Le Arche Colorate di Marco Silecchia - Un Dialogo tra Materia, Colore e Storia
Le Arche Colorate di Marco Silecchia
Un Dialogo tra Materia, Colore e storia
di Giuseppina Irene Groccia |18|Febbraio|2025|
Nella terra di Sassari, aspra e incantata, la luce non si limita a illuminare: accarezza i contorni delle cose, indugia sulle superfici, le anima di una vibrazione silenziosa. In questo scenario prende forma l’universo poetico di Marco Silecchia. Qui, tra vicoli antichi e muri scoloriti dal sole, l’artista trova ispirazione per trasformare la materia in emozione.
Scultore, pittore e ceramista, Marco Silecchia non si pone certo il limite di plasmare semplicemente l’argilla, ma le infonde vita e un’energia che traspare in ogni sua creazione. In ogni gesto, in ogni pennellata, egli instaura un dialogo tra forma e colore, un’eco della terra che l’ha visto crescere e che porta con sé le sue radici.
Figlio d’arte, ha ereditato dal padre Giuseppe Silecchia non solo il talento, ma una spiccata sensibilità, alimentata dalle storie sussurrate tra le pareti delle botteghe artigiane, dove il tempo, avvolto dal profumo della ceramica e dal suono rassicurante degli strumenti che lavorano in armonia con la materia, sembra eternamente sospeso.
Sono luoghi dove ogni angolo racconta storie di mani esperte che modellano la terra, di silenzi che parlano attraverso il gesto, di tradizioni che si intrecciano delicatamente, lasciando tracce di un sapere che scivola da generazione a generazione. Qui, tra la polvere che vola nell’aria e le luci soffuse, l'artista ha imparato ad ascoltare il respiro del mondo, a catturarlo e a tradurlo in arte, riscoprendo ogni volta il fascino eterno della tradizione e della creazione.
Ma il suo percorso non è stato un semplice proseguire sulle orme paterne. Al contrario, l’ artista ha cercato, in silenzio, la sua melodia, un linguaggio che rappresentasse le sue voci interiori. Con pazienza e dedizione, ha intrecciato pittura e scultura in un unico respiro, permettendo alla sua visione di prendere forma, distinta e inconfondibile, come un pensiero che si dispiega nella trama silenziosa dell’arte. Le sue opere nascono da una ricerca meticolosa, un dialogo intimo che ha dato vita a un sentiero tutto suo, lontano da ogni possibile contaminazione, eppure profondamente radicato nella stessa terra che le ha dato origine
L'importanza cromatica non si pone il limite della sola e semplice decorazione, il colore, nelle sue ceramiche, nasce dall'interno, come una linfa che palpita sotto la superficie. In un continuo rimando di pieni e vuoti che catturano lo sguardo, aprendolo a un "altrove", le sue "arche colorate" sembrano voler restituire all'arte quella "dignità della parola", suggerendo che creare un’opera non sia solo un atto estetico, ma un atto che "partorisce", lasciando nel mondo qualcosa di permanente, una traccia che sopravvive all’artista stesso.
L’arca, simbolo di salvezza e conservazione, rappresenta un contenitore e un legame con l’umanità intera, un messaggio che supera la fragilità del materiale ceramico per diventare eterno. In questo modo, l’artista restituisce all'arte la sua nobiltà originaria... quella di essere un gesto intriso di storia e memoria, un'eredità che, come un soffio di vita, continuerà a parlare oltre le epoche.
Ne scaturisce un viaggio incantevole nel tempo, un dialogo in cui l’origine e il destino dissolvono i loro confini, un ponte sospeso tra radici antiche e visioni nuove. Tutto racchiuso in un universo poetico che si rinnova ad ogni gesto, in ogni respiro, in ogni silenzio che segue il compiersi dell'opera.
In questa intervista, Marco ci racconta il suo percorso creativo, il legame profondo con le radici familiari e la sua visione dell'arte come atto di memoria e speranza.
Un viaggio che ci porta alla scoperta di un'artista che, tra forme e colori, cattura l'anima di una terra e la restituisce al mondo con delicatezza e passione.
Provenendo da una famiglia d'arte e crescendo in un ambiente già intriso di creatività, quando hai compreso che anche per te l'arte sarebbe stata non solo un'eredità, ma una scelta di vita personale e imprescindibile? C'è stato un momento o un evento particolare che ti ha rivelato questa vocazione?
