FRANCO FARINA AMA DETRITI APOLIDI NELL'ETEROGLOSSIA DI UNA NUOVA POLIS

 L'ArteCheMiPiace - Divagazioni sull'Arte




di Maria Marchese  |06|Dicembre|2021|




FRANCO FARINA 


AMA DETRITI APOLIDI NELL'ETEROGLOSSIA DI UNA NUOVA POLIS

 



Tra le trame tessutali di una diaspora dei termini preceduti dal prefisso as’insinua la fondatezza dell'invisibilità, elevando un pensiero unanime che acceca il ciglio, la mente e l’anima. 

La lettera che costituisce un principio è altresì colei che sancisce il vuotoessa involve la possanza di spogliare da nomi, dalla facoltà di agireda un luogo di appartenenza… 

„Chi comanda al racconto non è la voce: è l’orecchio.”

Italo Calvino, libro Le città




 

Franco Farina, da sempre, raccoglie i silenziosi gemiti di quell'afona dispersione, e nell’essere umano e nella materia, predisponendosi ad un attento ascolto: giunge le mani a coppa per comprendere quel lacrimoso pianto

Gocciano quei detriti apolidi un liquido carsico scorrere, la cui mestizia, dovuta all’abbandono, alla resaalla non conformità rispetto ai criteri del socialmente accettabile li condurrebbe a sfociare 

ad un inevitabile realtà, legata alla verità della fine. 

L’autore ostunese non ne perde nemmeno un muto suono, amandoli, dapprima, attraverso un cum passionevole”  sguardo




Ne carezza, via via, la ferita essenzaCalcando molteplicisuperfici, fisiche e non, centellina intanto condizioni difformi, leggendone la vita da inusuali e acute prospettive. 

La sua esperienza allora si arricchisce dell’energia del suolo, del sottosuolo, della mente, dei sensi e della conoscenza, della coscienza della sacralità di un profano pensiero… 

Decide poi un giorno di animare tutto ciò. 

Quelle palme, che hanno esperito da sempre la perizia del restauro, s'impegnano allora nella creazione dell’architettura di un linguaggio eteroglossa, che si eleva come forte voce di una nuova polis. 

Sorrade quindi importanti supporti materici con intensi diastemi cromatici, che involvono e risolvono il sintagma terra/uomo/cielo, colto addentro le significanze più peculiari intime; l’atmosfera si carica allora di levitàasprezze e presenza. 


 


Franco Farina ingaggia indi un tormentato gioco ammaliatore con i dettagli, assolti dal rifiuto, e altresì con la personalità dei dimenticatiesso rimane sospeso dentro il suo vivace e dissidente io sinché il suo estro non coglie l’incipit. 

Allora l’autorepreservando la radice natìa degli elementi, ritaglia, martella, fora, arriccia… allunando frasi lignee e metalliche plastiche, che costituiranno la phisikà della nuova polis.

La morfologia di questo rinato dialogo viene sprigionata dalla pienezza di queste frugali forme, dai dinamismi che l’artista vi infonde, attraverso una comunicazione visivo/esperienziale fatta di “graffi esistenziali”  veri

L’inedita città di Franco Farina è costituita da “precaria” , ossia preghiere, richieste di ascolto che il capace autore ha saputo elevare, ricongiungendo gli ultimi alla dignità di una dimora e di un pater. 

Nel contesto della personale “SCARTI”, a cura di Elisabetta Sbirolitenutasi presso il Centro di Racconta Rifiuti di S. Crispiano, dal 8 al 28 Ottobre 2021, l’artista si spinge oltreama tra le pareti, infatti, un percorso sconvolgente, che crea un’interazione col personale e coi visitatori, donando loro il geniale concretamento del senso del cambiamento di prospettiva

Valorizzando lo scorrere del tempo, sottolineando la diversa percezione, che può maturare sposando le opere a posizioni inconsuete, ammantandolo con la veste sonora appropriata libera infatti l’insegnamento di un occhio e di una mente che può superare la limitatezza e la mediocrità. 

Franco Farina inizia anni addietro un partita a carte con l’ingiustizia e, quest’oggi, vince con lo “scarto giusto”.




 

LA DISCOBOLA” FRANCO FARINA 

a cura di Maria Marchese 





LA DISCOBOLA” FRANCO

a cura di Maria Marchese 


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UN MINUTO CON… FRANCO FARINA

a cura di Maria Marchese 













 Maria Marchese

Maria Marchese, scrittrice, poetessa e curatrice d’arte, nasce a Como nel 74, dopo la maturità scientifica si iscrive all’istituto internazionale di Moda&Design “Marangoni”, a Milano.

Per oltre 20 anni svolge attività nel settore socio assistenziale.

Dal 2013 affronta da autodidatta il suo percorso di studio nel campo dell’arte, della letteratura e filosofia. Nel 2017 pubblica la sua prima silloge poetica “Le scarpe rosse- Tra tumultuoso mare e placide acque”. Da lì a breve esperisce se stessa nella critica artistica.

Collabora con il blog culturale dell’università Insubria, con lo storico dell’arte Valeriano Venneri, con Exit Urban Magazine e Art&Investments, con il Blog L’ArteCheMiPiace, con l’associazione culturale Nuovo Rinascimento, con la Galleria “Il Rivellino” a Ferrara, con Divulgarti a Genova, con Art Global a Roma, con AArtChannel di Ferrara, con Alessandra Korfias, coordinatrice ponte culturale Italia/Giappone e responsabile di Arti Services.


www.mariamarchesescrittrice.com



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