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Divagazioni sull’arte

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Studi d’artista: viaggio nelle stanze segrete dell’arte

Studi d’artista: viaggio nelle stanze segrete dell’arte

In un mondo che corre veloce e che spesso consuma le immagini d’arte con uno scroll distratto, c’è ancora chi sceglie di rallentare e desidera aprire porte reali, non solo virtuali. Per fortuna c’è chi ama ancora sedersi accanto agli artisti, dentro i loro studi, per ascoltarli mentre raccontano la propria visione, il proprio percorso, le proprie fragilità.

Da questo desiderio di incontro e di sguardo autentico che nasce “Studi d’artista“, la rubrica curata da The Art Post Blog, che da anni racconta l’arte contemporanea attraverso le voci dei suoi protagonisti. Una serie di interviste intime e appassionate che portano il lettore dentro gli atelier, ma anche dentro le vite di chi crea: pittori, illustratori, street artists, incisori, autodidatti e professionisti affermati, provenienti da tutta Italia (e non solo).

Ogni incontro è un viaggio unico, fatto di colori, parole, storie personali e geografie interiori. C’è chi ha trasformato un angolo del soggiorno in un laboratorio, chi ha scelto di non mostrare più le proprie opere online, chi usa la materia come memoria viva, chi dà voce al dolore, alla bellezza, al corpo.

Dove nasce davvero l’arte

L’arte nasce lontano dalle luci delle gallerie, lontano dai feed social in perenne aggiornamento, l’arte continua a nascere ogni giorno dentro spazi reali, vissuti, imperfetti. Studi ricavati in soggiorni di casa, laboratori condivisi, vecchie officine trasformate in atelier: è lì che prende forma quella materia fragile e potente che chiamiamo arte.

Con la rubrica Studi d’artista possiamo entrare proprio in questi luoghi, fisici ed emotivi, per incontrare chi crea con passione, fatica e libertà, ma dove scopriamo anche chi l’arte la promuove in forme diverse.

Si tratta di una mappa sentimentale dell’arte di oggi, fatta di storie che non cercano la spettacolarizzazione, ma la verità del fare. Uno spazio in cui gli artisti si raccontano senza filtri, davanti al proprio cavalletto o accanto a una stampa ancora fresca, tra pigmenti, silenzi, entusiasmi e dubbi.

Le interviste raccolte in questa serie non sono semplici domande e risposte.
Sono incontri, racconti in prima persona, voci che parlano di tecnica ma anche di vita. C’è infatti chi ha fatto della pittura una forma di resistenza, chi lavora tra le montagne, chi trasforma la sofferenza in materia, chi dipinge in soggiorno e chi in una vecchia officina. C’è chi non mostra più le proprie opere online, perché crede che l’arte si debba vedere dal vero.

L’intervista come incontro

Ogni articolo della serie è un’intervista in profondità, ma si legge come un racconto. Nessuna domanda preconfezionata, nessuna risposta di circostanza. Solo parole vere, nate dal confronto, dal tempo e dall’ascolto.

C’è chi ha trovato nell’arte una via di salvezza, chi lavora con materiali di recupero, chi racconta il proprio territorio, chi esplora il dolore, la memoria, l’identità.

In un’intervista recente, ad esempio, Mauro Patta ci ha raccontato il suo legame con la Sardegna e il senso profondo dei suoi murales. Come lui, tanti altri artisti hanno condiviso riflessioni, esperienze, cambi di rotta e processi creativi che raramente trovano spazio altrove.

Un invito a rallentare

In un panorama digitale sempre più veloce e distratto, Studi d’artista invita a rallentare, osservare, ascoltare. Ogni intervista è un’occasione per riscoprire la dimensione umana dell’arte, per sentire la voce di chi crea e per tornare al valore del gesto, del segno, della materia.

Che si tratti di un giovane autodidatta o di un artista già esposto in galleria, poco importa: quello che conta è la verità del fare, quella che si respira solo entrando davvero in uno studio.

Ogni intervista è una finestra aperta, un piccolo ritratto umano, una mappa emotiva della creatività di oggi.

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ArtistiDivagazioni sull’arte

Mario Perrotta Viaggi Cromatici tra Sogno e Realtà

Mario Perrotta


Viaggi Cromatici tra Sogno e Realtà

 
di Stefano Vecchione |09|08|2025|
 
 

Premiato qualche giorno fa all’Art Center Museum di Pechino, il grande estro di Mario Perrotta, la luce del Sole del Tirreno paolano, l’estate tanto attesa, i pennelli e i colori a olio e acrilici su tele di cotone o di lino, vanno a rappresentare l’umanità nello spazio infinitodella gioia e delle energie particolari del bene e del male

 

Mario Perrotta, autoritratto.

 



Dai dipinti dell’artista – che segue la grande tradizione artistica familiare di Rubens Santoro e Francesco Sansone – emergono sogni onirici, desideri e paure, città immaginifiche, paesaggi fantastici e surreali, visioni del futuro. 

L’artista volge lo sguardo intorno, osserva, sente, immortala il mondo che lo circonda nella sua complessa molteplicità, e fa dell’arte visiva un mezzo con cui raccontare il tempo e lo spazio in cui vive senza mai smettere di sognare, senza che la speranza abbandoni mai lo sguardo d’insieme. 

 

Mario Perrotta. Paola. La Siesta – Acrilici su cartoncino. 35x45cm.

 



 

 

 

Questi stati d’animo delle opere del maestro Mario Perrotta – scrive Jean-François Bachis-Pugliese, archivista semiologo e critico d’arte  riflettono le esperienze di un artista che esprime la propria creatività senza le restrizioni della realtà, per evadere dalle limitazioni del quotidiano e sfidare convenzioni e immaginazione. Artista prolifico, Mario Perrotta ha fatto della sua arte un viaggio cromatico in cui si fondono percezioni visive, spiritualità, devozione, senso critico e sociale. L’estetica dei suoi dipinti è contraddistinta da personaggi iconici, da cromie accese, da atmosfere suggestive e quasi incantate.