Sono cresciuto in un laboratorio degli anni 70, dove dal gioco è diventato un lavoro, un mestiere. L' opera che si doveva realizzare era un momento serio, ma nel contempo il posto era un crocevia di pittori, artisti che con il loro mondo di odori, di vestirsi e il pensiero mi metteva nella condizione che avrei voluto essere, un domani, uno di loro, se chiaramente lo fossi nato. Ora lo posso dire, sono nato artista, figlio d'arte ma anche figlio dell' arte. Il momento che consacra questo in modo concreto, sono le commissioni che arrivano e poi non ti fermi più, vero riconoscimento del lavoro.
La tua arte nasce dal desiderio di salvare l'arte stessa. In che modo credi che le tue creazioni possano portare un messaggio di salvezza e speranza?
Penso che sia un illusione sana , le opere create con
sincerità di animo ,di cuore , accompagnato da una preparazione seria possa
portare un messaggio sano , sincero.
L' intellettualità onesta è un modo contemporaneo ,direi
controcorrente all' esposizione nichilista , per questo che ho sempre creduto
al binomio artista- artigiano ,per avere un senso sia etereo ma terreno nel
percorso artistico di una persona che crede in ciò che deve fare,senza
furbizie.
Come descriveresti il tuo stile artistico e come si è evoluto nel corso del tempo?
Non ho uno stile e non ho mai pensato di averne, diciamo che comanda l' opera, se deve diventare classica, stilizzata, moderna ecc. L' evoluzione è una costante del lavoro, considerando che interpreto ogni opera come unica, quindi implica un' evoluzione.
Quali materiali preferisci utilizzare per le tue sculture, e cosa ti guida nella scelta di un materiale rispetto a un altro?
Prevalentemente uso l' argilla, di diverso genere, ma mi
piace molto dipingere, quindi l' uso del colore, ho creato anche sculture in
bronzo, in legno, ma debbo dire che la ceramica, la maiolica, è un connubio
perfetto tra scultura e pittura.
Quali sono le principali fonti di ispirazione per il tuo lavoro? Ci sono artisti, movimenti o esperienze personali che hanno influenzato particolarmente la tua visione?
Mi ha fatto scuola il rinascimento toscano, ho avuto la
fortuna di essere stato molte volte in Toscana, Firenze, dove ho collaborato
con una piccola galleria, e questo stupendo periodo di soggiornare in un museo
a cielo aperto mi ha davvero dato tanto, poi Roma ecc. Ma penso che ogni
incontro possa rivelare un occasione di crescita, di confronto, ovunque.
Il colore gioca un ruolo fondamentale nelle tue opere. Come nasce questa scelta cromatica e quale significato attribuisci al colore nelle tue ceramiche?
Una Vita a colori, la ceramica è colore! Penso di non aver
mai realizzato una opera senza colore, vado letteralmente a caccia del colore, ogni forma, ogni suono, ogni cosa ha il colore. Sono sinestetico, quando
ascolto una musica vedo i colori.
Parli spesso di “struttura formale” e di “energia che irradia la materia”. Puoi spiegare meglio questa visione filosofica della scultura?
Vivo in termini energetici, interpreto la Vita come energia, quindi ciò che facciamo esprime energia, forme, colori.
Tutto ciò mi ispira fortemente sia in termini formali che cromatici, esplosioni, implosioni, irradiazioni ecc. L' argilla è un ottimo materiale per questa ricerca, in più la devi cuocere a 960° e questo influisce ancora di più, poi l' interazione si completa con gli smalti che il calore fonde tra loro, li strappa, li unisce creando effetti incredibili.
La tua arte affonda le radici in una profonda padronanza della tecnica e nell’uso sapiente delle mani come strumenti fondamentali del processo creativo. In che modo questa solida base tecnica influisce sulla tua libertà espressiva e come riesci a bilanciare disciplina e creatività nelle tue opere?
Penso che l' istinto prius vada protetto, la padronanza tecnica serve, è fondamentale per andare dove vuoi, ma serve, in modo fondamentale, la creatività istintiva, animalesca, come un rapporto d'amore, per essere sempre creativi bisogna essere umili, curiosi, sempre pronto ad imparare qualcosa.
Debbo dire che è impegnativo, ma il contatto con il mare, con la natura, la semplicità è fondamentale.
Come figlio d’arte, quanto ha influito la figura di tuo padre Giuseppe sul tuo percorso artistico? E come hai trovato la tua voce personale nell'arte?
Ha influito molto, soprattutto in età formativa, poi sono andato via per sperimentare, trovare la mia cifra, la mia strada, con errori, crisi, pianti e baratri.
In un secondo momento ci siamo ritrovati, lui più grande di me di 40 anni, lo aiutavo perché fisicamente non poteva permettersi di affrontare lavori di grandi dimensioni, ma è stato interessante, siamo finiti, quasi amici.
