Virtù silenziose: le donne nella pittura olandese al tempo di Vermeer
L’ArteCheMiPiace - Divagazioni sull’arte
Virtù silenziose: le donne nella pittura olandese al tempo di Vermeer
Durante i miei studi alla Facoltà di Lettere e Beni Culturali, ho avuto modo di incontrare illustri storici ed appassionati di questa disciplina, ma uno in particolare mi è rimasto particolarmente nel cuore e si tratta di Massimiliano Caretto, giovane appassionato ed esperto d’arte fiamminga.
Insieme al padre, Luigi Caretto gestisce con dedizione e amorevole
passione l’ omonima galleria torinese, desideroso di arricchire
sempre di più le sue già grandiose conoscenze artistiche. In questa occasione,
Massimiliano ci parlò delle donne enigmatiche di Vermeer, trascinando anche i
lettori che non seguono questa corrente artistica in un suggestivo mondo di
anime misteriose. Oggi, cari lettori,
voglio condividere con voi quella splendida chiacchierata:
“Durante il XVII secolo, L’Olanda conobbe una prosperità che coinvolse diversi
aspetti dell’esistenza. Il benessere fu prima di tutto economico, grazie alla
conquistata indipendenza dalla Corona Spagnola e ad un’abilissima politica
commerciale. L’economia fiorente favorì il prosperare anche delle scienze e
delle arti. Basti pensare che, in una regione così piccola, nel 1600 si
trovarono a convivere Baruc Spinoza e Christiaan Huygens, Rembrandt e Vermeer.
Paese pioneristico per vocazione, L’Olanda fu la prima ad introdurre -già nel
XVII secolo- alcuni tra i diritti che oggi sono ritenuti fondamentali per
l’umanità. Dalla tutela dei nascituri (legge sulla violenza domestica) alle
libertà religiose individuali, fino alle prime forme di separazione tra
coniugi.
La pittura prodotta in questo periodo della storia olandese, che passa sotto il
nome di Golden Age, ebbe il suo fulcro nello spostamento da un
universo artistico solo religioso ad una visione più completa, interessata
anche agli aspetti concreti e quotidiani di quel civile vivere di cui la
borghesia mercatile olandese si stava facendo aralda in Europa e anche oltre.
Dalle nature morte, vera e propria specialità dei Paesi Bassi, alle cosiddette
“scene di genere”, nessun aspetto della vita-anche il più crudo- fu risparmiato
dall’occhio dei tanti artisti operanti nelle grandi città di Amsterdam, Delft,
Haarlem e Utrecht. A risaltare con particolare attenzione è il ruolo che venne
assegnato alla Donna nei tanti dipinti olandesi dell’epoca: mai prima di quel
periodo, le donne erano state oggetto di una riflessione artistica così
approfondita e che, da simbolo di femminilità mitologica o religiosa quali
erano sempre state nella pittura italiana, mirava ora a indagarne la loro più
intima e umana femminilità, alla ricerca di una verità non più astratta.
“Due gentiluomini e una fanciulla con bicchiere di vino” - Opera di Jan Vermeer -
Olio su tela Anno 1660
Proprio per questa mancanza di idealizzazione, occorre sempre tenere in mente che, nell’operato di alcuni artisti, il giudizio sull’universo femminile fu spesso anche molto severo: spogliate del loro ruolo di “Madonne” e ben lontane dagli eroismi dell’epica, le donne potevano popolare tanto dipinti con scene di bordello e osteria, quanto le opere dedicate ad una visione intimistica del focolare domestico. Lo scopo era sottolinearne un qualche aspetto peculiare e trarne delle riflessioni sul senso stesso della vita e della natura umana. Alcuni pittori, quali Vermeer, Pieter de Hooch e tutta una serie di seguaci di quel “quotidianismo” tipico di questi maestri, si specializzarono in interni popolati spesso da una sola figura, sovente una donna. Tali dipinti rimandano a quel valore civile che fu la “Casa” per la borghesia olandese, al centro del quale la donna, attraverso una commistione di amore e impegno, si stagliava come silenziosa detentrice di un ordine fondamentale per la società.
“La lattaia“ Opera di Jan Vermeer - Anno 1660
La casa, complice anche l’etica protestante e proto-capitalista, era il tempio nel quale ritornare per purificarsi dei tanti, piccoli, compromessi etici ai quali bisognava piegarsi nei commerci e nelle relazioni di tutti i giorni. Luogo di meditazione, di affetti, di silenzio gravido, la casa era il luogo dove trovare l’amore di una donna, sia essa moglie o madre. Le lettrici di Vermeer, le sue giovani che si guardano allo specchio, le mogli che puliscono i pavimenti lucidi o le mamme che cullano un infante nei dipinti di De Hooch, appaiono sempre assorte in pensieri, giammai meccanicamente impiegate in qualcosa.
