Silvia Orlandi Esplorando l'Arte tra Emozioni e Libertà Espressiva
L’ArteCheMiPiace - Interviste
Silvia Orlandi
Esplorando l'Arte tra Emozioni e Libertà Espressiva
di Giuseppina Irene Groccia |13|Marzo|2025|
Silvia Orlandi si distingue per un approccio artistico che riflette una continua ricerca di libertà espressiva e spontaneità, guidata dall’istinto e dalle emozioni. La sua arte, fortemente influenzata dall’amore per la natura e gli animali, si sviluppa attraverso la fluidità della fluid art, un linguaggio in cui il colore e la materia si muovono liberamente senza la costrizione di forme predefinite. Il suo percorso creativo, che si è evoluto da una pittura più figurativa a un'espressione astratta e materica, rispecchia una trasformazione interiore continua.
La fluid art, scelta come tecnica principale, è per Silvia Orlandi un mezzo di comunicazione senza filtri, dove ogni opera è il risultato di un dialogo tra emozioni e materiali, senza un controllo rigoroso, ma piuttosto una danza tra casualità e intenzionalità. L'artista si affida al flusso delle emozioni per creare composizioni uniche, non ripetibili, che invitano ogni osservatore a un'interazione personale e soggettiva. In questo contesto, l'arte non è solo una rappresentazione visiva, ma un'esperienza emotiva che si evolve insieme all’artista stessa.
Ciò che caratterizza la sua pratica è anche il profondo rispetto per la solitudine creativa: un momento intimo e meditativo che le permette di connettersi con la sua arte e di lasciarsi guidare dalle emozioni più profonde. Tuttavia, l'artista riconosce l’importanza del confronto con altri artisti e di esperienze collettive, come mostre e workshop, che contribuiscono a stimolare la sua crescita e a rinnovare il suo sguardo sull'arte.
Puoi
raccontarci come hai iniziato il tuo percorso artistico? C'è stato un momento o
un evento particolare che ti ha spinto verso l'arte?
L’arte
è sempre stata parte di me. Sin da bambina ho avuto una grande attrazione per
il disegno e la creazione manuale. Il mio primo vero contatto con il mondo
artistico è avvenuto grazie a mio nonno, una figura fondamentale nel mio
percorso. Con lui ho imparato a lavorare con materiali come il legno e il
ferro, ed è stato proprio attraverso queste esperienze che ho scoperto il
piacere di trasformare un'idea in qualcosa di concreto. Il suo modo di
insegnarmi a osservare la materia, a capire il potenziale nascosto dietro a un
pezzo di legno o a una lastra di metallo, mi ha fatto sviluppare una
sensibilità particolare verso la creazione artistica. Poi, con il tempo, ho
iniziato a dipingere e ho capito che attraverso l’arte potevo comunicare
emozioni in un modo che le parole non riuscivano a fare. Crescendo, questa
passione si è consolidata e ha preso forme diverse, fino a diventare la mia più
autentica espressione.
Qual è il tema o il messaggio principale che cerchi di comunicare attraverso le tue opere?
Ciò
che desidero è che ogni persona possa vivere un mio quadro in modo unico, con
un’emozione personale e irripetibile. Non voglio imporre un significato rigido,
perché l’arte deve essere libera. Io posso spiegare quali sentimenti mi hanno
guidato nella creazione di un’opera, ma ognuno deve sentirla a modo proprio.
È un
po’ come quando si sente un profumo: lo stesso aroma può evocare un ricordo
meraviglioso in qualcuno, mentre per un'altra persona può non avere alcun
significato o, addirittura, riportare alla mente un momento difficile.
L’arte
per me è proprio questo: un linguaggio universale che parla in modi diversi a
ciascuno, senza bisogno di spiegazioni imposte.
Come
descriveresti il tuo stile artistico e come si è evoluto nel corso del tempo?