 

Mario Perrotta. Paola. La città che ho nel cuore – Olio su tela – 40x50cm.  

 



 

 

Tetti spioventi che puntano al cielo, dettagli dorati che evocano un senso di sacralità, strumenti musicali quali simboli di bellezza, borghi marini, paesaggi, angoli di strada, facciate delle vecchie case con i muri in pietra e i davanzali fioriti che riportano alle radici e rappresentano una poetica retrospettiva della storia tra mare (il Tirreno) e cielo (l’Appennino di San Francesco di Paola). Nei suoi saggi supittori contemporanei, il critico Pasquale Di Matteo presenta Mario Perrotta come un artista attento al vissuto e al suo tempo, ai paesaggi e agli scorci rurali, alle città, attraverso la rielaborazione della sua immaginazione. Nelle sue opere c’è un percorso, il racconto visuale di un uomo e delle sue percezioni del mondo, la sua pittura è fatta di partecipazione emotiva. 

 

Mario Perrotta. Paola. Musica in città – Tecnica mista su tela –  50 x 70 cm.

 



 

Le opere di Mario Perrotta sono spontanee – afferma Nadia Celi, docente d’arte contemporanea, semiologa e critico d’arte, conferenziere sulla grammatica visuale in Italia e all’estero – per cui spesso presentano tematiche, stili e tecniche diverse. Magnifica monumentale plasticità pittorica, tavolozza cromatica essenziale e sapiente, un acuto calibrato studio dei volumi e dei vuoti e pieni in elegante realizzazione. L’arte é tale solo se dà una emozione estetica – scrive Giorgio Gregorio Grasso, storico e critico d’arte, docente universitario, curatore di esposizioni di arte nazionali ed internazionali, già direttore della Mediolanum Art Gallery e curatore  del Padiglione Italia della 54ma Biennale di Venezia – e Mario Perrotta è un artista che sa parlare attraverso il linguaggio cromatico, alla ricerca di una analisi estetica per giungere alla creazione del vero attraverso concezioni astratte in altalena tra sogno e realtà.

 

Mario Perrotta. Paola. Un giorno di pioggia – Olio su tela 40×50 cm.

 



 

 

 

Nonostante che il lavoro lo abbia portato per anni in giro per l’Italia, l’artista ha scelto di restare a Paola, in Calabria, dov’è nato, affascinato dall’espressività dei colori e dalle forme della sua terra che ama riportare sulle tele. 

 

Ha esposto in diverse città italiane e anche all’estero: Bologna, Palazzo Zanussi; Mantova, Palazzo Ducale; Milano, Spazio K; Padova, Orto Botanico; Parigi, Louvre; Venezia, Palazzo Vidal e Palazzo Zenobio; e poi ancora a Barcellona, Bari, Berlino, Bruxelles, Capri, Cesenatico, Comiso, Cosenza, Ferrara, Firenze, Los Angeles. Mezzojuso, Montecarlo, Rieti, Roma, Salerno, Termoli. 

 

Mario Perrotta si è aggiudicato numerosi premi nazionali e internazionali, e di lui hanno scritto, tra gli altri, i critici d’arte Pasquale Di Matteo, Barbara GhisiStefania Milani, Roberto Pinto, Vittorio Sgarbi, Pasquale Solano, Giorgio Vulcano. 

 

Si può incontrare l’artista nel suo atelier, alla Marina del borgo di San Francesco.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Stefano Vecchione si occupa dei fenomeni sociali e politici del Mediterraneo tra Oriente e la sua indagine storica si sviluppa anche sulla conoscenza critica e l’analisi degli assetti che hanno determinato l’avvento del fascismo (1915) in Italia e la sua caduta (3 – 8 settembre 1943), e sulla resistenza profetica della gerarchia cattolica al fascismo e al Nationalsozialistische Deutsche partei tra il 1934 e il 1940. Da direttore dell’Associazione editori calabresi, Stefano Vecchione ha promosso iniziative per la valorizzazione della produzione libraria e la crescita culturale nazionale. Cultore della materia di storia moderna presso l’Università della Calabria, scrive oggi per «Il quotidiano del Sud», è socio corrispondente dell’Accademia cosentina, ed è amministratore del Gruppo Facebook «Il senso del tempo. Il valore di un posto. Cosenza».
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

 

 

 

 

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Divagazioni sull’arte

Alessio Musella visto da Serena Seri – Identità, arte e visione

 

 
Alessio Musella visto da Serena Seri
 
Identità, arte e visione
di Serena Seri  |17|Luglio|2025|
L’ incontro del tutto inusuale, perché su Fb, che ho avuto con Ale Musella, è stato del tutto fortuito e resta particolare…

 

Non ci conosciamo che su Fb.

 

Non abbiamo avuto l’ occasione di prendere mai un caffè reale assieme, da allora… (due anni, più o meno): ma, se ci sono persone che hanno vissuto assieme tanto tempo, e alla fine, non si conoscono affatto, anzi sono, negli anni, estranei, posso dire, che a volte, l’ eccezione fa la regola! almeno per questo..

 

 

 

Entrambi abbiamo passione dell’ Arte, un modo, uno stile molto simile di raccontarla, con una naturalezza innata, elementi che assieme al rispetto, non si comperano neanche a grammi, neanche in via della Spiga, a Milano..!

 

Paragono per alcuni versi l’ intuito di Musella a quello di un grande stilista che, in un lontano anno, degli anni ottanta, ho avuto il privilegio di conoscere… indossando un abito in Taffetas Nero…

 

 

 

 

 

Seguo Musella su Fb, YouTube, video, Google… ha gradevoli ed interessanti doni innati che vado ad elencare e poi a descrivere…

 

Innanzitutto è empatico, è un grande comunicatore.

 

Garbato, di modi gentili, eleganti, occhi intensi non comuni… ha una creatività multisfaccettata, dialettica fluente, mai stucchevole, insomma… una calamita!

 

È una persona colta, versatile, allenata al bello, che respira il bello, che dona il bello, disponibile e divertente… sempre con il sorriso…

 

È disponibile all’ ascolto… è possibilista, non obbliga, ma intriga… perché ti permette di capire, di esprimere le tue caratteristiche senza catene: lo definirei… di ampia mentalità dinamica.

