Alessandro Andreuccetti - L'armonia di equilibri cromatici
L’ArteCheMiPiace - Interviste
di Giuseppina Irene Groccia |06|Aprile|2023|
Ogni suo quadro è una sosta, una fermata intermedia di un lungo viaggio verso l’esplorazione della natura. Uno spazio impalpabile e surreale, dove attraverso un ordine mentale, ama disporre forme pittoriche modellate esclusivamente dal colore.
Sono opere intense, venate da una sottile e struggente armonia alimentata da una ricerca meticolosa di equilibri cromatici. Alessandro è consapevole di questo rapporto instintivo con il colore, egli riesce mediante questa grande interpretazione cromatica ad esprimere sensazioni ancestrali altrimenti non comunicabili.
Ciao Alessandro e benvenuto su L’ArteCheMiPiace. Come è iniziato il tuo rapporto con il mondo dell’Arte?
Sono nato e cresciuto in Toscana e più precisamente a San Gimignano che si trova in mezzo a Siena e Firenze, tre città dove l’arte è di casa. È così che fin da piccolo sono rimasto affascinato dagli affreschi medievali e rinascimentali che potevo ammirare ovunque che mi hanno sicuramente instradato sulla via dell’arte.
Raccontaci del tuo percorso artistico. Sei sempre stato un acquerellista oppure hai utilizzato anche altre tecniche pittoriche?
Ho iniziato a dipingere prestissimo e gli acquarelli erano la tecnica pittorica più facilmente accessibile per un ragazzo. Gli acquarelli e il disegno, ho disegnato tantissimo qualsiasi cosa mi capitasse sotto gli occhi. La figura umana forse era il mio tema preferito e, in quanto accanito lettore di fumetti, mi esercitavo a disegnare i miei personaggi preferiti e a crearne di nuovi. Tanto che arrivai a vincere il primo premio in un importante concorso nazionale per fumetti a Prato.
Come è nata la tua predilezione per l’acquerello?
Come ho già accennato in precedenza l’acquarello è stato il mio primo medium pittorico perché tutti i bambini avevano almeno in scatola di questi colori e qualche pennellino, i colori ad olio erano troppo cari e difficili da reperire. L’amore vero per gli acquarelli è scaturito ai tempi dell’università di architettura quando ero solito colorare le tavole dei progetti proprio con gli acquarelli. È allora che ho iniziato a seguire la pittura con occhi diversi , più professionali direi, ricercando nella storia riferimenti a questa tecnica pittorica e mi sono appassionato agli artisti settecenteschi e ottocenteschi del “Grand Tour” che registravano i loro viaggi con gli acquarelli su carta, uno su tutti J. William Turner, maestro indiscusso.
Puoi esporci il processo creativo di una tua opera?
Prima di mettermi al lavoro su un nuovo dipinto lascio che le idee mi si accavallino in testa senza regole né confini, colori, forme, composizioni tutto mescolato in un magma creativo. È la fase degli schizzi, o scarabocchi, delle prove di colore, delle pagine strappate e ricomposte in ordine diverso. Nel frattempo leggo, osservo, ascolto. Può bastare anche un minimo particolare, una parola, un colore, un’insegna su una vetrina a far accendere la lampadina. Solo allora prendo i miei preziosi fogli di carta (rigorosamente fatti a mano con stracci di cotone da piccoli artigiani di Fabriano ma anche indiani e cileni) i miei tubetti di colore con i miei pigmenti preferiti ed i miei pennelli di grosse dimensioni (un giorno un maestro acquarellista mi disse che con i piccoli pennelli ci si perde nei dettagli e si trascura la forma principale). Un tempo utilizzavo i pennelli in pelo di martora che sono eccezionali e ideali per l’acquarello ma, sfortunatamente per la loro realizzazione occorre uccidere un animale e allora mi sono convertito alle setole sintetiche che, ormai, hanno raggiunto un ottimo livello di qualità.
Come si è evoluto il tuo stile fino ad oggi?
