Vibrazioni narranti







Una delle caratteristiche più evidenti della fotografia è la possibilità di fissare
in una frazione di secondo la realtà che ci circonda, il soggetto deciso, l’artificio immaginato.
Caratteristica straordinaria che ha però generato, con la dilagante diffusione del mezzo e la sua istintiva facilità d’uso, una sterminata, sconcertante produzione di sconsolanti ovvietà e una totale mancanza di realistica autocritica.
In questo preoccupante panorama generale la ricerca di Giuseppina Irene Groccia emerge con sicurezza accantonando da subito la tentazione di documentare banalmente gli aspetti del mondo che ci circonda, o della vita quotidiana, per addentrarsi in uno spazio personale in cui l’immagine, il soggetto, possano essere stimolo e invito ad un coinvolgimento emozionale e indagativo più intimo e profondo .
I corpi, le figure (soggetto fondamentale nell’attuale immaginario dell’autrice) abbandonata la propria fisicità reale, la propria riconoscibilità, divengono così proiezioni immaginarie, sensazioni sublimate, richiamate da un incorporeo universo parallelo: spiriti vivi, materializzazione di eteree presenze, brezze ondeggianti e fluttuanti passi di danza; sono vibrazioni narranti in grado di ricostruire emozioni, stati d’animo, attimi sfuggiti dall’immensa regione dell’inconscio metafisico resi visibili da una coinvolgente interpretazione visionaria che, sorprendentemente, possiamo ritrovare anche negli affascinanti sky-line realizzati con la reinterpretazione di architetture e monumenti storici, nelle strutture, nelle cose del nostro quotidiano o addirittura nell’ampia produzione di grafiche digitali in cui le immagini (questa volta necessariamente realistiche e immediatamente identificabili) vengono dissimulate da macchie, chiazze e gocciolature, da graffi, righe… percorsi lineari simili a scritture, necessità di tramandare messaggi (forse) o il racconto di eventi, accadimenti, situazioni vissute e riemerse, anche in questo caso, da quell’imperscrutabile, contraddittorio territorio introspettivo personale combattuto tra realtà e fantasia e gremito da fascinazione e meraviglia, insidie e seduzioni, miraggi e tentazioni…

Alessandro Binotti









































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