 

 

 

 
 

 

Se si digita Google, si guardano i suoi video, blog, registrazioni, ecc. credo, ne converrete!

 

Ale Musella è un bravo e buon comunicatore, che suL web dà ottimi riscontri… e ripeto, scrive bene!

 

L’ Arte, cari amici, è Bella, ma può diventare noiosa… quando ci si esprime in maniera ingessata, importante e un po’ cattedratica.

 

L’ Arte deve essere raccontata come una favola, con leggerezza, empatia, in maniera divertente… tenendo sempre conto della realtà, degli aggiornamenti continui…

 

Mi sembra che lui ci riesca in pieno…

 

Un modo così empatico e magnetizzante, leggero ma trainante, credo sia nel suo DNA; ripeto non lo conosco personalmente, tuttavia per quanto documenta con foto, réel, storie che posta su piattaforme, assieme a flash della sua vita reale, accanto ai suoi figli, accanto sua madre, la cura del particolare verso una carezza ad un cucciolo di cane o di gatto che ha in mano… il tutto definisce a grandi linee la sua ipersensibilità… perché senza aggiungo, una grande sensibilità, e cultura non si può percepire il senso della Bellezza!

 

 

Quando si legge un testo di un grande scrittore e poi un altro, e un altro ancora, certamente non lo si conosce a fondo, né personalmente, ma a grandi linee si può avere un’ opinione.

 

E così è nei suoi confronti.

 

Musella è un esteta.. come modula la voce, così come si porge, così come ama la moda.. ovvero una moda minimal, chic, pas choc… che garba a tutti… perché non è costruito, ma indossa la disinvoltura curata!

 

È icona di stile, uno stile proprio, che gli dà luce ed attenzione.

 

Buca lo schermo!

 

 

 

Curioso, non ama più di tanto le convenzioni sociali; è uno spirito libero… ti dà spazio ma ha bisogno di spazio…

 

Indipendente, intelligente, intellettuale, non ingessato, è originale, e alla ricerca di cambiamenti solo positivi e migliorativi.

 

Non ama la routine, non è abitudinario, non è statico… detesta la noia…

 

Credo sia leale, con chi conquista la sua fiducia.

 

Un pizzico di eccentricità è in lui, e osservandolo sul web, mi sembra di indole insofferente ai legami troppo stretti, agli orari troppo stretti e precisi.

 

Si, forse, qualche volta si sarà fatto attendere… chissa’..!?! ma perché? si vede che indossa l’ orologio, ma ha bisogno di tempo… per svolgere bene quello che fa, e leggendo su Google, o guardando su piattaforma virtuale, credo sia veramente molto occupato.

 

 

 

 

 

Ritengo sia un ottimista, possibilista, socievole, dinamico, iperdinamico ed intraprendente, come già detto, grande comunicatore, e disponibile sia all’ ascolto che a costruire qualcosa.

 

Non credo sia un avaro, né un materialista, ma al contrario un po’ idealista e sognatore.

 

 

 

Ha necessità di spazio e di libertà per sé stesso e per chi gli sta vicino, senza rapporti di sudditanza.

 

Distingue, sa distinguere il genere umano; colui o colei che vive alla giornata o che non sa cosa sia la morale o l’ etica o difetta di cultura, non penso che possa andar d’ accordo con lui… almeno per dei commenti che faceva molto tempo fa, su FB.

 

Sicuramente lavora e per carità, ama il bello, ma con una certa pacatezza e riflessione.

 

 

 

È una persona curiosa…

 

Einstein afferma che la curiosità ha bisogno di stimoli ma soprattutto di libertà…

 

E la libertà è una condizione credo importante per ogni individuo che apprezzi la vita.

 

Vorrei aggiungere che quando lo si ascolta, non dà una sensazione di supponenza, al contrario di gradevolezza.

 

Musella ha, credo, una buona armonia con sé stesso e con gli altri, ed è paziente, alla mano, e la sua semplicità nel porgere, è il suo stile di Vita ed una peculiarità vincente.

 

 

 

Poiché non ho avuto ancora il piacere di conoscerlo personalmente, posso esprimermi, e cautamente, solo per alcuni aspetti del suo carattere… e a grandi linee.

 

Mi riferisco al suo modo di divulgare l’ arte sia verbalmente, su web, che per quello che scrive.

 

È fluente, disinvolto, riflessivo, morbido essenziale, ama le proporzioni con un tocco di ovvia personalità.

 

A monte, ha conseguito una maturità classica, studi di architettura, moltissimi anni di studio e lavoro nei Paesi Arabi e Stati Uniti, esperienze che sicuramente hanno contribuito ad amplificare il suo potenziale innato, espresso ed inespresso, con accenti personali e le opportunità nel mondo dell’ arte e della moda hanno fatto il resto-

 

Per quello che percepisco, è persona stimata e considerata, stimata e seguita con attenzione ed emozione.

 

Tra le varie attività, segue attentamente anche Gallerie d’ Arte importanti, anche perché le divulga minuziosamente su web; è in radio private con una rubrica dedicata all’ arte, scrive testi sull’ arte pubblicati con successo…

 

Credo che tra le caratteristiche più importanti del suo carattere, tra l’altro, ci sia quella della misura e dell’ adeguatezza.

 

Mai guascone, ha stile e personalità brillante.

 

Mi sovviene a tale riguardo una sua registrazione su YouTube, mentre intervistava un’ artista.

 

Molto professionale, adeguato interessante, estroverso, quel q.b per rendere il tutto interessante e divertente… mantenendo equilibrio ed equilibri… perche’ Musella, a mio modo di vedere, suggerisce… non obbliga.. non si arroga mai, il ruolo del primo attore, ma in un virtuale palcoscenico, permette, a ciascuno di respirare agire muoversi con libertà.

 

Se, mi è consentito, è un bravo regista e spero che ogni sua performance sia sempre superata da altra migliore…

 

Un cordiale saluto.