Ho iniziato a dipingere panorami, cosa che faccio anche adesso naturalmente, le torri di San Gimignano, le colline toscane, il mare. Poi, rileggendo un libro di Kandinsky rimasi folgorato dal suo “Primo acquarello astratto” che mi fece allargare i miei orizzonti e comprendere che potevo avere un approccio nuovo al mio modo di dipingere. Potevo applicare tecniche astratte ai miei paesaggi lasciando che il colore avesse il ruolo principale nel dipinto. Oggi direi che il mio stile di pittura rientra nel vasto panorama dell’espressionismo astratto.
Quali sono stati, durante gli anni, i tuoi riferimenti artistici principali?
Agli inizi gli artisti rinascimentali con in testa Michelangelo Buonarroti. Poi mi hanno affiancato Turner, Delacroix, Cezanne, J. Singer Sargent, Winslow Omer, Andrew Wyeth, e moltissimi altri, tutti grandi pittori ma, soprattutto, eccelsi acquarellisti.
Qual è la tua principale fonte di ispirazione?
La fonte d’ispirazione principale, se non unica, è la natura. In tutti i suoi aspetti.
E i colori? Dove e quando nasce in te il desiderio di
esprimerti attraverso determinati elementi cromatici?
Il colore è stato la naturale evoluzione dei miei esordi nel
mondo dell’arte, al tempo disegnavo molto con l’inchiostro di china,
utilizzando varie tecniche dal pennino alla spugna e altre diavolerie. Ad un
certo punto mi capitò sottomano una piccola confezione di acquarelli in una
scatola di metallo nera che quando la aprivi pareva lo scrigno del tesoro con
tutti quei “biscottini” colorati. Fu amore a prima vista.
Amo tutti i colori però mi piace molto lavorare con i colori
di terra, l’ocra, il seppia, la terra di Siena naturale e bruciata, adesso, spesso, li realizzo in proprio questi
colori utilizzando pigmenti naturali e gomma arabica.
Quali sono, a tuo parere, le potenzialità dell’acquerello?
L’acquarello ha una caratteristica che le altre tecniche pittoriche
non hanno: il legame indissolubile tra il pigmento e la carta che assorbe il
colore e diventa coprotagonista del dipinto. Questo per dire che è una tecnica
difficile, molto difficile ma anche molto raffinata che, se ben padroneggiata,
può sicuramente dare vita a dipinti importanti e complessi.
Quali invece le difficoltà che incontri, utilizzando questa
tecnica, e le soddisfazioni che emergono dai risultati?
La difficoltà maggiore la trovo nel far capire agli altri,
ai potenziali clienti o, più semplicemente, alle persone che visitano le
esposizioni, che un dipinto ad acquarello ha lo stesso valore di uno dipinto ad
olio. Non è un passaggio così scontato, molti considerano questa tecnica come
“grafica” , una sorta di parente povero della pittura vera.
Le soddisfazioni ci sono e sono tante e per me, che dipingo
per vendere, la soddisfazione più grande arriva quando un cliente acquista un
pezzo e dopo qualche tempo ne prende un altro, attestando così la sua stima nei
miei confronti.
Che rapporto instauri con le tue opere?
Non sono uno di quei pittori che afferma di dipingere per se
stesso, o quanto meno non solo questo, io metto la mia creatività e la mia
esperienza al servizio degli altri, pertanto considero ogni mia opera come una
figlia che sono ben lieto di lasciare andare. Senza rimpianti.
Ci sveli i tuoi prossimi progetti in cantiere e/o mostre
future?
Nell’immediato futuro ho in programma una mostra dei miei
ultimi lavori, una ventina, nelle sale di un locale bar ristorante nella piazza
principale di San Gimignano. Un evento che si ripete ormai da alcuni anni e che
mi ha regalato sempre tante soddisfazioni. Poi ci sono altri progetti ma è
prematuro parlarne.
Nato a San Gimignano, Italia, nel 1955, ha studiato arte e architettura a Firenze quindi ha iniziato il suo lavoro nel 1980 in qualità di disegnatore, designer e pittore.
Ha partecipato a numerose esposizioni personali e collettive
in Italia e nel mondo e molte opere figurano in collezioni pubbliche e private.
