Riki Krea... l’arte come ribellione e risveglio
L’ArteCheMiPiace - Interviste
Riki Krea
l’arte come ribellione e risveglio
di Giuseppina Irene Groccia |06|Aprile|2025|
Riki Krea, alias di Riccardo Furlanetto, rifiuta le definizioni e le etichette. Il suo è un percorso che non inizia, ma che esiste da sempre.
Creativo puro, il suo lavoro nasce dall'urgenza di reinventare il mondo, sfuggendo alle forme preconfezionate e interrogando la realtà con un linguaggio che oscilla tra design e arte. La sua è una ricerca che si nutre di natura, geometrie frattali e intuizione, trasformando l'ovvio in straordinario.
Dopo il COVID, la sua espressione si è fatta contestazione: ogni opera è un cortocircuito visivo che mette in crisi le certezze della società contemporanea. In bilico tra ironia e denuncia, il suo lavoro non offre risposte ma pone domande, in un gioco di sovversione e riscoperta.
Nel suo processo creativo, l'istinto guida ogni scelta, ma è l'osservazione attenta e il saper vedere oltre che dà vita a un lavoro che invita a guardare il mondo con occhi nuovi. Ogni dettaglio, ogni piccolo frammento del quotidiano ha per lui un significato nascosto, pronto a emergere e a trasformarsi in un'esperienza visiva innovativa.
Puoi raccontarci come hai iniziato il tuo percorso artistico?
C'è stato un momento o un evento particolare che ti ha spinto verso l'arte?
Il mio percorso non è iniziato, è sempre stato. Fin da piccolo,
ho sentito l’urgenza di reinventare il mondo con le mie mani, di piegare la
materia al mio bisogno estetico e funzionale. Nessuna forma preconfezionata
poteva soddisfarmi. Poi è arrivato il COVID, non solo come pandemia, ma come
rivelazione. Ha squarciato il velo, ha mostrato gli ingranaggi nascosti della
società. Da quel momento, la mia arte ha smesso di essere solo creazione: è
diventata contestazione.
Qual è il tema o il messaggio principale che cerchi di
comunicare attraverso le tue opere?
Questa collezione è una lama sottile tra ironia e denuncia. Un
riflesso scomodo della nostra epoca, un mondo che corre, consuma, ingoia e
dimentica. Io non offro risposte, ma pongo domande. Ogni opera è un
cortocircuito visivo, un invito a guardare oltre il velo dell’ovvio e
interrogarsi sull'assurdità che chiamiamo "normalità".
Come descriveresti il tuo stile artistico e come si è evoluto
nel corso del tempo?
Affermi che non inventi, ma trai ispirazione dalla natura,
cambiandone la prospettiva. Qual è stato il momento in cui hai realizzato che
questa visione poteva diventare il filo conduttore del tuo lavoro?
Non c’è stato un momento preciso, ma un lento risveglio. La
natura non ha bisogno di essere inventata, è già perfetta. Noi siamo solo
interpreti, traduttori di un linguaggio antico che spesso ignoriamo. Ho
iniziato a osservarla con occhi nuovi, a catturare le sue geometrie, i suoi
ritmi nascosti, la sua logica invisibile, e da lì ho capito: non serve creare
dal nulla, basta cambiare prospettiva. Il mio lavoro è questo: prendere l'ovvio
e renderlo straordinario, svelare il codice segreto che ci circonda e
trasformarlo in una nuova esperienza visiva e concettuale.
Le tue opere mostrano una forte matrice di design: come riesci a
bilanciare la funzionalità propria del design con l’espressività dell’arte,
senza che una sovrasti l’altra?
Non le vedo in conflitto, perché funzionalità ed espressività
sono solo due facce della stessa medaglia. Il design cerca l’equilibrio tra
estetica e utilità, mentre l’arte esprime un concetto, un'emozione, una
provocazione. Io lascio che si intreccino, che dialoghino, che si contaminino a
vicenda. La forma non è mai solo decorativa, il messaggio non è mai fine a sé
stesso. L’arte deve avere un’anima, il design un senso. Il vero bilanciamento
sta nel non separare questi due mondi, ma nel fonderli in qualcosa di nuovo,
dove il bello non è solo da guardare, ma anche da vivere.
Se la natura è la tua fonte primaria di ispirazione, quali sono
gli elementi o i fenomeni naturali che più di altri continuano a sorprenderti e
influenzare le tue creazioni?
