Ernesto Neto Nosso Barco Tambien Terra

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Ernesto Neto


Nosso Barco

Tambien Terra 






di Giuseppina Irene Groccia |03|Ottobre|2024|




Ernesto Neto, tra i più rinomati artisti brasiliani a livello internazionale, propone attualmente presso il MAAT di Lisbona, un'installazione immersiva che esplora l'interazione tra culture di diversi continenti.



A cura di Jacopo Crivelli Visconti, “Nosso Barco Tambor Terra” [la nostra terra di tamburi e barche] è una delle opere più monumentali create da Neto. 

L’installazione nasce da un intenso lavoro di mesi, durante i quali l'artista ha dialogato con l'architettura del MAAT e il contesto storico circostante, profondamente legato al passato marittimo delle caravelle che partirono verso il Nuovo Mondo. 




La mostra interattiva di Ernesto Neto offre un’esperienza sensoriale che coinvolge completamente il visitatore, stimolando tatto, udito e movimento. Nei giorni scorsi ho avuto l'opportunità di visitare la mostra e, ancor prima di varcare la soglia del Museo di Arte, Architettura e Tecnologia, sono stata accolta dal ritmo ipnotico di tamburi e percussioni, che creava un'atmosfera rituale e coinvolgente. Questo suono avvolgente mi ha accompagnata mentre mi avvicinavo alla grande sala ovale del museo, dove si svelava l'universo artistico di Ernesto Neto.

Le opere occupano l’intero spazio, trasportando chi le osserva in una dimensione sospesa tra arte e architettura. Le installazioni, realizzate in chintz, un tessuto di cotone comunemente utilizzato in Brasile, si distinguono per i colori vivaci e le texture lavorate all’uncinetto. Il tessuto, tagliato in strisce e intrecciato con abilità, forma strutture imponenti e morbide al contempo, che invitano il visitatore a toccare, esplorare e lasciarsi avvolgere.

L’opera di Neto è visiva, ma allo stesso tempo fisica e immersiva. Camminare a piedi scalzi attraverso queste strutture è parte integrante dell’esperienza, un modo per entrare in contatto diretto con i materiali e lo spazio circostante. Ogni passo, ogni gesto è accompagnato dal suono costante delle percussioni, che riempie l’aria e accentua la sensazione di connessione con l’ambiente. La tecnica utilizzata dall'artista, perfezionata nel suo studio a Rio de Janeiro, l'atelienave, si riflette nella complessità e nella delicatezza delle opere, che raccontano storie di collettività e cooperazione.





Ernesto Neto rappresenta uno degli artisti più emblematici nel panorama dell'arte contemporanea, in grado di fondere estetica e esperienza in un percorso che ama spingersi verso il multisensoriale. Al centro della sua opera c’è una continua ricerca dell'unità tra ciò che è apparentemente separato: corpo e mente, natura e cultura, individuo e collettivo. L'arte di Neto è profondamente relazionale, essa unisce il visitatore all'opera in un rapporto simbiotico e mutualistico, dove l'atto del toccare e dell'essere toccati diventa parte fondamentale del processo artistico.





In un mondo in cui spesso la dimensione fisica è trascurata a favore di quella intellettuale, Neto invita a riscoprire l’interazione sensoriale con il corpo e con la materia. Le sue installazioni interattive richiedono la partecipazione attiva dello spettatore, che viene incoraggiato a esplorare attraverso i sensi. Le dita, i piedi, persino l'udito, sono strumenti di percezione che stabiliscono un dialogo diretto con le opere, come accade qui, in questa mostra allestita al MAAT di Lisbona.

La fisicità non è mai fine a sé stessa: ogni materiale utilizzato – dal chintz brasiliano alle strutture tattili lavorate all'uncinetto – porta con sé una carica simbolica e culturale, che si nutre della tradizione e della manualità artigianale. In questo senso, l'arte di Neto diventa "multinaturale", un concetto che riconosce con forza la molteplicità dei significati della natura, favorendo la pluralità di connessioni possibili tra esseri viventi e materiali. Non è una visione gerarchica o dualistica, ma una rete interdipendente, dove ogni elemento esiste in relazione con l’altro.



