Glissando Chamber Music Festival - Le mie impressioni sulla seconda serata di Elisabetta Salatino

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Glissando Chamber Music Festival
Le mie impressioni sulla seconda serata





di Elisabetta Salatino |03|Settembre|2023|



E anche questa volta farò partire le mie impressioni sulla seconda serata di Glissando scomodando la settima arte. Si perché la musica, spesso quella classica, la incontriamo prima attraverso i film, poiché non essendo abituati all’ascolto diretto della stessa, nei luoghi dove viene eseguita, riusciamo almeno a conoscerla attraverso altre arti. E ci capita, ad esempio, di ricordare il Gloria di Vivaldi perché ci viene alla mente David Helfgott in Shine, che salta mentre ha la musica in cuffia. Oppure l’attacco degli elicotteri in Apocalypse Now con Wagner e tanti altri ancora… 


Ebbene,  ai fan di Kubrick, o almeno a quelli che ne hanno visto in sala i film nella loro vita, sarà subito balzato all’orecchio l’Andante di Schubert, tratto dal Trio per pianoforte n. 2 in mi bemolle maggiore, op. 100  in una delle sequenze più famose del cinema che troviamo nel film Barry Lyndon


Uno dei film apparentemente più semplici da comprendere ma che in realtà si basa sugli spietati rapporti di classe. Infatti il protagonista Barry, un po' il Der Wanderer della situazione, cerca di comprendere le regole che muovono  la società, alla ricerca di se stesso tutto proteso a diventare qualcuno, senza mai riuscirci. In questo film il Settecento viene rappresentato proprio sulla linea dei dipinti di quel secolo, dove la luce delle candele è riprodotta in maniera naturale.





Ho citato più sopra  il Der Wanderer di  Caspar David Friedrich, Viandante su un mare di nebbia. Tutti l’ abbiamo incontrato nelle nostre Antologie  scolastiche e molto spesso associato all’infinito di Leopardi. Il dipinto raffigura un uomo di spalle, vestito in abiti borghesi che, in piedi sopra la cima di una montagna rocciosa, contempla in totale solitudine lo spettacolo di un paesaggio  immerso nella nebbia. Sembra riflettere sulla sua totale condizione di uomo, su chi è da dove viene cosa diventerà, ma consapevole di essere sempre un  piccolo  essere davanti a quell’immenso spettacolo. Una figura di spalle, dicevo,  che non dialoga con lo spettatore, ma piuttosto lo invita a immedesimarsi in lui, a condividere il suo punto di vista ad entrare emotivamente in questo stato di riflessione assoluta.






Kubrick nel sul film è riuscito a narrare questo stato di riflessione attraverso la musica, specie quella classica. La sua arma narrativa diventa  l’Andante con moto del Trio per pianoforte n. 2 in mi bemolle maggiore, op. 100. Nel film c’è una sequenza specifica che cerca di narrare la conquista amorosa del personaggio Barry, con il fine di realizzare il suo sogno di scalata sociale; qui non ci sono dialoghi ma si tenta di narrare solo con le immagini e la musica cosa sta avvenendo. 


Potreste giustamente controbattere dicendo: ma che c’azzecca adesso Kubrick?


Probabilmente nulla, ma, in un contesto dove spesso siamo più presi dall’immagine che dall’ascolto forse si.  E poi se la resa dell’immagine e del senso che questa deve offrire si palesa  con la sola musica allora un compositore come Schubert può essere sempre interpellato e preso come riferimento (non solo per i film).

Nel film di Barry Lyndon, e in una sequenza in particolare, prima vediamo i due personaggi intenti a terminare con altre persone una partita a carte e poi i due in privato sul portico, lontani da tutti, che si guardano in assoluto silenzio prima ricambiandosi e poi ignorandosi. Perfetto risulta l’Andante di Schubert che rappresenta la voce del destino del protagonista. L’intesa fra i due non viene espressa a parole, ma tramite la sola musica. In questo senso la sequenza diventa una sorta di danza, in cui i protagonisti sono uniti da una mano sonora che li guida senza che gli stessi se ne accorgano. Lo spettatore grazie a questo brano è convinto che Barry stia per  realizzare il suo destino fatto di successo, ma è solo un’illusione.  

La sequenza  si conclude con la donna che esce dalla sala per andare nel portico, raggiunta più tardi da  Barry. Proprio come è accaduto con la Sonata a Kreutzer di Beethoven, l’intesa fra immagini e musica è perfetta:  la donna sembra rappresentare il violino e il violoncello, mentre Barry il pianoforte, e la coincidenza perfetta si ha proprio con il passaggio del tema  che cade nel preciso istante del bacio  per poi passare finalmente alla tonalità maggiore. 





Ma vediamo com’è andata ai tre Maestri di Glissando durante l’esecuzione del Trio schubertiano…


L' “Allegro”  si è aperto con tre temi: uno introdotto in maniera decisa, un secondo che ha cominciato ad essere più marcato man mano e nella parte centrale un terzo tema molto dinamico. Il movimento è giunto alla conclusione con il ritorno al primo tema ritornando ad atmosfere più dolci. Qui l’intesa dei tre Maestri assolutamente perfetta. 

