Eugenio Sinatra, fotografo e sperimentatore, è un autore che da sempre indaga i confini più sensibili e poetici della fotografia analogica. La sua ricerca si muove tra tecnica e intuizione, tra rigore di laboratorio e abbandono emotivo, facendo della materia stessa dell’immagine – l’emulsione, la luce, il tempo di sviluppo – un linguaggio espressivo. In ognuno dei suoi lavori emerge chiaramente la sua passione per i processi artigianali e la propensione verso una fotografia che sia gesto creativo e trasformazione.
In questo lavoro, un nudo femminile di intensa eleganza, Eugenio Sinatra adotta la tecnica del mordançage, processo di camera oscura inventato da Jean-Pierre Sudre e reso celebre in epoca contemporanea da Elisabeth Opalenik, considerata la “regina” di questa pratica. Proprio la Opalenik, che ha guidato e ispirato Sinatra con preziosi consigli, descrive il mordançage come “a darkroom process where the silver emulsion is lifted from the photographic paper in the shadow areas, then removed or rearranged. The floating veils of silver emulsion are my contribution to this process. Each image is unique.”
Un procedimento in cui l’emulsione d’argento, sollevata e quasi “strappata” dalla carta fotografica, viene poi ricomposta, lasciando sospesi veli e lacerti di materia che trasformano l’immagine in un corpo vivo, vulnerabile e irripetibile.
In questo lavoro, il nudo si libera da ogni tentazione descrittiva per assumere una forma di presenza rarefatta. La pelle, da semplice superficie, diventa un vero e proprio campo di trasformazione: un luogo dove la materia fotografica si solleva, lasciando affiorare frammenti, incisioni e lembi di luce. È come se l’emulsione, sottoposta alla forza del mordançage, restituisse visivamente la memoria di un contatto, la vibrazione di un passaggio tra presenza e dissoluzione. La figura femminile si manifesta come impronta, come residuo di un’apparizione che non si concede del tutto, sospesa in una dimensione di fragile eternità.
Il risultato è un’immagine sospesa tra fotografia e scultura, tra gesto alchemico e rivelazione poetica — un’opera in cui la materia fotografica si fa pelle, e la pelle diventa linguaggio.
A testimonianza della sua rilevanza artistica, questo lavoro è stato scelto per la pubblicazione nel prossimo numero di ContempoArte Magazine, in uscita a novembre 2025.














































