Intervista a Maria Flora Cocchi: il suo percorso tra fotografia, simbolismo e materia.

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Intervista a Maria Flora Cocchi: il suo percorso tra fotografia, simbolismo e materia.







di Giuseppina Irene Groccia |25|Marzo|2025|

Maria Flora Cocchi si distingue nel panorama artistico contemporaneo per la sua peculiare sintesi tra fotografia e intervento digitale, un linguaggio che le consente di esplorare la dimensione simbolica delle immagini. La sua formazione accademica, unita all’esperienza nel teatro come costumista e docente di storia dell’arte, ha contribuito a definire una ricerca visiva che si muove tra memoria, figurazione e rielaborazione concettuale.

La sua poetica si fonda sulla volontà di oltrepassare la superficie dell’immagine per rivelarne l’essenza più profonda. La “figurazione simbolica” da lei adottata trasforma il dato reale in pretesto per una narrazione più intima e stratificata, in cui il processo di post-produzione diventa un mezzo di espressione fondamentale. Ogni sua opera è una costruzione meticolosa, spesso arricchita da elementi materici che ampliano la dimensione espressiva del lavoro. Questo dialogo tra digitale e materia, tra tecnologia e tradizione, rende il suo linguaggio artistico innovativo e personale.

Il percorso artistico di questa artista è in continua evoluzione, come lei stessa afferma. Il suo lavoro attuale, dedicato alla figura femminile nella storia, riflette il suo interesse per la cultura e la società. Attraverso la sua arte, indaga il ruolo della donna nelle diverse epoche, combinando ricerca storica e sensibilità visiva per offrire una rappresentazione profonda e significativa.

La sua partecipazione a eventi espositivi come Everland Art conferma il valore della sua ricerca e l’importanza del confronto con altri artisti. La sua opera “Delicato equilibrio” affronta il tema dell’ecosostenibilità, sottolineando come l’arte possa essere veicolo di consapevolezza e responsabilità ambientale. Qui, la trasformazione del dato reale – tronchi d’albero reinterpretati attraverso la fotografia e l’inserimento di materiali naturali – si fa metafora della necessità di armonizzare sviluppo e conservazione.









Per comprendere meglio il suo percorso e il significato delle sue opere, è interessante esplorare le parole dell'artista stessa attraverso un’intervista che approfondisce le sue ispirazioni, le tecniche e la visione che guida la sua produzione artistica.




Puoi raccontarci come hai iniziato il tuo percorso artistico? C'è stato un momento o un evento particolare che ti ha spinto verso l'arte?


L’ arte mi ha sempre accompagnato nella mia formazione, poi come docente di disegno e storia dell’arte e come costumista teatrale.

 

Qual è il tema o il messaggio principale che cerchi di comunicare attraverso le tue opere?


Prevalentemente le mie opere tendono a far emergere e conoscere, attraverso una realtà iconica, il senso più profondo del rappresentato …… l’oltre dell’ immagine, l’essenza.

 

Come descriveresti il tuo stile artistico e come si è evoluto nel corso del tempo?


La mia opera è “Figurazione simbolica” dove l’immagine, il dato oggettivo è il pretesto estetico per raccontarmi. Amo entrare dentro l’immagine per interpretarla, cambiarla e assemblarla con altri contenuti visivi: il risultato è una EMOZIONE VISIVO-DIGITALE.

 





La tua tecnica prevede un meticoloso lavoro di post-produzione che trasforma la fotografia in qualcosa di unico. Qual è il momento in cui senti che un’opera è davvero completa? Hai mai la sensazione che potresti continuare a modificarla all’infinito?


Succede spesso che le mie opere siano soggette a interventi di ampliamento espressivo; per questo inserisco elementi materici per la loro valenza comunicativa.

Le mie opere sono un continuo divenire di espressioni aggiunte.

 




 

Dopo anni come costumista e docente, sei tornata alla fotografia con un linguaggio tutto tuo. Come è stato questo passaggio e in che modo le tue esperienze precedenti hanno influenzato il tuo modo di creare oggi?


L’accostamento alla dimensione della fotografia ha avuto origine nella frequentazione di un corso fotografico base. La mia curiosità innata, la fantasia compositiva e la cultura artistica hanno fatto il resto.

 




 

Il tuo lavoro richiede una grande fusione tra pensiero concettuale e abilità tecnica. C’è un aspetto che trovi più stimolante e uno che, invece, ti mette alla prova ogni volta che inizi un nuovo progetto?


Il pensiero concettuale, che da significato ad ogni mia scelta del rappresentato, fluisce in maniera spontanea e costruttiva dietro un semplice stimolo di ricerca. L’aspetto che più mi mette alla prova, è la scelta tecnologica da applicare.

 




Quali sono le principali fonti di ispirazione per il tuo lavoro? Ci sono artisti, movimenti o esperienze personali che hanno influenzato particolarmente la tua visione?


Fonte di ispirazione sono i personaggi storici in generale, la mitologia greca e le principali correnti artistiche.

 

Qual è il processo creativo che segui per realizzare le tue opere? Ci sono tecniche o rituali a cui sei particolarmente affezionato?


Sento di dire che il processo creativo delle mie opere si allinea con la visione aristotelica del divenire. Il punto di partenza è la realtà tangibile che si eleva a concetto, ad un perché, che determina le scelte successive delineando un contenuto.

