FotoEspressionismo di Daniele Gozzi

 L’ArteCheMiPiace - Interviste




FOTOESPRESSIONISMO DI
DANIELE GOZZI



di Giuseppina Irene Groccia 26|Novembre|2020


Daniele Gozzi fa dell’arte fotografica uno strumento di esplorazione e di introspezione. Da sempre non propenso ad attenersi alle rigide regole della fotografia “classica”, preferisce uscire dagli schemi inoltrandosi nel campo della elaborazione fotografica.
La sua ricerca visiva, ci regala opere che portano con sè un mondo di visioni, che sanno parlarci di sogni mai narrati eppure vivi. Illusione e realtà si impongono prepotentemente nell’elaborare una propria idea metaforica, servendosi esclusivamente del potere dell’immaginazione.
È un’artista che sa mettere in evidenza meditate elaborazioni digitali, riproponendo visioni approfondite, intrise di surreali momenti interiori.
L’artista pertanto dà vita a distorsioni della realtà narrativa, senza però mai snaturarla.
Egli inventa e altera come farebbe un pittore, caratteristica che rimanda ai suoi studi artistici giovanili.
Attraverso le cromie e la manipolazione digitale, Daniele Gozzi trasfigura i propri elaborati fotografici, in originali sintesi moderne. 
Riesce così ad adattare la sua ampia competenza dei mezzi digitali, acquisita nel campo di grafico professionale, alle sue fotografie.
Le sue sono immagini che restituiscono una visione dell’insieme più approfondita e ricca di significati, dando prova di una forte sensibilità e di un raffinato senso critico.
Ama definire il suo stile artistico “Fotoespressionismo”, genere in cui la sua illimitata fantasia e il suo potenziale creativo trovano casa.
Egli non vede soltanto, ma immagina..
Predilige perdersi tra atmosfere oniriche, tanto da modificare la sua percezione visiva.
Dell’immagine preferisce non riprodurre la realtà ma carpire e riproporre ciò che corrisponde ad un suo personale modo di vedere, sentire e interpretare.
Il risultato è qualcosa di differente da una foto.. è un viaggio ancestrale ed evocativo, una espressione visiva astratta dall’intenso potere contemporaneo.



Vediamo di conoscerlo un po' meglio, approfondendo i suoi argomenti, le sue tecniche e il suo pensiero.




- Quando hai cominciato a fotografare e quando hai capito che questo sarebbe diventata la tua passione?


Ho iniziato a fotografare seriamente a 14 anni, appena entrato alla scuola d’arte. Le foto erano chiaramente classiche anche se, tante volte, “paciugando” in camera oscura, cercavo di personalizzare, per quanto mi fosse possibile, le stampe degli scatti fatti. Poi, finita la scuola, le foto sono diventate per lungo tempo solo ed esclusivamente fermi immagini dei bei momenti familiari e di gite o vacanze, sicuramente anche per il costo non proprio popolare delle pellicole e dello sviluppo cartaceo. Questo fino al giorno in cui, con l’avvento del digitale, mi si è aperto un mondo. Scattare senza limiti. Prima per lavoro e poi per diletto, cosa che si è evoluta totalmente con i programmi di elaborazione digitale. Da allora è diventata la droga.
























- Come ti definiresti personalmente e professionalmente?


Come persona, credo, un illuso romantico fesso, come cantava Ivan Graziani nel Fuoco sulla Collina. Professionalmente, forse, un moderno Indiana Jones, ossessionato dalla continua ricerca fotoelaborante. Sono spesso tacciato di non avere una linea identificativa, ed è vero, non mi trovo bene su di un treno che viaggia sempre sullo stesso binario. 

























- Ami definire il tuo stile artistico “FotoEspressionismo”. Spiegaci perché..


Espressionismo, coniato nel secolo scorso per una corrente pittorica, è il termine usato per definire la propensione di un artista a esaltare, esasperandolo, il lato emotivo della realtà rispetto a quello percepibile oggettivamente. Mi ci sono ritrovato appieno nelle mie “visioni” e per questo non ho fatto altro che aggiungervi il punto di partenza, la fotografia, perchè inizia sempre tutto da lì.




- Il tuo linguaggio espressivo è indirizzato molto sulla postproduzione. Ci spieghi perché?


Perchè è lo strumento attraverso il quale cerco di trasmettere la mia diversa percezione visiva dello scatto




- Parlaci del processo creativo. Quale momento preferisci nella realizzazione?


Sicuramente il momento in cui ricerco la giusta sensazione, dopo aver scelto lo scatto o gli scatti giusti da elaborare





- L’eterna lotta tra la fotografia “classica” e le elaborazioni digitali. Un tuo pensiero a riguardo?


Perchè la fotografia deve stazionare sulla nascita e non può avere un evoluzione pari alle altre arti? Chiedo scusa ai classicisti, so che mi seppelliranno di oscenità (già successo in passato), ma credo che l’elaborazione sia un mezzo evolutivo imprescindibile. 





- Cosa rappresenta per te la fotografia in termini emotivi?


Emotività, commozione, impressione, trepidazione, apprensione, suggestione, turbamento, eccitazione, dal momento in cui accendo la macchina fotografica fino all’uscita del lavoro finale.


























- Il tuo scatto preferito (se ne hai uno)?


Sì e non è un’elaborazione, anche se lo si potrebbe pensare vedendola, l’ho intitolata “Anima e corpo”. Una bambina che, correndo su di un prato, sembra dividersi su dove deve e dove vorrebbe realmente andare.





- Sei un nostalgico dell’analogico o credi nelle nuove tecnologie?


Un po’ di nostalgia, ma soprattutto molta ammirazione per le foto in bn del secolo scorso



























- In che formato scatti di solito e perché?


Scatto sempre in formato Raw perchè memorizza i dati senza perdite di qualità, o così dicono :-)



















































- Chi sono i ‘grandi’ di ogni epoca che ammiri di più?


Robert Doisneau, grande fotografo francese che riusciva a catturare la vita di tutti i giorni donandole sempre un velo romantico. Robert Capa solo per i suoi scatti veri, non per quelli costruiti. Ansel Adams, le sue foto paesaggistiche mi hanno aiutato ad amare ancora di più questo “tipo” di scatti.






- Qual è il mezzo espressivo che ti fa sentire più a tuo agio?


Sicuramente l’esaltazione dei colori, mi regalano una sensazione di gioia di vivere




- Che qualità deve possedere una fotografia, secondo te, per essere considerata artistica?


La sua unicità, che può variare dalla semplicità alla complessità, ma che ti porti a pensare che non potrai mai ripeterla uguale




- Quale pensi sia il tuo contributo, in ambito creativo, che caratterizza le tue fotografie?


Direi sicuramente la continua ricerca 




- Bianco e nero o colore?


Anche se amo il bianco e nero dei fotografi del ‘900, il colore mi esce da tutti i pori




- Hai obiettivi e aspirazioni precise per il futuro?


Un grande sogno che non posso rivelare per scaramanzia e come obiettivo il continuare a divertirmi, provando sempre soddisfazione e amore per tutto ciò che faccio.











Contatti dell’artista
Facebook Daniele Gozzi
Email  daniele.gozzi.62@gmail.com 


Intervista a cura di Giuseppina Irene Groccia 






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