Il
mio stile artistico è in costante evoluzione, esattamente come me. Ho sempre
sentito il bisogno di sperimentare, di non fermarmi mai su una tecnica o un
linguaggio statico. Ho iniziato dipingendo paesaggi, utilizzando la pittura a
olio con i classici pennelli. Poi ho scoperto la spatola e ho cominciato a
esplorare una pittura più materica, fatta di texture e spessori.
A
poco a poco, la mia arte è diventata più astratta, seguendo un processo
naturale di trasformazione interiore.
La
fluid art, che pratico attualmente, è la forma che più mi rappresenta in questo
momento della mia vita. Mi permette di esprimere emozioni in modo spontaneo,
senza controllarle troppo, lasciando che i colori si muovano liberamente e
creino composizioni uniche e irripetibili. È un’arte che cresce con me e che
continua a mutare, così come io stessa mi trasformo nel tempo.
Ami
descrivere l’arte come "libertà pura" e un mezzo per esprimere
emozioni senza filtri. C’è un’opera in particolare che rappresenta al meglio
questa tua visione? Puoi raccontarci la sua storia?
Sì, Tempesta.
È un quadro molto importante per me, perché rappresenta un momento di grande
difficoltà che sto ancora attraversando.
È
nato dopo molti esperimenti e, per la prima volta, mi sono sentita davvero
soddisfatta del risultato, perché rifletteva esattamente ciò che provavo
dentro.
Tempesta
è il simbolo del caos interiore, della lotta contro le avversità, ma anche
della speranza. Sono convinta che i sogni più importanti, quelli che valgono
davvero, debbano attraversare una tempesta prima di diventare realtà. È
un’opera che parla di resistenza, di forza, di quei momenti in cui tutto sembra
franarti addosso, ma dentro di te sai che puoi farcela.
Nel tuo
percorso artistico hai esplorato diverse tecniche. Cosa ti ha portata a
scegliere l’astratto e, in particolare, la fluid art come forma principale di
espressione?
Da
giovane non capivo l’arte astratta e, lo ammetto, non la apprezzavo. Mi
sembrava caotica, priva di senso. Poi, al liceo, ho iniziato a studiare storia
dell’arte e a conoscere meglio gli artisti che l’hanno resa grande.
La
mia opinione è cambiata quando ho scoperto William Turner. Mi sono innamorata
dei suoi paesaggi e del suo modo di dipingere la luce e il movimento. Turner,
infatti, è considerato un precursore dell’astrattismo: nei suoi ultimi lavori
le forme si dissolvono, i dettagli si perdono, lasciando spazio alla pura
emozione cromatica. Guardando le sue opere, ho capito che la pittura non deve
per forza essere descrittiva per essere potente. Ho iniziato a prendere
ispirazione da lui e a lasciarmi andare di più nella mia pittura.
La
fluid art è arrivata nella mia vita circa due anni fa ed è stata una scoperta
incredibile. Con questa tecnica mi sento libera, perché sono le emozioni a
guidarmi e non un progetto prestabilito. È un continuo esperimento, una ricerca
costante, ed è questo che la rende speciale per me.
La fluid painting
richiede un’attenta gestione dei materiali e del tempo di asciugatura. Quali
sono i passaggi fondamentali del tuo processo creativo e come prepari una nuova
opera?
La
fluid painting sembra semplice, ma è una tecnica che richiede molta pratica e
sperimentazione. Il primo passo è la scelta dei colori: amo osservare come si
mescolano tra loro, come interagiscono e si trasformano sulla tela.
Utilizzo
diversi mezzi e additivi per modificare la densità delle vernici e ottenere
effetti sempre nuovi. È un’arte in continua evoluzione, perché non esistono due
tele uguali.
Ultimamente
sto sperimentando con materiali diversi per rendere le mie opere ancora più
materiche. Quando inizio un quadro, non ho mai un’idea fissa: mi lascio
trasportare dal momento. Mi piace pensare che ogni opera sia il risultato di
una combinazione unica di emozioni, materiali e casualità.
Quali sono
le principali fonti di ispirazione per il tuo lavoro? Ci sono artisti,
movimenti o esperienze personali che hanno influenzato particolarmente la tua
visione?
