Claudio Trecci l'urgenza della ricerca

 L’ArteCheMiPiace - Interviste













Claudio Trecci

l'urgenza della ricerca






di Giuseppina Irene Groccia |05|Febbraio|2025|



Claudio Trecci è l’esempio vivente di quell’artista inquieto, errante, sempre in bilico tra il rigore della forma e il caos della sperimentazione. Pittore, incisore, architetto, scrittore: un intellettuale a tutto tondo, mai pago di una sola identità, mai disposto a farsi ingabbiare da etichette. Dalla formazione perugina all’Accademia di Belle Arti, sotto la guida di Padre Diego Donati, fino agli anni fiorentini in Architettura, il suo percorso si dipana tra discipline diverse, senza soluzione di continuità. Non si tratta di un semplice eclettismo, ma di una necessità interiore, una febbre creativa che lo porta a spaziare dalla tela al progetto, dal libro al viaggio.

Trecci attraversa la storia dell’arte con l’attitudine dell’eretico: da Purificato a Hohenegger, da Cuba a San Pietroburgo, assorbe, assimila, rielabora, senza mai farsi discepolo. L’arte per lui non è una contemplazione, ma un gesto, un atto di resistenza contro l’omologazione culturale. Ne è prova il suo ritiro dalla professione di architetto, non come fuga ma come naturale passaggio, che gli consente di dedicarsi con ancora maggiore intensità alla pittura, senza mai perdere quella tensione creativa che ha sempre accompagnato il suo percorso.


Ma Trecci non è uomo da sedentarietà, e la sua inquietudine artistica non tollera confini. Non stupisce dunque che oggi guardi di nuovo al suo tanto amato mare, alla vela, al viaggio come possibilità di libertà assoluta. “Ripartire, o meglio non stare in Italia ora, sarebbe un modo di rivivere la libertà artistica che ho già assaporato”, afferma con la consueta schiettezza. Non una fuga, ma un’ulteriore sfida: navigare per sottrarsi a ogni schema, lasciando che la ricerca artistica si alimenti del vento, della luce, dell’imprevedibilità del mondo.


L’intervista che segue ne restituisce il carattere senza filtri: irriverente, disincantato, ma sempre lucido e appassionato. Trecci non compiace, non concede nulla all'ipocrisia dell'arte contemporanea, spesso più attenta al mercato che alla verità dell’opera. La sua voce è quella di un artista autentico, libero, che ha fatto dell'inquietudine la sua unica, intransigente regola.












Paesaggio 2, 2021 - Olio su tela


Puoi raccontarci come hai iniziato il tuo percorso artistico? C'è stato un momento o un evento particolare che ti ha spinto verso l’arte?

Non in particolare. Mio padre amava passare il tempo disegnando e usando acquarelli. Molti ne conservo seppur sono copie non belle. La passione per l’arte è venuta a scuola studiando la storia… dell’arte ovviamente; poi alcuni amici mi hanno spinto a preparare una mostra con loro, in un vicolo della città, erano gli ultimi anni sessanta! All’epoca, da autodidatta, e, sinceramente anche ora, non mi sentivo e non mi sento artista… ma iniziai così più per curiosità che altro.


Qual è il tema o il messaggio principale che cerchi di comunicare attraverso le tue opere?

Non mi sono mai posto questo problema consciamente… all’inizio le mie opere riflettevano forse la mia condizione fisica (sono celiaco e a quei tempi questa malattia non era conosciuta) ero triste, cupo e anche troppo preso dai grandi cambiamenti degli anni “70. Più recentemente credo di aver posto maggiore attenzione ai problemi legati alla violenza sulle donne, alle guerre, al troppo rapido mutamento della società, prendendo coscienza che non tutto quello che luccica è oro… ma questi non sono temi evidenti… forse solo messaggi da decodificare. Rimane il fatto che la ricerca è fondamentale in questo lavoro.


In che modo la formazione in Architettura ha influenzato la tua pittura, la tua scultura e le tue incisioni?

