“Brand New Paint Job” by Jon Rafman
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“Brand New Paint Job”
by Jon Rafman
di Giuseppina Irene Groccia |06|Settembre |2022|
Reinventare in chiave “carta da parati” le opere di grandi artisti dell’arte, trasformandole in arredo.
Jon Rafman, digital artist canadese lo fa con un risultato sorprendente prestando la storia dell’arte all’ interior design.
Teatri, scuole, treni, ma anche il presidenziale studio ovale o una sala operatoria diventano tela sulla quale trasferire un fantasioso e colorato mondo immaginato e sognato.
Mentre a prima vista queste stanze potrebbero sembrare delle originali ambientazioni presi dall’ interior design contemporaneo, si rimane invece sorpresi nello scoprire che in realtà fanno parte di un progetto di arte digitale denominato Brand New Paint Job, una serie in cui il noto artista Jon Rafman si appropria delle rinomate opere d'arte di maestri dell’arte contemporanea, come ad esempio Francis Bacon, Jean-Michel Basquiat, Marc Chagall, Jasper Johns, Yves Klein e Willem De Kooning, per convertirli in texture pronte a mappare interni composti utilizzando modelli provenienti dall’archivio di Google 3D Warehouse, noto software di rendering.
Rafman agisce con abilità tecnica su questi spazi creando un rivestimento globale, un flusso di immagini dettato dal suo estro creativo, pronto ad avvolgere ogni singolo oggetto presente all’interno della stanza.
L'artista con sede a Montreal, in Canada, ci invita a riflettere su cosa significhi la definizione di arte al giorno d'oggi. Gli interni creati per Brand New Paint Job rappresentano un gioco sciccoso di interior design, un interessante matrimonio forzato tra arte e design.
Storicamente, la più grande paura per un pittore era che il suo lavoro potesse diventare oggetto di design. Ora invece è pratica comune che gli artisti contemporanei prendano ispirazione dalla cultura visiva commerciale. Il design è importante per la pratica artistica contemporanea quanto le intense ombre chiare e scure lo erano per la pittura barocca.
Il confine tra arte e design esplora la possibilità per una grande opera di essere riprodotta su una superficie aggiuntiva e oggetti e spazi funzionali possano essere elevati all’ espressività delle opere d'arte.
Il progetto Brand New Paint Job è un progetto interessante in quanto combina il vecchio con il nuovo in modo insolito e avvincente. Il suo senso artistico di indagine fa riferimento a quelle pratiche ibride che operano come una sorta di collisione e giustapposizione tra tecniche di produzione storiche come scultura e pittura e quelle tecnologiche dell'Alto Modernismo.
Ciò che rende l'approccio di Jon Rafman così unico è il fatto che usa soltanto una singola trama per coprire un’intera stanza. Saper creare una perfetta corrispondenza di ombre, luci e colori all’interno di un ambiente 3D richiede grande competenza, abilità e tempo.
Questo viaggio nella modellazione 3D ci regala la possibilità di poter essere trasportati in stanze convertite in santuari dedicati ad artisti, dove non troviamo semplicemente quadri incorniciati ed esposti alle pareti ma intere stanze ricoperte completamente della loro arte.
Jon Rafman (Montreal, 1981) è un artista che si occupa di culture e sottoculture digitali, rivelando desideri, ossessioni e feticismi scaturiti dall’utilizzo dei dispositivi tecnologici. Tra le sue mostre personali più recenti ricordiamo I have ten thousand compound eyes and each is named suffering, Stedelijk Museum, Amsterdam (2016); Jon Rafman, Westfälischer Kunstverein, Münster (2016); Jon Rafman, Zabludowicz Collection, Londra (2015); The end of the end of the end, Contemporary Art Museum St. Louis (2014); Remember Carthage, New Online Art, New Museum, New York (2013); The Nine Eyes of Google Streetview, Saatchi Gallery, Londra (2012); Jon Rafman, online exhibition, Palais de Tokyo, Parigi (2012).
Ha partecipato a numerose mostre collettive tra cui: I was raised on the Internet, Museum of Contemporary Art Chicago (2018); Alone together, Musée d’art contemporain de Montréal (2018); ARS 17: Hello world!, Museum of Contemporary Art Kiasma, Helsinki (2017-2018); Jon Rafman / Stan Vanderbeek, Sprüth Magers, Los Angeles (2017); Manifesta 11, Zurigo (2016); Welcome to the Jungle, KW Institute for Contemporary Art, Berlino (2015); Speculations on Anonymous Materials, Fridericianum, Kassel (2013); Nine Eyes, Moscow Photobienniale (2012); Screenshots, William Benton Museum of Art, University of Connecticut (2012); From Here On, Les Rencontres de la photographie d’Arles, Arles (2011).
©L’ArteCheMiPiace - Blog Arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia
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