MATTEO SARRO The Magician’s Stone

 L’ArteCheMiPiace -  Divagazioni sull' Arte


Horror Vacui/ Bisogna pur mettere il punto/ Floraison di Matteo Sarro


MATTEO SARRO
The Magician’s Stone






di Maria Marchese |29|Novembre|2024|


Se sei bello ti tirano le pietre, se sei brutto ti tirano le pietre, se sei Sarro crei — o sei? — le pietre: the magician's stones


Lo avevamo lasciato alla collettiva Refugium Peccatorum, in quel di Milano, con l’opera Anima Nera; oggi, Matteo Sarro torna con una stagione artistica evoluta, rispetto al passato, dove il sasso muta ulteriormente, insassandoci! 

 

Giorgia ne ha piene le tasche — e, magari, anche le tasche piene —al buono e al cattivo, al bello e al brutto, li tirano comunque, secondo AntoineNigiotti lancia la sua donna come un sassoche torna, a suo dire, poi, indietro – ci sarà un cane a riportarlo? Ahahah —, mentre Lorenzo Cherubini, alias Jovanotti, ci trova addirittura un pianetanel sasso… 

Avevamo lasciato Matteo Sarro a Refugium Peccatorum, la mostra collettiva di Milanomentre lanciava il sasso e mostrava la mano… 

 





Da sx Una fase della creazione di un'opera della serie Metamorfosi 
Matteo Sarro mentre realizza un'opera della serie Metamorfosi


Rewind: io e Matteo Sarro 

Qualche anno fa, mi arriva la foto di Horror Vacui un’opera di Sarro, e qualche notizia su di lui; all’epoca, ero curatrice di un’esperienza collettiva alla quale partecipava. Mi forniscono il contatto, così, per capire, circoscrivere e poterne parlaregli domando l’origine di questa pietra solitaria, immersa nella “bianchitudine” totale

Sarro mi parla di alterità dell’io

— Ohibò — penso — identità e alterità assieme non sonoassurde —, mentre si apre una parentesi sconfinata nella mia testa, dove riflessioni vanno e vengono… — Che meraviglia! —. 

”Ohibò!” è riferito al fatto che mi chiedo chi possa comprendere un messaggio così sottile?! 

Ci sentiamo telefonicamente e passiamo mezza nottata a raccontarcela su come un essere umano possa comprendere la propria identità attraverso il confronto con gli altri — Lévinasdocetcon visitazione e vita” —, sul fatto che Sarro transustanzi la pietra in essere umano — Peccatore!… Grida qualcuno, perché il sasso è materia esanime mentre altri dicono a questo giovane di non filosofeggiare…

Lui, intanto, “ruba” la farina dalla dispensa del padre, mischiando dapprima con elementi acrilici, in un secondo tempo con schiume espanse, perché quel sasso sia saporoso come un pane lievitato, profumato di ricordo, radici, memoria, ma anche artistico, sperimentale, “studiato” come si dice al sud… 

Apro e chiudo un'altra parentesi 

Durante una conferenza a cui assistei, il caro Daverio parlò del filosofo che saliva sulla montagna, per ritornare e provare convincere il popolo e le alte sfere che le sue teorie erano fondate— pena: l’esilio o la morte, in caso di fallimento —; se ci riusciva,veniva accolto nella schiera degli eletti, degli eroi… 

Insomma, questo per raccontarvi che aria tirava in quel periodo

Il fatto che un 23 enne si stesse confrontando con me su un terreno difficile era evidente, come lapalissiano era il fatto che portassecon sé materiale nuovo, convincente e ben eseguitoMatteo era “quello che ce l’ha fatta”, intendo il filosofo. 

 





Matteo Sarro insieme con la curatrice e art influencer Maria Marchese, nello studio di Benevento  


Nel tempo 

Per farvela breve, io e Matteo Sarro creiamo un sodalizio artistico,dove racconto le vicissitudini di queste pietre umane – sì sì! Proprio come un sequel a puntate  : vivono il colpo di fulmine (Istant Crash) si lasciano, vengono additate come colpevoli di chissà quali peccati (vd Anima Nera) , poi, vengono assolte, vincono la paura della solitudine identificando il vuoto come spazio pieno di sé stesso ( vd Horror Vacui) — Parbleuaggiungo io sono tranchant, in certe situazioni ( vd Bisogna pur mettere il punto) , sbocciano, in altri casi, come un bouquet di fiori (vedi Floraison) … 

PoiMatteo si ferma. 