Purtroppo la voce personale nell' arte la devi pagare con il sangue e nessuno ti può aiutare, si inizia in mille e si finisce in tre, è un percorso duro che mette al limite ogni cellula del corpo è già un successo se invecchi al livello cerebrale sano.
La tua ricerca artistica è strettamente legata alla terra sarda. Quali elementi della cultura e del paesaggio sardo influenzano maggiormente le tue opere?
La Sardegna è un luogo mitologico, Odisseo, sia il litorale che l' entroterra, ho scelto di vivere qui, pagando l' alto prezzo di rimanere un artista al massimo "regionale" per vivere con onestà il territorio, cioè facendo il sardo in Sardegna.
Però mi ha ricambiato con efficacia in posti, luoghi, mari
di indescrivibile fascino, soprattutto in periodi invernali, lontani da orde
turistiche.
Si, mi influenza sempre e lo fa con tutto il vigore e l'
amore possibile, con gelosia, non potrei più andarmene.
Poi completa molto l' ispirazione la civiltà Nuragica, con
i suoi personaggi mitici, i guerrieri, gli Shardana, molte opere sono intrise
di questi argomenti, di questa energia.
Qual è il processo creativo che segui per realizzare le tue opere? Ci sono tecniche o rituali a cui sei particolarmente affezionato?
È un processo naturale: arriva quando vuole e, purtroppo, se ne va quando vuole. I periodi in cui non vado in laboratorio sono irrequieti, disperati, laceranti; poi, all'improvviso, risalgo, inizio a disegnare e tutto riappare. Ho imparato a godermi la risalita, mi rende felice. Per questo ho bisogno di questa terra: perché mi aiuta a ritrovare il centro. Purtroppo, non si può essere creativi tutti i giorni; le migliori intuizioni arrivano da sole, e non sai mai quando.
Diciamo che il proverbio mens sana in corpore sano è vero: ci vuole molta disciplina per essere creativi a certi livelli, senza rischiare di bruciarsi in fretta.
Le tue opere sembrano unire pittura e scultura in un unico linguaggio. Come riesci a far dialogare queste due forme espressive?
Si come dicevo la tecnica della ceramica possiede questa
possibilità incredibile di unire scultura e pittura, quando devi modellare ti
senti scultore, quando devi colorare ti senti pittore e sono due stati d' animo
diversiù, ma con il tempo li fai convivere in armonia.
Nel tuo processo creativo, quale ruolo hanno le mani e il gesto fisico? Quanto conta la componente tattile nel dare vita alle tue opere?
Nella manipolazione dell' argilla è fondamentale la
sensibilità tattile, il gesto deve diventare libertà, devi imparare più in
fretta possibile a non avere dubbi, paure, incertezze, devi inoltrarti in un
non fare consapevole, ci vogliono anni, centinaia di opere, di dipinti, ma
poi l' emozione è totale.
Come concepisci il rapporto tra lo spazio e le tue opere? Pensi che l'ambiente circostante influenzi la percezione delle tue sculture?
Beh, come dicevo, vivo in Sardegna, in campagna, e il laboratorio è immerso in un oliveto. Trovo prezioso fare riposare gli occhi, guardando una pianta o giocando con i cani, le tartarughe e i gatti, per poi riprendere il lavoro. Sono profondamente consapevole che l'ambiente influisce sulla creatività, sul lavoro e sulla qualità.
Le “arche” hanno subito un’evoluzione concettuale nel tempo. Come è cambiata la tua visione da quando hai iniziato a lavorarci fino ad oggi?
Le Arche e le Navicelle sono tra le opere più rappresentative del mio percorso, sia in termini di innovazione tecnica che concettuale.
All'inizio pensavo a un'arca, simile a un Noè sardo, con rappresentazioni di fauna locale come mufloni, cinghiali, ecc., con al timone un guerriero nuragico e la sua compagna. Poi, gradualmente, è diventata una scultura organica che fluttua nei mari senza tempo, un intreccio di vele e forme libere, in difesa di un'idea di protezione contro attacchi nichilistici e oltremodo digitali nei confronti di un'arte analogica, fatta di matite, carta da pescheria, carboncini, pennelli, colori ad olio, trementina, ecc. Un vintage postmoderno, con il filtro della critica alla modernità, sempre con garbo.
C'è un'opera, tra quelle che hai realizzato, che consideri particolarmente significativa per te? Puoi raccontarci la sua storia?
Indubbiamente una è una scultura di San Giuseppe con bambino
di grande dimensione ubicata al Duomo di Cremona, a 34 anni mi fece sentire uno
scultore serio, vinsi il concorso indetto dalla Confartigianato di Cremona,
realizzai l' opera e mi fece sentire uno scultore, con tutto l' arsenale
efficiente, confrontarmi con la efficienza e la macchina lombarda politica ed
esserne all'altezza mi sembrò un buon risultato.