 

 

 

 

 

©L’ArteCheMiPiace – Blog Arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia 

 

 

 

 

 

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Divagazioni sull’arteInterviste

Mariateresa Aiello: l’arte di reinterpretare Marilyn Monroe

 

Mariateresa Aiello

 

L’arte di reinterpretare Marilyn Monroe

 
 
 
 
 
 
 
 

di Alessandra Primicerio |23|Aprile|2025|

 
 
 

In un’epoca in cui le icone del passato continuano a
plasmare la nostra cultura, l’artista
Mariateresa Aiello si fa notare per la
sua abilità nel reinterpretare figure emblematiche con uno sguardo originale e
personale. La sua ultima serie di dipinti, dedicata a
Marilyn Monroe, non è
solo un tributo a una delle star più celebri del cinema, ma un vero e proprio
viaggio nell’anima di una donna complessa e affascinante. Con l’uso di simboli,
colori vivaci e tecniche innovative, l’artista ci invita a scoprire le
molteplici sfaccettature della vita di Marilyn: dalla diva senza tempo, alla
donna vulnerabile e profonda. In questa intervista l’artista condivide con noi
le sue fonti d’ispirazione, il suo processo creativo e il significato dietro le
sue opere, offrendo uno spaccato di come l’arte possa fungere da ponte tra
passato e presente, rendendo omaggio a chi ha lasciato un segno indelebile
nella storia.

 
 
 
 
 

 

 

D.
Cosa ti ha ispirato a scegliere Marilyn Monroe come soggetto per questa serie
di dipinti?

R. Ho scelto di
interpretare Marilyn Monroe per una serie di dipinti perché ultimamente ho
osservato la sua immagine su alcune riviste che conservo. Ho iniziato a leggere
di lei e a documentarmi. Anche se non sono una ritrattista, dato che di solito
dipingo paesaggi e luoghi particolari che mi interessano, questa volta ho
voluto considerare questa figura affascinante.

D.
Qual è il messaggio che desideri trasmettere con queste opere che combinano il
ritratto di Marilyn con simboli e bandiere di vari paesi?

 R. Ho rappresentato Marilyn in cinque opere e
in alcune di esse ho inserito simboli come la bandiera americana. Nel primo
quadro, l’ho collocata in un contesto che riflette il suo mondo, poiché viveva
in un ambiente americano. Ho scelto elementi che richiamano l’America, come
stelle e strisce, per rappresentare la vita che conduceva. Marilyn è diventata
un’icona internazionale, conosciuta in tutto il mondo e ha ricevuto premi non
solo negli Stati Uniti, come il Golden Globe, ma anche in Italia, dove ha
ricevuto il David di Donatello da Anna Magnani.

D.
Come descriveresti il tuo stile artistico e quali tecniche usi per realizzare
questi dipinti così vivaci e carichi di colore?

R.   Il mio stile si basa sul trasposizionismo: gli elementi si
intrecciano, si sovrappongono e si fondono. Ad esempio, la corposità di Marilyn
si mescola con il cielo o il paesaggio circostante. Utilizzo la tecnica del
“dentro-fuori” e del “vuoto-pieno”. Amo i colori e i
contrasti, così ho rappresentato Marilyn con un viso delicato, immersa in
tonalità forti. Ho scelto di ritrarla solo a mezzobusto per cogliere la sua
anima piuttosto che il corpo.

D.
Perché hai scelto di utilizzare uno sfondo così grafico e simbolico con
bandiere ed elementi astratti? Cosa rappresentano questi elementi nella tua
visione artistica?

R. Lo sfondo che ho
creato è grafico e simbolico, con elementi astratti. Il cerchio rappresenta il
sole, mentre le stelle – simboli della bandiera americana – possono anche
simboleggiare la notte, poiché molti dei rapporti più importanti di Marilyn si
svolgevano durante le ore notturne. Ho cercato di rappresentare le luci e le
ombre in questa donna complessa, semplificando alcuni elementi per assemblarli
in un tessuto grafico moderno.

 

 

 

D.
Marilyn Monroe è una figura iconica che ha attraversato la storia. Qual è il
tuo approccio a reinterpretarla in chiave personale e moderna?

R.  Mi sono appassionata a Marilyn per la sua
poliedricità:  attrice, cantante, modella
e produttrice cinematografica. La sua vita è stata segnata da dolori e traumi,
come l’abbandono da parte della madre e le difficoltà nei suoi rapporti.
Nonostante tutto, era una donna intelligente, con una formazione in critica
letteraria. Ho voluto reinterpretarla in modo moderno, dopo aver approfondito
la sua vita e il suo percorso.

D.
Ci sono temi o aspetti della sua vita che ti interessano particolarmente e che
hai cercato di esprimere attraverso il tuo lavoro?

R.  In un dipinto, ho rappresentato Marilyn nella
sua New York. In un altro, l’attrice si abbraccia, riflettendo sull’amore per
se stessa, nonostante non sia riuscita sempre a prendersi cura di sé. Ho
incluso frasi che ha scritto, come: “Ho imparato che l’unica persona di
cui devo davvero prendermi cura sono io.” In un’opera la rappresento di
fronte al mare, in una spiaggia del Mar Tirreno, mentre in un’altra è
sorridente e pronta a calcare il palcoscenico. Nel quinto dipinto, si trova
davanti a un tramonto, con i suoi capelli che riflettono sia la luce che
l’ombra, simboleggiando serenità e dolore.

 

 

 

D.
Quanto è importante per te trasmettere emozioni attraverso l’uso del colore e
della composizione nelle tue opere?

R. È fondamentale per
me trasmettere emozioni attraverso il colore, che è essenziale nella mia arte.
Prima di dipingere, elaboro vari bozzetti fino a trovare la dimensione ideale
da riportare sulla tela. Utilizzo sfumature pastello più tenui in alcune zone,
mentre in altre opto per colori più forti e impattanti. Questa ricerca
psicologica riflette il mio essere donna, oscillando tra malinconia e gioia.

D.
Quando è stato difficile o stimolante lavorare su una figura così conosciuta
come Marilyn senza cadere in una semplice imitazione?

