LA FACITRICE Ilda Tripodi

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LA FACITRICE 
Ilda Tripodi




di Anila Dahriu  |15|Febbraio|2023|






La poesia di Ilda Tripodi si fa amare subito, perché non nasconde nulla, non si rifugia in allusioni, ma va dritta all’essenza delle cose e del sentimento e riesce a trasmettere, con estrema franchezza, palpiti nuovi, momenti di felicità dovuti non solo a ciò che afferma, ma anche, e forse soprattutto al linguaggio, pulito, essenziale e sintetico.

Non è casuale che Dante Maffia, nella sua Prefazione, ha riportato il discorso di Ilda ai lirici greci, i primi che seppero utilizzare la semplicità per cogliere anche le più complicate situazioni della vita e del tempo, della morte e dell’amore.

Forse però il peso maggiore in questi versi ce l’ha la spiritualità di Ilda che è fragile e forte allo stesso tempo, e anela a cogliere il senso del Mistero perfino nella quotidianità.

Siamo al cospetto di una poesia che sicuramente non è nata in superficie, ma è frutto di uno scavo interiore di grandi fermenti, di inquietudine, perfino di angosce e se il lettore si sofferma con attenzione sentirà una voce lontana che vibra di intenti nati dalla passione e dalle liturgie delle letture che sono seme importante se poi il poeta riesce a farle diventare seme proprio.

Ilda Tripodi ci riesce e così la pagina prende un respiro alto, si fa musica, si fa abbraccio universale che investe le ragioni sottili dell’anima e ferma la corsa dei colori trasformandosi in parole.

Parole, come vedete, che a volte sembrano preghiera, altre volte incanto, altre ancora canto e ancora segnali di una comunione che la poetessa fa con Dio, e con l’intero Universo.

Voglio dire che non si tratta di una sorta di sfogo personale, individuale quello che Ilda Tripodi scrive, ma di una indagine elegante e vibrata di vita che non s’arrende ai guasti, non si piega davanti a nessun muro. Certo, per una donna non è facile che riesca a sfondare il muro, ma Ilda trova la feritoia e oltrepassa le sfere dell’evidenza e si assesta nella zona luminosa della luce vera, nell’essenza in cui tutto diventa emozione.

Per concludere, un libro vero, autentico, un gioiello.




Nessuno


Sei morto Nessuno O continui

Ad essere odiato? Tra le ore negate 

E i patti di pace Tu sei Itaca

o sei il mare?





Andromena


È l’universo ? Un viso tra mani

turbolente.

Continui a non capire le parole Consisti

In queste inversioni di senso

Insisti .

Occorrono cieli molto bui

E mani incatenate

Per capire da dove giunge la luce. Andromeda si avvicina

E tutto il resto si allontana.

Così l’universo resta

L’unico nostro avere per tutta la vita.




Domus mea Mamma


Sai che le comete sono palle di neve che il sole accende

e sviluppano la coda?

Guardo mio figlio

e già mi siedo accanto ad un pupo Col naso di carota

Per esprimere un desiderio.





La facitrice


Via Monte Caccamo. Due luci indicano

La strada verso l’eremo . Ecco i poeti.

Amarli vuol dire

Evitare i loro sguardi

e assolvere le loro visioni.

I poeti hanno il nome delle cose che cantano se cantano.

Hanno la costanza dei singhiozzi.

Accendono e spengono

frammenti di senso.

Sono domande insistenti

e risposte incerte.

Ahimè,io sono un poeta

la facitrice di parole

che ogni giorno

occulta le dita dei Santi

bruciandole a grani nei turibuli

per purificarsi gli occhi.

Ahimè,io sono un corpo

reso rauco dal vento

per il quale il domani

Viene sempre troppo presto.





Puoi acquistare il libro cliccando sulla copertina 














Nata a Reggio Calabria dove ha scelto di vivere come figlia, moglie, madre, insegnante, poeta e giornalista, Ermenegilda Tripodi è laureata in Lettere all’Università degli Studi di Messina e dipendente del Ministero della Pubblica Istruzione.

Giornalista pubblicista iscritta all’Ordine della Calabria dal 1 luglio 2006, conduce il programma culturale Touché, in onda sull’emittente Reggio TV.
È componente di giuria del Premio Inedito Rhegium Julii, del Premio Giovani Rhegium Julii e del Concorso artistico-letterario e multimediale per l’assegnazione di una Borsa di Studio intitolata alla memoria del magistrato calabrese Antonino Scopelliti, concorso patrocinato dal Ministero dell’Istruzione.
Il suo esordio in poesia è avvenuto nel 2007 con la silloge “L’anima gioca” pubblicata, con la prefazione di Walter Mauro, dalla casa editrice Città del Sole di Franco Arcidiaco. La sua ultima fatica letteraria, la raccolta di liriche “La facitrice”, vanta invece la prefazione di Dante Maffia e la postfazione di Corrado Calabrò.
Insieme ad alte professionalità, ha in attivo una collaborazione con l’economista Francesco Magris per la realizzazione di una monografia sulla scuola italiana per i caratteri di Nuova Antologia- Fondazione Spadolini, Le Monnier. 






















©L’ArteCheMiPiace - Blog Arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia 









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