Poi diversi altri, ma quest' opera cambiò le prospettive sul livello del lavoro.
Affiancherei anche il primo premio vinto a Porto Cervo per le opere innovative in ceramica, sempre trentenne, oggi vivo il lavoro in modo diverso, debbo dire che è cambiato molto in soli trent'anni, sono cambiate tante cose, ma è normale.
Qual è il messaggio che vorresti che il pubblico portasse con sé dopo aver osservato le tue opere?
Vorrei che trovasse originale, unico ciò che ha visto, non
bello, ma originale e unico.
Quali progetti o obiettivi hai per il futuro? Ci sono nuovi ambiti o tematiche che vorresti esplorare?
Sì, ho un progetto in fase avanzata di arte per la nautica. Ho in mente una vecchia barca dove verranno esposte opere per l'arredo artistico di imbarcazioni importanti, un nuovo modo di incontrare il contemporaneo.
Il mare farà da testimone.
Contatti
Email msilecchia5@gmail.com
Facebook Marco Silecchia
YouTube Marco Silecchia Artista
Instagram silecchiamarco
Gli esordi artistici sono legati al padre Giuseppe, caposcuola della ceramica artistica in Sardegna e tra gli ultimi allievi di Eugenio Tavolara.
Studia all'Istituto Statale d'arte di Sassari, sezione Ceramica e Arredamento, e completa la formazione alla Accademia di belle arti di Roma e Sassari. Approfondisce ogni tecnica artistica con curiosità e disciplina: il tornio da vasaio in Umbria a Deruta, la fusione in bronzo nella Fonderia Anselmi a Roma, dove incontra lo scultore Nuccio Fontanella e le opere di Umberto Mastroianni.
La pittura diventa una preziosa "alleata" intrecciandosi con la maiolica e le ricerche cromatiche, diventando la cifra stilistica nelle sue opere. La preparazione avuta dal padre e maestro in età giovanissima, gli permette di spaziare a tutto tondo nelle tecniche artistiche ed espressive, dal disegno, madre di tutte le Arti, alla scultura classica o moderna, alla pittura al restauro. Esordisce, premiato come pittore, nel 1997 al Premio Osimo e nello stesso anno partecipa alla rassegna regionale "Primavera d'Arte" dove ottiene una menzione speciale.
Nel 1998 partecipa al concorso nazionale Genius, dove ottiene il Premio Regione Sarda, ottiene una menzione speciale alla XII Rassegna Regionale "Primavera d'Arte" e prende parte al concorso di pittura "Organico e Inorganico".
Nel 2003 presenta la sua nuova produzione alla rassegna regionale "Primavera d'Arte" ottenendo una menzione speciale ed espone al II simposio internazionale dei Maestri di Porto Cervo. Nello stesso anno riceve il primo premio all'Internazionale di Pittura di Padru.
Nel 2007 le sue opere ottengono il premio Santa Teresa di
Gallura alla II Mostra di Arte Ceramica Sarda.
Nel 2016 presenta, insieme a sua madre Wanda e suo fratello
Roberto, una mostra dedicata al padre Giuseppe, allestita presso la galleria
Ziranu di Nuoro.
L'idea di rappresentare visivamente l'universalità dell'Arte, intesa nel profondo rapporto tra tradizione ed innovazione in continuo movimento e trasformazione sino ai giorni nostri con opere di chiara identità post-modernista.
Se l’articolo ti è piaciuto, ti invitiamo ad interagire attraverso la sezione commenti di seguito al post, arricchendo così il blog con le tue impressioni.
E se trovi interessanti gli argomenti trattati nel Blog allora iscriviti alla newsletter e seguici anche sui canali social di L’ArteCheMiPiace.
In questo modo sarai aggiornato su tutte le novità in uscita.
ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
I testi critici scritti dall’autrice e inseriti nel blog non possono essere utilizzati o riprodotti online o altrove senza una richiesta e un consenso preventivo. La riproduzione di articoli e materiale presente nel blog dovrà essere sempre accompagnata dalla menzione dell’autore e della fonte di provenienza.
Alcuni testi o immagini inseriti in questo blog potrebbero essere tratti da fonti online e quindi considerati di dominio pubblico: qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d'autore, vogliate segnalarlo via email per la rimozione immediata.
L’autrice del blog declina ogni responsabilità per i siti collegati tramite link, considerando che il loro contenuto potrebbe subire variazioni nel tempo.
Commenti
Posta un commento