 R.  Non
ho voluto creare delle imitazioni di Marilyn. Ho studiato artisti come Andy
Warhol, Salvador Dalì e Mimmo Rotella, ma mi sono distaccata completamente da
loro. Mentre Rotella utilizzava il metodo dello strappo e Dalì aveva quasi
ritagliato la sua testa per apporla su una tela e vi aveva impresso del colore
rosso per rappresentare la passionalità della diva, Warhol l’ha rappresentata
in serie perché per l’artista l’arte era mercificazione e doveva essere
consumata come un qualsiasi prodotto, io ho cercato di catturare l’anima di
Marilyn, proiettandola in un contesto moderno.

 

 

 

D.
Quali sono i tuoi obiettivi come artista? Hai delle influenze specifiche che ti
hanno aiutato a sviluppare il tuo stile?

R. I miei obiettivi
futuri sono continuare a lavorare come artista, rafforzando il mio stile o
creandone uno nuovo. Non mi sono ispirata a nessun artista in particolare,
sebbene abbia studiato la storia dell’arte. Mi sono diplomata al liceo
artistico e laureata in lettere moderne con indirizzo artistico. Ho visitato
molte mostre, ma ho sempre cercato di attingere a quella scintilla che mi
distingue dagli altri. La mia mostra su Marilyn è ancora in corso fino al 15
aprile presso la galleria Le Muse  di Myriam
Peluso. 

 

 

 

Intervista e testo a cura di
Alessandra Primicerio (critico d’arte)

 

 

 

 

 

 

 

 

Alessandra Primicerio

 
Critico d’arte e docente di Storia dell’arte negli Istituti Superiori.
Si è laureata e specializzata, con il massimo dei voti, presso Università della Calabria.
È stata Cultore della materia e collaboratrice alla didattica del prof Luigi Spezzaferro  presso la cattedra di Storia dell’Arte Moderna, del Corso di Laurea in Conservazione dei Beni Culturali, dell’Università della Calabria.
Ha catalogato opere di interesse storico- artistico per la Soprintendenza della Calabria.
Ha collaborato all’organizzazione di eventi culturali e alla didattica per numerosi cataloghi delle  mostre  promosse dalla Soprintendenza PSAE della Calabria.
Ideatrice e curatrice del  Progetto Laboratorio Didattico presso il complesso monumentale di Sant’Agostino per la mostra  Opere della Collezione Carlo F. Bilotti da Picasso a Warhol.
È stata Socio fondatore e Presidente della Coop. EventoArte che ha promosso e gestito numerose manifestazione culturali e mostre tra cui, per la prima volta in Calabria, “Leonardo da Vinci. Le macchine del Tempo” , presentata nel 2006  al Museo del Presente di Rende .
Guida specializzata presso la Pinacoteca Nazionale di Palazzo Arnone per numerose mostre.
Vincitrice del Concorso indetto dal Comune di Cosenza per aver elaborato una tesi sperimentale sull’arte in  Calabria.
Ha presentato diverse mostre Personali e Collettive.
Relatrice e moderatrice in diverse manifestazioni, convegni, meeting e conferenze.
Attualmente è membro e critico d’arte del Direttivo dell’Associazione UCAI –Cosenza e direttrice artistica del Centro Studi il Convivio.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
©L’ArteCheMiPiace – Blog Arte e Cultura di Giuseppina Irene Groccia 

 

 

 

 

 

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Divagazioni sull’arteLetteratura

Angela Kosta Una Voce Universale nella Letteratura Contemporanea – Recensione di Arben Iliazi

Angela Kosta

Una Voce Universale nella Letteratura Contemporanea 


Recensione di Arben Iliazi

 

La poetessa, scrittrice, traduttrice, editrice e promotrice
di fama internazionale Angela Kosta non l’ho mai incontrata di persona, ma ho
visto il suo lavoro, che brilla fortemente in vari mondi diversi. Sono rimasto
colpito non solo dalla sua creatività, ma anche dalla cura e la gentilezza che
essa dimostra, sempre pronta ad aiutare e promuovere gli autori albanesi e non
solo, in ambito internazionale. Grazie a lei e alla sua collaborazione con il
noto poeta e altrettanto virtuoso traduttore Kujtim Hajdari, a noi scrittori
albanesi, tutti i cieli hanno cominciato a sembrare limpidi dall’eccesso di spensieratezza
che ci offrono, con compassione quasi divina, questi scrittori di fama
internazionale, che possiamo definirli magnificamente “ambasciatori”
della cultura e dell’arte albanese nel mondo. Che gioia immensa quando ti
contattano, offrendo personalmente e generosamente la collaborazione a costo
zero, completamente gratuita, in base ai valori degli autori. Questa gentilezza
dovrebbe essere accolta, in quanto è un caso unico nella cultura albanese e
internazionale. In assenza di promozioni ufficiali, di cui i autori possono
sbattere la testa contro muri di metallo dall’indifferenza e dalla totale
negazione dei valori letterari artistici, per noi è una gioiosa fortuna avere
tale privilegio, che ci allontana i “demoni” del pessimismo, ci scuote
dal sonno e ci stimola la fiducia.

 

 

 

 

E’ molto difficile riassumere in poche righe una sintesi
dettagliata di tutti i complessi fattori che mettono in risalto la distinzione
della scrittrice e poetessa Angela Kosta dagli altri autori. Sto dando
brevemente, a mio avviso, alcune riflessioni su alcune delle poesie che ho
considerato, per analizzare in un altro caso anche la prosa.

 

Nelle poesie di Angela Kosta, è sempre la sensibilità
dell’epoca a decidere i confini del testo, trattando temi universali quali, di cui:
l’amore, la vita e le relazioni tra le persone, il dolore, ma anche la bellezza
dell’esistenza, la figura della donna, la natura, ecc…

 

Con la tenerezza, la generosità, l’eleganza che l’hanno resa
una scrittrice, poetessa e autrice di fama internazionale, Angela Kosta
fornisce la cornice per una vita appagante: il duro lavoro, la passione, la
riflessione, la volontà e la voglia di emettere la differenza.