Mi affascinano le geometrie frattali, dove il piccolo riflette
il grande, e l’armonia del caos, che nasconde un ordine invisibile. Mi ispirano
la trasformazione continua della natura e la sua capacità di creare forme
perfette senza spreco. Osservo, assorbo, e traduco tutto questo nel mio lavoro.
Quali sono le principali fonti di ispirazione per il tuo lavoro?
Ci sono artisti, movimenti o esperienze personali che hanno influenzato
particolarmente la tua visione?
La mia ispirazione viene dalla vita vissuta, dall’attimo
presente, dal saper vedere l’immenso nel minuscolo. Non cerco influenze, non mi
lascio contaminare da tendenze. Preferisco le suggestioni pure, quelle che
emergono dall’essenza stessa delle cose, senza filtri né compromessi.
Qual è il processo creativo che segui per realizzare le tue
opere? Ci sono tecniche o rituali a cui sei particolarmente affezionato?
Il mio processo creativo è istintivo e diretto: idea, azione,
creazione. Non mi perdo in attese o troppi schemi, il vero rituale è fare,
lasciare che l’intuizione guidi la mano senza troppe sovrastrutture. Creare è
un atto immediato, un dialogo tra visione e materia.
Preferisci lavorare su tela in solitudine o trovi ispirazione
anche da contesti collettivi, come workshop o eventi d’arte?
Non faccio distinzioni: il contesto è solo un'altra sfumatura
della creazione. La solitudine affina la visione, il collettivo amplifica lo
stimolo. Ogni spazio, ogni momento, ogni influenza è parte del tutto.
Come vivi il rapporto tra l'arte e il pubblico? In che modo il
feedback o le reazioni delle persone influenzano il tuo lavoro?
L’arte è un riflesso, ma il primo specchio è sempre il mio. Creo per necessità, per espressione, senza cercare conferme. Il pubblico osserva, interpreta, reagisce e va bene così.
Come vedi il ruolo dell’arte nella società contemporanea? Pensi
che il tuo lavoro contribuisca in qualche modo a questo ruolo?
L'arte è passione pura, un modo per esprimere e condividere ciò
che ci muove. Nella società contemporanea, ci ricorda che tutti possiamo
creare, in ogni forma. Il mio lavoro nasce da questa meraviglia: l'arte è in
ognuno di noi e può trasformare ogni gesto in qualcosa di unico.
Quali sono le maggiori difficoltà che hai affrontato come
artista e come le hai superate?
Spesso ciò che esprimo non viene immediatamente compreso o
apprezzato, ma ho imparato a vedere queste sfide come opportunità di crescita.
Con il tempo, ho imparato a restare fedele alla mia visione, sapendo che l'arte
non deve essere per tutti, ma che ha il potere di connettere chi è pronto a
vedere oltre.
Attualmente sei tra gli artisti selezionati per EVERLAND Art - Percorsi di Ricerca, l’evento organizzato dall’associazione culturale Athenae Artis di Maria Di Stasio, che si terrà dal 26 aprile al 3 maggio presso la Galleria Il Leone. Cosa ti ha spinto a partecipare a questa mostra e quali sono le tue aspettative riguardo a questa esperienza? Quali aspetti pensi possano arricchire il tuo percorso artistico e contribuire alla tua crescita creativa?
La trovo un'opportunità unica di confronto e di crescita. Mi ha spinto
il desiderio di condividere la mia ricerca artistica con un pubblico più ampio
e di confrontarmi con altri artisti, ognuno con la propria visione e
sensibilità. Le aspettative sono di apprendere, di essere stimolato da nuove
prospettive e di ampliare il mio linguaggio espressivo.
In che modo hai deciso di presentare la tua arte all’interno di
questo percorso espositivo e quali opere hai scelto di esporre? Ci puoi
raccontare il processo creativo che ti ha guidato nella loro realizzazione e se
c’è un significato o un messaggio particolare che volevi trasmettere attraverso
di esse?
Ho scelto opere che esplorano i piccoli dettagli quotidiani
spesso ignorati, ma ricchi di significato. Il mio processo creativo si è
concentrato sull'osservazione attenta e sull'importanza di fermarsi a vedere
ciò che normalmente sfugge. Volevo trasmettere l'idea che la bellezza e il
valore si trovano nei particolari più semplici.
Quali progetti o obiettivi hai per il futuro? Ci sono nuovi
ambiti o tematiche che vorresti esplorare?
Da un paio d'anni sto studiando la geometria sacra basata
sull'ottava, un concetto senza fine che connette tutto. Non so dove mi porterà,
ma sicuramente offrirà un grande slancio per qualsiasi altra esplorazione
futura.
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