGM.
Il mistico superato? Bypassato l’improbabile Ulf Buck e la rumpologia — anche no! —, Vespasiani — questa anche ve
la scrivo perché i piace assai: il Magazine Stilus ha dedicato un
approfondimento alla sua calligrafia, collocandolo tra i Maestri dall’Arte, tra
Klee e Kandinskij, precedentemente trattati — si afferma come una figura
controcorrente per preparazione, gentilezza, eleganza, lungimiranza…: in un
momento storico in cui sembrerebbero primeggiare haters, urlatori ed
improvvisatori di ogni tipo, l’artista, a mio avviso, dimostra come conoscenza,
cultura, educazione, etica e spiritualità siano, all’opposto, qualità vincenti.
La pittura di Vespasiani
Durante la telefonata, apprendo da Vespasiani che ha una
predilezione per la pittura ad olio — l’acquerello che vidi era un’eccezione —.
Tutto extra ordinario!
Prima di intraprendere un’opera — come un vero e proprio
viaggio — l’artista si connette con la propria parte più alta, affinché sia la
parte divina a muovere la sua mano; quella di Vespasiani è pittura alchemica,
perciò parlavo di creazione di colori e nuances — no al tubetto o barattolo
Pret a porter —, espressa attraverso un alfabeto simbolico che si fonda sulle
rivelazioni della mistica cristiana.
Come il Myron, l’olio profumato usato durante i
crismi, il colore oleoso di Vespasiani ha una valenza spirituale: iniziatica,
salvifica, di guarigione…
Quindi, esso si unisce al pigmento e al linguaggio segnico per
diventare una trasfigurazione, dove il passaggio di stato è insito nell’unità, nella
singola pennellata, quindi, per diventare chiara transustanziazione della
composizione. Mentre l’olio edulcora, mitiga la finitezza e le certezze, la
sintesi segnica dell’artista scompone la realtà fisica in particelle, che
ascendono, in un moto centrifugo, ma, al contrario rispetto al significato
attribuitogli dal dizionario, non è disgregazione bensì in ritorno all’uno
universale.
Vespasiani ha la capacità di accostare colori così dissimili
tra loro, creando solo armonia, una vera e propria euritmia, quasi un
architettura cromatica divina, direi — Mattarella stesso definì straordinario il
suo uso dei colori —.
Insomma, capace, buono (perché non manca di guardare con
attenzione le opere di bene; nel 2000, grazie ad grande evento organizzato da
lui nella sua città in favore della Croce Azzurra, un catalogo ed un’asta, fu possibile
acquistare un’ambulanza nuova…) e avvenente mi fa gridare — Kalokagathia! (un
concetto nato nella Grecia antica che indica l’ideale di perfezione fisica e
morale) — in un periodo storico in cui ahimè non l'argivo termine può sembrare astruso, ma lo sono parole come
morale, etica, misticismo e non selfie.
Però c’è una nuova “dottrina” da non sottovalutare! L’interpretazione
dell’emoticon.
—
Cattiva io? Tristemente realista.
Eppure non scorata! Finché ci sono indipendenti, ribelli e
mistici.
Superman, Iromen, Spiderman… superati! Io scelgo Mario
Vespasiani, il Gentleman in the world of art.
Parola di Maria Marchese. Alla prossima.
Maria Marchese, scrittrice, poetessa e curatrice d’arte, nasce a Como nel 74, dopo la maturità scientifica si iscrive all’istituto internazionale di Moda&Design “Marangoni”, a Milano.
Per oltre 20 anni svolge attività nel settore socio assistenziale.
Dal 2013 affronta da autodidatta il suo percorso di studio nel campo dell’arte, della letteratura e filosofia. Nel 2017 pubblica la sua prima silloge poetica “Le scarpe rosse- Tra tumultuoso mare e placide acque”. Da lì a breve esperisce se stessa nella critica artistica.
Collabora con il blog culturale dell’università Insubria, con lo storico dell’arte Valeriano Venneri, con Exit Urban Magazine e Art&Investments, con il Blog L’ArteCheMiPiace, con l’associazione culturale Nuovo Rinascimento, con la Galleria “Il Rivellino” a Ferrara, con Divulgarti a Genova, con Art Global a Roma, con AArtChannel di Ferrara, con Alessandra Korfias, coordinatrice ponte culturale Italia/Giappone e responsabile di Arti Services.
www.mariamarchesescrittrice.com
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