William
Turner è il primo artista che mi ha fatto avvicinare all’astrattismo.
Successivamente, ho imparato ad apprezzare Pollock e la sua espressione libera
del colore.
Oltre
agli artisti, traggo ispirazione da ciò che mi circonda: la natura, le
emozioni, gli eventi che vivo. Ogni quadro è il riflesso di un momento, di uno
stato d’animo, di un’esperienza.
Qual è il
processo creativo che segui per realizzare le tue opere? Ci sono tecniche o
rituali a cui sei particolarmente affezionato? Assolutamente sì! La
preparazione del mio spazio di lavoro è fondamentale: prima di iniziare, devo
avere tutto perfettamente organizzato. Il tavolo deve essere completamente
libero, pulito e pronto ad accogliere i colori. Ogni tonalità ha il suo
bicchiere pulito e il suo bastoncino dedicato per la miscelazione. Non sopporto
il disordine mentre creo: se qualcosa non è al suo posto, sento che non riesco
a concentrarmi al 100%.
Anche
il silenzio è essenziale. Non posso avere distrazioni, niente televisione
accesa o rumori di sottofondo artificiali. Se c’è un suono che tollero, è
quello della natura: il vento tra le piante, il cinguettio degli uccelli, la
pioggia se sono fortunata. È come se questi suoni mi aiutassero a entrare in
una dimensione più intima e profonda con la mia arte.
In
quel momento, esisto solo io, i miei colori e la tela. Unicamente ai miei cani
permetto di essere presenti nella stanza. Anche il mio compagno sa che deve
lasciarmi sola mentre dipingo: non è un atto di distacco, ma un’esigenza.
Creare è per me un’esperienza totalmente immersiva, un momento in cui devo
essere libera di seguire il flusso delle emozioni senza interruzioni.
Solo
quando tutto è perfettamente pronto, posso iniziare. A quel punto, lascio che
sia la pittura a guidarmi, senza pormi limiti o schemi troppo rigidi. È un
dialogo tra me e i colori, un processo in cui l’istinto ha il sopravvento sulla
razionalità.
Preferisci
lavorare su tela in solitudine o trovi ispirazione anche da contesti
collettivi, come workshop o eventi d’arte?
Preferisco
dipingere in solitudine. Per me la creazione è un momento molto intimo, quasi
meditativo, in cui ho bisogno di essere completamente immersa nel processo
senza distrazioni. Quando lavoro su una tela, voglio poter ascoltare solo i
miei pensieri e il dialogo che si crea tra i colori e la materia. Devo essere
sola, senza nessuno intorno, perché è l’unico modo in cui riesco a connettermi
davvero con ciò che sto facendo.
Tuttavia,
questo non significa che io non tragga ispirazione dall’esterno. Le idee
nascono ovunque: in una mostra d’arte, in una passeggiata nella natura,
osservando il modo in cui la luce cambia durante il giorno. Lavorando nel campo
della comunicazione in un ente sanitario pubblico, mi trovo ogni giorno a
interagire con molte persone, e a volte anche solo parlando mi vengono in mente
nuove idee. Spesso le conversazioni, anche quelle più inaspettate, accendono
una scintilla creativa che poi si trasforma in un quadro.
Anche
eventi d’arte, workshop e il confronto con altri artisti sono fondamentali per
la mia crescita. Osservare il lavoro di altri, scoprire nuove tecniche e punti
di vista è sempre uno stimolo. Mi capita spesso di tornare a casa dopo
un’esperienza di questo tipo con una voglia irrefrenabile di sperimentare
qualcosa di nuovo.
Quindi,
anche se il momento in cui dipingo è strettamente personale, tutto ciò che mi
circonda contribuisce a nutrire la mia arte e a darle nuove direzioni.
Come vivi il rapporto tra l'arte e il
pubblico? In che modo il feedback o le reazioni delle persone influenzano il
tuo lavoro?
