Ilaria Pisciottani racconta "15 – La Fotografia oltre l’umano”

 





Ilaria Pisciottani racconta "15 – La Fotografia oltre l’umano





di Giuseppina Irene Groccia |29|Agosto|2025|



Si avvicina sempre di più l’inaugurazione di 15 – La Fotografia oltre l’umano, una mostra che ha richiesto un lungo e accurato lavoro di preparazione. 
Dall’individuazione della sede espositiva alla scelta di un critico di rilievo come Roberto Mutti, dalla decisione di realizzare stampe di alta qualità direttamente in loco per garantire uniformità ed evitare spedizioni agli artisti, fino alla progettazione di un catalogo che include non solo la critica e un’intervista inedita a Mutti, ma anche ampio spazio dedicato a ciascun fotografo e alle sue opere.

Un ruolo centrale è stato inoltre riservato all’attenta selezione degli artisti, invitati personalmente e scelti non attraverso un bando aperto, ma in virtù della coerenza della loro ricerca e della forza dei linguaggi proposti.

Al tempo stesso, grande attenzione è stata posta nel dare continuità al progetto, affinché non si esaurisca a Varese ma possa proseguire altrove, incontrando nuovi interlocutori e ampliando il proprio raggio d’azione. La mostra si trasformerà così in un ulteriore format originale, pensato per adattarsi ad un contesto diverso e per rinnovarsi in dialogo con luoghi, pubblici e comunità differenti.

Un percorso articolato e condiviso, reso possibile grazie alla proficua collaborazione di più professionalità, che ha condotto alla definizione di un progetto espositivo di alto livello. I quattordici artisti selezionati porteranno infatti un contributo prezioso e originale, arricchendo una mostra capace di distinguersi per qualità, visione e cura in ogni dettaglio.




Abbiamo avuto il piacere di toglierci qualche curiosità a riguardo. Trattandosi di un’esposizione dagli aspetti singolari e originali, ne abbiamo parlato direttamente con la sua ideatrice, la fotografa e curatrice Ilaria Pisciottani.







Da dove nasce l’idea di questa mostra e, in particolare, come si è sviluppata la scelta di lavorare sul concetto di transanimale?

Nasce dalla voglia di mostrare un intreccio vitale attraverso delle opere fotografiche, in cui l’umano non occupa il centro assoluto, ma si riconosce parte di una rete complessa e interconnessa.



Cosa significa per te interrogare, attraverso la fotografia, il rapporto tra umano, animale e natura?

Significa che la fotografia può diventare lo strumento ideale per aprire questo dialogo, perché ha il potere di sospendere il visibile e di suggerire visioni nuove in cui si possa apprezzare un uomo che ha imparato ad essere umano e che ha finalmente capito il suo ruolo etico e morale.



Con quale criterio hai scelto gli artisti che partecipano a questo progetto? Quali qualità cercavi nelle loro opere e nei loro linguaggi visivi?

Ho scelto gli artisti per l’originalità della visione e la coerenza del linguaggio. Ogni fotografia ha una voce autonoma, ma tutte concorrono a un’unica narrazione: dissolvere i confini, aprire varchi, restituire sensibilità ibride. Il numero 15 diventa simbolo di armonia dinamica, di un’energia che unisce forze naturali e volontà di trasformazione.
In primis volevo unire fotografi molto diversi tra loro e penso di esserci riuscita.
Proprio il tema della mostra mi ha permesso di scegliere delle opere che cogliessero in pieno il concetto di Transanimale pur mantenendo in pieno la cifra stilistica dei fotografi che le esporranno, esaltando l'ambito in cui loro amano esprimersi liberamente senza porre loro delle forzature.
Noto spesso nelle varie mostre collettive in cui si debba rispettare un tema non di tipo trasversale ci sia spesso il rischio che tutto si riduca ad dover osservare immagini molto simili tra loro, trovo ciò molto noioso e poco illuminante, sia per chi espone che per il visitatore che non sa più neppure distinguere un fotografo dall'altro.