“Ragazza che legge una lettera davanti alla finestra” Opera di Jan Vermeer - Anno 1657
“Madre che allatta e cameriera” Opera di Pieter De Hooch - Anno 1663-1665
Dai sentimenti vagheggiati nella pittura tardo-cinquecentesca, dunque, si passa a vere e proprie creature pensanti, intimamente percorse da quella che non è più un “moto dell’animo”, ma “anima” vera e propria. Per questo, il loro sguardo offre un’infinita varietà di sentimenti e sfumature: dalla gioia più ridanciana e civettuola, alla pazienza di una madre davanti ai capricci del figlio, fino ad arrivare agli sguardi di chi, in quelle case, è lasciata sola per lunghe giornate, forse per interi anni.
“Donna che scrive una lettera” - Opera di Jan Vermeer - Anno 1670 - 1671
Ogni quadro, i dipinti di Vermeer lo mostrano chiaramente, si limita a fissare un unico istante di una storia che ha sempre un prima ed un dopo: le scene ritratte chiedono all’osservatore di fermarsi a riflettere per capire cosa è successo prima e per chiedersi cosa accadrà nel momento successivo. È un espediente che fa intrappolare lo spettatore all’interno del quadro, creando una connessione poetica tra la storia narrata ed il proprio, sempiterno, vissuto personale.
“Lezione di musica” Opera di Jan Vermeer - Anno 1662
Drammi e gioie del passato,
rivivono, così, con un semplice cambio di costume, nel vissuto quotidiano
dell’Uomo di tutti i tempi. Ma non si tratta, nella pittura olandese, di un
ragionamento astratto e massimalista sui sentimenti umani, ma piuttosto di una
ricerca del senso della vita nella vita stessa. Un litigio per un motivo
banale, la fatica di certe giornate lavorative, la solitudine nella lettura di
un libro, la gioia per aver comprato un vestito nuovo, il sorriso di una
persona gentile: tutto questo non è una definizione filosofica di cosa siano la
gioia ed il dolore, la solitudine e l’affetto, tutto questo ne è la dimostrazione
concreta, umana, eterna. Ed è questo che interessa alla pittura olandese del
‘600.
Nei tanti maestri che operarono all’epoca è possibile riscontrare questo
approccio alla vita nelle loro opere. Ad esempio, nel dipinto di Pieter Van Den
Bosch “Interno domestico” troviamo una donna seduta al centro di una
stanza, colta nel semplice atto di sbucciare delle rape. Attraverso i giochi di
chiaroscuro, tutti i particolari emergono con lentezza, facendo apprezzare
l’effetto materico dato ai più banali oggetti: un paiolo sbeccato, una scopa,
un pollo. Ma cosa è successo a questa signora? Di ritorno dal mercato, si
è messa in cucina a peprarare a cena. Una zuppa di verdure con dentro dei pezzi
di pollame. Lo scopettone, con accanto gli zoccoli, servirà a buttare
nell’angolo per i rifiuti i pezzi di verdura scartati. Qualcuno (marito? Figli?
Forse è sola?) stasera si troverà un buon piatto, dopo averlo cotto nel grande
camino a mantice che si trova a destra. Abbiamo un “prima” ed un “dopo”: la giornata
di una persona qualsiasi. Tra questi due istanti di concrettezza, di
materialità quasi ritrita, quasi squallida, nel volto della protagonista emerge
il vero significato. Colta nell’atto di pelare le verdure, la donna si ferma.
Un istante: la bocca socchiusa, lo sguardo assorto. L’operazione meccanica s’è
interrotta, l’anima è pensante, l’istante è bloccato. Cosa pensa? Possiamo solo
chiedercelo, senza rispondere. Ma chi, mentre svolge un’operazione quotidiana,
non s’è mai bloccato sovrappensiero? Preoccupazioni, dimenticanze, affanni,
ricordi? Umanità, soltanto questo”
- Massimiliano Caretto -
"Interno Domestico" Opera di Pieter Van Den Bosch Olio su tavola - Anno 1642
“Come un dipinto di Vermeer"
“La Merlettaia” Opera di Jan Vermeer - Anno 1669 - 1670
Il 18 Settembre 2015 la Commissine Cultura del Comune di Cosenza, la omaggia di un riconoscimento istituzionale per la sua carriera di scrittrice. Il 15 Ottobre 2017 esce il suo primo libro di poesie. Il suo amore per l’arte in ogni sua forma la porta a partecipare e organizzare diverse collettive di pittura dove cura e scrive personalmente i cataloghi per gli artisti emergenti. Recentemente ha pensato e sogna di interpretare e fondere le sue poesie su tele pittoriche per cercare una nuova strada espressiva e una nuova tecnica artistica.
Commenti
Posta un commento