Luigi Le Piane
Un regista silenzioso della cultura
A pensarci bene, Luigi Le Piane non è un artista nel senso tradizionale del termine, eppure il suo operato ha qualcosa di autenticamente creativo. La sua abilità non si misura in tele o sculture, ma nel modo in cui riesce a trasformare un’idea in un’esperienza condivisa, unendo persone, energie e linguaggi diversi. È come se avesse scelto la regia invisibile, quella che non appare mai in scena, ma senza la quale la scena stessa non avrebbe vita.
Cosenza lo conosce bene come PR, capace di animare la città con serate, eventi musicali e momenti di intrattenimento. Ma il cuore del suo impegno rimane Geni Comuni, il progetto che ha dato respiro nazionale alla sua visione culturale. Non un semplice evento, ma un laboratorio di possibilità, un ponte tra professionisti affermati e nuove generazioni, tra territorio e mondo, tra arte e comunità.
In fondo, la cifra più vera di Luigi sta in questo: non accontentarsi di organizzare, ma cercare il senso di ciò che propone. Nei suoi progetti c’è sempre l’idea che la cultura non debba essere un lusso, ma un bene comune, capace di avvicinare chi solitamente resta ai margini. È un modo di fare che richiede passione, ma anche coraggio e coerenza.
Si potrebbe dire che il suo lavoro non costruisce soltanto eventi, ma possibilità. Egli apre spazi, crea dialoghi, rende accessibile ciò che spesso sembra distante. E in questo c’è la sua vera arte. Una forma silenziosa ma essenziale di creatività, che non si misura con gli applausi, ma con la traccia che lascia nelle persone e nel territorio.
Da queste riflessioni nasce l’intervista che segue, un dialogo capace di restituire non solo il percorso professionale, ma soprattutto la visione e la passione che guidano ogni suo progetto



















































