Negli ultimi anni, Ernesto Neto ha ampliato il suo repertorio artistico, dedicandosi anche al mondo delle percussioni. Questo nuovo interesse è al centro della sua più grande installazione realizzata fino a oggi, dove la musica diventa parte integrante dell’esperienza sensoriale. Questa opera che incorpora una varietà di strumenti, si anima periodicamente attraverso un programma musicale orchestrato da musicisti e gruppi provenienti da ogni angolo del globo. In particolare, l'installazione dà risalto ai ritmi delle diaspore africane e asiatiche, esplorando la potenza ancestrale della musica come forma di espressione collettiva. Questo dialogo tra suono e spazio è un  accompagnamento,un elemento essenziale che trasforma l’opera in una vera esperienza interattiva. I visitatori sono invitati a prenderne parte attivamente, immergendosi in un mondo di vibrazioni e battiti, dove ogni ritmo evoca storie, tradizioni e legami culturali che attraversano confini geografici e temporali. Neto riesce così a creare un ponte tra arte visiva e musicale, esplorando il potere unificante del suono in una dimensione che va oltre il linguaggio verbale.

La musica, con i suoi ritmi ancestrali, viene utilizzata come accompagnamento e come strumento vibrante che risuona nell'installazione. Il tamburo, il caxixi, il flauto, la maraca e il canto creano un ambiente sonoro che amplifica l’esperienza, agendo come una forza collettiva che unisce i partecipanti. La musica si trasforma così in una sorta di collante invisibile, che incarna l’energia vitale condivisa tra uomo e natura.





L'installazione diventa quindi un luogo di interazione, di condivisione, dove ogni individuo, pur nella propria unicità, è parte di un tutto. Neto sembra dirci che nell'arte, così come nella vita, esiste un equilibrio delicato tra indipendenza e interdipendenza. I visitatori, camminando scalzi tra i materiali naturali e lasciandosi avvolgere dai suoni, si connettono all’opera, così come all’intero sistema vivente, diventando parte di una comunità sensoriale temporanea.

In un’epoca di distacco crescente tra uomo e ambiente, l’arte di Ernesto Neto ci invita a rallentare, a percepire e ad ascoltare ciò che ci circonda. Non solo con gli occhi, ma con tutto il corpo e con il cuore, riattivando una sensibilità che la modernità ha spesso anestetizzato. Questa sua opera immersiva è un richiamo a vivere l’arte e la vita come esperienze profonde di scambio, in cui tutto è connesso e niente esiste in isolamento.





La mostra, aperta fino al 7 ottobre 2024, invita il visitatore a vivere un'esperienza profondamente immersiva, dove corpo, spazio e ritmo si fondono in un dialogo armonico. Un percorso che supera la contemplazione visiva, trasformandosi in un coinvolgente scambio sensoriale. Ogni interazione all'interno della mostra diventa un'opportunità per esplorare nuove forme di consapevolezza e senso. L'arte, in questo caso, non è più solo un oggetto da contemplare, ma un'esperienza da vivere intensamente. Il percorso coinvolge a tal punto da trasformare ogni passo in un viaggio interiore che lascia una traccia duratura, in grado di connettere il visitatore al mondo in modi inaspettati e significativi.


























Nato nel 1964 a Rio de Janeiro, dove tutt’ora vive e lavora, Ernesto Neto ha studiato presso la Escola de artes visuais do Parque Lage di Rio dal 1994 al 1997, frequentando contestualmente il Museo di Arte Moderna di San Paolo. 

La ricerca artistica di Ernesto Neto, conosciuto per le sue grandi installazioni realizzate con la tecnica dell’uncinetto, garze, spezie e pietre, trae ispirazione da un’ampia varietà di fonti: da tradizioni moderniste dell’astrazione biomorfica, l’Arte Povera ed il Minimalismo Americano, fino alle recenti eredità del Neoconcretismo brasiliano, riuscendo ad unire influenze apparentemente disparate in un linguaggio coerente ed armonioso.


















©L’ArteCheMiPiace - Blog Arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia 






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