 

Nel corpus poetico di questa autrice si fondono esperienze
estetiche, dove si addolciscono le emozioni puri e si creano discorsi
appassionati, in una situazione di fusione con la trascendenza, con il mondo,
con la sensibilità di ogni epoca.

 

È la sensibilità di ogni era che definisce ciò che è la
poesia. I codici della poetessa Angela Kosta si mescolano a quelli del lettore,
creando una “lingua creola”, con una generale promulgazione di
importanti elementi strutturali. (Poesia: Elegia)

 

Angela Kosta ha scritto poesie che si distinguono per la
loro tendenza meditativa, dove molte affermazioni poetiche sono svolte
all’interno di testi generalmente brevi. Questo stile di discorso si realizza
attraverso figure ricche, in particolare simboli e metafore, ma anche
attraverso un linguaggio molto intrecciato. (Poesia: Pensieri giallastri)

 

Il punto chiave della poesia di Angela Kosta riguarda
l’originalità e il carattere nascosto del “significato” estetico del
testo.

 

Il testo letterario delle sue poesie si trasforma in
catalizzatore dell’apparizione di volontà, di fede, di passione. Nel piano
di organizzazione formale, l’autrice concepisce il testo estetico come un tutto
significante, completamente sintetico. È proprio il rapporto tra le divisioni
testuali, la divisione in versi, in paragrafi, che rivela il significato
profondo e sconosciuto del testo. La poetessa si sente meglio nei versi liberi,
tali da ogni confine. Le poesie hanno piena coerenza di significato, proprio
quando la comprensione comune è scomunicata al puro non-significato.
Traducendola in un’organizzazione polisemantica della vita, imitando l’elemento
casuale dell’esistenza, l’arte poetica di questo autrice acquista così, una
valenza epistemologica. Angela Kosta, pur applicando diverse lingue come
autrice e traduttrice, utilizza molto bene la lingua letteraria albanese, la
sua madre lingua, dove il testo è automatizzato e la struttura
“anomala” del testo artistico richiama l’attenzione sul testo stesso,
in tutta la sua forma. Nella sua arte, la poetessa ha costruito un regno
di spontaneità senza regole,

 

ha prodotto testi convenzionali, dove il piano espressivo è
legato al piano del contenuto attraverso una relazione di motivazione.

 

Il discorso poetico di Angela Kosta è di natura unica, con
spiccate tendenze ellittiche, che tratta in via prioritaria l’esposizione dei
significati successivi attraverso il ricco sistema di figure. Le sue poesie
sono affiancate alla semplicità, al tangibile, all’euforia e alla tristezza,
con una concezione dinamica delle relazioni tra i vari disagi artistici. Le
creazioni non soffrono dell’oscurità del significato in mezzo a una figura
complicata. La poesia può essere dipinta solo guardando l’ottica dei
segni, in relazione alle unità di riferimento precostituite, al rapporto
sensuale, agli echi ansiosi, al “valore vissuto” che il testo produce
sul soggetto. In molte poesie di Angela Kosta, il pensiero artistico si esprime
attraverso una coesistenza strutturale e non esiste al di là di essa. Questo
collegamento include tutti i livelli del testo: fonema, morfema, parola, verso,
versetti e poesia.

 

(Poesia: Luce della sopravvivenza)

 

Per quanto riguarda alle metafore, la poesia di Angela Kosta
è costruita su un piano metaforico intrecciato con figure di costruzione
sonore. Anch’essa è sottotitolata dal simbolo, ma non è rappresentativo, mentre
in molti spicca l’antitesi della pura e contestuale antonimia, che costituisce
un mezzo prediletto dell’autrice, per dare emotività attraverso il confronto, o
più chiaramente, con l’adiacenza di fenomeni, che si contraddicono a vicenda, o
concettualmente, si escludono. Tutto questo è tanto spontaneo quanto deliberato
nel darti un brivido che ti colpisce. La metaforica interna del testo
artistico, a volte infrangendo anche le regole grammaticali, unisce immagini
che non sono accettabili nelle lingue naturali. L’arte poetica di questa
autrice, incita l’elemento casuale dell’esistenza, traducendo in
un’organizzazione polisemantica, gli ansimatici della vita.

 

Nella sua arte, Angela Kosta, ha costruito un regno di
spontaneità senza regole, ha prodotto testi convenzionali, dove il piano
espressivo è legato al piano del contenuto attraverso una relazione di
motivazione. La semantica di ogni parola, le ripetizioni fonologiche di ogni
materia ritmica, cioè in tutti questi fattori complessi, creano la distinzione
di questa autrice dagli altri. In molte poesie, se si confrontano gli elementi
fonologici che compaiono nell’insieme delle parole e nelle equivalenze; notiamo
che i contrappunti fonologici possono essere collegati a certe categorie
semantiche, dove una proiezione paradigmatica avviene nel sintagma. I testi
poetici sono semanticamente molto vicini, come conseguenza della somiglianza
della loro costruzione lessicale. Tuttavia, si osservano differenze nella
struttura ritmica, le diverse somiglianze che sorgono a livello fonetico dove
la poesia crea una tessitura spietata di significati. (Poesia: Sinfonia
scolpita)

 

“Angela Kosta usa le parole nelle sue poesie come se
fossero le pennellate di una grande artista”, disse il noto scrittore
italiano Adriano Bottaccioli. Essa entra tra i poeti che non esprimono
direttamente idee e credi sociali, ma insiste nel trasmettere l’armonia, la
musica, il profondo l’eco della parola. Perciò le sue poesie diventano
interattive, moltiplicando le orazioni. (Poesia: Lacrima lucente)

 

 

In questa autrice, incontriamo un forte concettualismo del
problema estetico, della dinamica interna, degli eventi e dei fenomeni.