L’Architettura è venuta molto dopo! Dal 1972 al 1977 (anno in cui mi sono iscritto a Firenze alla facoltà di architettura) ho lavorato molto e partecipato a molte mostre, ma non era sufficiente per vivere… così scelsi un’altra strada senza trascurare la prima passione. Ho seguitato a dipingere seguendo le mie sensazioni influenzato da quanto avevo maturato durante gli anni (1973-1974) passati all’Accademia di Belle Arti di Perugia (della quale è stato anche Direttore il Prof. Gerardo Dottori, sottoscrittore del manifesto per il Futurismo) e questa sicuramente mi ha formato molto. Padre Diego Donati, famosissimo incisore, mi ha rivelato le tecniche dell’acquaforte e dell’acquatinta… il prof. Mancini, più politico che pittore, all’epoca direttore dell’Accademia, ha fatto in modo invece, dopo un significativo scontro verbale, che io lasciassi l’Accademia per l’Architettura… sì… Architettura è venuta dopo!





Inferno Paradiso Purgatorio (Caos Ordine Speranza) 2023 - Tecnica mista su tela




Lasciare la professione di architetto per dedicarsi completamente all’arte è stata una scelta significativa. In che modo il rigore e le regole dell’architettura hanno influenzato la tua libertà creativa, e cosa hai trovato di diverso o liberatorio nella pittura, nella scultura e nell’incisione?


Di fatto non ho abbandonato l’Architettura… sono solo andato in pensione! Abbastanza presto devo dire! E ho semplicemente seguitato a dedicarmi alla pittura che non avevo mai abbandonato.

Hai ragione… troppe regole e troppo rigore nella moderna architettura non portano a opere significative: oggi una “fontana di Trevi” non si potrebbe più costruire; ma mi ritengo fortunato perché credo di aver onorato i più importanti incarichi anche disubbidendo e infrangendo le regole imposte e trovando, poi, il consenso degli impositori delle regole stesse! Comunque le mie opere (pittoriche) non contengono riferimenti all’architettura… la mia libertà creativa in architettura si è potuta manifestare perché ho avuto un grande riferimento professionale: l’Arch. Franco Antonelli del quale ho avuto l’onore di proseguire e completare le sue opere dopo la sua scomparsa. Di contro la mia libertà creativa in pittura ha avuto la massima espressione dopo le mie esperienze all’estero (Cuba, Russia, Grecia, Tunisia…)


Tra le numerose mostre collettive e personali che hai tenuto in Italia e all’estero, ce n’è una che ricordi con particolare emozione?

Si certo… una in particolare: la prima mostra collettiva nel vicolo della mia città “La Traversa”… indimenticabile… Erano gli anni nei quali era raro vedere in città mostre d’arte e le persone che si accalcavano a vedere, a chiedere, incuriositi e appassionati, ha dato a tutti noi una ragione in più per proseguire… di quella mostra ricordo in particolare Pierluigi Berti, scultore e amico fraterno, troppo presto scomparso, col quale ho condiviso molte esperienze. Non posso però non menzionare gli amici russi con i quali ho condiviso più mostre e che erano e sono rimasti tuttora un riferimento per scandire i tempi in cui viviamo, all’ombra dell’inquinamento, delle guerre non volute, della grande amicizia che sempre ha caratterizzato i nostri due paesi.


Hai notato differenze nel modo in cui il pubblico italiano e quello internazionale recepiscono la tua arte?

La mia arte? Direi l’arte di tutti noi che ci sforziamo ancora per partecipare a mostre. Credo che nel giro di pochissimi anni, in Italia, è calato un velo che nasconde ogni volontà di capire l’Arte. Non è più importante farsi un selfie avanti alla Gioconda, nei 15 minuti nei quali si entra e si sta al Louvre? piuttosto che stare seduti avanti a quel capolavoro per decifrarne il paesaggio dietro, la posa discreta e il suo sorriso? Ricordo con piacere, in una mostra in Tunisia, come una mamma tentava di spiegare ai suoi due figli il significato della mostra dedicata all’emancipazione femminile… non ho mai visto cose simili in Italia.



Spazio nero 2017 - Tecnica mista su tela


Come descriveresti il tuo stile artistico e come si è evoluto nel corso del tempo?

Non sta a me a descrivere uno stile, soprattutto il mio… normalmente ascolto chi parla delle mie opere… l’ultima nota che è stata fatta ai miei dipinti è questa: “sua la capacità di esprimersi con uso attento di luci e ombre, con approccio estetico-pittorico d'intensità cromatico-emozionale, sia in senso figurale che astratto”. Non ritengo che le mie opere appartengano a uno stile, o che io abbia, nel tempo, maturato uno stile… sono molto impegnato nella ricerca e questa spesso ti porta ovunque c’è da mettere in evidenza un sentimento.


