Paesaggi Umani - Dai “Landscapes” alle “Vedute”

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Dai "landscapes" alle "vedute"



di Ljdia Musso  |27|Luglio|2021|





Il mio nuovo progetto di fotografia documentaria " Paesaggi Umani " nasce come prosecuzione e integrazione del progetto Marginalità, ritratti di invisibili.

Marginalità nasce nel 2019 come progetto di denuncia sociale delle realtà che vivono ai margini della nostra società.

Si tratta di un progetto di fotografia etica e antropologica che si prefigge sia di indagare e documentare attraverso lo strumento fotografico una condizione dell'esistenza umana sia di sensibilizzare il pubblico verso certe tematiche, mostrando anche aspetti della realtà che non sono noti o che addirittura non si vuole conoscere, e al tempo preservare la dignità dei soggetti rappresentati.

"Marginalità, ritratti di invisibili", come dice lo stesso nome, si compone per la maggior parte di ritratti, ritratti di strada e nel caso di Mediterraneo, progetto nato sempre da marginalità, ritratti di migranti.


































In entrambi i casi, nonostante la presenza di un paesaggio di sfondo, l'attenzione era focalizzata sul soggetto umano.

Con Paesaggi Umani si cambia radicalmente prospettiva e si va a guardare la dimensione fisica, il paesaggio all'interno del quale si colloca l'essere umano soggetto a marginalizzazione, la dimensione spazio temporale all'interno della quale si svolge la sua vita.

Per poter operare questo cambiamento di prospettiva è necessario da un lato rendersi conto che non si può documentare una condizione e rispondere alla domanda "Chi è l'emarginato" senza andare a guardare a "Dove si colloca", senza analizzare il paesaggio con cui queste figure interagiscono e in cui vivono.




È vero infatti che il contesto sociale e culturale forma e determina tantissimi dei tratti di un essere umano è della sua dimensione socio-politica.

Dall'altro lato è necessario cambiare prospettiva sulla fotografia di paesaggio e nel mio caso è stato necessario abbandonare tutta una serie di stereotipi che mi ero formata sulla fotografia di paesaggio e sul concetto ad essa legato.




Il paesaggio per me era sempre stato identificato come un genere di fotografia che più che rappresentare la realtà concreta in cui si collocava la vita umana si preoccupava di raffigurare dei paesaggi naturali poco realistici e comunque sempre idealizzati, rispondendo a canoni estetici legati alla tradizione ottocentesca del Bello e del Sublime, due categorie che per tutti quelli che sono nati dopo la caduta del muro di Berlino, in un contesto socioculturale ricco di contraddizioni risultano necessariamente da riscoprire e rielaborare perché la Bellezza, il bello e il sublime, come sottolinea Nespolo in "Per non morire d'arte" non devono fare la fine di un fossile fuori luogo.




Tornando al capovolgimento di prospettiva sul paesaggio mi sono resa conto che lo stesso termine paesaggio, landscapes, è diventato un termine anacronistico che ha perduto il suo referente originario.

Di fatto la "Natura" raffigurata in fotografia come in pittura in forme più o meno idealizzate è scomparsa dai contesti di vita umani.




Oggi la stragrande maggioranza delle persone vive in ambienti in cui la natura è un oggetto assente e la fotografia di paesaggio ha finito con riflettere questo mutamento radicale mutando forme e contenuti.

Il landscape senza " Land" diventa "Scape", una veduta, una rappresentazione pur sempre soggettiva della dimensione abitata dagli esseri umani sia essa urbana, extraurbana, marina, eccetera.








Le vedute poi possono riguardare anche micro dimensioni dell'esistenza umana ed ecco così nascere le vedute di giardini, di tavoli, così come possono non riguardare affatto l'esistenza umana ed ecco le vedute di animali.

"Paesaggi umani" si propone di produrre delle "Vedute" degli spazi in cui si colloca la vita del marginale.








E, sebbene oggigiorno le marginalità, parola contenitore in cui ricadono tutta una serie di significati e di realtà ad essi connesse, si possano incontrare ovunque e non ci sia più una reale distinzione tra periferia e centro, almeno inizialmente il progetto si occuperà solo delle periferie.