I 14 fotografi selezionati : Matteo Abbondanza, Fabrizio Ceci, Michele Coccioli, Monica Cossu, Giuseppina Irene Groccia, Matteo Groppi, Sonia Loren, Alessio Marzola, Maria Cristina Pasotti, Ilaria Pisciottani,  Alessandro Rovelli, Christine Selzer, Louis Selzer, Pier Paolo Tralli e in basso a ds Carla Pugliano ( Artista e Gallerista ospitante)







Non tutti hanno colto subito la portata del progetto, qualcuno si è fermato davanti alla richiesta di un contributo economico. Chi ha deciso di partecipare, invece, ha riconosciuto qualcosa di diverso. Secondo te, cosa hanno compreso questi artisti e perché hanno scelto di esserci?

I fotografi che hanno accettato la mia proposta artistica hanno probabilmente il mio stesso desiderio di crescere, di confrontarsi con onestà ed impegno nel settore della fotografia, che investono con amore nella loro arte, che durante l'anno molto generosamente, dedicano parte della loro ricchezza per esporre in contesti d'arte veri, dove amano mettersi in gioco, che danno il benvenuto al confronto con altri fotografi di talento e all'approccio con un vero critico del settore e riconosciuto, non un pinco palla qualunque, non hanno paura di ricevere note antipatiche, ne sanno anzi apprezzare il lato costruttivo.
Ultimo aspetto da non sottovalutare e che questi fotografi hanno avuto il desiderio di mettersi alla prova con il grande formato, portare tre opere importanti che superano la barriera del più comune 40x30 spaventa molti.







Il grande formato, come sottolinei, rappresenta una sfida che non tutti i fotografi sono pronti ad affrontare. In questa mostra, però, diventa un elemento distintivo insieme alla presenza di un critico non convenzionale ma di riconosciuto prestigio come Roberto Mutti. Qual è, a tuo avviso, l’importanza di tali scelte e quali benefici concreti portano non solo alla qualità complessiva dell’esposizione, ma anche al percorso degli artisti che vi partecipano?

Ora ti dico quel che penso fuori dai denti ed in modo sincero, così di riflesso sono chiari gli aspetti che hai toccato nella tua domanda.
Ogni volta che andiamo a vedere mostre di grandi fotografi e troviamo il grande formato, tutti noi pensiamo con un po' di sana invidia: "Ma che meraviglia, questa sì che è un'esposizione, certo anche io se potessi esporre con dei pannelli così grandi, in posti così belli, con le note critiche di un grande esperto, con un catalogo così di qualità, avrei un grande risultato e successo"

Ma poi che succede però?

Succede che la maggior parte dei fotografi, nonostante questa voglia, torna sempre nella sua amata area di comfort ad esporre in piccoli formati, in posti non sempre consoni, con pseudo critici che non fanno altro che dirgli quanto sono bravi! Perché? Perché sono poco generosi con se stessi, sono arroganti, per di più sapendo anche di avere dei grandi limiti, le loro foto non permettono un ingrandimento, sono spesso in bassa risoluzione per via di errati salvataggi e post produzioni non professionali, per mancanza di studio e di voglia di crescere veramente.
Gli artisti che parteciperanno alla mostra 15 sono a mio parere dei fotografi pronti ed intraprendenti, onesti, generosi, sobri e umili che amano mettersi in gioco con impegno e che mostreranno ad un pubblico che ama l'arte le loro straordinarie opere in un formato che inizia ad essere importante, il 100x150.
Non vogliamo che il pubblico si limiti a spostare lo sguardo da un’opera all’altra. Vogliamo che si immerga, che stabilisca analogie, che si lasci provocare dalle immagini. La fotografia, qui, è un varco: chiede di essere attraversata e di generare nuove domande.
Così come ci porra' delle nuove domande e sfide la presenza autorevole del critico Roberto Mutti che tutti noi stimiamo molto per la sua onestà intellettuale, preparazione e impegno profuso in tanti anni di onorata carriera creata con impegno e senso della realtà nel rispetto della fotografia come vero impegno civile ed etico del fotografo.
La mostra apre prospettive etiche, poetiche e civili.
“15 – La Fotografia oltre l’umano” diventa così un invito a fermarsi, osservare e soprattutto a ripensare il nostro posto nel mondo, lasciando che le immagini non siano soltanto oggetti da contemplare, ma strumenti di consapevolezza e di cambiamento.
Il tutto si svolgerà a Varese in un luogo suggestivo come la CathArt Gallery dell'artista Carla Pugliano, che ringrazio per la sua accoglienza squisita in questa sua galleria che è un vero tempio e rispecchia ciò che l’arte oggi rappresenta per noi: una catarsi profonda, una forma di liberazione emotiva che passa attraverso la creazione e la fruizione artistica.
Sono stata esauriente?!