Quali sono le principali fonti di ispirazione per il tuo lavoro? Ci sono artisti, movimenti o esperienze personali che hanno influenzato particolarmente la tua visione?

Alla base di ogni quadro c’è un piccolo scarabocchio, uno schizzo, un lampo, che inonda di luce la mente… poi quello si trasforma in qualcosa di più o meno reale… si colora, prende o non prende forma, non è importante, l’essenziale che il tuo pennello sia la tua penna che sulla tela disegni parole non scritte, ma che tutti possano interpretare. Ho sempre apprezzato gli artisti moderni che hanno rivoluzionato la pittura: impressionisti, espressionisti, cubisti, ma la visita al museo Picasso di Parigi, in compagnia di mia figlia Mikol, storica dell’arte, è stata una vera rivelazione. Oggi dipingo, non moltissimo… ma nei primi anni abbiamo anche provato a sottoscrivere un “manifesto”… ma oggi non è più di moda!


Qual è il processo creativo che segui per realizzare le tue opere? Ci sono tecniche o rituali a cui sei particolarmente affezionato?

Abbiamo tutti piccoli e stupidi segreti inerenti le varie tecniche… con il tempo anch’io mi sono adagiato su alcune di esse sviluppando, per opere particolari, qualcosa di più sofisticato… ma, credimi, non c’è tecnica che tenga di fronte a un’opera che ti emoziona!


Che importanza attribuisci al colore nel tuo lavoro? Come scegli la tua palette e che significato ha per te il colore?

Il colore è fondamentale per ogni artista… è il colore che determina la luce e l’ombra, è il colore che sollecita l’emozione. I miei colori sono sempre il frutto di mescole con la base con cui preparo le tele… non potrei sopportare eccessivi contrasti…


Preferisci lavorare su tela in solitudine o trovi ispirazione anche da contesti collettivi, come workshop o eventi d’arte?

Perdonami… ma non trovo nessuna logica a rapportarmi con altri mentre lavoro. Confrontarsi durante una mostra è diverso e possono nascere affinità, collaborazioni e idee… La solitudine è la sola compagnia che offre ispirazione.


Come vivi il rapporto tra l'arte e il pubblico? In che modo il feedback o le reazioni delle persone influenzano il tuo lavoro?

Male… sinceramente molto male! L’Arte è una cosa, il pubblico un’altra… credimi. Il pubblico è quello che compra un libro che spera che gli piaccia, lo porta a casa, lo legge e lo ripone in libreria. Figuriamoci con un’opera d’arte! Il pubblico che vedi ai vernissage, normalmente, se è attento, viene per capire… se non è attento viene per passare il tempo! É difficile trovare persone pronte, preparate ed educate all’arte. Molti tentano di generare anche una conversazione, ma l’ignoranza poi li smentisce. Difficilissimo e piacevole è trovare persone preparate! Aggiungo che il mio lavoro, nel momento in cui decido di esporlo, pur essendo, per forza di cose, soggetto a reazioni anche contrastanti, rimane il mio Lavoro! Non ha alcuna importanza la reazione di chi lo apprezza o lo sminuisce!







Pesca notturna 1977 - Olio su tela


C'è un'opera, tra quelle che hai realizzato, che consideri particolarmente significativa per te? Puoi raccontarci la sua storia?

Ce ne sarebbero due… La pesca notturna” del 1977, che conservo gelosamente, è un’opera determinata da una lettura della stessa da sinistra a destra, come nella nostra scrittura. In essa viene raccontato, in senso temporale, il mentre si gettano le reti, l’accensione delle lampare, fino a quando, all’alba, le reti si ritirano con il pescato.

Terremoto” del 2016, esposta al Premio VISIONI, è la mia prima opera realizzata con i coriandoli. Essa è fondata sul movimento degli stessi coriandoli che simulano il crollo di un edificio. La parte superiore esprime lo splendore dell’edificio (i coriandoli colorati) mentre crolla. La parte inferiore esprime le macerie (i coriandoli neri) dell’edificio distrutto; tra le macerie, un coriandolo color oro rappresenta la perdita delle opere d’arte e un coriandolo rosso rappresenta la perdita delle vite umane. Mi dispiace che la Dott.ssa Mariangela Bognolo, che ha recensito le mie opere in mostra, non abbia colto il vero significato di questa opera. La perdono!