— Torna sulla montagna? Va in vacanza? Sfrega le pietre per accendere il fuoco su un’isola deserta? Ahahah… —. 

Oggi 

Matteo mi videochiama — questo accadeva spesso, nel senso che a Matteo piace da sempre il confronto de visu, vero, anche mentre crea —

— Allora Mary? Come va? Sto preparando pasta e patate… —. 

Tranquilli: le pietre non sono diventati gnocchi nel frattempo. 

Tra lo sfrigolio dell’olio bollente e i vapori della pasta appena scolata, ascolto il racconto di quella pausa esistenziale e, come sempre, la pietanza, i fatti,…, trascendono, diventando un momento di riflessione

Appartengo 

Frutto di questa divagazione è l’opera “Appartengo” — a chi, cosa, quando, come, se e nel caso, è dato ai posteri o a Voi di decidere… —. 

È nello stile di Matteo Sarro, infatti, creare e liberare,medesimamente, il manufatto, da ogni concetto pregresso, così che esso fluttui ovunque, tra il suo pensiero e quello altrui, libero e leggero

Leggerezza 

La consistenza e la durezza proprie della pietra vengono annullate dal contesto compositivo, in cui l’ombra precipita al suolo mentre lei, la pietra, paradossalmente, esita, galleggia; tra le sue mani, inoltre, il colore diventa un manto setoso e impalpabile, tanto che la pura essenza perde i propri limiti estetici e diventa… 

Chi lo sa?!... 

Sulla tela “Appartengo”, il/la protagonista si manifesta come una regressione della compattezza, come se la pietra fosse tornata ad uno stato più liquido, quasi lavico, di ribollimento — forse èl’incertezza insita in Matteo oppure la necessità di perdere le certezze raggiunte, la semi gravità che inizia ad essere insostenibile? —. 

Pure la leggerezza diventa insostenibile in un film… 

Nonostante, quindi, le sue opere parlassero, sin dal primo momento di essendo non essendo” — non nel senso del buon Shakespeare il non essendo di Sarro, che pur è, ha cambiato texture, pelle… 

La sperimentazione Sarriana si arricchisce di un ingrediente esotico: la resina acrilica

Essa interagisce con la farina in maniera più irrequieta, più dinamica, meno domabile… 

Così, Matteo Sarro racconta, attraverso la nuova serie, questo cambiamento, in cui muta, come avviene nel grembo; i processi sono però disgreganti, dissolventi, per cui l’interezza appare sempre più dismorfica ed incerta, tornando, probabilmente, verso una nuova Unità: il nuovo Sé. 

E mentre Ambra Angiolini suggella un amore eterno al suon di “T’appartengo ed io ci tengo e se prometto poi mantengo/M’appartieni e se ci tieni tu prometti e poi mantieni”, e zia Giovanna cita un proverbio degli Indiani Nitsitapi

“Un uomo non dovrebbe mai camminare con tanto impeto da lasciare tracce così profonde che il vento non le possa cancellare” l’artista beneventano sottolinea un legame di appartenenza che si percepisce dalla vicinanza con le geometrie presenti sulla tela, ma se si tratti di terze persone è da vedersi…sono tracce aleatorie, forse offuscate dal vento, o, al contrario, liberatorie, perché ci permettono di scegliere. 


L'opera “Appartengo” - Matteo Sarro e la stessa opera 

Metamorfosi 

Il passo successivo lo vede staccarsi dalla tela, diventando architettura scultorea di una particellail metro quadrato umano non può contenere la metamorfosi, che rivisita spazi, interni ed esterni, rivedendo anche se stessa, continuamente

Sarro crea nuove illusioni, questa volta, però, coinvolgendo uno storytelling autoctono, che diventa esperienza esoticaallorché la mutazione è inattesa e sorprendente. 

