MONICA MARIONI #LaPreda

 




MONICA MARIONI
#LaPreda

di Giuseppina Irene Groccia |10|Settembre|2021



Personalmente trovo Monica Marioni una delle più interessanti artiste contemporanee italiane, il suo è un cammino di indagine altamente introspettivo e identitario.

Inizialmente la sua ricerca si orienta verso un percorso improntato all’interazione di diverse tecniche espressive. 

La fusione di pittura, fotografia e arte digitale le permette di realizzare in modo geniale opere fuori dagli schemi dell’ordinario.

L’espressività dei volti presente nelle sue opere, è spesso specchio della sua psiche. 

È una metamorfosi armonica dell’inconscio dove le ossessioni si mescolano alla necessità e al sogno di esporre le sue paure e i suoi pensieri. 


Negli anni successivi indaga nell’ambito della video arte e delle installazioni artistiche raggiungendo un linguaggio visuale dall’impatto originale e introspettivo.


Nella performance art permette al suo corpo di diventare elemento centrale della sua idea artistica.

Ne ottiene un medium artistico dal significativo potere “narrativo”, capace di trasfigurare emotività attraverso urla silenziosi, figli di nevrosi che popolano la mente dell’individuo contemporaneo.


In questo articolo vorrei presentarvi il suo più recente lavoro performativo dal titolo #LaPreda.

Questo esperimento mostra i bisogni ancestrali di Monica, che a volte diventano anche provocatori, dissacranti, tali da creare un flusso che dall’artista arriva al pubblico e poi le ritorna indietro, rivelando infine una protesta oggettuale e concettuale.


Non un quadro dunque, ma un’azione esibita servendosi di mezzi di riproduzione meccanica come la fotografia e il video.

È una “narrazione” fisica che diventa opera..

In questo caso specifico, un ibrido tra materia vivente e natura offesa e dilaniata, diventa in sostanza una rappresentazione che illustra ampiamente la dinamica emotiva dello stato di conflitto tra razionalità e ossessione.


L’efficacia della performance corporea di Monica è quella di essere in sostanza “atto” performativo, capace di fissare nel tempo l’intento di favorire il significato mutevole e fuggevole dell’esistenza.


L’introspezione onirica e gli esperimenti tecnici, di cui la sua arte è colma, ci regalano ingredienti essenziali per una continua e fruttuosa evoluzione sempre in divenire.


Un impegno il suo, che non è passato inosservato ai curatori della 78° Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, ambito in cui il cortometraggio #LaPreda riceverà il Riconoscimento Speciale “LOG TO GREEN MOVIE AWARD - VENEZIA 2021” in programma per l’11 Settembre 2021.








Ne approfitto per porle qualche domanda, il giusto per ottenere uno sguardo approfondito e intimo su questo suo nuovo shortmovie performativo.





▪️Il progetto di cui parliamo in questo articolo è la tua opera performativa più recente dal titolo #LaPreda. Chi è “La preda” e qual è il rapporto tra questa “preda” e lo spazio che la circonda?


Le prede siamo noi, i tanti che sono caduti in una relazione tossica: il termine relazione va inteso come interazione dell’individuo con la sua sfera personale e affettiva, ma anche lavorativa e ambientaleLe ambientazioni evidenziano il rapporto distruttivo o al meglio indifferente dell’uomo con l’ambiente circostante: il paesaggio non è sfondo di un’azione, ma testimonianza dell’esito della relazione drammatica uomo-ambiente attuale.


▪️Nelle tue performance cerchi in modo potente di entrare in risonanza con le sensibilità del fruitore. Come riesci ad aprire le tue ferite e trasformarle in dono artistico?