 

Le sue poesie non hanno elementi di arte noiosa, artificiale
e senza vita. I suoi “voli” lirici affrontano la meditazione, con
colori forti di autoriflessione verso una realtà reale, che include e delinea
con colori tristi la realtà socio-psicologica. (Poesia: Un pezzo di pane)

 

 

Angela Kosta tocca la realtà dello specchio sociale –
morale. Il suo spunto è l’uomo comune, che assicura tra i sacrifici una vita
onesta, la realtà dell’esistenza e, in alcuni casi l’uomo identificabile. Nelle
sue poesie, Kosta trasmette un’immagine della colonna che si sta costruendo,
dove c’è molta magia, sofferenza, l’accoglienza del destino, la gentilezza e la
premura. Le sue poesie si inseriscono nel soggetto poetico del mistero, dove si
dispiega il culto per il mondo e per le persone. Prendiamo per esempio la
poesia dedicata alla madre, dove poeticamente appare il sentimento della
poetessa, così come il tormento per lei. Nella figura della madre, la
sensazione è colma di respiro. (Poesia: A mia madre Sofia).

 

 

Nelle poesie di Angela Kosta, nasce il culto di una sorta di
libertà umana, del sentimento di superiorità della specie con coscienza, che sa
emergere sulle perdite, sui dolori e sui rimorsi. Ciò che è evidente in loro, è
la spontaneità, l’accettazione della modesta vita, e quella dell’umanità… Il
sacrificio quotidiano degli esseri umani, la dura quotidiana, il crollo…

 

I suoi versi lirici prendono tratti di meditazione,

 

con forti colori di ripiegatura verso una realtà atroce, che
include e delinea con sfumature tristi la realtà sociale. (Poesia: Bambini
invecchiati) Le poesie di Angela Kosta, possono essere viste come un codice
poetico che trasmette un fatto, una situazione, uno stato emotivo ben
significato. Basta dare un’occhiata alla poesia “A mio fratello
Roland”. È chiaro che nel testo poetico di Kosta, i codici non sono
affatto automatizzati. Il lavoro poetico sul lessico è molto noto. (Poesia: A
mio fratello Roland)  L’autrice attribuisce importanza al lato figurativo,
in quanto è quello che svolge il ruolo principale nell’arricchire il
significato. In questa autrice, il livello delle figure, si trasforma in
evidenza ed evocazione dell’esperienza sensoriale per il mondo. La sua penna
indica la capacità di produrre significati analoghi a quelli delle percezioni
concrete. La poesia di Angela Kosta ha un’alchimia complessa, a volte di
carattere compromettente, dove l’adattamento del verso al significato di
esperienza, non è sempre al centro della sua preoccupazione e delle scelte
finali, della poetessa e del significato finale delle parole quali derivano
dalla loro sistemazione in una certa posizione strutturale. In questo modo si
stabilisce un doppio regime semantico del testo stesso, dandoci una poesia
soddisfacente per ritmo e musicalità. Il significato lessicale convenzionale è
solo una materia prima che viene riformulata dalla struttura poetica,
soprattutto in base agli effetti della musicalità. In questa autrice, la musicalità
non è un fine in sé, ma crea aree complesse di significato che si rinnovano
dopo ogni lettura ed esaltazione.  (Poesia: Sorriso cenere dedicato al
genocidio contro gli ebrei)

 

Angela Kosta occupa anche un posto importante nella prosa,
comprendendo diversi romanzi e novelle. Anche la prosa è nello stile della sua
poesia. Ciò è particolarmente evidente sul piano della loro struttura, dove la
priorità lo assume il simbolismo e numerosi significati testi, come nel caso
delle sue poesie. L’arte è il dominio della libertà, ma i loro rapporti sono
enormemente più complessi. Senza la prevedibilità dell’arte, è allo stesso
tempo la causa e la conseguenza dell’imprevedibilità della vita. Siamo di
fronte ad un’autrice molto particolare, con un talento vitale, con l’estremo
tecnicismo dell’arte letteraria, testimoniato in una serie di opere in poesia e
in prosa. Si può tranquillamente affermare che Angela Kosta, rappresenta oggi,
un fenomeno letterario, un poliglottismo artistico, dove un conglomerato di
talenti e doni insoliti è stato a lungo concepito ed esploso, in poesia, prosa,
traduzioni e promozioni… e tutto il resto che la sua mano scrive e crea.
Angela Kosta è uno dei casi più singolari della nostra letteratura
contemporanea.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Arben Iliazi, nato il 1° marzo 1963 a Saranda, è un poeta, saggista e drammaturgo albanese. Dopo aver conseguito la laurea in Filologia presso l’Università di Tirana nel 1988, ha iniziato la sua carriera come sceneggiatore, ruolo che ha ricoperto fino al 1991. Successivamente si è dedicato al giornalismo, lavorando come giornalista e caporedattore in vari quotidiani della capitale.

Iliazi è conosciuto per il suo contributo alla letteratura albanese, con numerose pubblicazioni poetiche, saggi e opere teatrali. Le sue raccolte poetiche includono Vrundull (Eurorilindja, Tirana, 1994) e La saggezza del mare (Eurorilindja, Tirana, 1997), mentre il suo saggio più noto è Per la pace, contro la pace (Eurorilindja, Tirana, 1998).

Nel campo teatrale, ha scritto e messo in scena numerosi drammi, tra cui Cicerone fatto di plastilina (commedia, 1990), rappresentata al Saranda Professional Theatre con la regia di Thoma Milaj; Mio marito a chilometri zero (commedia, 2009), messa in scena al Teatro Aleksandër Moisiu di Durazzo, con la regia di Milto Kutali e Donard Hasani; The Heir (commedia, 2018), rappresentata al National Experimental Theatre con la regia di Milto Kutali; e The Crown Farce (commedia, 2020), portata in scena al Zihni Sako Theater di Gjirokastër, con la regia di Ledian Gjeçi.

Nel 2021, ha debuttato con il monodramma Con un piede in Paradiso, presentato all’Atelier 31 di Tirana, con la regia di Milto Kutali. Un altro suo lavoro importante è Osman Taka, un dramma storico, presentato nel 2023 a Tirana con la direzione di Naun Shundi e la produzione di Alket Veliu. Tra i suoi drammi più significativi, Delirium (2012) è stato valutato nella decima edizione dell’European Theatre Conversion (ETC) alla Biennale Theater di Wiesbaden, in Germania, dove Iliazi è stato proclamato uno dei 100 migliori autori europei.

