Mia zia Liz nella rimembranza… di Michele Coccioli

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Mia zia Liz nella rimembranza



di Michele Coccioli |08|Febbraio|2023|




Affettuosamente la chiamo Liz per la rassomiglianza a Elizabeth Taylor, lei ogni volta mi fa il sorrisetto compiaciuto perché non sono il solo a dirglielo, ma questo non mi disturba affatto; poi, ci scherzo sopra, per provocarla, aggiungendo che le ho trovato un baldo sessantenne visto e considerato che mio zio è passato a miglior vita qualche anno fa. Io sono il suo nipote prediletto, contentissima di vedermi sempre e quando qualcuno dei parenti mi sfotte per il mio carattere fuori dagli schemi, per prima mia cugina, lei è solita dire: state zitti, Michele non si tocca!! 





Mi sono portato appresso sempre questo ricordo di mia zia: bella, raffinata, sempre impeccabile nel trucco e nell’abbigliamento. Mi ricordo come se fosse ieri quando da ragazzo la incontravo passeggiare con le amiche, tutti i miei amici non mancavano di sottolinearmi il fatto che avessi una bella zia. Accade poi che gli impegni lavorativi aprono nuove vie e così gli incontri diventano sempre più problematici fino a limitarne i rapporti di vicinanza. 





Una mattina di qualche anno fa decisi di farle visita, le feci sapere anticipatamente che le avrei scattato qualche foto ricordo e per questa mia attenzione ero consapevole del fatto che l’avrei trovata frizzante come la coca cola. Cominciammo a parlare del più del meno e dopo i convenevoli, da pungolatore quale sono, con le mie domande la catapultai nei ricordi: più scavavo, più mia zia raccontava storie di vita vissuta. Per natura, se c’è una cosa che mi ha sempre incuriosito e affascinato, è il cambiamento dell’umore in base ai ricordi. Dalla sua espressione capivo che c’erano memorie e memorie, giorni da ricordare e giorni da dimenticare, memorie di ciò che fummo e memorie di ciò che siamo. Non mi fu difficile farle tirare fuori oggetti e fotografie della sua vita passata e presente, in lei incominciavano ad affiorare i sentimenti intimi, imparentati con la malinconia; sì, perché quando si è perso qualcuno, quasi per erosione, dal vuoto nasce la nostalgia. 





La memoria fa brutti scherzi, e ci porta a rimpiangere anche esperienze che all’epoca non avevamo apprezzato. Le foto dei ricordi passavano dalle sue mani alle mie e tra un commento e l’altro percepivo la commozione nel ricordo della sua età giovanile, e poi dei figli cresciuti tra una difficoltà e l’altra. Aveva gli occhi lucidi quando le chiesi di mettersi a suo agio negli scatti, sapevo che era il momento propizio, le leggevo negli occhi la luce della memoria.

 Il mio racconto fotografico non è allora solo la cronaca di avventure vissute, ma il significato ad ogni aspetto della vita trascorsa. E’ una lunga riflessione, guardandosi indietro per trovare un ordine in tutto ciò che è stato.





Amicizia, amore, viaggi, gioie e sofferenze, tutto viene passato in rassegna e mia zia parla a noi come parla alle persone care avute e incontrate nel corso della sua vita. Così queste fotografie raccontano una storia lontana nel tempo e risuonano anche per noi, ci aiutano ad indagare i misteri del nostro animo, il nostro vissuto guardandosi dentro e accogliendone le emozioni con la consapevolezza di sé. Quando riusciamo ad ascoltarci, facendo attenzione ai nostri pensieri e sensazioni, stiamo compiendo un viaggio dentro di noi, un viaggio unico e personale chiamato introspezione.





“La sensazione presente non deriva immediatamente dalle cose, non è un’immagine degli oggetti, ma dell’immagine fanciullesca; una ricordanza, una ripetizione, una ripercussione o riflesso per l’immagine antica. […] In maniera che, se non fossimo stati i fanciulli, tali quali siamo ora, saremmo privi della massima parte di quelle poche sensazioni indefinite che ci restano, giacché non le proviamo se non rispetto e in virtù della fanciullezza” (Giacomo Leopardi, Lo Zibaldone di pensieri ).






Il termine usato dal poeta è rimembranza, un ricordo rivissuto nel presente che crea un forte collegamento con il passato tanto da farlo sentire ancora vivo: il vuoto legato all’assenza nel presente di chi non c’è più è infatti incolmabile.












Contatti dell’artista 






















MICHELE COCCIOLI


Architetto, nato a S.Pietro Vernotico (Brindisi) nel 1956, vive a Casarano (Lecce). Formatosi studiando gli autori del neorealismo, in seguito il suo lavoro privilegia il rapporto tra il vero e l’immaginario la cui rappresentazione costringe a continue elaborazioni mentali. Il Novecento (pittura e cinema) e la psicoanalisi ne influenzano l’approccio stilistico e sono spinta propulsiva per un viaggio dell’anima. 
Ha pubblicato nel 2012 Volare d’infinito canto con Vianello Libri, nel 2009 Puglia. I borghi più belli d’Italia con Adda Editore e nel 2002 PugliaLucania con Electa. Nel 2009 compare su “Nuova Arte” di Giorgio Mondadori e nel 2011 riceve il premio alla Cultura dalla Galleria d’Arte “Centro Storico” di Firenze. Suoi lavori sono stati recensiti da numerose testate giornalistiche e da “Fotologie” – Pagine scelte della fotografia contemporanea. Ha esposto al Photographic Lishui Festival-CHINA, ai Dioscuri del Quirinale-ROMA, al CASC Banca d’Italia-ROMA.































©L’ArteCheMiPiace - Blog Arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia 




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