L’ “Andante con moto” è iniziato con l’inconfondibile melodia del violoncello (c’è da dire che i temi più belli si sono mossi in mano a lui) e la stessa melodia ripresa nel movimento finale. E’ un  canto popolare svedese che ha ispirato Schubert questo tema che, quasi come direbbe Schopenhauer nella sua filosofia, oscilla fra la gioia e il dolore o meglio fra le tonalità maggiori e minori.

La melodia sotto forma di canone ha caratterizzato il terzo movimento, lo “Scherzo”. Anche qui fra i tre si è creata un’intesa perfetta fatta anche di respiri e scambi comunicativi che hanno reso lo Scherzo coinvolgente. 

Nell’ “Allegro moderato” è stato  il pianoforte il re assoluto. Qui i temi principali due: uno più fresco  e l’altro più pacato che man mano hanno lasciato spazio al tema del nostro Andante. 





La mia compagna d’ascolto, durante l’esecuzione del Trio, è rimasta piacevolmente colpita e meravigliata dall’esecuzione offerta dai tre Maestri, e da questo rincorrersi del tema che passa da uno strumento all’altro proprio come un dialogo. Si, dialogo, perché la musica parla e dobbiamo essere sempre noi a coglierne il senso del discorso e a chi sa apprezzarlo. 

La risposta che Schubert diede al suo editore quando gli chiese a chi era dedicato questo Trio avvalora questa cosa : 


«l'opera non è dedicata, a nessuno, se non a chi l'apprezzerà»


La parola chiave che associo a questa seconda  serata di Glissando è proprio il “Rincorrersi” cosa che troviamo anche nella magnifica esecuzione del  Trio per pianoforte n.1 in re minore, op. 49 di Felix Mendelssohn-Bartholdy, trio talmente caro al buon Schumann tanto che affermò al tempo: 

«Questo è il lavoro di un maestro . Questo Trio è una eccellente composizione che tra qualche anno delizierà i nostri nipoti e pronipoti. Mendelssohn è il Mozart del nostro momento storico, il più brillante dei musicisti, quello che ha individuato più chiaramente le contraddizioni dell'epoca e il primo che le ha riconciliate tra di loro».


Un’affermazione quella di Schumann, sicuramente ben presente ai Maestri  Lorenzo Bevacqua (pianoforte),  Pasquale Allegretti Gravina (violino) e  Filippo Di Domenico (violoncello) che hanno letteralmente ammaliato il pubblico con questo Trio davvero impegnativo. 


Per quanto riguarda il primo movimento, fin dalle primissime note è uscito fuori il  carattere forte, col primo tema sempre in mano al violoncello che si è delineato in maniera decisa per poi passare tra gli altri strumenti, con dinamiche precise e trascinanti, per poi finire nelle braccia della tastiera del pianoforte. Il secondo movimento invece si è sviluppato in uno schema fatto di melodie e timbri bellissimi. Sempre LUI, il pianoforte, è stato fautore dei velocissimi rincorrersi tematici che hanno aperto il terzo tempo del Trio. Il dialogo si è fatto sempre più  “brioso” fra i tre musicisti, proprio come vuole questo Scherzo. Più cupa, invece, l’atmosfera che ha aperto l’ultimo movimento, segnata da un andamento che  scandisce molto bene il tema principale, grazie anche alla forza comunicativa che è avvenuta fra i tre musicisti. E questa forza si è notata nelle parti dialogiche dello Scherzo ma anche nell’andamento del Finale. 

Un  “ Trio Felice”.





Ma ritorniamo al rincorrersi. In questa seconda serata la musica ha risuonato in un luogo, quello del Museo Amarelli famoso per la sua liquirizia. Una radice così dolce e tanto cara a noi rossanesi da far pensare più forte al nostro passato a quello che rappresentiamo qui e nel mondo grazie a un prodotto che cresce spontaneo da millenni. La radice ricorda anche gli alberi e il legno. 

E ripensando al viandante o meglio il Der Wanderer  senza volto, lui in effetti ha con sé un bastone di legno che  proprio in stretta correlazione con il tema offerto dal Festival che si fa simbolo dell’uomo e anche del suo destino. Il legno è stato anche uno dei protagonisti di questa seconda di Glissando con le sculture di Alfonso Caniglia. Un po’ come l’uomo, il legno si può trovare ovunque, sotto diversi aspetti e in diverse situazioni. In primo luogo come struttura portante degli alberi. In questo senso il legno è la vita dell’uomo dalla sua nascita passando per la quotidianità. Il legame naturale che esiste fra  l’uomo e il legno potremmo identificarlo con due verbi: creare e fare. 












Con il legno si creano delle forme e si viene a creare un  legame misterioso che in qualche modo insegna  qualcosa all’uomo.  Infatti prima di lavorarlo il legno, l’uomo deve imparare a conoscerlo. Ed ecco che solo dopo subentra la fantasia, la miccia artistica che dà la forma al legno. Le sculture di Caniglia mi hanno subito fatto pensare al bastone, il  legno di cui è fatto è il Maestro dell’uomo ma anche il suo fedele compagno di viaggio, un viaggio dove cerca faticosamente  di scoprire se stesso. 



