Il
rapporto con il pubblico è un aspetto molto delicato per me. Da un lato,
espongo le mie opere con la consapevolezza che ognuno le vivrà in modo diverso,
dall’altro c’è sempre un po’ di timore per il giudizio degli altri. L’arte
astratta, in particolare, è spesso oggetto di interpretazioni molto soggettive:
alcuni la capiscono e la sentono profondamente, altri la considerano
incomprensibile.
Quello
che mi fa più paura non è tanto la critica in sé, ma i commenti superficiali o
denigratori di chi non si prende il tempo di osservare davvero un’opera.
Tuttavia, con il tempo ho imparato a gestire questo aspetto, accogliendo con
piacere le critiche costruttive, soprattutto quando arrivano da altri artisti o
da persone che dimostrano un reale interesse per il mio lavoro. Il confronto
intelligente e motivato è un’opportunità di crescita, e io sono sempre aperta a
imparare qualcosa di nuovo.
Mi
emoziona particolarmente quando qualcuno mi racconta l’emozione che ha provato
davanti a un mio quadro. Sapere che un’opera può evocare ricordi, suggestioni o
stati d’animo unici mi dà la conferma che la mia arte sta comunicando qualcosa.
Alla fine, l’arte vive grazie agli occhi di chi la osserva, e ogni reazione –
positiva o negativa – è una parte di questo dialogo.
C'è un'opera, tra quelle che hai realizzato,
che consideri particolarmente significativa per te? Puoi raccontarci la sua
storia?
Sì,
l’opera che considero più significativa è Tempesta, di cui ho già parlato
in precedenza. È un quadro nato in un momento complesso della mia vita e che
rappresenta la forza interiore necessaria per affrontare le difficoltà.
Aggiungerei,
però, che quello che più mi colpisce di Tempesta è il modo in cui viene
percepita dagli altri. Ogni persona la vive in modo diverso: c’è chi vede il
caos, chi il movimento, chi la speranza. Questo per me è l’aspetto più
affascinante dell’arte astratta: non c’è un solo significato, ma infinite
interpretazioni, ognuna legata all’esperienza personale di chi osserva.
Ricevo
spesso commenti su quest’opera, e ogni volta è sorprendente scoprire come possa
evocare sensazioni così differenti. In un certo senso, Tempesta
non appartiene più solo a me, ma a chiunque vi trovi un pezzo di sé.
CCome vedi il ruolo dell’arte nella società
contemporanea? Pensi che il tuo lavoro contribuisca in qualche modo a questo
ruolo?
Temo
che l’arte venga sempre più accantonata, soprattutto con l’avvento
dell’intelligenza artificiale. Sembra che la società stia dando sempre più
valore alla velocità e alla produzione di massa, piuttosto che al processo
creativo umano.
L’AI
può generare immagini straordinarie in pochi secondi, ma manca di quella profondità
emotiva, di quel vissuto che un artista trasmette attraverso il proprio lavoro.
Il rischio è che l’arte venga vista solo come un prodotto e non più come
un’espressione unica e irripetibile dell’animo umano.
Proprio per questo sento ancora più forte il bisogno di dipingere. L’arte non è
solo il risultato finale, ma tutto ciò che c’è dietro: la ricerca, il tempo, le
emozioni, il percorso personale dell’artista.
Ogni
pennellata porta con sé un pezzo della mia storia, della mia sensibilità.
Dipingere
per me è un atto di resistenza, un modo per affermare che l’arte umana non può
essere sostituita da un algoritmo. E, soprattutto, è un mezzo per condividere
la mia passione con gli altri, nella speranza di risvegliare emozioni
autentiche.
Quali sono le maggiori difficoltà che hai
affrontato come artista e come le hai superate?
La
difficoltà più grande che ho affrontato è stato il blocco dell’artista. È stato
un periodo lungo e complesso, in cui sentivo di aver perso la capacità di
creare. Ogni volta che cercavo di dipingere, qualcosa dentro di me si bloccava.