Terremoto 2016 - Tecnica mista su tela


Come vedi il ruolo dell’arte nella società contemporanea? Pensi che il tuo lavoro contribuisca in qualche modo a questo ruolo?

Domanda imbarazzante… che richiede una risposta più che sincera. Alla seconda parte della domanda rispondo che sono pienamente convinto della nullità del mio lavoro rapportato al ruolo della società in cui viviamo. La società contemporanea è un pubblico disattento, non preparato, anzi ignorante e non educato all’Arte (l’ho già detto?).

Alla prima parte della domanda mi costringi a rispondere con un’atra domanda: quale è stato il ruolo, in questa società, aggiungo società con pochi (nulli?) valori, della “Banana” di Cattelan? o il ruolo del “Pulcinella” di Pesce? (cito queste opere solo perché di recente memoria). Tutti sappiamo come il pubblico, in entrambe le situazioni, ha reagito! Comunque sono convinto che entrambi gli autori (Cattelan e Pesce) si sono comportati da artisti… pur non apprezzando nulla delle loro opere (se non i divani di Pesce) hanno mandato un segnale chiaro e forte: questo è quanto merita questa società.

Paesaggio bianco 2013 - Olio su tela 


Come è nata la collaborazione con Il Messaggero per il ciclo di mostre collettive?

Molto semplicemente… alla mostra alla Traversa, che ho già menzionato è venuto un giornalista di Roma di quella Testata… la mostra lo ha affascinato e il giorno dopo ci ha invitato a un cocktail presso la sede del Messaggero a Roma.


Quali sono le maggiori difficoltà che hai affrontato come artista e come le hai superate?

La difficoltà che incontra un artista è sempre quella di non essere compreso e conseguentemente di non vendere le proprie opere. Ti confesso che nei primi anni di mostre e concorsi sono riuscito a farmi apprezzare e a vendere molte incisioni e quadri a olio… negli ultimi anni non avrei potuto sopravvivere artisticamente se non fossi andato all’estero. Fortunatamente ho affiancato alla mia passione, la professione di Architetto… questa è stata fondamentale e mi ha aperto le porte di Pietroburgo dove ho trovato lavoro prima proprio come architetto e poi come artista.


Recentemente hai partecipato a Visioni, il premio d’arte internazionale organizzato dall’associazione culturale Athenae Artis di Maria Di Stasio. Che esperienza è stata per te? C’è qualcosa di particolare che hai apprezzato o che ha arricchito il tuo percorso artistico?

Avrei voluto essere presente alla mostra, ma non ne ho avuto la possibilità. Purtroppo, al momento non posso dire nulla. Dalle foto ho visto che è stato un successo di pubblico e sicuramente sarebbe stata un’emozione esserci e confrontarci. Credo che gli organizzatori abbiano messo molto impegno.



Ombre di Terra - Opera 2, 2024 Olio su tela


Le tue opere pittoriche presentate a Visioni sono state tra le protagoniste dell’evento, distinguendosi al punto da farti ottenere una menzione speciale. Puoi raccontarci il processo creativo che ti ha portato a realizzarle? C’è una storia, un significato o un messaggio particolare che volevi trasmettere attraverso di esse?

In questa occasione ho presentato due opere… una formata da due tele sovrapposte: Terremoto, della quale ho già ho parlato; l’atra formata da quattro tele: Ombre di Terra 2.

Preciso che Ombre di Terra e Ombre di Mare sono raccolte di opere pittoriche dedicate alla natura che, in ogni contesto, dedica paesaggi sempre diversi visti con gli occhi dell'emozione. L'accostamento delle sensazioni generate si traduce in un mosaico fatto di colori e forme che inducono alla personale interpretazione attraverso la propria sfera emozionale.


Quali progetti o obiettivi hai per il futuro? Ci sono nuovi ambiti o tematiche che vorresti esplorare?

Con tutta sincerità… proprio in questi giorni sto pensando di ricomprare la barca, a vela naturalmente! Ripartire, o meglio non stare in Italia ora, sarebbe un modo di rivivere la libertà artistica che ho già assaporato.