Rincorrere e ancora Rincorrere… L’abito proposto dal duo Soeve, Veronica Martino e Sonia Quercia anche questa volta si è perfettamente integrato con il tema del Der Wanderer. Quando il viandante guarda il mare di nebbia pensa a cosa ci sia oltre quella a nebbia. E sicuramente essendo un animo errante è pronto a trovare e anche rincorrere il vero, la nostra Natura. Il verde è il colore che richiama questo nostro rapporto con la madre che ci ha generati. Natura è tutto ciò che fa sperare e il verde ne è il colore principe. 

Ma un viandante non si ferma, così come le sorprese offerte durante la seconda serata di Glissando. I tre Maestri hanno concluso la serata  con una brillante esecuzione del III movimento del Trio per pianoforte, violino e violoncello della compositrice Elina Cherchesova. Il rincorrersi frenetico dei pattern ritmici ben scanditi si sono perfettamente fusi con i colori delle opere proposte da Yuki Lucia Sifonetti .



Forse è un azzardo, ma sicuramente una delle domande che noi piccoli viandanti poniamo a Glissando oggi sicuramente ha una risposta certa.


La musica può essere la via per ritrovare un po' di noi stessi?

SI.






























Elisabetta Salatino

Sono nata nel 1985, nel cuore del centro storico di Rossano. Il mio è stato un iter formativo  fortunato, perché si è sviluppato interamente nelle scuole del “paese”. Nel 2004 dopo aver ottenuto il Diploma di Maturità Classica presso il Liceo “S. Nilo” di Rossano ho intrapreso gli studi universitari presso l' Alma Mater Studiorum di Bologna conseguendo prima una Laurea triennale in Discipline delle Arti della Musica e dello Spettacolo con una dissertazione dal titolo: “Ecce Robot: ricadute performative dai Kraftwerk ai Daft PunK” (Relatore Gerardo Guccini) con pubblicazione Casa Editrice Agenda 2017 e poi completamento del ciclo di studi una Laurea Magistrale in Discipline della Musica (Musicologia e Beni culturali LM 45) con una dissertazione dal titolo: “Le Ballet Mecanique: dal fotogramma alla struttura ritmico-musicale”(Relatore Giani Maurizio). Nell'A.A. 2018-2019 ho conseguito una borsa di studio per merito per il Master di 1° Livello in Analisi e Teoria Musicale presso l’Università degli Studi di Cosenza con una dissertazione dal titolo “ U rosarij e ra Maronna e ru Pilerij. Analisi performativa di una pratica devozionale” (Relatore Macchiarella Ignazio). Ho partecipato come relatore all' XI Convegno GATM ( Gruppo Analisi e Teoria musicale) nella sezione Avanguardie del Novecento presso l'Istituto Lettimi di Rimini. Ho acquisito negli anni specifiche competenze nel settore della musicologia storica, sistematico-filosofica, teorica e analitica, in specie, nella performance in campo etnomusicologico. Ho curato diversi seminari dedicati agli strumenti e alle tradizioni musicali calabresi in contesto universitario e con gemellaggi con Atenei Internazionali. Prediligo le indagini che riguardano le forme testuali per i media audiovisivi in particolare nel campo della musica contemporanea d'avanguardia e nelle relazioni che intercorrono tra suono e immagine nella storia del cinema.  Ma non solo… Dal 2018 sono membro del direttivo del Circolo Culturale Rossanese “ Giuseppe Converso” dove opero attivamente con progettazione di eventi di altissimo spessore, fra i tanti il più importante e di cui sono promotrice diretta de “Le forme della Memoria”  dedicata ogni anno alla Giornata della Memoria del 27 gennaio e grazie al quale lo stesso Circolo ha attivato un protocollo d’intesa con il Museo di Ferramonti di Tarsia. La curiosità verso le varie forme di espressione artistica mi ha condotto a sperimentare anche la scrittura per il teatro, in particolare “il teatro dei luoghi”. Dal 2020 sono infatti Vice Presidente dell’Associazione Retake Rossano, esperienza in cui sono riuscita a concretizzare la scrittura per sceneggiatura teatrale dedicata all’esplorazione e la conoscenza dei luoghi che viviamo con la forma narrativo/recitativa. Sono autrice di una tragicommedia dedicata al terremoto del 1836 che colpì Rossano dal titolo  “ A Petra si mova e u cor s’arresta”  edita  nel 2018 da Grafosud  e ho collaborato nel 2017 alla stesura del libro dedicato alla  “Chiesa di San Domenico” di Rossano con un capitolo  sulla storia della “Schola cantorum di Rossano”. Attualmente sono docente di italiano L2 per stranieri presso il progetto SAI di Corigliano-Rossano e dedico attività di approfondimento agli aspetti legati all’intercultura e alla realizzazione di laboratori per l’integrazione.

 





























©L’ArteCheMiPiace - Blog Arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia 




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