Le foto tenteranno di ritrarre il volto umano e a volte disumano e alienato dei quartieri periferici e si tenterà anche di dar conto dei cambiamenti innescati dalle riqualificazioni urbane.

Paesaggi umani è nato nel 2020 a Milano, a dimostrazione che spazi ghetto, vere e proprie scampie si incontrano tanto al Sud che al nord.




E forse la riflessione principale di questo progetto è proprio questa, oggi non c'è più un sud e un nord e si può essere marginali in qualsiasi posto perché il primo passo è la negazione dei diritti.




I quartieri periferici rappresentano una negazione di diritti perché frappongono ostacoli fisici all'accesso a diritti e alla partecipazione alla vita socio-politica e culturale.

Questo avviene nella misura in cui viene negato l'accesso a servizi di qualità agli abitanti di questi quartieri che di fatto sono trattati come cittadini di categoria B e sono anche vittime di pregiudizi a causa di situazioni di degrado e delinquenza che sono spesso presenti all'interno di questi quartieri.




L'ultima considerazione riguarda il fatto che il degrado e la presenza di situazioni criminogene in questi quartieri è paragonabile a una cancrena che si innesta su una ferita mal curata e cercherò di mettere in luce quest'aspetto dei quartieri ghetto mostrando il volto alienato e alienante che li caratterizza.










Ljdia Musso è nata a Catanzaro nel 1985. 2017 Laureata in scienze della comunicazione, specializzata in comunicazione e marketing della moda e dei beni di lusso, si è formata nelle città di Roma, Barcellona, Parigi e Milano dove ha studiato fotografia presso IED Milano Parla correntemente inglese, francese e spagnolo.

Ha lavorato presso la Camera di Commercio CCPE di Barcellona.

Dal 2019 vive in Italia dove svolge diverse attività.

Tra il 2019 e il 2020 come fotografa e attivista ha organizzato in regime di autofinanziamento 12 mostre personali di fotografia documentaria sul tema dell'emarginazione.

Organizza l'evento "Marginalità" nell'agosto 2020 in collaborazione con l'associazione e comunità per senzatetto Emmaus Catanzaro, con cui collabora dal 2000 come volontaria.

Il suo progetto di marginalità è ospitato permanentemente con due gallerie fotografiche sul sito di Repubblica Milano.

Fotografa e attivista svolge un'attività di street art fotografica e di performer di strada.

È stata finalista nell'edizione 2020 del festival Foto España, sezione descubrimiento. Collabora con un gruppo di artisti argentini con i quali ha realizzato un video, Vapores de Odio, selezionato al festival "Cuerpo Mediado".

Nel 2021 In qualità di esperta di comunicazione e marketing della moda e dei beni di lusso, ha ideato e realizzato una capsule collection di moda sostenibile in collaborazione con Emmaus Catanzaro e ha ricevuto il riconoscimento europeo da Emmaus Europe.

Il 7 marzo ha organizzato una performance artistica, Break the Silence, contro ogni violenza di genere e per promuovere l'importanza dell'arte nella vita quotidiana, come strumento di espressione.

Come fotografa partecipa al festival España e al TIFA, Tokyo International Photo Awards. Alcune sue foto fanno parte della "Collezione Mediterraneo" dell'Associazione Mediterraneum.

Alcune sue foto sono state pubblicate da RomaOggi.

Maggio 2021 ha partecipato alla mostra/ concorso internazionale "Arte al carotene" presso Sacripante Art Gallery di Roma.

Giugno 2021 ha partecipato alla fiera internazionale di arte contemporanea ArtAntakya che la ospita attualmente anche con una mostra online personale.

Ha partecipato al concorso PlasmArt e donato l'opera in concorso al centro Avis di Latina. A luglio parteciperà alla Biennale d'arte di Brindisi.

Ad agosto parteciperà come interprete alla manifestazione Pino Vitaliano & Friends a Girifalco.



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