L’Acquerello come Metafora della Vita - Gabriella Zanchi

 L’ArteCheMiPiace - Interviste 










L’Acquerello come Metafora della Vita







di Giuseppina Irene Groccia |26|Marzo|2025|



Nata e cresciuta tra le fornaci di Murano, in una famiglia di maestri vetrai, Gabriella Zanchi ha respirato fin dall’infanzia un’atmosfera intrisa di creatività e artigianalità. Nonostante ciò, la sua formazione, si è sviluppata in modo autonomo e istintivo, portandola a esplorare il linguaggio dell’acquerello come espressione più autentica del suo sentire.

L’acqua, elemento primario della sua tecnica, diventa nella sua ricerca pittorica il simbolo di un equilibrio tra controllo e libertà. Il pigmento che si diffonde sul foglio, in un gioco di trasparenze e imprevedibilità, rievoca il flusso stesso dell’esistenza: impossibile da governare del tutto, ma sempre capace di sorprendere. In questo senso, l’artista abbraccia l’imperfezione e il caso come parte integrante del processo creativo, accogliendo la trasformazione del colore durante l’asciugatura come un’eco della mutevolezza della vita stessa.

Dipingere è per lei un atto istintivo e meditativo, un dialogo continuo tra l’idea e la materia, tra la visione interiore e la sua manifestazione sul foglio di carta cotone. I dettagli finali – miche metallizzate, acrilico e inchiostri – conferiscono identità alle sue “creature”, come se ogni opera fosse una sorta di alchimia visiva, un ponte tra la dimensione spontanea dell’acquerello e la necessità di definizione del segno.

Se la sua infanzia è stata segnata dalla solidità del vetro e dalle tensioni di un carattere forte in un ambiente familiare altrettanto intenso, la sua esperienza in montagna ha rappresentato un punto di svolta: immersa nella natura incontaminata, ha trovato nell’acquerello la via per tradurre sulla carta la bellezza mutevole del mondo circostante. 









Nel suo percorso artistico, l’acquerello diventa anche filosofia di vita, un dialogo costante tra istinto e materia, tra caso e intenzione. Ed è proprio da qui che nasce il suo universo creativo, che ora esploriamo più da vicino attraverso le sue parole.








Puoi raccontarci come hai iniziato il tuo percorso artistico? C’è stato un momento o un evento particolare che ti ha spinto verso l’arte?

 

Disegno da quando ho memoria di me stessa, da bambina uno dei miei passatempi preferiti era fare dei disegni che poi nella mia mente, univo in incredibili storie che inventavo solo per me, mentre le disegnavo; quindi credo si possa dire che non ci sia stato un momento particolare che mi ha avvicinato all’arte, ma piuttosto che questa passione per l’arte mi ha accompagnato fin da sempre.

 

Con l’acquerello la mia avventura è iniziata qualche anno fa ed è stato subito amore; ho finalmente trovato la tecnica pittorica che più mi si addice.

 


 

 

Qual è il tema o il messaggio principale che cerchi di comunicare attraverso le tue opere?

 

Spero sempre che il messaggio che possa arrivare all’osservatore sia qualcosa di positivo, di gioioso, un messaggio di spensieratezza e serenità. Dipingere mi fa provare queste sensazioni; è la mia uscita d’emergenza dalla frenesia del mondo, dal peso della vita..e quindi spero che i miei dipinti trasmettano leggerezza, un’energia buona, che faccia bene allo spirito delle persone anche per un solo attimo.

 


 


Come descriveresti il tuo stile artistico e come si è evoluto nel corso del tempo?

 

Attualmente nel punto in cui mi trovo del mio percorso artistico, in riferimento al mio modo di fare arte contemporanea, mi definirei borderline tra il surrealismo e l’astrattismo... non saprei bene dove collocarmi con le mie illustrazioni. 

Sono pochi mesi che i miei lavori hanno intrapreso questa direzione; prima ho avuto un periodo di qualche anno in cui dipingevo illustrazioni di volti con velleità art-nouveau, prima ancora dipingevo alberi in stile tendente al naif...

Questo cambio di direzione verso ciò che creo adesso è nato da un bisogno di una libertà d’espressione meno controllata, più istintiva, che mi possa dare una più ampia possibilità di ricerca e sperimentazione, una possibilità totale di uscire dagli schemi.