 




Preferisci lavorare su tela in solitudine o trovi ispirazione anche da contesti collettivi, come workshop o eventi d’arte?


Sicuramente i contesti collettivi arricchiscono di impulsi creativi non trascurabili e appaganti. La realizzazione, invece, del prodotto artistico, richiede concentrazione, ricerca di informazioni e dettagli che preferisco svolgere in maniera autonoma.

 

Come vivi il rapporto tra l'arte e il pubblico? In che modo il feedback o le reazioni delle persone influenzano il tuo lavoro?


Il pubblico riveste un ruolo molto importante perché ogni osservazione e commento, mi restituisce l’esattezza della mia proposta comunicativa.

 





C'è un'opera, tra quelle che hai realizzato, che consideri particolarmente significativa per te? Puoi raccontarci la sua storia?


“Bellezza negata” (2016) fa riferimento al problema sociale del femminicidio. Ho costruito uno spazio prospettico, ho inserito come simbolo femminile il volto di una scultura “spaccato a metà” (la realtà). Il pavimento in basso è attraversato da una striscia rossa come il sangue. Il prospetto, è una serie di quinte, dove quella a destra contiene l’immagine dalla scultura intera il cui messaggio è: “è possibile uccidere una donna, ma il suo ricordo rimane vivo nella memoria”.

L’opera è stata pubblicata in “l’èlite” selezione d’arte 2019.

 

 

Come vedi il ruolo dell’arte nella società contemporanea? Pensi che il tuo lavoro contribuisca in qualche modo a questo ruolo?


Penso che ogni forma di arte contribuisca in maniera efficace e soggettiva a risvegliare e sollecitare emozioni. Anche la mia, ho il piacere di constatare che sollecita emozioni, risveglia competenze culturali passate, attualizzandole e ricollocandole nel contesto odierno.




 

Quali sono le maggiori difficoltà che hai affrontato come artista e come le hai superate?


La mia attività artistica è partita da un bisogno intrinseco della mia persona a livello espressivo. Sentivo la necessità di rappresentare ed esprimere i miei saperi e le mie sensibilità. Non ho avuto alcuna difficoltà.

 

Attualmente sei tra gli artisti selezionati per EVERLAND Art - Percorsi di Ricerca, l’evento organizzato dall’associazione culturale Athenae Artis di Maria Di Stasio, che si terrà dal 26 aprile al 3 maggio presso la Galleria Il LeoneCosa ti ha spinto a partecipare a questa mostra e quali sono le tue aspettative riguardo a questa esperienza? Quali aspetti pensi possano  arricchire il tuo percorso artistico e contribuire alla tua crescita creativa?



La partecipazione a mostre collettive permette e apre ad un confronto e arricchimento reciproco.

 




In che modo hai deciso di presentare la tua arte all’interno di questo percorso espositivo e quali opere hai scelto di esporre? Ci puoi raccontare il processo creativo che ti ha guidato nella loro realizzazione e se c’è un significato o un messaggio particolare che volevi trasmettere attraverso di esse?


Il titolo del percorso espositivo “EverlandArt” ha sollecitato in me il concetto della difesa dell’ambiente e della custodia del creato. L’opera si intitola “Delicato equilibrio” tra sviluppo e conservazione. L’oggi ci mostra come il progresso dell’uomo, sicuramente positivo, deve comunque, tenere conto dell’ambiente. Per la realizzazione dell’opera, mi sono ispirata a delle sculture (realizzate in occasione di un evento artistico, “Icastica” ad Arezzo) rappresentanti tronchi di albero con inseriti dei volumi realizzati in gesso bianco. Una volta fotografati, li ho riportati, attraverso interventi fotografici, al loro aspetto naturale; successivamente li ho collocati in un prato che, con aggiunte di elementi materici quali cortecce, muschio etc. contribuiscono a conferire all’opera un aspetto realistico con sottolineature luminose personali.

 

Quali progetti o obiettivi hai per il futuro? Ci sono nuovi ambiti o tematiche che vorresti esplorare?


Il progetto a cui sto lavorando, riguarda la figura femminile nella storia: la donna dal punto di vista estetico-formale, sociale-antropologico, psicologico-domestico etc. la mia indagine parte dall’Antico Testamento fino ai giorni nostri. Di ogni epoca ho scelto una figura femminile che ha suscitato in me interesse, approfondito poi, da ricerca e letture. La tecnica utilizzata è fotografia in post-produzione con inserimenti materici.

 






Contatti


Email maria.cocchi@libero.it









Maria Flora Cocchi nasce e vive ad Arezzo. Docente di Disegno e Storia dell’Arte, ha ottenuto l’abilitazione anche in arredamento, scenografia e scenotecnica. La sua esperienza nel teatro, in qualità di costumista, l’ha portata alla pubblicazione de L’Abbigliamento nel volume Storia Comparata dell’Oreficeria, edito dal Centro Affari di Arezzo.

Nel corso della sua carriera, ha affinato la tecnica fotografica e ha esplorato nuovi linguaggi espressivi attraverso l’uso del digitale. L’incontro tra fotografia e computer ha rappresentato per lei una svolta creativa, aprendo nuove prospettive artistiche.

Questa passione l’ha condotta alla realizzazione di opere esposte con successo, ma soprattutto le ha permesso di confrontarsi con altre realtà artistiche, arricchendo il suo percorso e ampliando la sua visione figurativa.

















©L’ArteCheMiPiace - Blog Arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia 



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