Le sue opere teatrali sono state raccolte in 5 opere drammatiche (Neraida, 2003), mentre altre sue pubblicazioni includono Spiritus (2004), The Tersi of Zululand (commedia, 2006) e Lo sposo d’Europa (commedia, 2007).

Arben Iliazi continua a essere una figura influente nel panorama culturale albanese, con una carriera che spazia dalla poesia al teatro, arricchendo la tradizione letteraria del suo paese.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Traduzione di: Angela Kosta 

Direttore Esecutivo delle
Riviste: MIRIADE, NUANCES ON THE PANORAMIC CANVAS, BRIDGES OF LITERATURE,
giornalista, poetessa, saggista, editore, critica letteraria, redattrice,
traduttrice, promotrice

 
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Divagazioni sull’arte

“MYTHOS” : NARRAZIONE DIACRONICA SUL SENSO DI UNA BELLEZZA ATEMPORALE – SAVERIO MININNI

L’ArteCheMiPiace – Divagazioni sull’Arte

 

“MYTHOS” : NARRAZIONE DIACRONICA SUL SENSO DI UNA BELLEZZA ATEMPORALE – SAVERIO MININNI 

di Maria Marchese  |25|Novembre|2021|

 

 

Maestà della quercia 

noncurante 

dei fiori!” 

 

Sin dall’antichità,  “καλός” e “κἀγαθός” hanno allignato il proprio senso, come rigogliose radici, in una terra esperienziale odorosa di pregnanze estetico/visive e altresì etiche. Fecondano in tal modo l’origine e lo sviluppo di una maestosa e profonda significanza del concetto di bellezza: come la  quercia, poetata da Basho, essa è divenuta via via pantheon di valori umani, che coinvolgono una possanza lungimirante. 

Ai piedi di quest’ultima, sono gemmate poi svariate sperimentazioni e conoscenze, dal punto di vista visivo e concettuale, che si sono perdute, come vani fiori, tra i detriti della pochezza e della mediocrità. 

Quali dita toccheranno 

In futuro 

Quei fiori rossi? 

Basho 

 

Saverio Mininni affonda ora le proprie mani nella rada della Kalokagathìa, ciò che è bello e buono, e altresì addentro la fondatezza della sacralità del rito per gemmare inedite, mirabili e imporporate infiorescenze, da affidare ad uno spazio futuro assoluto. 

“Un’opera d’arte vive per il proprio tempo, una grande opera vive per il futuro” 

Questo è l’incipit, adottato dall’artista di Altamura, che permea le pareti del proprio penetrale artistico: ivi l’autore dirime la propria personalità, liberando, sui supporti, il concretamento di peculiari diastemi figurativi. 

Indova in questi ultimi la sceltezza di un’instancabile ricerca personale, perché bacino l’oggi come vittoriose testimonianze di viva bellezza e possano indi divenire punti fermi per l’avvenire. 

 

Saverio Mininni raccoglie, col palmo, l’oscura e frantumata terra vulcanica Pugliese, rubandola ad un’immaginaria clessidra: la centellina dapprima tra le palme per carezzarne il carattere fuggevole, viverla appieno e farla propria. 

Coglie allora il “tempus fugit” ,dalla nera sabbia, annichilendone la precarietà; tra le millesimate trame rimane unicamente lo spessore dei contenuti, che l’autore rispettosamente ama, mesciandoli poi con smalti acquei e inchiostro di china. 

Sala quell’amalgama per sorraderla sulla tela e, così, preservarne le fattezze materiche. 

Decide indi di scrivere inedite pagine, la cui cifra stilista risulta altisonante. 

 

Esse nascono su esperienze cromatiche intense e vivide: l’autore realizza la nota tonale di fondo, cogliendola addentro un attuale e metafisico pentagramma. 

 

Se il bastone d’inchiostro è uno dei quattro tesori del letterato, con il pennello, la carta di riso e la pietra da inchiostro, utensili tradizionali della calligrafia e della pittura cinese, coreana e giapponese, Saverio Mininni vivifica una sfera che avvolge molteplici tradizioni. 

 

Un letterato moderno, Saverio Mininni… egli nutre, attraverso le setole del proprio pennello, l’addivenire di soggetti mitoligici, elevati ad una mirabile pienezza plastica, che prende corpo, paradossalmente, come levità statutaria. L’artista, infatti, rilegge con un ciglio moderno i soggetti, assolvendoli dal gravame della materia. 

 

Alluna così le forme, lumeggiandovi albe che sorradono la terra del sogno reale. 

Artista pluriconisciuto nel panorama artistico internazionale, Saverio Mininni si distingue come finalista al “Premio Internazionale Sgarbi”, nel contesto di Expoarte Ferrara 2021. 

 

Contatti dell’artista 

Sito Web www.saveriomininniart.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Maria Marchese
 

 

Maria Marchese, scrittrice, poetessa e curatrice d’arte, nasce a Como nel 74, dopo la maturità scientifica si iscrive all’istituto internazionale di Moda&Design “Marangoni”, a Milano.

Per oltre 20 anni svolge attività nel settore socio assistenziale.

Dal 2013 affronta da autodidatta il suo percorso di studio nel campo dell’arte, della letteratura e filosofia. Nel 2017 pubblica la sua prima silloge poetica “Le scarpe rosse- Tra tumultuoso mare e placide acque”. Da lì a breve esperisce se stessa nella critica artistica.

Collabora con il blog culturale dell’università Insubria, con lo storico dell’arte Valeriano Venneri, con Exit Urban Magazine e Art&Investments, con il Blog L’ArteCheMiPiace, con l’associazione culturale Nuovo Rinascimento, con la Galleria “Il Rivellino” a Ferrara, con Divulgarti a Genova, con Art Global a Roma, con AArtChannel di Ferrara, con Alessandra Korfias, coordinatrice ponte culturale Italia/Giappone e responsabile di Arti Services.

 

www.mariamarchesescrittrice.com

 

 

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