Contatti dell’artista 


E-mail claudio.trecci@gmail.com

Sito Web c3c-claudio trecci

Facebook Claudio Trecci
















Claudio Trecci nasce a Foligno nel 1949 appassionato di disegno, frequenta, dal 1972 al 1976, l'Accademia di Belle Arti Pietro Vannucci di Perugia (sotto la direzione del Maestro Mancini) dove partecipa alle lezioni di disegno dal vero, pittura, storia dell'arte e incisione (acquaforte e acquatinta) con il Maestro Padre Diego Donati nel 1974 partecipa alla prima mostra collettiva "La Traversa" a Foligno nell'autunno del 1974 e fino ad aprile del 1975, il quotidiano Il Messaggero lo invita a una serie di mostre collettive (L'Arte con Noi), con cadenza mensile, a Bolsena, Fondi, Amatrice, Ronciglione, Bracciano, Nettuno e Fiuggi durante le mostre nel Lazio conosce i pittori Purificato e Ciavatta che lo influenzeranno con la loro amicizia e loro critiche 

nel 1974 entra nel gruppo di artisti "Arte 74"  nel 1975, con lo scultore PierLuigi Berti, espone ad Assisi e a Foligno nella Galleria Il Quadrifoglio e nella Sala ex Teatro Piermarini 

nel 1975/1977 partecipa alla mostra/rassegna del piccolo formato organizzata dalla Galleria "Antares" e partecipa a varie manifestazioni e mostre in molti comuni italiani

nel 1977 si iscrive alla facoltà di Architettura presso l'Università degli Studi di Firenze

nel 1982 si laurea in architettura e inizia la libera professione di architetto a Foligno 

dal 1982 al 1993 collabora con l'arch. Franco Antonelli e nel 1994 entra nello studio Antonelli e Associati

nel 1995 conosce Alfred Hohenegger (grafico, pittore, scultore, scrittore e musicista) col quale instaura, oltre a una grande amicizia, anche un continuo confronto critico 

nel 1997 il sisma tra Umbria e Marche, che produce ingenti danni anche a Foligno, lo costringe a intensificare i suoi impegni di lavoro in architettura 

nel 1999, in un viaggio a l'Havana - Cuba, viene a contatto con artisti di strada nei quali scopre la semplicità di un uso straordinario dei colori e con loro espone alcune opere eseguite lungo le strade della Havana Vieja 

nel 2009 pubblica Habanere, un resoconto del suo viaggio a Cuba

nel 2011, dopo aver lasciato la professione di architetto, si ritira nella casa di montagna dove riprende a sperimentare nuove tecniche di espressione artistica 

nel 2011/2012 collabora con il Club UNESCO di Foligno e Valle del Clitunno contribuendo alla nascita del premio La fabbrica nel paesaggio

tra il 2012 e il 2015 frequenta la città di San Pietroburgo dove tiene tre conferenze sull'architettura presso lo spazio progettuale dello store SMALTA e dove il Museo ERARTA (museo privato di arte contemporanea) lo invita a partecipare a una collettiva con giovani artisti russi

nel 2016, nella continua ricerca di stimoli, inizia una nuova esperienza in barca a vela viaggiando attraverso tutto il mar Mediterraneo e trasferendosi a vivere prima in Grecia e poi in Tunisia

nel 2018, vivendo a bordo della sua barca, frequenta uno spazio espositivo nel Marina della città di Monastir dove viene a contatto con giovani artisti tunisini

tra il 2017 e il 2018 espone alcune opere a Lefkada, Grecia e a Monastir, Tunisia

alla professione ha affiancato sempre la sua attività artistica esponendo i suoi dipinti in varie mostre in Italia, Russia, Grecia e Tunisia

nel giugno 2020 pubblica Come stelle nel cielo di notte, un giallo in cui l'intelligenza femminile prevale su ogni forma di genialità, anche criminale

nel dicembre 2020 pubblica Yehudah - storia di un dipinto ispirato a un capolavoro del Caravaggio "Giuditta e Oloferne" ritrovato in una soffitta in Francia e poi ritenuto un falso

nel 2021 pubblica A margine della mia professione di architetto in cui raccoglie tutti gli articoli scritti per un giornale dove denuncia la pochezza delle amministrazioni nella tutela della città

nel 2022, viene invitato, senza accettare, a una mostra presso la galleria Dantebus in Via Margutta a Roma 

nel 2023 è tra i finalisti del premio Rosso Passione a Villacidro in Sardagna

dal 1972 a oggi, nonostante i grandi impegni di lavoro, i viaggi e le pubblicazioni, non ha mai trascurato la sua passione per la ricerca di ogni espressione artistica































©L’ArteCheMiPiace - Blog Arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia 








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