L’acquerello, con la sua imprevedibilità, sembra riflettere la sua visione della vita. C’è stato un momento in cui questa caratteristica dell’acquerello l’ha aiutata a vedere o affrontare una situazione personale in modo diverso?

 

Che la vita sia imprevedibile è una delle uniche certezze che ho, oltre al fatto che un giorno dovrò morire; ed è proprio questa eventualità che ho dovuto prendere in considerazione l’estate scorsa, quando ho avuto dei problemi di salute che mi hanno messa davanti al fatto che il mio tempo su questa terra, per me forse sarebbe giunto al termine a breve, che questa possibilità mi ha regalato una visione diversa dell’esistenza in sé. L’imprevedibilità dell’acqua, il muovere il pigmento di colore facendolo scivolare, cercando di sfumarlo, portarlo dove l’ispirazione vorrebbe creare una forma, cercare un controllo, una simbiosi con questo elemento imprevedibile e affascinante, che comunque ha sempre l’ultima parola nell’asciugatura che rivelerà un qualcosa di diverso, di vicino a ciò che abbiamo creato ma diverso, è qualcosa di magico e di metaforico; m’insegna a lasciar andare, lasciar che sia, accettare che come nella vita, non posso avere il controllo su tutto.

Accettare l’imperfezione del mio essere umana e in perpetuo mutamento.

Il mio modo di fare arte cambiò; tutto ciò che stava accadendo nella mia vita si rifletteva nel mio rapporto con l’acquerello, nella mia ricerca continua, nei miei tentativi di evoluzione, perché la mia arte è imprevedibile e imperfetta, e mutogena, è fuori controllo come un acquerello, come lo sono io... come lo è la vita.

 




Essendo cresciuta in una famiglia di Maestri Vetrai a Murano, crede che l’arte del vetro abbia influenzato in qualche modo il suo approccio alla pittura ad acquerello, magari nel modo di percepire la luce, la trasparenza o i colori?

 

No, non credo che il vetro abbia influenzato il mio modo di dipingere. Sicuramente sono cresciuta in un ambiente molto stimolante artisticamente parlando. Sono stati più che altro i miei dipinti a suggerire una collaborazione con mio fratello nel reinterpretare certe forme, creando sculture in vetro tratte dalle mie illustrazioni; questo è un progetto ancora in fase di sviluppo ma che mi entusiasma molto. Vedere le mie creature prender forma tridimensionalmente nella materia che è il vetro, nascere dalle magiche mani di Fabiano, è molto emozionante per me.

 


 


Parla di un processo istintivo e di un’evoluzione continua nella sua ricerca artistica. C’è un tema ricorrente o un’emozione specifica che sente di voler esplorare sempre di più nei suoi lavori futuri?

 

Riconosco la mia poca tecnica nel dipingere, io non sono un’acquerellista nel senso stretto del termine; non possiedo la maestria tecnica di questo tipo di pittura. Ciò nonostante ambisco ad acquisire sempre più padronanza per poter aver più possibilità di espressione, ma sono molto più attratta dalla sperimentazione, dal farmi guidare dall’istinto e dall’emozione che mi dà dipingere; per me è liberatorio e estasiante a tratti, una sorta di forma meditativa che mi permette di staccarmi da tutto il resto. Quindi pur essendo consapevole delle mie lacune, della mia poca tecnica, non sento la necessità di apprendere in modo scolastico.

Questo è il mio percorso, in questi anni ho imparato molto da sola sperimentando e continuerò a farlo, perché anche se imperfetto, questo è il mio modo, questa è la mia arte, questa sono io e non voglio assomigliare a nessun altro che a me stessa.

Amo visceralmente la natura in tutte le sue forme, la considero la forma più alta e sublime di bellezza; m’ispiro alla flora, alla fauna, all’Universo e alla meraviglia di tutto il Creato! Non amo gli artifici, il finto, il falso... amo la Luce e cerco di stare nel bello, di trasmettere il bello, non nel senso stretto del termine, la bellezza è soggettiva; intendo trasmettere una sensazione di gioia, di serenità, di purezza, di pulito e onesto, nella semplicità e nell’imperfezione, sempre!

