Fotografia Transfigurativa - Derive emozionali
L’ArteCheMiPiace - Divagazioni sull’arte
Derive emozionali
di Carlo Riggi |15|Ottobre|2021
La fotografia è una cosa semplice. Si tratta di indovinare una coppia di tempo e diaframma; fatto quello, fatto tutto. E poi ci si può dedicare tranquillamente al culto feticistico delle attrezzature, di cui far foto è solo la necessaria espiazione...
Come dice Flusser, acquistata la fotocamera, non resta che lasciarsi divorare dalla sua avidità. Messa a fuoco, tempo, diaframma, clic!
I problemi nascono quando, a causa della nostra insaziabile brama di complicarci la vita, cominciamo a subodorare che la trasgressione di alcune regole può portare a risultati intriganti, e persino artisticamente rilevanti. Da quel punto in avanti è il caos, una cosa così semplice come realizzare belle fotografie entra nel campo dell’arte, della filosofia o addirittura della psicoanalisi. E quando entrano in gioco gli psicoanalisti non si sa mai dove si va a finire.
È con questo pudore identitario che, anni fa, cominciai a studiare i princìpi motivazionali sottesi alla mia fotografia. Erano gli anni dell’avvento del digitale e dei social con la loro pletora di immagini. A quel tempo scoprivo autori nei quali mi identificavo totalmente: Ackerman, Sluban, D'Agata, Sevinçli, Nozolino, con le loro immagini crude e intimiste. E naturalmente Mimmo Jodice, che è stato, ed è tutt’ora, il faro nella notte della mia ricerca.
Non mi riferisco al classico sogno notturno, da riprodurre in immagini rese “oniriche” da qualche belletto effettistico. Il sogno è una sofisticata funzione della mente, indispensabile per favorire l’eleborazione degli stimoli in eccesso e per dare raffigurabilità al materiale grezzo altrimenti ingestibile.
La fotografia ha la stessa prerogativa: nel momento in cui rende visibile una porzione di realtà, ci alleggerisce di stimoli divenuti troppo ingombranti, operando la libera espansione dei significati e l’apertura verso altri mondi possibili.
La rappresentazione e la sua condivisione rendono sopportabile il montante emotivo in esubero. Operazione completata dal fruitore, il quale ha il compito di far vivere l'immagine con la propria sensibilità, dando corso ad una autonoma deriva emozionale, ritrovando nell’immagine aspetti di cui neppure il fotografo era del tutto consapevole al momento dello scatto.
La realtà contiene molto più di quanto mostri la sua superficie, essa si consegna ad uno sguardo attento, prolungato e ingenuo, libero da sovrastrutture, mediato dalla fotocamera. Foto mosse e sfuocate, foto sbagliate o insaturi scenari metafisici ospitano colonie di senso in grado di rivelare più della più perfetta e patinata delle immagini.
A queste premesse, fatte proprie dalla Fotografia Transfigurativa, seguono alcune semplici considerazioni pratiche:
1) l'immagine, ove fosse completamente predeterminata dal fotografo, non avrebbe altro da svelare se non l'idea che ne è all'origine;
2) una foto pesantemente postprodotta rischia di tradire la genuinità del gesto, addomesticando i significati prima ancora che essi dispieghino il loro potenziale transfigurativo;
3) il gesto fotografico finalizzato al mero compiacimento estetico non comporta alcuna “sofferenza”; soddisfa un desiderio narcisistico, ma non avvia processi introspettivi o evolutivi.
La Fotografia Transfigurativa coltiva un linguaggio fotografico di qualità, attraverso l’uso degli strumenti sintattici che gli sono propri, facendo dei suoi limiti un volano creativo, senza artifici e manipolazioni che ne snaturino l’essenza.
FT ambisce ad essere un movimento autoriale nel senso etimologico: autore non è colui che “crea”, ma colui che “fa crescere”. La nostra fotografia mira a far emergere significati emozionali che l'onnipotenza tecnologica (digitale, ma non solo) tende a mascherare sotto la patina seduttiva e mortifera del sensazionalismo e della bellezza fine a sé stessa.
Al gruppo Facebook di Fotografia Transfigurativa si accede previo invito o domanda di ammissione; ad esso è collegata una Gallery pubblica
Clicca sull’immagine per consultarla
Chi volesse saperne di più, può fare riferimento alla seguente bibliografia:
▪️C. Riggi “L'esuberanza dell'ombra”
▪️C. Riggi “Il segno e la forma. I fondamenti della Fotografia Transfigurativa”
▪️C. Riggi “Due o tre pensieri da uggioso fine settimana. Un anno di Fotografia Transfigurativa”
Tutti reperibili sul sito de ILMIOLIBRO
e
▪️A.A.V.V. “FT - Fotografia Transfigurativa”
Carlo come fotografo e prima come persona riesce a raccontare con apparente semplicità concetti in realtà complessi stimolando i fruitori in una costante sfida ad evolversi..
RispondiEliminaGrazie Gianluca, per la tua gentile attenzione!
RispondiElimina