Era come se la mia ispirazione fosse svanita, e questo mi faceva dubitare di me
stessa, della mia arte e persino della mia identità come artista.
Ne sono uscita grazie alle persone che mi amano. Mi hanno incoraggiata a non
arrendermi, a prendermi il tempo necessario senza forzarmi, ma anche a
ritrovare la gioia di dipingere senza pressioni. Ho capito che l’ispirazione
non è qualcosa che possiamo controllare, ma qualcosa che può essere coltivato,
nutrito con esperienze, emozioni e connessioni umane. Alla fine, è stato
proprio grazie a questo supporto e alla fiducia che hanno riposto in me che ho
ritrovato la mia strada.
Ora
vedo quel periodo non come una battuta d’arresto, ma come una fase di
trasformazione che mi ha reso ancora più consapevole e determinata nel mio
percorso artistico.
Attualmente sei tra gli artisti selezionati
per Everland Art – Percorsi di ricerca, l’evento organizzato dall’associazione
culturale Athenae Artis di Maria Di Stasio, che si terrà dal 26 aprile al 3
maggio presso la Galleria d’Arte ‘IL LEONE’. Cosa ti ha spinto a partecipare a questa
mostra e quali sono le tue aspettative riguardo a questa esperienza? Quali
aspetti pensi possano arricchire il tuo percorso artistico e contribuire
alla tua crescita creativa?
Ho
conosciuto l’associazione Athenae Artis partecipando al Premio
Visioni di Salerno e sono rimasta profondamente colpita dalla
professionalità del team che la guida, in particolare da Maria Di Stasio. Maria
è una persona straordinaria, con una passione autentica per l’arte, e questa
passione si riflette nel modo in cui organizza eventi e supporta gli artisti. È
raro incontrare qualcuno che non solo ama il proprio lavoro, ma riesce a
trasmettere questo entusiasmo a chiunque abbia il piacere di collaborare con
lei.
Quando
ho saputo di Everland Art, ho sentito che
sarebbe stata un’occasione importante per me, non solo per esporre le mie
opere, ma anche per entrare in contatto con altri artisti, scambiare idee e
lasciarmi ispirare. Partecipare a una mostra non è solo un modo per far
conoscere il proprio lavoro, ma anche un’esperienza di crescita personale e
creativa. Sono convinta che questa esposizione mi arricchirà molto, sia dal
punto di vista tecnico che umano, perché credo fermamente che il confronto con
altri artisti sia fondamentale per evolversi. Da soli si può crescere fino a un
certo punto, ma è l’interazione con gli altri che permette di sviluppare nuove
prospettive e di migliorarsi continuamente.
Inoltre,
spero di poter finalmente incontrare di persona le persone con cui ho avuto
modo di collaborare fino a ora e che hanno creduto in me. Il mondo dell’arte è
fatto di connessioni e di scambi, e Everland Art rappresenta per me
una bellissima opportunità per immergermi ancora di più in questo universo.
In che modo hai deciso di presentare la tua
arte all’interno di questo percorso espositivo e quali opere hai scelto di
esporre? Ci puoi raccontare il processo creativo che ti ha guidato nella loro
realizzazione e se c’è un significato o un messaggio particolare che volevi
trasmettere attraverso di esse?
Per
questa mostra ho scelto due opere a cui tengo particolarmente: Riadattamento
e Rinascita. Entrambe nascono da esperienze
personali profonde e rappresentano momenti di trasformazione nella mia vita.
Riadattamento
parla della capacità di adattarsi ai cambiamenti, anche quando sono difficili o
dolorosi. Nella vita nulla è statico, tutto si evolve, e spesso ci troviamo di
fronte a situazioni che ci costringono a cambiare rotta, a rimetterci in gioco.
Questa opera rappresenta proprio questo processo: l’accettazione del
cambiamento e la capacità di modellarsi alle nuove condizioni, senza perdere la
propria essenza.