In realtà le ferite sono già aperte, perché la ferita è di per sè uno strappo, qualcosa di aperto. Il punto è come riuscire ad entrarci dentro a curarla. Mi è venuto un parallelismo molto stupido, ed è effettivamente così, credo che sia capitato a tutti di farci un taglio e nel primo momento hai paura di guardare che cosa è accaduto al tuo corpo, è la paura di vedere il taglio. Quindi sostanzialmente là ferita è lì. Ciò che mi aiuta ad entrare nella ferita e a capire come curarla o quanto è profonda, o quanto possa essere estesa, è l’arte. Perché l’arte è una protezione, l’arte è un guardare per trasformare e creare, quindi in qualche modo è come se mi estraneassi dal “me”, e cercassi di ritrarre meramente quello che vedo, quindi in qualche modo non essendo più condizionata dall’essere “io”, ma semplicemente qualcosa da ritrarre, ti estranei dal dolore e riesci a guardarlo con maggiore obiettività, soprattutto quando poi lo rendi Arte, e io ho sempre trovato grandissimo beneficio nel fare Arte. Anche questo progetto, questo frammento sequenza, che si chiama #LaPreda, è in realtà parte di un lungometraggio che è una performance collettiva, dove gli individui, in qualche modo affrontano il loro essere stati predati, in un rapporto uno a uno, o che addirittura in situazioni molto più complesse può diventare un rapporto io a io. Io divento preda di me stesso. Riuscire a tirare fuori tutto questo fardello se vogliamo di turbolenza umana, è reso fattibile perché l’arte mi mette nella condizione di potermi osservare da esterna, e in qualche modo quindi di rendere obiettivo quello che è accaduto e valutarlo con un distacco che altrimenti non si avrebbe se si è troppo inglobati o fagocitati dalla paura o dal timore della sofferenza. Credo che chiudere una ferita buttandoci il tappeto sopra con l’attivapolvere non serva anzi sia dannoso, quindi il tirare fuori è necessario per non ammalarsi.


▪️Nella performance metti il tuo corpo a disposizione di un concetto. C’è solitamente un messaggio sotteso universale dietro?


Si, c’è un messaggio sotteso, è un fil rouge che caratterizza tutti i miei atti performativi, perché ho sempre ritenuto che il mezzo più forte con cui elaborare quelle ferite di cui parlavamo prima sia attraverso anche un impiego del fisico nel fare, e nel mio caso trovo in qualche modo che la traduzione e il rimarginare quelle ferite implicano un trapasso fisico, quindi in qualche modo un atto violento di sforzo fisico, per cui in tutti i miei progetti performativi il corpo è sempre messo in una condizione di stress, di limite e questo perché è necessario per poter comunicare ad un livello primario con la mente, cioè tornare a uno stato di basicità, di bambina, dove tutto quindi fluisce con un senso logico, sintetico, comprensibile, facile e in qualche modo ogni turbamento viene relativizzato, per cui anche in lavori come Le umane paure, così come il mio ultimo lavoro Hotel Mo.Ma, con questa bravissima curatrice che si chiama Maria Rosa Sossai, dove ho per l’appunto portato in scena le schiene, la mia schiena ripresa in momenti diversi, però esasperata dall’atto performativo, quindi particolarmente ossuta, particolarmente contrastata, molto drammatica.

Quindi l’uso del corpo è un fil rouge perché è neccessaria una frustrazione fisica per attuare il compimento artistico.


▪️Dolore, disagi, paure e ossessioni sono tra i temi ricorrenti nei tuoi lavori performativi. Credi dunque, che l’arte abbia un potere catartico e salvifico?


Rappresento da sempre nelle mie opere la vita quotidiana dell’individuo,vedo le mie opere come istantanee ora più suggestive, ora più descrittive, dell’unione tra evento di vita la traccia emotiva che lascia in noi.

E’ una lunga indagine che ho condotto attraverso stilemi e tecniche diverse negli anni, e che un potere catartico e salvifico lo ha smpre avuto anzitutto nei confronti di me stessa. Dico spesso che non faccio arte per scelta ma per necessità, è un bisogno personale che mi consente, una volta creato ciò che “vedo”, di guardarlo da fuori e comprenderlo meglio.

Credo poi che l’arte conteporanea sia tale quando realizza opere-strumento, nelle mani dell’osservatore come chiavi d’accesso alla conoscenza di sé stesso


▪️Per concludere vorrei chiederti se c’è una tua performance a cui sei particolarmente legata e perché..


Credo di essere particolarmente legata alla mia prossima Performance artistica, non ho particolare legame con le precedenti, sono state molto diverse, molto disparate e mi sono piaciute forse quelle più effimere, quelle dove interpreto brani della musica leggera italiana che sono particolarmente cari, però penso di essere ancora molto piccola come artista performativa, credo che ci sia tanto da crescere, e quando dico piccola non mi riferisco alle opere che creo, anzi ma proprio alla volontà di crescere, ho ancora tantissimo da imparare, moltissima ancora disciplina del sè, del corpo, in rispetto anche dell’io tutto, del sapersi fermare nell’andare troppo oltre, perché alcune volte mi sono fatta male, male perché ho performato per mesi in una direzione emotiva e psicologica non protetta e quindi sono finita in dei posti della mia mente che non ero pronta ad affrontare, quindi penso che la mia Performance migliore sarà quella di domani.
