Il mondo ha bisogno di Luce e di buone energie, e io non dipingo la tristezza, il dolore, la paura... anche nei momenti difficili in cui magari provo tristi emozioni, soprattutto se le provo non le voglio dipingere ma cerco la Luce, per non far spazio alla negatività e non darle nutrimento.

 



 

Qual è il processo creativo che segui per realizzare le tue opere? Ci sono tecniche o rituali a cui sei particolarmente affezionato?

 

Quando inizio un nuovo lavoro non ho bene in mente che cosa andrò a dipingere; a volte ho idea dei colori che vorrei usare, di una particolare sensazione, uno stato emozionale e niente altro. Dipingo una forma, ne aggiungo un’altra, e così via... il risultato finale è una sorpresa in realtà, e molto spesso mi racconta qualcosa di me, di ciò che sto vivendo magari... a livello subconscio spesso fa emergere delle chiavi di lettura che mi aiutano poi a comprendere qualcosa di personale. Altre volte no, semplicemente sono illustrazioni che mi guardano dal foglio, e io guardo loro.

Amo dipingere in solitudine, ascoltando musica di ogni tipo e a volte mi accorgo che può essere anche la musica stessa a guidarmi nel creare.

A volte canto mentre dipingo... altre volte sono talmente immersa che mi accorgo che non mi stacco da ciò che sto creando da troppo tempo, perché magari sono ore che dipingo e non ho pranzato, o semplicemente capisco che è ora di smettere perché mi bruciano gli occhi o si è fatto buio.

Oltre alla base in acquerello, i miei lavori sono ricchi di dettagli che dipingo con miche metallizzate, inchiostri, acrilici... e quindi diventa un viaggio infinito di particolari finché quel che vedo mi piace da poterlo definire finito, completo.

Dipingere mi catapulta in una dimensione in cui tutto è senza peso e mi sento libera e parte di un mondo inaccessibile agli altri, un mondo parallelo solo mio.

 


 


Attualmente sei tra gli artisti selezionati per EVERLAND Art - Percorsi di Ricerca, l’evento organizzato dall’associazione culturale Athenae Artis di Maria Di Stasio, che si terrà dal 26 aprile al 3 maggio presso la Galleria Il LeoneCosa ti ha spinto a partecipare a questa mostra e quali sono le tue aspettative riguardo a questa esperienza? Quali aspetti pensi possano  arricchire il tuo percorso artistico e contribuire alla tua crescita creativa?

 

Ho deciso di mettermi in gioco, di proporre i miei lavori affacciandomi in questo mondo a me sconosciuto delle esposizioni. Ho sempre dipinto per me stessa, non ho mai pensato veramente che le mie creazioni potessero suscitare l’interesse di molti. Ma negli ultimi mesi, la mia arte è stata molto apprezzata inaspettatamente; diverse opere hanno trovato casa in America, qualcosa mi è stato commissionato in Italia... e quindi ho pensato che forse è giunto il momento di prender coraggio e uscire allo scoperto.

Questa è la seconda esposizione collettiva a cui partecipo, la mia prima è stata l’anno scorso a dicembre a Venezia; un’esposizione del piccolo formato con cui ho partecipato con due illustrazioni, riscontrando feedback positivi.

Mi sono imbattuta per caso nel bando di questa esposizione internazionale e ho provato a partecipare alle selezioni.

Non ho molte aspettative a dire il vero, sono molto felice di partecipare e ciò che m’interessa di più è il parere di persone esperte nell’ambito dell’arte, riguardo la mia pittura; credo che questo mi potrà aiutare a credere un po’ più in me stessa, ad alzare un po’ la mia autostima e a darmi un po’ di coraggio nel propormi, se otterrò un buon riscontro.

Spero che la mia opera possa suscitare un’emozione nell’osservatore.

Sono una goccia in un oceano di artisti incredibili, di opere meravigliose, e sono fiera di portare il mio piccolo contributo nel mondo dell’Arte, con gratitudine a chi mi dedicherà del tempo, all’osservatore che si soffermerà per un momento e al quale spero con tutto il cuore di poter donare un’istante di bellezza.

 



 

In che modo hai deciso di presentare la tua arte all’interno di questo percorso espositivo e quali opere hai scelto di esporre? Ci puoi raccontare il processo creativo che ti ha guidato nella realizzazione e se c’è un significato o un messaggio particolare che volevi trasmettere attraverso di esse?

