LA FACITRICE Ilda Tripodi
L’ArteCheMiPiace - Libri da leggere
La poesia di Ilda Tripodi si fa amare subito, perché non nasconde nulla, non si rifugia in allusioni, ma va dritta all’essenza delle cose e del sentimento e riesce a trasmettere, con estrema franchezza, palpiti nuovi, momenti di felicità dovuti non solo a ciò che afferma, ma anche, e forse soprattutto al linguaggio, pulito, essenziale e sintetico.
Non è casuale che Dante Maffia, nella sua Prefazione, ha riportato il discorso di Ilda ai lirici greci, i primi che seppero utilizzare la semplicità per cogliere anche le più complicate situazioni della vita e del tempo, della morte e dell’amore.
Forse però il peso maggiore in questi versi ce l’ha la spiritualità di Ilda che è fragile e forte allo stesso tempo, e anela a cogliere il senso del Mistero perfino nella quotidianità.
Siamo al cospetto di una poesia che sicuramente non è nata in superficie, ma è frutto di uno scavo interiore di grandi fermenti, di inquietudine, perfino di angosce e se il lettore si sofferma con attenzione sentirà una voce lontana che vibra di intenti nati dalla passione e dalle liturgie delle letture che sono seme importante se poi il poeta riesce a farle diventare seme proprio.
Ilda Tripodi ci riesce e così la pagina prende un respiro alto, si fa musica, si fa abbraccio universale che investe le ragioni sottili dell’anima e ferma la corsa dei colori trasformandosi in parole.
Parole, come vedete, che a volte sembrano preghiera, altre volte incanto, altre ancora canto e ancora segnali di una comunione che la poetessa fa con Dio, e con l’intero Universo.
Voglio dire che non si tratta di una sorta di sfogo personale, individuale quello che Ilda Tripodi scrive, ma di una indagine elegante e vibrata di vita che non s’arrende ai guasti, non si piega davanti a nessun muro. Certo, per una donna non è facile che riesca a sfondare il muro, ma Ilda trova la feritoia e oltrepassa le sfere dell’evidenza e si assesta nella zona luminosa della luce vera, nell’essenza in cui tutto diventa emozione.
Per concludere, un libro vero, autentico, un gioiello.
Nessuno
Sei morto Nessuno O continui
Ad essere odiato? Tra le ore negate
E i patti di pace Tu sei Itaca
o sei il mare?
Andromena
È l’universo ? Un viso tra mani
turbolente.
Continui a non capire le parole Consisti
In queste inversioni di senso
Insisti .
Occorrono cieli molto bui
E mani incatenate
Per capire da dove giunge la luce. Andromeda si avvicina
E tutto il resto si allontana.
Così l’universo resta
L’unico nostro avere per tutta la vita.
Domus mea Mamma
Sai che le comete sono palle di neve che il sole accende
e sviluppano la coda?
Guardo mio figlio
e già mi siedo accanto ad un pupo Col naso di carota
Per esprimere un desiderio.
La facitrice
Via Monte Caccamo. Due luci indicano
La strada verso l’eremo . Ecco i poeti.
Amarli vuol dire
Evitare i loro sguardi
e assolvere le loro visioni.
I poeti hanno il nome delle cose che cantano se cantano.
Hanno la costanza dei singhiozzi.
Accendono e spengono
frammenti di senso.
Sono domande insistenti
e risposte incerte.
Ahimè,io sono un poeta
la facitrice di parole
che ogni giorno
occulta le dita dei Santi
bruciandole a grani nei turibuli
per purificarsi gli occhi.
Ahimè,io sono un corpo
reso rauco dal vento
per il quale il domani
Viene sempre troppo presto.
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Nata a Reggio Calabria dove ha scelto di vivere come figlia, moglie, madre, insegnante, poeta e giornalista, Ermenegilda Tripodi è laureata in Lettere all’Università degli Studi di Messina e dipendente del Ministero della Pubblica Istruzione.
©L’ArteCheMiPiace - Blog Arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia
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