A cura di Maria Savarese

#LAPREDA è il più recente lavoro performativo dell’artista Monica Marioni.
L’opera si presenta come azione performativa realizzata in Sardegna, in concomitanza con i recenti roghi dell’Oristanese, ripresa in video di durata pari a xxx.
#LAPREDA punta direttamente al cuore dell’ennesima ferita subita da quest’isola che, come tante altre zone d’Italia, troppo spesso brucia.
Avanzando a fatica nello scenario annerito l’artista si fa simbolo di una società incurante dell’ambiente che la circonda, anzi in netto contrasto con esso; il nostro stile di vita arranca nella desolazione che esso stesso crea, afflitto e ostacolato dal vincolo indissolubile che colpevolmente ignora, quello tra l’uomo e la natura.
Questo legame ci appare spesso come un senso del dovere, qualcosa che frena le ambizioni del progresso e della scienza; in #LAPREDA è quindi una corda con un cappio: troppo spesso viene percepito in questo modo il necessario e doveroso rispetto per l’ambiente, ed in un certo senso è realmente così perché più ignoriamo il vincolo, più questo si stringe al collo dell’umanità. E l’umanità, con i suoi sforzi ovvero con la sua tecnica, come insegna Prometeo è di gran lunga più debole delle leggi di natura; per questo ne #LAPREDA sarà vano ogni sforzo della protagonista di uscire dall’inquadratura, ovvero di arrivare alle proprie mete.
Come sempre nelle azioni performative, l’intento di Monica Marioni è realizzare un’opera “empatica”, che trasmetta le sensazioni e le emozioni connotanti il tema, per far entrare in risonanza l’osservatore con Il senso d’angoscia e di impotenza che sono i veri contenuti dell’opera.




Lo stretto legame tra Venezia, arte cinematografica tutela dell’ambiente e del mare si rinnova Sabato 11 Settembre 2021presso lo spazio della Regione Veneto all'Hotel Excelsior al Lido di Venezia, grazie alla 27esima edizione del Log To Green Movie Award Venezia 2021

Verrà premiato il corto d’arte dal titolo La preda, una rappresentazione senza compromessi della difficile relazione tra uomo e ambiente. Durante la premiazione sarà proiettato un breve teaser dell’opera. 

Lasciamiandare è il nuovo progetto di Monica Marioni, con cui l’artista, in un approccio immersivo e totalizzante, ha scandagliato ciò che quotidianamente viene affrontato da chi vive una relazione tossica e disfunzionale innanzitutto con sé stesso e di conseguenza con l’altro da sé. Il titolo prende la forma dell’invocazione della vittima al suo carnefice, ripetuta ossessivamente talmente a lungo da risuonare alla fine come una parola sola. 

A cura di Maria Savarese, questo lavoro, articolato nei diversi media utilizzati dall’artista,fotografia, video, disegno, esprime con molta tensione e drammaticità la lotta che l’individuocompie nell’attraversamento della sofferenza, da una totale inconsapevolezza ad una faticosa presa di coscienza della realtà e di sé.

Questo video presentato in anteprima nazionale al Log to Green Movie Award, in occasione della 78esima Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di Venezia, tratto dal capitolo La preda,racconta quanto il termine relazione vada inteso nella sua più larga accezione: interazione dell’individuo con la sua sfera personale e affettivacon quella lavorativa, con quella ambientale. Tutti i luoghi scelti per lo svolgimento delle azioni performative, evidenziano, infatti, un tipo di rapporto distruttivo o sordo dell’uomo con l’ambiente circostante: sono paesaggi violentati, vessati dal suo egoistico passaggio, come nel recente caso degli incendi oristanesi in cui si muove la Marioni in questo estrattoEcco quindi che il paesaggio non è sfondo di un’azione, ma è esso stesso parte integrante di essa e della relazione drammatica dell’uomo.

In ognuno di essi l’artista ha reso vivo e percepibile il dramma dell’individuo in quanto carnefice e vittima al contempo dell’ambiente in cui si muove, trasformando il vincolo sacro tra uomo e natura,da vitale cordone ombelicale a corda che trattiene e soffoca, in un circolo vizioso di ruoli nel quale non è più univoco chi sia il predatore e chi la preda, avanzando faticosamente in uno scenario ormai annerito.



Contatti dell’artista 
Qui tutte le info sull’evento di premiazione:

LOG TO GREEN MOVIE AWARD – VENEZIA 2021


Si svolgerà nella cornice della 78° Mostra del Cinema di Venezia la cerimonia di premiazione del Log To Green Movie Award 2021 per l’impegno alla comunicazione dei valori della Sostenibilità e della Responsabilità Sociale promosso dal mondo della cinematografia. 