 

Presenterò un’illustrazione su carta cotone 76x56cm, tecnica mista di acquerello, acrilico, miche metallizzate e inchiostro.

L’opera che espongo si chiama AMAMORFIA ed è ispirata alla creazione. Una sorta di camera gestazionale, un improbabile grembo materno; reti di cellule, fascie muscolari ibridate a una botanica aliena, neuroni abbozzati su figure mordide dai colori nei toni del rosa, del carnale..il tutto in una continuità armonica che suggerisce l’espansione.

Credo il tutto mi sia stato suggerito dal fatto che sto per diventare zia; io non ho figli e non ho vissuto la maternità. La gravidanza della compagnia di mio fratello è la prima che mi capita di vivere da vicino, il pensiero di come si stia formando giorno dopo giorno mia nipote, credo mi sia stata d’ispirazione subconsciamente, nella creazione di quest’opera.

 


 

 

Quali progetti o obiettivi hai per il futuro? Ci sono nuovi ambiti o tematiche che vorresti esplorare?

 

Devo seguire il mio corpo, mi sto riorganizzando la vita per poter invecchiare e degenerare nel miglior modo possibile. Attualmente sono un’artigiana vetraia, ma non potrò continuare a fare questo lavoro per molto ancora. Entro la fine di quest’anno attuerò dei cambiamenti che mi permetteranno di avere molto più tempo da dedicare alla pittura, che è la cosa che mi dà più gioia e entusiasmo in assoluto!

Mi sto riavvicinando alla mia famiglia, che mi sta aiutando molto in questo cambiamento.

Sono felice, non vedo l’ora di aver più tempo per l’arte... non tutti i mali vengono per nuocere, e io mi sento molto fortunata!

Per il resto, nella mia arte, nella mia vita, mi lascerò trasportare dagli eventi, cercherò di evolvere ed esplorare, di creare e di sperimentare, cercando di essere fluida come acqua, di lasciare che tutto scorra... come acquerello su un foglio di carta cotone!




 



 

Contatti


Email zanchigabriella@gmail.com








Gabriella Zanchi

Nata a Venezia nel 1979, [Nome dell’Artista] proviene da una famiglia di artigiani vetrai da più generazioni e cresce immersa nella creatività di una fornace di vetri artistici a Murano. Suo padre e suo fratello sono Maestri Vetrai, e quest’ultimo è particolarmente noto a livello internazionale. Pur non lavorando direttamente nella produzione in fornace, il suo ruolo si concentra sulla progettazione, sul disegno e sulle fasi di lavorazione del vetro pre e post produzione.

La passione per il disegno l’accompagna sin dall’infanzia, diventando una costante nel suo percorso. Spirito libero e indipendente, a 18 anni lascia la casa di famiglia per intraprendere una serie di esperienze che la portano a esplorare nuovi orizzonti. Tra queste, un periodo di quattro anni vissuto in montagna, immersa nella natura più autentica, segna una svolta profonda nella sua vita e nel suo rapporto con l’arte. È proprio in questo contesto, tra paesaggi incontaminati e cieli stellati, che si avvicina all’acquerello, trovando in questa tecnica la forma espressiva più affine alla sua sensibilità.

L’acquerello diventa per lei non solo un mezzo artistico, ma una vera e propria filosofia: il dialogo tra l’acqua e il pigmento, tra il controllo e l’imprevedibilità, riflette la sua visione della vita. Il processo di asciugatura, che trasforma e sorprende l’artista stessa, diventa una metafora dell’accettazione dell’inaspettato. Dipinge in modo istintivo, lasciandosi guidare dalle emozioni e dai colori, costruendo le sue opere strato dopo strato, fino a dare forma a pensieri e suggestioni che emergono sul foglio di carta cotone.

I dettagli finali – miche metallizzate, acrilico e inchiostri – arricchiscono le sue creazioni, donando loro un’identità più definita. La sua ricerca è in continua evoluzione, spinta dal desiderio di scoprire e trasmettere bellezza ed emozione, condividendo con il pubblico frammenti del suo mondo interiore attraverso la delicatezza dell’acquerello.
























©L’ArteCheMiPiace - Blog Arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia 



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