Rinascita,
invece, è un inno alla resilienza. Parla di quei momenti in cui si tocca il
fondo, ma si trova la forza di rialzarsi. Nella mia arte c’è un messaggio
ricorrente: si cade, si soffre, ma si può sempre ripartire. È un tema che sento
molto vicino perché è parte della mia esperienza personale. Il mio motto è “Andare sempre avanti”, e questa opera ne è la
manifestazione visiva. Attraverso i colori e i movimenti fluidi della pittura,
voglio trasmettere l’idea che anche le difficoltà possono trasformarsi in nuove
possibilità, in qualcosa di inaspettatamente bello.
Il
mio processo creativo per queste opere è stato molto istintivo. Come sempre,
non parto mai con un'idea rigida, ma lascio che l’arte prenda forma da sé.
Nella fluid art, il controllo è relativo: i colori si mescolano e creano
armonie imprevedibili, proprio come accade nella vita. Mi affascina vedere come
il materiale risponda, come si sposti e si trasformi sulla tela. È un po’ come
lasciare che le emozioni si manifestino liberamente, senza forzarle.
Attraverso
Riadattamento e Rinascita voglio comunicare un
messaggio positivo: qualsiasi cosa accada, c’è
sempre un modo per ricominciare, per trasformare il dolore in crescita, per
trovare nuova bellezza anche nelle difficoltà.
QQuali progetti o obiettivi hai per il futuro?
Ci sono nuovi ambiti o tematiche che vorresti esplorare?
Nel
futuro voglio sicuramente partecipare agli eventi organizzati da Maria di
Stasio.
È una
grande professionista con cui mi sono trovata molto bene e che riesce a
trasmettere una forte passione agli artisti. Credo che questi eventi possano
essere un’importante occasione di crescita e confronto con altri creativi.
Inoltre,
sento il bisogno di sperimentare di più con la materia, di dare alla fluid art
un nuovo respiro. Mi interessa esplorare quadri più materici, aggiungere
texture e spessore alle mie opere, cercando un linguaggio ancora più fisico ed
espressivo. Penso che questa evoluzione possa dare alle mie creazioni una nuova
profondità, rendendole non solo visivamente coinvolgenti, ma anche tattilmente
suggestive.
Contatti
Email silvia.orlandi.creative@gmail.com
Instagram sil1986hope
SILVIA ORLANDI
Nata nel 1986, dopo aver frequentato l'Accademia di Belle Arti di Brera, il mio percorso si è sviluppato nel mondo della comunicazione, ma la mia passione per l'arte è sempre rimasta viva. Amo sperimentare diverse tecniche, con una particolare predilezione per l'astratto e la fluid art. Per me, l'arte è libertà pura, un mezzo per esprimere emozioni senza filtri. L'arte è per me istinto, divertimento e spontaneità. La mia ispirazione nasce dal contatto con la natura, dall'amore per gli animali e dall'energia delle persone a me care. Sono loro a darmi la forza di creare e di esplorare nuove possibilità artistiche.
ISTRUZIONE
Laurea in Scenografia per lo Spettacolo –
Accademia di Belle Arti di Brera, Milano
(2008-2011).
Diploma di Liceo Artistico indirizzo
Architettonico – Liceo Simon Weil, Treviglio
(2000-2004).
MOSTRE ED ESPOSIZIONI
Selezionata per la Mostra Evento Internazionale “DONNE IN LUCE”, Complesso Monumentale del Pio Sodalizio dei Piceni, Roma, Piazza di San Salvatore in Lauro, 15 (8 marzo 2025).
Selezionata per il Premio d’Arte Internazionale - Giuseppe Mazzini, Teatro Manzoni, Milano (7 Gennaio 2025).
Selezionata per il Premio d’Arte Internazionale - Visioni, Tempio di Pomona, Salerno (7-14 dicembre
2024).
Selezionata per la Mostra locale di Pittura e Arti Varie, Arcene (BG), Gruppo Artistico I.de.E.A (aprile
2024 e 2023).
Selezionata per la Mostra locale di Pittura, Arcene (BG), Gruppo Artistico I.de.E.A (giugno 2023).
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