L’appuntamento è per sabato 11 Settembre alle ore 13.00 presso lo Spazio della Regione del VenetoFilm Commission, Hotel Excelsior - Lido di Venezia. 

Il premio è promosso dalla testata giornalistica Log To Green con la partnership di Cremonesi S.r.l. Sustainability Company, per contribuire a sensibilizzare il pubblico alle tematiche ambientali e sociali legate ai cambiamenti climatici, attraverso il grande schermo. 

Il Log To Green Movie Award è giunto alla sua  edizione, istituito nel 2014 da Log To Green. Viene assegnato a protagonisti emergenti (attori, registi, produttori, ecc.) del mondo della Cinematografia Italiana, che si sono distinti per l’impegno alla promozione dei valori della Sostenibilità e della Responsabilità Sociale attraverso le loro Opere.

La Cerimonia verrà introdotta da Renato Cremonesi – Presidente Log To Green, che dedicherà l’evento al poeta veneto Andrea Zanzotto (1921-2021), una delle voci più autorevoli delle riflessioni che nascono anche nella letteratura italiana, sul disastro ambientale e l’impatto nefasto dell’azione umana sul pianeta.

L’evento verrà aperto dal Talk show “Il Cinema e la Transizione Ecologica” 

moderato da Elisabetta Gallina(Giornalista e conduttrice televisiva); parteciperanno al dibattito:

Franco Dassisti - Giornalista, critico cinematografico e conduttore de “La rosa purpurea (Radio24),

Jacopo Fo – Amministratore Unico di Jacopo Fo S.r.l., produzioni cinematografiche,

Iacopo Patierno – Regista.

La cerimonia proseguirà con la consegna dei Riconoscimenti Speciali a 

Agata de Nuccio, per l’opera “Parliamo con gli occhi

Monica Marioni, per l’opera “La preda

e la consegna dei LOG TO GREEN MOVIE AWARD – VENEZIA 2021 a:

Alan Cappelli Goetz, per la sezione “Attori emergenti

Due ma non duescritto da Federica Sozzi e diretto da Iacopo Patierno, per la sezione “Opere Cinematografiche

Jacopo Fo S.r.l. per la sezione “Produzioni Cinematografiche

Bardolino Film Festival, per la sezione “Eventi Cinematografici”

Seguirà una Special News curata dallYacht Club Porto Rotondo.

Concluderà la Cerimonia, l’intervento dell’On. Alessia Rotta - Presidente della commissione Ambiente alla Camera dei Deputati,

Madrina della Cerimonia sarà lattrice Francesca Luce Cardinale (Log To Green Movie Award 2020)

Promotori del premio:

Cremonesi S.r.l. unipersonale, Azienda che si occupa di Energia, Ambiente e Sviluppo Sostenibile, orientata all’efficienza e alla riqualificazione energetica degli edifici, con particolare attenzione alle tecnologie che permettono l’utilizzo di energie rinnovabili e ad innovativi sistemi di gestione energetica; Cremonesi opera dal 1964, prima come OTEC (Officine Termo Elettriche di Cremonesi), trasformatasi nel 1991 in Cremonesi srlnel 2014 si è certificata come ESCO (Energy Service Company) e infine acquisita nel 2020 dal FIEE (Fondo Italiano per l’Efficienza Energetica)

Da sempre Cremonesi è portavoce della sostenibilità non solo nell’attività di riqualificazione energetica degli edifici ma anche nella promozione di buone pratiche per la riduzione della nostra impronta ecologica;Log To Green Movie Award è una delle iniziative sostenute dalla Cremonesi volte a questo scopo. 

Log To GreenWeb Magazine nato come mezzo per comunicare la visione green di cui da oltre 25 anniCremonesi s.r.l. si fa portavoce, per divulgare e promuovere la cultura della sostenibilità attraverso l’informazione agli Utenti e Consumatori. Log To green ha ideato e promuove inoltre il programma Stop Climate Change (progetto di comunicazione per la sensibilizzazione al contrasto dei cambiamenti climatici), patrocinato dal Ministero della Transizione Ecologica

 

Il mondo della Cinematografia e della Televisione, che muove importanti realtà economiche ed ha una capacità di coinvolgimento di pubblico molto elevata, non può ignorare la forte capacità di stimolare nel pubblico, scelte di comportamenti più consapevoli e responsabili verso l’ambiente, con l’obiettivo di contribuire a promuovere modelli di sviluppo più equi e sostenibili”Renato Cremonesi

 

Per informazioni: Sergio Cremonesi Tel: +39 347 74 17 704 E-mail: sergio.r@cremonesisc.it




Intervista a cura di Giuseppina Irene Groccia 

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