Statement
Forma, colore e textures costituiscono lo scheletro su cui
costruisco le mie immagini, o forse sarebbe meglio parlare di visioni, o sogni
perché tutto ha inizio e si sviluppa prima nella mia mente, più o meno
inconsciamente e dopo, molto dopo, si trasferisce sulla tela o sulla carta.
Attraverso lo studio dei miei soggetti, siano essi figure, città o paesaggi
isolo ed elaboro ciò che per me rappresenta l’anima del soggetto stesso, ne carpisco
le forme primitive,mi impadronisco del loro colore, delle luci e delle
ombre,fisso, come in una fotografia, l’attimo magico in cui gli oggetti
rivelano se stessi poi traduco tutto nel linguaggio universale del disegno e
della pittura.
La figura
La figura umana è forse il primo soggetto rappresentato
nella storia dell’arte mondiale, è presente in tutte le epoche storiche e
costituisce quindi un tema pressoché obbligato per ogni artista. Il mio
approccio alla figura umana è strettamente personale: abbandonando qualsiasi
pretesa di rappresentazione fedele o realistica la mia ricerca si concentra
sulla percezione volumetrica e coloristica del soggetto dando risalto alla
relazione tra luce, colore e forma.
La città
La città è la culla delle nostre vite, incubatrice dei
nostri pensieri, l’involucro che racchiude i nostri sogni, i successi e le
sconfitte. La mia visione della città è una visione idealizzata, uno sguardo
lontano che permette di astrarre dal contesto generale ciò che mi colpisce
maggiormente dell’insieme di architetture, di strade, di spazi, finestre,
tetti, terrazze e quant’altro. Ancora una volta sono le forme ed i colori, le
luci e le ombre che emergono da questo processo di astrazione e stanno lì a dimostrare
la mia idea di città. Infatti io non dipingo una città ma l’idea di città.
I paesaggi
Il paesaggio, in tutte le sue accezioni e sfumature,
rappresenta il mio “porto sicuro”, un angolo riparato nella mia testa dove mi
posso rifugiare e ricaricare in tutta tranquillità. Quando le idee scarseggiano
o faticano a trovare la strada per emergere tutto ciò che devo fare è aprire il
libro degli schizzi scorrendo centinaia di disegni e appunti che parlano della
mia terra, la campagna, gli alberi, i fiori. È tutto lì dentro, disponibile e
generoso e io non devo fare altro che coglierne i frutti.
“Rappresentare la vita è lo scopo principale della mia
pittura. La figura umana, le città, la natura costituiscono degli ottimi
soggetti da studiare e trasferire sulla tela o sulla carta, ma ciò che più mi
interessa è scoprire e mettere in evidenza la relazione che c’è tra le forme e
i colori di ciò che ho di fronte. Questa relazione la si scopre
dall’osservazione attenta della realtà e si estrinseca in una rappresentazione
strettamente personale dell’oggetto.”
Le idee
Ogni dipinto ha una sua storia e una sua personale
gestazione. Tutto può contribuire alla scintilla iniziale, una foto, una frase,
una musica. Prima di iniziare passo molto tempo pensando al design generale
della nuova tavola, agli schemi di colori da utilizzare, a cosa mettere in
evidenza e cosa lasciare in secondo piano. Generalmente prendo molti appunti,
faccio schizzi, provo dei colori, ombreggiature, scompongo il soggetto in
porzioni che poi ricompongo diversamente, schematizzo varie soluzioni
compositive. Tutto questo processo può durare giorni oppure settimane però
quando è il momento di dipingere il lavoro viene giù filato senza ripensamenti.
I materiali
Opere su carta. Utilizzo gli acquarelli sulla carta fatta a
mano con stracci di cotone, è una carta bellissima, importata dall’India,
pesante e rugosa, con una sua forte personalità che richiede molta attenzione
ed esperienza per padroneggiarla.
Contatti dell’artista
Sito Web www.andreucciart.it
Email aandreuccetti@gmail.com
Facebook Alessandro Andreuccetti
Instagram alessandroandreuccettiart
Twitter Alex Andreuccetti
YouTube Alessandro Andreuccetti
©L’ArteCheMiPiace - Blog Arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia
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