Si, sei stata molto chiara ed esaustiva, e di questo ti ringrazio.  Passiamo ora a parlare del catalogo, parte importante di ogni mostra. In questo caso non è stato concepito come un semplice documento, ma come parte integrante della mostra. Alla luce del pensiero di Vasari, che sottolineava l’importanza di come un’opera viene tramandata e raccontata, che significato attribuisci a questo volume e quale riflessione personale porta con sé?

Esatto, il catalogo vuole essere proprio un’estensione della mostra stessa. Non un semplice documento, ma un’opera autonoma che offre spazio alle immagini, alle parole e alle riflessioni. Mi piace pensarlo come una sorta di eredità vasariana, in cui biografia, descrizione e critica si intrecciano. È pensato per continuare il dialogo anche fuori dalla galleria, raggiungendo un pubblico ampio.
Penso che quando si realizza un catalogo bisogna avere grande rispetto per gli artisti ma soprattutto nei confronti della storia dell'arte stessa.
È una traccia importante che segna il lavoro svolto degli artisti, se mal fatto diventa un vero insulto, si infangano loro ma anche la storia dell'arte stessa, il cammino dei padri fondatori dell'arte come il grande Vasari, che pur di lasciare traccia dell'arte rinascimentale dedicò con amore e fervore parte della sua vita nello svolgere questo importante compito di catalogare, archiviare gli artisti, le opere e le biografie, per poi tramandare tutto il lavoro svolto ai posteri.
Dopo di lui in pochi sono riusciti in questa missione, ci sono dei bei lavori ma meno grandiosi e più limitati come area geografica.
Giuseppina Irene Groccia è per me oggi una figura che potrebbe essere considerata una degna erede del Vasari.
Fin da subito ho colto in lei la giusta sensibilità artistica, nonché la preparazione e la professionalità necessarie per donare, ogni volta, raccolte ricche di valore e significato artistico. La conosco ormai da anni e sa sempre regalarmi grandi emozioni. La ringrazio sinceramente per questo impegno, perché lo porta avanti con forza e amore, senza mai cedere alla sola venalità che purtroppo caratterizza molti operatori del settore dell’arte contemporanea.







Se dovessi sintetizzare in una frase cosa rappresenta per te “15 – La Fotografia oltre l’umano”, quale immagine o pensiero sceglieresti?

Mi piacerebbe chiudere con un pensiero di Thomas Mann che ben descrive il nostro gruppo di lavoro
"Un artista, un artista vero e non uno la cui professione borghese sia l’arte, uno predestinato e condannato, lo si riconosce tra mille, anche con uno sguardo non molto esperto… Nel suo viso si legge il senso dell’isolamento e dell’estraneità, la consapevolezza di essere riconosciuto e osservato, qualcosa di regale e di smarrito nello stesso tempo"





Per ulteriori dettagli e approfondimenti sulla mostra, vi invitiamo a consultare il comunicato stampa disponibile al seguente link































©L’ArteCheMiPiace - Blog Arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia 









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