Khira Jalil e l’apicalisse: un'ape regina e le sue rivelazioni artistiche.

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Khira Jalil e l’apicalisse: 

un'ape regina e le sue rivelazioni artistiche. 





di Maria Marchese  |14|Marzo|2023|







E quanta esperienza ed arte | chieggian l’api frugali, augusta Bice, | io qui prendo a cantar

                     Virgilio 


Il sommo poeta stesso, avvinto dall'operosità dell’ape, si accinge ad ammannire un'ode: Virgilio, in pochi versi, riesce ad esprimere quanto stupore e incanto trovi, nella perizia delle minuscole creature, tanto da definirla arte. 

Nelle proprie tele, l’artista Khira Jalil si manifesta in egual maniera: come la lieve bestiola, ma con la fierezza di una regina, giorno dopo giorno, centellina, sui supporti, le proprie rivelazioni. 

Qui, ludicamente, utilizzo il termine “apicalisse”, storpiatura dell’altisonante parola apocalisse, che, nella propria significanza etimologica, indica una rivelazione, per sottolineare quanto gli elaborati dell’autrice marocchina costituiscano veri e propri messaggi, dai contenuti umani, socio/culturali filosofici… ; medesimamente, le sue composizioni ricordano le fitte trame di un alveare. Se consideriamo, poi, che l'idea dell’apocalisse è legata ad una serie di eventi, che narrano la fine, l’apicalisse, riferita alla pittrice, costituirebbe, alfine, il termine di una conoscenza artistica di grande valenza. 




Il virgineo telo è quell’unica pagina bianca, che Khira Jalil imporpora di una genesi cromatica, che è l’incipit, su cui, via via, costruirà le proprie celle. Così, l’artista, con la maestria di un orafo, dapprima, abbozza la “magione”, ossia la dimora, dove il pensiero è fondamento, disegnandone i profili; da quest’ultima, ella minia ogni singolo spazio, tra rigore e morbidezza. 




Il mielato colore, allora, si traduce in linee che si rincorrono, apparentemente, impazzite; in realtà, sono frutto di un’intuizione pregressa molto articolata. Il pennello, così, ruba mescite tonali a tratti dolci, altre volte squillanti, mentre la mano lo guida verso un’intricata risoluzione. All’occhio appaiono frugali arabeschi, sintesi di un linguaggio figurativo tribale, laddove la polis è, invero, universale. Il ciglio, fascinato, segue i contorni, poi, i colori, che addivengono figure arcaiche e minimali, ognuna delle quali appartiene al microcosmo individuo/animale/suolo, nonché al macrocosmo, che ci vede come essenze divenienti. Le setole sfumano i colori oppure creano sincopi tonali, elargite, sui tessuti, in maniera “genuina”; è possibile, infatti, ravvisare quell’incertezza, cifra identificativa della veridicità e dell’unicità, e dell’artista e dell’uomo. Ogni opera della Jalil costituisce la ricostruzione di una considerazione, che abbraccia il senso più profondo di un approccio multidisciplinare: raccontare, insegnare, educare, imparare… dalla vita stessa. 




L’ape è solo un minuscolo insetto eppure riesce a costruire un alveare che ha la capacità di un granaio e la geometria di una cattedrale. Il suo insegnamento è questo: se fai ciò che è possibile, di possibile in possibile arriverai all’impossibile.

         Fabrizio Caramagna





Le opere dell’artista marocchina diventano come il granaio e la cattedrale, citate da Caramagna; lavoro indispensabile, nutrimento, sacralità, preghiera, fondamenta e pareti solide: esse aprono lámia, ossia aperture profonde, dove esperirsi è, conseguentemente, sinonimo di evoluzione e crescita interiore. All’artista, peraltro anche poetessa, autrice, docente e critica d’arte, il cui fermo credo, confermato dal suo percorso artistico, è volto al concretamento dei desideri, il 7 gennaio, è stata dedicata una giornata, dall’università di Molay Slimane, a Béni Mellal, in Marocco. 

Quel giorno, il presidente del dipartimento di lettere arabe dott. Hisham Talal, i suoi studenti, insieme al dott. Mohamed Chari e i propri colleghi hanno fornito diverse chiavi di lettura, su tutte le opere letterarie della Jalil, attraverso un’attenta analisi di queste ultime. Peraltro, sono state celebrate le sue qualità di leader, che si batte per i diritti umani e la sua tenacia, nel perseverare e raggiungere i propri obbiettivi. 

Sostenuta da diversi partner economici e universitari, come il Centro per l’Arte e gli Investimenti IGHAT, nella persona del presidente Rahim Jabran, il presidente del Club di Investimento in Béni Mellal-khnifra e altri ancora, essi hanno puntato sull’artista e sulla donna, in un’ottica di progettazione in campo educativo e economico, al fine di sviluppare molteplici possibilità. 

Khira Jalil è presidente dell’associazione internazionale Art’s Wings Forum, che supporta numerose iniziative culturali internazionali. 































Maria Marchese su L’ArteCheMiPiace 
Maria Marchese

Maria Marchese, scrittrice, poetessa e curatrice d’arte, nasce a Como nel 74, dopo la maturità scientifica si iscrive all’istituto internazionale di Moda&Design “Marangoni”, a Milano.

Per oltre 20 anni svolge attività nel settore socio assistenziale.

Dal 2013 affronta da autodidatta il suo percorso di studio nel campo dell’arte, della letteratura e filosofia. Nel 2017 pubblica la sua prima silloge poetica “Le scarpe rosse- Tra tumultuoso mare e placide acque”. Da lì a breve esperisce se stessa nella critica artistica.

Collabora con il blog culturale dell’università Insubria, con lo storico dell’arte Valeriano Venneri, con Exit Urban Magazine e Art&Investments, con il Blog L’ArteCheMiPiace, con l’associazione culturale Nuovo Rinascimento, con la Galleria “Il Rivellino” a Ferrara, con Divulgarti a Genova, con Art Global a Roma, con AArtChannel di Ferrara, con Alessandra Korfias, coordinatrice ponte culturale Italia/Giappone e responsabile di Arti Services.


www.mariamarchesescrittrice.com



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