Cosa sto diventando? 

Se io sono e allo stesso tempo cambio in… posso essere tutto, lo straniero, l’inatteso, l’infinitesimale nonché l’immensità, qui e in ogni luogo. 

Le unità di Metamorfosi potrebbero essere neo Aleph  ipotesi reali o effimere —  di un luogo fisico interiore in divenire. 

Rispetto al passato, le opere presentano una matericità graffiante, arrogante, prepotente, quanto il desiderio 

 

— Mannaggia Marchese quanto sei complicata! — direte voi. 

 

Ragazzi mica siamo qui a pettinare le bambole! Lo scambio con Matteo Sarro ci permette — e sottolineo Ci — di esplorare e superare confini personali da sempre

Volevate effetti speciali? Eccoli! 

 

Di consueto vi dico solo:

Alla prossima by Maria Marchese







































Maria Marchese su L’ArteCheMiPiace 
Maria Marchese

Maria Marchese, scrittrice, poetessa e curatrice d’arte, nasce a Como nel 74, dopo la maturità scientifica si iscrive all’istituto internazionale di Moda&Design “Marangoni”, a Milano.

Per oltre 20 anni svolge attività nel settore socio assistenziale.

Dal 2013 affronta da autodidatta il suo percorso di studio nel campo dell’arte, della letteratura e filosofia. Nel 2017 pubblica la sua prima silloge poetica “Le scarpe rosse- Tra tumultuoso mare e placide acque”. Da lì a breve esperisce se stessa nella critica artistica.

Collabora con il blog culturale dell’università Insubria, con lo storico dell’arte Valeriano Venneri, con Exit Urban Magazine e Art&Investments, con il Blog L’ArteCheMiPiace, con l’associazione culturale Nuovo Rinascimento, con la Galleria “Il Rivellino” a Ferrara, con Divulgarti a Genova, con Art Global a Roma, con AArtChannel di Ferrara, con Alessandra Korfias, coordinatrice ponte culturale Italia/Giappone e responsabile di Arti Services.


www.mariamarchesescrittrice.com



Clicca sull'immagine per leggere tutti gli articoli di Maria










©L’ArteCheMiPiace - Blog Arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia 




La Rubrica Divagazioni sull’Arte ospita articoli redatti da autorevoli amici e sostenitori del Blog L’ArteCheMiPiace, i quali ci offrono la possibilità di attingere ad emozioni e conoscenze, attraverso la condivisione di pensieri e approfondimenti.





Se l’articolo ti è piaciuto, ti invitiamo ad interagire attraverso la sezione commenti di seguito al post, arricchendo così il blog con le tue impressioni. 


E se trovi interessanti gli argomenti trattati nel Blog allora iscriviti alla newsletter e seguici anche sui canali social di L’ArteCheMiPiace.

In questo modo sarai aggiornato su tutte le novità in uscita.




ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER



        



















Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato periodicamente, ma senza una cadenza predefinita. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001 stante  la carenza del carattere QUALIFICANTE della periodicità. [TAR Lazio,sent n° 9841/2017] 
L'autrice declina ogni responsabilità per quanto pubblicato dai lettori nei commenti ad ogni post che saranno cancellati se ritenuti offensivi o lesivi dell’immagine o dell’onorabilità di terzi, di genere spam, razzisti o che contengano dati personali non conformi al rispetto delle norme sulla Privacy.

I testi critici scritti dall’autrice e inseriti nel blog non possono essere utilizzati o riprodotti online o altrove senza una richiesta e un consenso preventivo. La riproduzione di articoli e materiale presente nel blog dovrà essere sempre accompagnata dalla menzione dell’autore e della fonte di provenienza.


Alcuni testi o immagini inseriti in questo blog potrebbero essere tratti da fonti online e quindi considerati di dominio pubblico: qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d'autore, vogliate segnalarlo via email per la rimozione immediata. 


L’autrice del blog declina ogni responsabilità per i siti collegati tramite link, considerando che il loro contenuto potrebbe subire variazioni nel tempo.



 



Commenti