La poesia vince di mille secoli il silenzio

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La poesia vince di mille secoli il silenzio




di Giuseppe De Rosis |18|Dicembre|2022|


La poesia rassomiglia alla preghiera, è l’unica via per uscire dall’inferno, lo spazio privilegiato per il ritorno dei miracoli, un argine alla nostra disperazione.
Ti permette di vincere l’amnesia, il buco grigio del tempo; ti salva dalla maledizione di Eraclito; enuclea della storia dell’uomo, fatta di lacrime e sangue, i valori e li trasmette purificati alla memoria dei secoli; nei tempi difficili fa urlare i silenzi; salva nelle ore tenebrose e asmatiche della storia.


Con la poesia gli orizzonti non hanno confini di albe. Sia che si presenti come irrelata registrazione di intuizioni epifaniche, intravvedimento del porto sepolto, discesa come quella di Orfeo negli Inferi per recuperare la bella Euridice o abbia un fine didascalico, sia che proceda come effusione lavica o sia sottoposta al labor limae, la poesia è l’unica che non arretra davanti alle porte dell’Ade, non si rassegna mai al disamore e alla disumanità.


I poeti sono piante preziose, dalla fioritura delicata; hanno un rapporto magico e verticale con la parola che gli arriva come un miracolo e un omaggio; sono i guardiani della libertà, pur non avendo eserciti e carri armati; sanno rimanere accanto al loro popolo fino all’ultima ora di sventura.


Quando si instaurò la dittatura di Pinochet, i militari cominciarono a vessare Neruda con le perquisizioni, durante una di queste, il poeta disse ai militari: “ Guardatevi in giro, c’è una sola forma di pericolo per voi: la Poesia”
Moravia ai funerali di Pasolini disse: “ Non è stato ucciso un uomo, ma un poeta, e di poeti ne nascono uno ogni 50/100 anni”.





Pirandello ne I Giganti della montagna parla di un regno in cui si vive di poesia. Nell’invito al figlio Stefano a proseguire il lavoro c’è un messaggio consolatorio e l’atto di fede in un miracolo: quello della Poesia che si perpetua nel tempo, al di là del becero mercimonio che ne fanno politica e mercanti di chiacchiere.


Giovanni Pistoia scrive: “ La poesia non abbandonerà mai l’uomo. Il giorno in cui avverrà, vorrà dire che l’uomo è morto, ormai ridotto merce tra le merci sul bancone del mercato”.
Ma davvero si può credere che distruggendo le biblioteche, la letteratura sarà distrutta per sempre? Non esiste incendio capace di fermare il flusso del sangue, la voce dei poeti.




Il poeta Tracio Orfeo “ljrae suae sono saxa movebat”
Roberto Vecchioni ci ricorda che ci sono poeti che muovono i fiumi con i loro versi.
E chiudo con Dylan Thomas, il Bacco malato, l’icona caravaggesca della Poesia; “… e la morte non avrà più dominio.”





























Il professor Giuseppe De Rosis è un insegnante in pensione, docente per scelta. Instancabile promotore di iniziative culturali. Insieme al suo gruppo “Gli Amici dell’ Arte” è una insostituibile guida di viaggi letterari.
Foto: Francesco Verardi

























©L’ArteCheMiPiace - Blog Arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia 




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